Ippocrate (460 a.C.-370 a.C.) – Rido dell’uomo, pieno di stoltezza, […] che con i suoi desideri smisurati si affanna ad avere sempre di più facendo a pezzi la madre terra.

Ippocrate

«Ma io rido solo dell’uomo, pieno di stoltezza, vuoto di azioni rette, […] che con i suoi desideri smisurati percorre la terra fino ai suoi confini e penetra nelle sue immense cavità, fonde l’argento e l’oro e non smette di accumularne, si affanna ad avere sempre di più per essere sempre più piccolo. Non si vergogna di essere ritenuto felice perché scava le profondità della terra con le mani di uomini incatenati: di essi alcuni muoiono sotto i crolli di terra, altri, in lunghissima servitù, vivono in quella prigione come nella loro patria; cercano argento e oro, frugando tra polvere e detriti, spostano mucchi di sabbia, aprono le vene della terra per arricchirsi, fanno a pezzi la madre terra».

Ippocrate, Ippocrate e Democrito (Epistole 10-21), in Id., Lettere sulla follia di Democrito, testo greco a fronte, a cura di Amneris Roselli, Napoli, Liguori, 1998, pp. 63-65.


Lettere sulla follia di Democrito

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Ippocrate

Lettere sulla follia di Democrito

a cura di Amneris Roselli

ISBN: 978-88-207-2822-9

Attraverso le Lettere, qui per la prima volta integralmente tradotte e con testo a fronte, è giunta fino a noi l’immagine di Ippocrate come medico che disprezza la ricchezza e cerca la verità. Il suo incontro con Democrito – il filosofo folle che ride della stoltezza degli uomini e seziona animali cercando le cause della follia – ha sollecitato la fantasia di scrittori e artisti fino all’età moderna, fra cui Ficino, Erasmo, Rabelais, Montaigne. Da queste lettere sono germogliate l’Anatomia della malinconia di Robert Burton e La storia degli Abderiti di Christoph Martin Wieland.

Amneris Roselli

Insegna Filologia classica nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Ha curato l’edizione di Ippocrate Epidemie VI, 1982, e dello pseudoaristotelico De spiritu, 1992, ed è autrice di numerosi saggi sulla medicina greca e latina (Ippocrate, Galeno, Celso).


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Carlo Michelstaedter (1887-1910) – «Il danaro, il mezzo attuale di comunicazione della violenza sociale sarà come divinità assunto in cielo, diventerà del tutto nominale, un’astrazione»

La persuasione e la rettorica

Logo AdelphiA cura di Sergio Campailla
Piccola Biblioteca Adelphi
1982, 14ª ediz., pp. 212
isbn: 9788845904929

Risvolto di copertina
Carlo Michelstaedter traversò la vita con incauta rapidità: prese a pretesto una tesi di laurea per dare voce a una sua desolata certezza: stabilì, all’interno del suo ragionare, un filo tra Parmenide e una corrosiva critica della società che lo circondava: infine, nell’ottobre 1910, a ventitré anni, si uccise con un colpo di rivoltella. Percorso che ricorda quello di Otto Weininger, per l’intensità rovente dell’esperienza, per la tematica, per gli anni in cui si svolge. La persuasione e la rettorica doveva essere la tesi di laurea di un brillante studente goriziano a Firenze su questi due concetti in Platone e Aristotele. Divenne un testo anche formalmente inclassificabile, dove le due parole del titolo assumono significati del tutto peculiari. «Persuasione» è il tentativo, sempre vanificato dalla manchevolezza irriducibile della vita, di giungere al possesso di se stessi: «Persuaso è chi ha in sé la sua vita». «Rettorica» è l’apparato di parole, di gesti, di istituzioni, con cui viene occultata l’impossibilità di giungere alla «persuasione». Isolato nell’Italia del suo tempo, fedele all’ombra di Schopenhauer, Michelstaedter raggiunse in questo suo scritto la concentrazione vibrante che è data ai grandi precoci: «Ogni suo attimo è un secolo della vita degli altri, – finché egli faccia di sé stesso fiamma e giunga a consistere nell’ultimo presente».

 

***

Carlo Michelstaedter in un suo autoritratto

Carlo Michelstaedter in un suo autoritratto

«Ma gli uomini questo temono più della morte accidentale: temono più la vita che la morte: rinunciano volentieri ad affermarsi nei modi determinati purché la loro rinuncia abbia un nome, una veste, una persona per cui si conceda loro un futuro quanto più vasto – una crisi quanto più lontana e certa per altrui forza – e nello stesso tempo un compito quanto più vicino: un’attività che fingendo piccoli scopi conseguibili via via in un vicino futuro, dia l’illusione di camminare a chi sta fermo.
Per un nome, per una apparenza di persona gli uomini sacrificano volentieri la loro determinata domanda, ché in questa pur sentono l’incertezza, e intimiditi s’adagiano alla qualunque fatica bruta: – in ogni uomo si nasconde un’anima di fakiro» (p. 129).

