Ilona Jerger – E Marx tacque nel giardino di Darwin

Ilona Jerger 01

Parla C. Darwin:
«[…] Effettivamente la prospettiva di essere stati creati direttamente dalla mano di Dio è più lusinghiera che pensare di aver percorso una lunga strada tortuosa e casuale, partendo dagli esseri unicellulari e passando per le rape […]. L’uomo trova offensivo sapere di essere soltanto il risultato di banali coincidenze […]. Cattolici, musulmani, anglicani, protestanti, ebrei, nessuno vuole che la meravigliosa favola della creazione sia smascherata come tale […]. Non dà alcuna soddisfazione sapere che il caso è la maggiore forza alla base dell’evoluzione. Sebbene non ne dubiti neppure per un istante, questa mancanza di scopo non piace neanche a me. La nostra vita assume così il retrogusto della consapevolezza che nessuno ci ha voluto […]. È un senso della vita che soltanto pochi sanno apprezzare. […] Sono un naturalista e nutro la ferma convinzione che la scienza vada coltivata al di fuori delle dispute sociali. Non deve lasciarsi comprare, né dalla chiesa, ma neppure dalla politica. L’indipendenza delle scienze è forse il traguardo più importante che abbiamo raggiunto dal Medioevo […]. Per me non ci sono dubbi che la competizione metta in risalto i migliori, i più forti, i più sani e i più furbi, e in tal modo favorisca il progresso […]. Per questo temo le società che fanno della cooperazione il loro principio fondante.»».

Parla K. Marx:
«…Darwin ha spazzato via con inaudita efficacia le chiacchiere sull’aldilà e ha assestato un bel colpo ai pretucoli […]. Ha creato il fondamento scientifico per il materialismo e quindi per il comunismo […]. Ha dimostrato l’evoluzione storica della natura e ha fatto piazza pulita del cristianesimo e dell’ebraismo insieme a tutte quelle baggianate sull’aldilà! […]. Darwin ha trasferito su piante e animali la lotta per la sopravvivenza che ha osservato nel sistema capitalistico. No, non è un caso che riconosca nella natura la sua società classista inglese […]. Qualsiasi politica comunista è priva di senso, se una legge naturale rende legittima la competizione mortale. Possibile che nessuno si accorga che la questione gira su se stessa?».

Parla C. Darwin:
«[…] Rilevo negli atei gli stessi metodi degli ecclesiastici: semplificano la discussione, lasciano da parte gli argomenti spiacevoli, affermano cose che nessuno può sapere e vogliono convertire gli altri con uno zelo missionario. Che ne direbbe invece di un po’ di umiltà?».

Ilona Jerger, E Marx tacque nel giardino di Darwin, Neri Pozza Editore, Vicenza 2018.


Quarta di copertina

Nel 1881 Charles Darwin è già da decenni una persona famosa. Il sacco di posta che gli viene quotidianamente recapitato attesta chiaramente che L’origine delle specie, la sua opera maggiore pubblicata nel 1859, è nota ormai in ogni angolo del mondo: tra i botanici delle isole dei Mari del Sud fino agli abitanti della Lapponia. Riceve naturalmente lettere anche da un cospicuo numero di pazzi che gli pongono sempre lo stesso interrogativo: qual è il posto del Creatore in un mondo governato dalle leggi dell’evoluzione? Lettere che hanno per lui il solo effetto di procurargli forti attacchi di quell’emicrania cronica per lenire la quale riceve da tempo le visite del dottor Beckett.
Medico incline al progresso scientifico, Beckett ha il coraggio di sperimentare nuovi metodi di cura e non ha soltanto Darwin tra i suoi pazienti di spicco. Si reca infatti spesso a casa di un esule tedesco affetto da una grave forma di bronchite: Karl Marx, filosofo ed economista, autore di un’opera anch’essa di vasta risonanza, Il capitale. L’orrenda aria londinese, ricca di nebbia e carbone, ha dato il colpo di grazia all’apparato respiratorio del pensatore tedesco, ma non ha minimamente arrestato la sua attività di studioso e di erudito.
Un giorno, dopo aver riposto lo stetoscopio nella borsa, lasciando vagare lo sguardo nella stanza di Marx, sul tavolino di legno accanto alla finestra Beckett scopre una copia consunta e corredata di numerosi foglietti dell’Origine delle specie. Quando di lì a poco, a casa di Darwin, si imbatte in una copia del Capitale, un’idea si affaccia, irresistibile, nella sua mente: far incontrare i due studiosi per scoprire magari quale costellazione di pensiero li unisca.
Mescolando finzione letteraria e verità storica, Ilona Jerger immagina l’incontro tra i due illustri pensatori del XIX secolo, dando vita a un romanzo brillante e pieno di humour, capace di trattare i grandi temi filosofici in maniera originale e ironica.

 

Ilona Jerger è cresciuta sul lago di Costanza, in Germania. Ha studiato letteratura e scienze politiche all’università di Friburgo. Fino al 2011 è stata caporedattore di un’importante rivista naturalistica. Oggi lavora come giornalista e scrive saggi, sempre in ambito scientifico naturalistico. E Marx tacque nel giardino di Darwin è il suo primo romanzo. Vive tra le Canarie e l’Austria.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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