Simone Weil (1909-1943) – Silenzi che educano l’intelligenza

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«Quando l’intelligenza torna ad esercitarsi di nuovo, dopo aver fatto silenzio per consentire all’amore di invadere tutta l’anima, si trova a possedere più luce di prima, una maggiore attitudine a cogliere gli oggetti, le verità che sono di sua pertinenza. Non solo: io credo che tali silenzi costituiscano per essa una educazione che non ha equivalenti e le permettano di cogliere verità che altrimenti le resterebbero celate per sempre».
                Simone Weil

Le farfalle volano

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Rollo May (1909-1994) – Tendere significa anche occuparsi di qualcuno, mostrare sollecitudine per l’altro.

May,Rollo

«Tendere ha il significato di tendenza, inclinazione, propensione in una data direzione, movimento; e significa anche occuparsi di, badare, attendere, mostrare sollecitudine per. In questo senso è la fonte dell’amore e della volontà».

Rollo May, L’amore e la volontà, Astrolabio, 1969, p. 285.

L'amore e la volontà

 

Le farfalle volano

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William Shakespeare (1564-1616) – «Cesare non potrebbe fare il lupo se non fossero pecore, e nient’altro che pecore, i romani».

William Shakespeare

CASSIO
Cesare […]  so che non potrebbe fare il lupo se non fossero pecore, e nient’altro che pecore, i romani.
Non farebbe il leone se non vedesse tanto cervi i romani.
Quelli che vogliono accendere una gran fiamma in fretta, cominciano con una brancatella di vilissima paglia; ora, che immondezzaio è Roma, che letamaio, che secchio di rifiuti, se si lascia adoprare come materia vile a illuminare una sostanza vile come Cesare! Ma, dove mi hai trascinato, mia tristezza? Io parlo così a uno che si acconcia forse volentieri a vivere da schiavo […].

[…]

ANTONIO
Fu, Bruto, il più nobile romano fra tutti i congiurati.
Tutti gli altri agirono per odio contro Cesare.
Lui solo, onesto nel suo pensiero, unicamente per l’interesse pubblico ed il bene comune si unì a loro.
Fu di nobile vita; e furono in lui così armonicamente commisti gli elementi naturali, che la Natura può levarsi e dire all’universo: «Questo fu un uomo».

William Shakespeare, Giulio Cesare, in Teatro, III, Einaudi, 1960, pp. 181-264

 

 

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Bertolt Brecht (1898-1956) – Il commercio non è mai pacifico. Parole come «commercio pacifico» nella storia non hanno un posto. I confini che le merci non possono superare, vengono superati dagli eserciti.

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È forse un’arte minore conquistare il mondo con lo stilo che con la spada? È vero, non si appendono gli stili nei templi della gloria! Perché? mi domando. Cosa dà questa prerogativa alla spada? Da ogni macellaio si può vedere una spada in uso, non ha in sé niente di venerabile.
Perché conservare i libri gentilizi piuttosto che i libri contabili? È un costume marcio di voi giovanotti, quello di ridere quando si parla degli ideali che il commercio ha portato nel mondo. Imitate soltanto certi sfaccendati della buona società che arricciano il naso.
Si vede l’eroico soltanto nella guerra?
E ammesso che sia così, il commercio non è forse anche una guerra?
Parole come «commercio pacifico» potranno entusiasmare qualche giovane commerciante pieno di zelo. Nella storia non hanno un posto.

Il commercio non è mai pacifico.

I confini che le merci non possono superare, vengono superati dagli eserciti.

Tra gli arnesi del tessitore di lana, non c’è soltanto il telaio, ma anche la catapulta. E oltre a tutto questo, il commercio ha anche una sua guerra propria.

Una guerra incruenta, questo sì, ma nondimeno una guerra mortale, direi.

Questa guerra incruenta infuria in ogni strada di bottegai durante le ore di apertura. Ogni manciata di lana che si vende in fondo alla strada, provoca un urlo di dolore in cima alla strada. Il falegname copre il tetto della tua casa, ma il suo conto ti mette in balia delle intemperie. La fame di pane uccide quelli che l’hanno e quelli che non l’hanno. E non soltanto la fame di pane, ma anche l’appetito di ostriche.

[…] Deve essere stato nel cervello del mercante che sorse il primo pensiero pacifico, l’idea dell’utilità di procedere con mitezza. Comprende, l’idea che con mezzi incruenti si possano ottenere vantaggi maggiori che con mezzi cruenti. Effettivamente una condanna a morire di fame è qualcosa di più mite della condanna a morte per mezzo della spada. Come anche la sorte di una mucca da latte è pià benigna di quella di un maiale da ingrasso. Deve essere stato il commerciante a scoprire che da un uomo si può tirare fuori di più che le sole budella. Ma a questo proposito non dimentichi mai: «vivere e lasciar vivere», la grande massima umana, significa sicuramente «vivere» per il bevitore di latte, e «lasciar vivere» per la mucca. E se lei dà un’occhiata alla storia, a quale risultato giunge? Se gli ideali vengono presi sul serio soltanto se per essi è scorso sangue, allora i nostri, quelli della democrazia, vanno presi molto sul serio. Molto sangue è corso per essa.

Bertolt Brecht, Gli affari del signor Giulio Cesare, Einaudi, 1975, pp. 36-37.

Gli affari del signor Giulio Cesare

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