«[…] i due simili non sono più simili ma l’uno ha il diritto del lavoro o proprietà immobile e il diritto sui cumuli di lavoro o proprietà mobile, ha affermato di fronte all’altro la propria individualità – l’altro ha il futuro troncato, è alla mercé del vincitore in ciò che egli vuol vivere ancora o non può giovarsi della propria potenza di lavoro. L’altro allora gli dà il mezzo di vivere purché egli lavori per lui. Così l’uomo ha subordinato il suo simile alla propria sicurezza: ha esteso, la sua violenza anche sul suo simile perché questo cooperi a fornirgli quanto gli giova. E questo, lo schiavo, è materia di fronte al padrone, egli è una cosa.
Ma egli è «cosa» in altro modo di come sia «cosa» un albero che il padrone sradica per usar tutto il legno; egli è «cosa» come l’albero che il padrone innesta e pota per ricavarne le frutta, e come quello ch’egli priva periodicamente dei rami per aver legna da ardere. – Lo schiavo serve al padrone vivo anche perché muoia per lui – ma non morto.
Così la sua schiavitù non è assoluta ma relativa al suo bisogno di vivere. La mano dello schiavo non è condotta con la forza a girar la mola del mulino, ma essa lo fa perché il corpo abbia poi da mangiare e non sia con la frusta o coi supplizi impedito di farlo temporaneamente o per sempre. A ognuno dei mezzi coercitivi o alla minaccia dei mezzi coercitivi inerisce la vittoriosa violenza padronale, la persuasività assoluta riguardo alla volontà di vivere dello schiavo.
Lo schiavo che non ha più bisogno del futuro è libero, poiché non offre più presa alla persuasione della violenza padronale. Finché l’acqua ha peso, cioè volontà d’andar al centro della terra, può esser costretta a far andar i mulini e le fabbriche rannicchiate alle sponde: essa deve seguire tutte le vie preparate dall’uomo e far girare tutte le sue ruote, se pur vuole scendere e non restar sospesa. Ma il giorno che l’acqua non abbia più bisogno del «più basso», all’uomo saranno vane le sue chiuse e i suoi canali e le sue ruote: e tutte le fabbriche e tutti i mulini resteranno fermi per sempre.
Il padrone si serve dello schiavo attraverso la di lui forma: attraverso la sua potenza di lavoro. E gli fa sentire che il suo diritto d’esistere coincide colla somma di doveri verso il padrone, che la sua sicurezza è condizionata dal suo aderire ininterrotto ai bisogni del padrone.
Così nelle sue catene dure ma sicure lo schiavo s’acquista col violentamento della natura in pro del padrone la sicurezza fra gli uomini – e colla sua violenza sul suo simile il padrone ricava da lui la sicurezza di fronte alla natura – ch’egli non lavorando non ha più in sé. – Uniti: sono entrambi sicuri – staccati: muoiono entrambi: ché l’uno ha il diritto ma non la potenza del lavoro: l’altro la potenza ma non il diritto. –
[…]
Gli uomini dovranno amarsi? sacrificare ognuno il suo futuro per il suo compagno? o dovrà riscoppiare la battaglia sanguinosa e ognuno dovrà conquistarsi il futuro a rischio di perderlo?
I malsicuri padroni e i malsicuri liberti si guardano con terrore, nostalgici gli uni del sicuro dominio, gli altri delle catene sicure. –
L’amore e l’aperta battaglia minacciano allo stesso modo la loro sicurezza. Ma la società apre le braccia materne, essa non è tenera che di questa sicurezza appunto – il suo codice parla così «per convenienza», in realtà esso non è che la cristallizzazione di questa preoccupazione del singolo pel suo futuro. […] – Ognuno ha visto nell’altro soltanto la cosa che gli è necessaria, non l’uomo che ha da vivere lui stesso (poiché ognuno allora avrebbe dovuto supporre che la cosa necessaria a lui fosse necessaria pure all’altro) […].
Io sono debole di corpo e d’anima – messo in mezzo alla natura sarei presto vittima della fame, delle intemperie, delle fiere – messo in possesso di ciò che mi è necessario, al riparo delle forze della natura ma in mezzo alla cupidigia degli altri uomini – sarei in breve privato di tutto e perirei miseramente. La società mi prende, m’insegna a muover le mani secondo regole stabilite e per questo povero lavoro della mia povera macchina mi adula dicendo che sono una persona, che ho diritti acquisiti pel solo fatto che sono nato, mi dà tutto ciò che m’è necessario e non solo il puro sostentamento ma tutti i raffinati prodotti del lavoro altrui; mi dà la sicurezza di fronte a tutti gli altri. Gli uomini hanno trovato nella società un padrone migliore dei singoli padroni, perché non chiede loro una varietà di lavori, una potenza bastante alla sicurezza di fronte alla natura – ma solo quel piccolo e facile lavoro famigliare ed oscuro – purché lo si faccia così come a lei è utile, purché non si urti in nessun modo cogli interessi del padrone […]. La proprietà è dunque la violenza sull’altrui persona, e attraverso la persona sulla natura» (pp. 147-151).

