Ludwig von Bertalanffy (1901-1971) – La società umana non è una comunità di formiche controllata dalle leggi della totalità sovraordinata

von Bertalanffy
Teoria generale dei sistemi

Teoria generale dei sistemi

 

«I valori reali dell’umanità non sono quelli che essa ha in comune con le entità biologiche, e cioè il funzionamento di un organismo oppure di una comunità di animali, ma quelli che sorgono dalla mente individuale. La società umana non è una comunità di formiche o termiti, governata da un istinto intrinseco e controllata dalle leggi della totalità sovraordinata; essa si fonda sulle realizzazioni dell’individuo, ed è condannata se l’individuo è reso pari a un ingranaggio della macchina sociale».

Ludwih von Bertalanffy, Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppi, applicazioni, Mondadori, 2010, p. 94).

 

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Quarta di copertina
Le ultime ricerche in ogni campo della scienza hanno evidenziato come, nei più diversi fenomeni (dall'andamento dei mercati allo sviluppo di epidemie) sia necessario un approccio che analizzi non solo i singoli elementi, ma l'intera realtà generata dall'interazione di tutti i componenti del sistema. Questo metodo di analisi ha le sue origini in un saggio pubblicato nel 1969: la Teoria generale dei sistemi del biologo austriaco Ludwig von Bertalanffy. Un'opera che è ormai diventata un classico della letteratura scientifica e filosofica, mantenendo inalterata la sua dirompente attualità, e che ha influenzato in profondità la cultura odierna generando quell'atteggiamento interdisciplinare rivelatosi tanto proficuo.

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Mario Lancisi – “Processo all’obbedienza. La vera storia di don Milani”: «Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto».

Lancisi Mario

 

Libri: Don Milani 'Processo all'obbedienza' di Mario Lancisi

Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ingiustizia.
Come ha libertà di parola e di stampa.
Come il cristiano reagisce anche al sacerdote
e perfino al vescovo che erra.
Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto.
don Lorenzo Milani

 

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Il 15 febbraio del 1966 si concluse a Roma un processo destinato a segnare la storia politica e culturale del nostro paese. In quel giorno, infatti, don Lorenzo Milani venne processato per il reato di apologia e incitamento alla diserzione e alla disobbedienza civile.
La colpa del priore di Barbiana era quella di aver scritto la Lettera ai cappellani militari in cui aveva difeso l’obiezione di coscienza al servizio militare e il dovere della disobbedienza a ordini sbagliati. Nel pieno della guerra fredda, questa provocazione doveva essere punita in modo esemplare.
Don Lorenzo, già gravemente malato, si difese con una Lettera ai giudici poi pubblicata in L’obbedienza non è più una virtù, uno dei testi antesignani del ’68 italiano. Assolto in primo grado, il priore di Barbiana fu condannato nel processo di appello, tenutosi nell’ottobre del 1967, ma la pena fu estinta per la morte del ‘reo’ avvenuta il 26 giugno dello stesso anno. Disobbediente alla sua famiglia, alla Chiesa e allo Stato in nome di un’obbedienza a Dio e ai poveri, questa condanna conferisce, mezzo secolo dopo la sua morte, dolore e stupore alla vera storia di don Milani, vissuto, come ha scritto Mario Luzi, «nel fuoco della controversia».
Seguendo il filo della vicenda processuale, il libro ricostruisce il clima di quegli anni cruciali, i dibattiti e le polemiche intorno al Concilio Vaticano II, il ruolo e il peso di personalità straordinarie come il teologo del dissenso Ernesto Balducci, il ‘sindaco-santo’ Giorgio La Pira e il cardinale di Firenze Ermenegildo Florit. E soprattutto ricorda a tutti noi la grande lezione di don Milani: non esiste obbedienza vera, profonda, non formale, senza disobbedienza come processo critico di assunzione di responsabilità.

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Indice del volume

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ANSA TOSCANA

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Papa Francesco a Barbiana per i 50 anni dalla morte di don Lorenzo Milani, che saranno ricordati nel giugno del prossimo anno? E’ per ora solo un’ipotesi suggestiva e il sogno segreto degli ex allievi del priore. E Bergoglio è al centro dell’ultimo libro di Mario Lancisi: “Processo all’obbedienza. La vera storia di don Milani” (Laterza, 158 pagine, 16 euro). Poco prima di morire – scrive Lancisi – in uno dei suoi concitati rapporti con il cardinale Florit, don Milani se ne usci’ con questa battuta: “Sa quale e’ la differenza, eminenza, tra me e lei? Io sono avanti di  cinquant’anni…”. Mezzo secolo dopo – scrive Lancisi, giornalista e esperto ‘milaniano’ – papa Francesco ha pareggiato il conto. Il 10 maggio 2014, in piazza San Pietro, sottolineando che il segreto della scuola e’ “imparare ad imparare” per educare i giovani ad essere aperti alla realta’, ha detto: “Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: don Lorenzo Milani”. Non solo. Papa Francesco ha sottratto Esperienze pastorali, il primo libro di don Milani, “dal cassetto dei testi proibiti per restituirlo al popolo di Dio come vangelo vissuto nelle strade operaie e comuniste di San Donato di Calenzano“, ricorda Lancisi. Il libro di Lancisi esce a cinquant’anni dal processo (15 febbraio 1966) che fu intentato a don Milani per la lettera ai cappellani militari che avevano attaccato duramente l’obiezione di coscienza. Il priore di Barbiana difende il diritto ad obiettare ad ordini ingiusti. La sua lettera diventa la bandiera del mondo pacifista.

ANSA 

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donmilani

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