Numenio di Apamea (II sec. d.C.) – Di ciò che è donato in spirito, beneficia colui che riceve, senza che essa abbandoni colui che dà. Così è questa ricchezza, la conoscenza, che si dona e si riceve, che rimane in colui che dona ed è sempre la stessa in chi riceve.

Numenio di Apamea

«Ogni oggetto donato, una volta lasciato dal donatore, passa al donatario […]; questo per quanto riguarda le cose mortali e umane; le cose divine, invece, sono tali che, una volta comunicate, una volta che sono passate da lì a qui, non risultano separate da lì; giunte qui, esse avvantaggiano il donatario senza danneggiare il donatore; quello trae anzi ulteriore vantaggio dalla reminiscenza di ciò che sapeva. Ora questa bella ricchezza è la bella scienza (ἐπιστήμη ἡ καλή), della quale beneficia colui che riceve, senza che essa abbandoni colui che dà; allo stesso modo si può vedere un lume possedere luce accesa da un altro lume: quello non l’ha sottratta a questo, ma la materia che è in esso si è accesa a contatto col fuoco dell’altro. Così è questa ricchezza, la scienza, che si dona e si riceve, che rimane in colui che dona ed è sempre la stessa in chi riceve. […] Ecco perché anche Platone [Filebo, 16 c 6-7] dice che la saggezza venne agli uomini da Prometeo insieme a un fuoco splendente».

Numenio di Apamea, in Eusebio, Praep. ev., XI, 18, 15-19.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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