«Il danaro, il mezzo attuale di comunicazione della violenza sociale per cui ognuno è signore del lavoro altrui: il «concentrato di lavoro», il «rappresentante del diritto », la fascia di trasmissione fra le ruote della macchina – sarà come divinità assunto in cielo, diventerà del tutto nominale, un’astrazione, quando le ruote saranno così ben congegnate che ognuna entrerà nei denti dell’altra senza bisogno di trasmissione» (p. 175).

Carlo Michelstaedter, La persuasione e la rettorica, Adelphi.

 

 

 

Carlo Michelstaedter in una delle ultime fotografie, 1910

Carlo Michelstaedter in una delle ultime fotografie, 1910


La persuasione e la rettorica – Letteratura Italiana

 


Gabriella Putignano, Il grido di vita di Carlo Michelstaedter.

Gabriella Putignano, Il grido di vita di Carlo Michelstaedter

Carlo Michelstaedter è un autore che disarma e sconvolge. L’intento di questo lavoro è quello di cogliere la vitalità delle sue domande e di percorrere insieme al lettore – un viaggio esistenziale fra teoresi e commossa partecipazione narrativa.


 

 


Gabriella Putignano,

L’esistenza al bivio. «La persuasione e la rettorica» di Carlo Michelstaedter, Stamen.

L'esistenza al bivio

 

 

La principale e più nota opera di Carlo Michelstaedter, scrittore e filosofo goriziano morto suicida a ventritré anni, una delle figure più originali e tragiche della filosofia contemporanea, è “La persuasione e la rettorica”, tesi di laurea atipica e disarmante, che ruota attorno al doppio binario indicato nel titolo. “Persuasione” e “rettorica” non sono semplicemente due figure linguistico-retoriche, ma vanno intese quali stringenti ed antitetiche possibilità esistenziali. La sfida teoretica, che questo saggio si pone, è proprio quella di afferrare il senso profondo di questa alternativa, di scavare all’interno delle sue conseguenze ed implicazioni.

 


 

 

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Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) – Il valore dell’uomo non sta nella verità che qualcuno possiede, ma nella sincera fatica compiuta per raggiungerla. Il possesso rende quieti, indolenti, superbi.

«Il valore dell’uomo non sta nella verità che qualcuno possiede o presume di possedere, ma nella sincera fatica compiuta per raggiungerla. Perché le forze che sole aumentano la perfettibilità umana non sono accresciute dal possesso, ma dalla ricerca della verità.

Il possesso rende quieti, indolenti, superbi.

Se Dio tenesse chiusa nella mano destra tutta la verità e nella sinistra il solo desiderio sempre vivo della verità e mi dicesse: scegli! Sia pure a rischio di sbagliare per sempre e in eterno mi chinerei con umiltà sulla sua mano sinistra e direi: Padre, dammela! La verità assoluta è per te soltanto».

 

Gotthold Ephraim Lessing, Eine Duplik (1778), in Werke, hrsg. Herbert G. Göpfert, Munich, Hanser, 1979, t. 8, pp. 32-33.

 

Mendelssohn-Lessing_Kupferstich

Johann Kaspar Lavater (right) trying to convert Moses Mendelssohn to Christianity
as Gotthold Ephraim Lessing looks on.

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Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015

Perlini Tito

 

Perlinlibro

Tito Perlini

ATTRAVERSO IL NICHILISMO

Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria

a cura di Enrico Cerasi; prefazione di Claudio Magris

Aragno editore, 2015

 

Attraverso il nichilismo raccoglie, per la prima volta, un’ampia silloge di saggi di Tito Perlini, indubbiamente una delle voci notevoli della cultura italiana contemporanea. Il volume ruota attorno al tema del nichilismo, ovvero alla drammatica crisi di senso dell’attuale società tardo-capitalistica, osservata da diverse, molteplici prospettive. Esaminando il pensiero dei più significativi filosofi degli ultimi due secoli – da Hegel ad Adorno, da Lukács a Del Noce (senza trascurare svariate opere letterarie e artistiche, come quelle di Goethe e di Thomas Mann, di Mahler e di Schönberg, di Baudelaire, di Proust e di Kafka) –, Perlini, con implacabile lucidità, punta il dito sulla terribile devastazione di ogni valore che ormai da almeno un secolo stiamo attraversando. Al tempo stesso e proprio grazie a tale consapevolezza, senza dogmatismi Perlini indirizza il nostro sguardo verso ciò che ancora resiste e che, sia pure in modo negativo, vale a dire mai positivamente rappresentabile, potrebbe tuttavia costituire una prospettiva di liberazione dal nichilismo moderno. Ciò richiede di non adagiarsi in facili prospettive, relativistiche o post-moderne, in ogni caso incapaci di uscire dalla crisi del presente, ma di riproporre con forza la necessità della ragione quale utopico anelito alla verità, dialetticamente intesa. Il volume è accompagnato da un ampio saggio di Enrico Cerasi che, con riferimento all’intera opera di Perlini, ne restituisce interamente la prospettiva filosofica, forse non ancora adeguatamente compresa dalla comunità intellettuale italiana.

Tito Perlini (Trieste 1931-2013) è stato, al tempo stesso, filosofo rigoroso ed eclettico critico della società tardo-capitalistica, appassionato e lucido studioso di estetica, di storia dell’arte e di letteratura come di psicoanalisi e di sociologia. Prima di ottenere la cattedra di estetica all’Università di Venezia, ha vissuto prevalentemente a Milano (sua città elettiva) dove ha lavorato nell’industria e nella scuola superiore, pubblicando importanti monografie su Kierkegaard, Marx, Lenin, Lukács, Gramsci, Marcuse e Adorno, oltre a svariati saggi tendenti, da diverse ma convergenti angolazioni, ad una vasta ricognizione della produzione artistica, filosofica e letteraria degli ultimi secoli.

Enrico Cerasi è docente a contratto di filosofia della religione presso l’Università Vita e Salute – San Raffaele di Milano. Ha pubblicato monografie sul nichilismo di Pirandello (Quasi niente una pietra. Per una nuova interpretazione della filosofia pirandelliana, Padova 1999), su Karl Barth (Il paradosso della grazia. La teo-antropologia di Karl Barth, Roma, 2006), sulla questione del mito e della demitizzazione (Il mito nel cristianesimo. Per una fondazione metaforica della teologia, Roma, 2011) e sul ruolo della metafora nel linguaggio religioso (Dire quasi la verità. Per una filosofia del linguaggio religioso, Roma, 2014). Con Stefania Salvadori ha curato gli Scritti teologici e politici di Erasmo da Rotterdam (Milano, 2011).

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Tito Perlini, vita da filosofo fino al termine del disincanto

Tito Perlini in memoriam

 

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Marino Badiale – Problemi tra scienza e filosofia

Marino Badiale

1. Sintetizzare e interpretare.
A distanza di almeno tre secoli da quella Rivoluzione Scientifica che ha cambiato in profondità il mondo non sembra ancora raggiunto un accordo su quale debba essere il ruolo e il significato della scienza all’interno del più vasto campo delle creazioni intellettuali dell’umanità. Ancora oggi, dopo tanti tentativi di mediazione e di sintesi, dopo che alcune fra le migliori intelligenze della scienza e della filosofia hanno dedicato impegno ed energie a questo tema, ancora oggi il mondo della cultura sembra incapace di elaborare una visione chiara e condivisa della scienza, e di conseguenza appare agitato da polemiche aspre e forse non molto produttive, mentre il mondo della cultura di massa e del senso comune oscilla fra una fiducia fideistica nel progresso scientifico visto come soluzione di ogni nostro problema e una istintiva paura di fronte al potere, impensabile fino a poco tempo fa, che gli sviluppi della scienza mettono nelle mani dell’umanità.
In questo saggio discuterò qualcuno di questi problemi. In particolare vorrei proporre le linee generali di un lavoro di mediazione fra scienza da una parte e cultura esterna alla scienza dall’altra. La tesi principale che intendo sostenere è che questo lavoro di mediazione dovrebbe consistere in una attività razionale di sintesi e interpretazione delle idee e dei risultati della scienza… ´[continua a leggere cliccando qui]

Leggi e stampa il testo di 26 pagine in formato PDF:

Marino Badiale, Problemi tra scienza e cultura

 

Questo saggio di Marino Badiale è già stato pubblicato su Koinè, Periodico culturale, Anno X, nn. 1-2, Gennaio-Giugno 2002,  pp. 9-37; direttore responsabile Carmine Fiorillo; il volume collettaneo reca il titolo  Scienza cultura, filosofia.

Di Marino Badiale si legga anche l’articolo:

Quale cultura nella decadenza

pubblicato su Sinistrainrete.

Koiné

Scienza, Cultura, Filosofia

indicepresentazioneautoresintesi

Problemi tra scienza e cultura
Sintetizzare e interpretare/Darsi dei limiti/Sulla diffidenza per la filosofia/Una confutazione dello scientismo/I problemi della divulgazione/Specializzazione parcellizzante/Una catastrofe culturale?/Uno sguardo sulla cultura/Linee di resistenza/E se fosse colpa del capitalismo?/Conclusioni. Una modesta utopia.

Lucio Russo
Cosa sta accadendo alla scienza?
Premessa/Cos’è la scienza? La scienza esatta/Scienza esatta e tecnologia /Scienze biologiche (e altre scienze empiriche)/Il problema della verità/Divulgazione scientifica e imposture intellettuali/La crisi attuale/Il nuovo ruolo della biologia: le biotecnologie/Complessità /Quale futuro?

Marcello Cini
C’è ancora bisogno della filosofia per capire il mondo?
Introduzione/La svolta nella scienza dal XX al XXI secolo/L’epistemologia delle scienze della materia inerte/Una epistemologia delle scienze del mondo vivente/Il problema corpo/mente/Scienza e valori/Conclusioni.

Alberto Artosi
Lettera a uno scienziato sulla ragione, la razionalità e il razionalismo
Caro Scienziato/Bisogna guardarsi da un’immagine ingenuamente razionalistica della scienza/Anche gli scienziati più aperti sono dei razionalisti (e degli elitisti) ingenui/Bisogna sottrarsi al culto delle argomentazioni “razionali” /Il caso dell’archeoastronomia/ Il razionalismo ingenuo è intollerante/Sulla “cultura di massa”/Commiato.

Massimo Bontempelli
Il pregiudizio antimetafisico della scienza contemporanea
Popper: la teoria come congettura/Hegel e la filosofia della scienza/La teoria della verità come idealità matematica/Gödel: la logica matematica non può giustificare il proprio principio di coerenza/Matematica senza fondamento/Barrow: la base teorica universale della matematica/Hegel: la quantità come “qualità tolta”/Il gran libro della Natura è scritto in caratteri matematici?/Il risultato culturale della rivoluzione scientifica/La semplificazione galileiana del mondo reale/La quantità matematizzabile come dominabilità del mondo/I limiti del meccanicismo/La fisica delle particelle come pura astrazione teorica/Le teorie del tutto/Il determinismo dell’elettrodinamica quantistica/Feynman: la Natura è assurda/La povertà conoscitiva del determinismo matematico della fisica/Il crollo del determinismo fisico di fronte alle forme biologiche/La concezione biologistica della verità/La povertà della moderna coscienza antimetafisica /Il pregiudizio antimetafisico della mentalità odierna/Realtà e verità nella filosofia ontologic/La sapienza di Platone.

Fabio Bentivoglio
Scienza, Natura e destino dell’uomo. Riflettiamo con Aristotele
Che cosa è, oggi, la sapienza?/La Natura/Le onde e la scogliera/Un’etica per la civiltà tecnologica/Dogmi di ieri e dogmi di oggi/L’elogio del senso comune.

Jean Bricmont
Contro la filosofia della meccanica quantistica
Riassunto/Introduzione/Realismo e positivismo/Il problema della meccanica quantistica/La non località/Soluzioni possibili al problema della misura/Conclusioni/Appendice I: Il problema della misura/Appendice II: Il teorema di Bell/Appendice III: La teoria di Bohm/Appendice IV: Bibliografia/Ringraziamenti/Riferimenti.

Fabio Acerbi
Concetto ed uso dei modelli nella scienza greca antica
Il concetto di modello/La controversia storiografica: strumentalismo versus realismo/Cenni al dibattito epistemologico in età ellenistica/L’approccio per modelli nella scienza antica: alcuni esempi: a. Astronomia; b. Meccanica; c. Ottica; e. Teoria musicale; f. Medicina/Conclusioni.

Jules-Henri Poincaré
La matematica e la logica

 

 

 

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Enzo Paci (1911-1976) – Scegliamo di nascere «di nuovo»: la storia per l’uomo è rinascere a sé stesso: farsi uomo, non essere già uomo.

Paci enzo

Idee per una enciclopedia fenomenologica

Scrive Enzo Paci nel suo libro Idee per una enciclopedia fenomenologica (1973), riflettendo sul nesso per lui decisivo nascita-rinascita:

«Nuovo è ciò che nasce di nuovo: è un secondo nascere, poiché nel primo si è già da sempre nati. […] Spirito, dice Giovanni, o cultura, non è nascere così perché ci troviamo nati, ma è il nascere noi, l’autoeducarsi alla vita, perché noi, già nati, scegliamo di nascere di nuovo. […] Ora la storia per l’uomo è rinascere a sé stesso: farsi uomo, non essere già uomo. […] La rinuncia ad una rinascita, che noi chiameremmo intersoggettiva e intersociale, è non vedere la direzione, il senso della società e della storia o, se si vuole, l’utopia che vive ed agisce in noi. […] si può rinascere di una nascita nuova che finora non c’è stata, così come finora l’uomo non è riuscito a realizzare sé stesso come uomo, e la storia come il sé stesso che vuol ‘essere’ e vuol ‘nascere’. Il termine nascere, temporale, spaziale, storico e dinamico è la reale modalità rivoluzionaria dell’uomo, non ripetibile, che trasforma la non ripetizione in una ricreazione-creazione, in un futuro, in un valore».

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Cerchiamo insieme nuovi orizzonti di senso! Ciò che molti dicono essere «impossibile» è invece il possibile cammino verso la realtà, verso la vera umanità dell’uomo, e la vera sapienza.

In fuga

L’impossibile …

Non obbedire a chi ti dice di rinunziare all’impossibile!
L’impossibile solo rende possibile la vita dell’uomo.
Tu fai bene a inseguire il vento con un secchio.
Da te, e da te soltanto, si lascerà catturare.

                                                                  Margherita Guidacci

… è il possibile cammino verso la realtà …

Chi non spera quello che non sembra sperabile
non potrà scoprirne la realtà,
poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo,
qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada.

                                                                                             Eraclito

… e la vera sapienza

 … se uno
ha veramente a cuore la sapienza,
non la ricerchi in vani giri,
come di chi volesse raccogliere le foglie
cadute da una pianta e già disperse dal vento,
sperando di rimetterle sul ramo.

La sapienza è una pianta che rinasce
solo dalla radice, una e molteplice.
Chi vuol vederla frondeggiare alla luce
discenda nel profondo, là dove opera il dio,
segua il germoglio nel suo cammino verticale
e avrà del retto desiderio il retto
adempimento: dovunque egli sia
non gli occorre altro viaggio.

                                                                   Margherita Guidacci


L’immagine: Pere Borrell del Caso, Huyendo de la critica [In fuga dalla critica], 1874.

Il giovane scavalca la cornice per evadere dalla costrizione della fissità (definitoria) della tela in cui si vedeva confinato nella prigione di rigide scansioni spazio-temporali, una weberiana «gabbia d’acciaio».

Il titolo, Huyendo de la critica, ironico e dissacrante, conferisce al giovane la statura di chi si ribella, di chi non obbedisce a chi vuole convincerci a «rinunciare all’impossibile». Qui vuole essere metafora di una sana aspirazione a ricercare nuovi orizzonti di senso per l’arte, per la filosofia, per la società, per la storia, per l’umanità dell’uomo che non deve sottostare immobile e passiva alla perentorietà di chi proclama la “fine della storia” nell’universo capitalistico, che desertifica e inquina lo spirito e che vorrebbe precludere l’apertura di altri orizzonti: soprattutto di modalità sociali autenticamente comunitarie.


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Alain Badiou – Metafisica della felicità reale, DeriveApprodi, 2015, pp. 95, euro 12.

Alain Badiou

Metafisica della felicità reale

DeriveApprodi, 2015

Logo DeriveApprodi

 

Metafisica della felicità reale

 

Che cos’è per il filosofo francese Alain Badiou la felicità reale?
Quell’effetto prodotto dalla verità nell’esperienza di ciascuno. Non la ricompensa della virtù, ma la virtù stessa. L’esperienza affermativa di una interruzione della finitudine. L’affetto della vera vita. L’affetto della democrazia. Il godimento di nuove forme di vita.  La ricerca della felicità reale è dunque per Badiou il senso  e il progetto della filosofia oggi,  il nome della vita filosofica. Il desiderio di felicità coincide così con il desiderio di filosofia,  a maggior ragione in un momento in cui la filosofia è relegata a un ruolo minoritario e difensivo.  A tornare in questo libro sono i grandi temi della ricerca di Alain Badiou sviluppati in libri importanti quali L’essere e l’evento e riproposti in una chiave semplice e vitale. Insieme agli autori con i quali il filosofo francese da sempre interloquisce e polemizza: lo psicanalista Jacques Lacan, il poeta Stéphane Mallarmé, Nietzsche e Wittgenstein… E a un’indagine sugli affetti propri della filosofia.

Ogni filosofia, anche e soprattutto quando si dispiega attraverso saperi scientifici complessi, nuove opere d’arte, politiche rivoluzionarie, amori intensi, è una metafisica della felicità, altrimenti non varrebbe un’ora di sforzo. Perché, infatti, imporre al pensiero e alla vita le faticose prove della dimostrazione, della logica generale dei pensieri, dell’intelligenza dei formalismi, dell’attenta lettura di poesie, del rischioso impegno nelle manifestazioni di massa, degli amori privi di garanzia, se non fosse perché tutto questo è necessario all’esistenza della vera vita? Quella che Rimbaud dice essere assente, e della quale noialtri filosofi sosteniamo che essa ripugna a tutte le forme dello scetticismo, del cinismo, del relativismo e della vana ironia del non-dupe e che, assente la vera vita, vita non può esserlo mai totalmente. Ciò che segue è la mia versione di questa certezza…


Rassegna Stampa


Su questo tema si può leggere anche:

 

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Luca Grecchi

Conoscenza della felicità. Premessa di Mario Vegetti.
ISBN 88-7588-090-5, 2006, pp. 160, € 15,00 – Collana “Il giogo”

indicepresentazioneautoresintesi

Con questo libro Luca Grecchi cerca di mostrare l’eterna attualità del discorso degli antichi Greci sulla felicità. I Greci pensavano infatti che la felicità consistesse nella perfetta armonia delle varie componenti della natura umana, armonia che conduce a sua volta ad una buona convivenza degli uomini fra loro e col mondo. Da una corretta conoscenza dell’uomo, per i Greci, conseguiva una corretta conoscenza della felicità.
Conformemente a questo approccio, il libro si compone di due parti: nella prima l’autore cerca di definire cosa non è e cosa è l’uomo; nella seconda, in maniera speculare, cerca di definire cosa non è e cosa è la felicità.
Le novità della impostazione di Grecchi sono sostanzialmente due. La prima è costituita da una comprensione ontologico-sociale (e non psicologico-sociologica) delle strutture della personalità contemporanee, che sono pensate in larga parte come “prodotto” delle modalità sociali esistenti. La seconda è costituita da un approccio metafisico-umanistico che tenta di stabilire alcuni punti fermi nella conoscenza dell’uomo e della felicità, necessari a dare maggiore concretezza alla pratica filosofica.

invito alla lettura con molte pagine del libro

Leggi le pagine in PDF

 


Vedi anche:

Luca Grecchi – La natura politica della filosofia, tra verità e felicità

 

 

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Carlo Carrara – La domanda del senso. Per una filosofia del “ri-trovamento”

La domanda del senso

Carlo Carrara

La domanda del senso. Per una filosofia del “ri-trovamento” [Introduzione di Massimo Bontempelli. In appendice scritti di: Walter Kasper, Dario Antiseri, Luigi Giussani, Abraham J. Heschel, Juan Alfaro, Norbert Fischer, Bernhard Welte, Karl Rahner, Armando Rigobello, Günther Anders, Wolfhart Pannenberg, Norberto Bobbio].

ISBN 88-87296-74-X, 2000, pp. 176, formato 140×225 mm, Euro 10,00 – Collana “La ziqqurat” [3].

indicepresentazioneautoresintesi

Il sentiero qui percorso, muovendo i primi passi verso la necessaria chiarificazione della semantica e della polivalenza del termine «senso», seguirà la via del senso come domanda radicale, per poi proseguire sulla via del senso come problema fondamentale, per raggiungere il senso come mistero avvolgente. Tre vie con un unico intento: ri-passare la struttura ontologico-esistenziale ultima umana. Riallacciandosi poi alla situazione propria dell’uomo contemporaneo, il cammino ripercorrerà le tappe della perdita della domanda del senso, per arrivare alla mancanza del senso e all’insensatezza effettiva dominante. Tre vie con un unico intento: ri-levare l’odierna condizione umana. Gli ultimi passi volgeranno verso la ri-cerca responsabile del senso ultimo da parte di ogni singolo uomo, con la ri-proposta della domanda del senso, per un «ri-trovamento» di quanto di più umano vi sia nell’uomo. Infine, alcuni approfondimenti di noti e attuali studiosi, ricondurranno a ripercorrere in modo più particolareggiato i diversi aspetti della questione esaminata.

«[…] l’uomo contemporaneo, in genere, non sente neanche più la necessità di enunciare la scomparsa del senso ultimo, preoccupato com’è a dar vita ai «suoi» sensi; tanto è vero che il suo pensare al senso come mistero avvolgente dura per lo più quanto l’attimo di un lampo, che potrebbe comunque anche folgorarlo; il suo riflettere sul senso come problema fondamentale dura forse poco più di un’ora, giusto il tempo per supporre e dire qualcosa, per poi lasciare nuovamente il tutto sospeso nel vuoto o nel dubbio; il suo percepire il senso come domanda radicale sta invece alla circostanza che lo suscita come il sole sta a un giorno, che potrebbe tanto irradiare quanto accecare, o come la luna sta a una notte, che potrebbe tanto guidare quanto fuorviare, ma in qualunque modo stiano le cose, il domani sarà sempre un altro giorno e un’altra notte.  Per il resto del suo tempo, cioè, per tutto il tempo, l’uomo contemporaneo non fa che pensare, fare e dire «per» questo mondo, «con» questo mondo e «in» questo mondo, a se stesso, in unità con la felicità di questo mondo, da conquistare mediante la ricerca, il possesso e il godimento (per quanto frenetici, esasperati e inappagabili possano essere) di tutti quei beni che il menù del mondo gli offre (potere, denaro, successo, piaceri, divertimenti, ecc.), augurandogli “buon senso!”». «La domanda del senso rimanda al mistero della vita e del mondo che avvolge integralmente l’uomo. Non più risposte a domande, ma domande a risposte; non più soluzioni a problemi, ma problemi a soluzioni; e nemmeno tentativi di pensare qualcosa di ciò che è non ancora pensato, di aspirare a trovare qualcosa di ciò che è non ancora trovato; ma soltanto il mistero che avvolge e coinvolge l’uomo, che lo inonda con le sue imprendibili acque, tenebrose per la sua ragione, sorgente di speranza per il suo cuore» (Carlo Carrara).


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Lucio Russo – Cosa sta accadendo alla scienza?

Lucio Russo

Debbo dire innanzitutto che condivido l’idea di Marino Badiale che la scienza, come più in generale la cultura, attraversi una grave crisi (e che sia importante discuterne in modo non “accademico”, come è possibile fare su una rivista come Koiné).
D’altra parte si tratta di un fenomeno né imprevedibile né nuovo. Non si tratta di un fenomeno imprevedibile perché tutte le crescite esponenziali incontrano ovviamente prima o poi un limite naturale ed è ben noto, come Badiale ricorda, che la scienza, secondo vari indici quantitativi (ad esempio il numero dei lavori scientifici pubblicati) ha continuato a crescere esponenzialmente da ormai circa tre secoli.
La scienza, anche nel senso ristretto del termine che discuterò tra poco, esiste però da molto più tempo, per la precisione da più di ventitré secoli, durante i quali i periodi di crescita si sono alternati a “catastrofi”, stagnazioni e riprese parziali. Far coincidere la storia della scienza con l’ultimo periodo di crescita esponenziale (come in genere si fa, almeno implicitamente, restringendo le proprie considerazioni storiche a questo periodo) accredita l’idea che lo sviluppo esponenziale sia tipico della natura del sapere scientifico (come di quella del PIL), ma non corrisponde alla verità storica.
Per cercare di capire la natura della crisi attuale mi sembra necessario precisare innanzi tutto l’oggetto della discussione. Cosa intendiamo con scienza? … ´[continua a leggere cliccando qui]

Leggi e stampa il testo di 13 pagine in formato PDF:

Lucio Russo, COSA STA ACCADENDO ALLA SCIENZA?

 

Questo saggio di Lucio Russo è già stato pubblicato su Koinè, Periodico culturale, Anno X, nn. 1-2, Gennaio-Giugno 2002,  pp. 39-51; direttore responsabile Carmine Fiorillo; il volume collettaneo reca il titolo  Scienza cultura, filosofia.

Koiné

Scienza, Cultura, Filosofia

indicepresentazioneautoresintesi

Problemi tra scienza e cultura
Sintetizzare e interpretare/Darsi dei limiti/Sulla diffidenza per la filosofia/Una confutazione dello scientismo/I problemi della divulgazione/Specializzazione parcellizzante/Una catastrofe culturale?/Uno sguardo sulla cultura/Linee di resistenza/E se fosse colpa del capitalismo?/Conclusioni. Una modesta utopia.

Lucio Russo
Cosa sta accadendo alla scienza?
Premessa/Cos’è la scienza? La scienza esatta/Scienza esatta e tecnologia /Scienze biologiche (e altre scienze empiriche)/Il problema della verità/Divulgazione scientifica e imposture intellettuali/La crisi attuale/Il nuovo ruolo della biologia: le biotecnologie/Complessità /Quale futuro?

Marcello Cini
C’è ancora bisogno della filosofia per capire il mondo?
Introduzione/La svolta nella scienza dal XX al XXI secolo/L’epistemologia delle scienze della materia inerte/Una epistemologia delle scienze del mondo vivente/Il problema corpo/mente/Scienza e valori/Conclusioni.

Alberto Artosi
Lettera a uno scienziato sulla ragione, la razionalità e il razionalismo
Caro Scienziato/Bisogna guardarsi da un’immagine ingenuamente razionalistica della scienza/Anche gli scienziati più aperti sono dei razionalisti (e degli elitisti) ingenui/Bisogna sottrarsi al culto delle argomentazioni “razionali” /Il caso dell’archeoastronomia/ Il razionalismo ingenuo è intollerante/Sulla “cultura di massa”/Commiato.

Massimo Bontempelli
Il pregiudizio antimetafisico della scienza contemporanea
Popper: la teoria come congettura/Hegel e la filosofia della scienza/La teoria della verità come idealità matematica/Gödel: la logica matematica non può giustificare il proprio principio di coerenza/Matematica senza fondamento/Barrow: la base teorica universale della matematica/Hegel: la quantità come “qualità tolta”/Il gran libro della Natura è scritto in caratteri matematici?/Il risultato culturale della rivoluzione scientifica/La semplificazione galileiana del mondo reale/La quantità matematizzabile come dominabilità del mondo/I limiti del meccanicismo/La fisica delle particelle come pura astrazione teorica/Le teorie del tutto/Il determinismo dell’elettrodinamica quantistica/Feynman: la Natura è assurda/La povertà conoscitiva del determinismo matematico della fisica/Il crollo del determinismo fisico di fronte alle forme biologiche/La concezione biologistica della verità/La povertà della moderna coscienza antimetafisica /Il pregiudizio antimetafisico della mentalità odierna/Realtà e verità nella filosofia ontologic/La sapienza di Platone.

Fabio Bentivoglio
Scienza, Natura e destino dell’uomo. Riflettiamo con Aristotele
Che cosa è, oggi, la sapienza?/La Natura/Le onde e la scogliera/Un’etica per la civiltà tecnologica/Dogmi di ieri e dogmi di oggi/L’elogio del senso comune.

Jean Bricmont
Contro la filosofia della meccanica quantistica
Riassunto/Introduzione/Realismo e positivismo/Il problema della meccanica quantistica/La non località/Soluzioni possibili al problema della misura/Conclusioni/Appendice I: Il problema della misura/Appendice II: Il teorema di Bell/Appendice III: La teoria di Bohm/Appendice IV: Bibliografia/Ringraziamenti/Riferimenti.

Fabio Acerbi
Concetto ed uso dei modelli nella scienza greca antica
Il concetto di modello/La controversia storiografica: strumentalismo versus realismo/Cenni al dibattito epistemologico in età ellenistica/L’approccio per modelli nella scienza antica: alcuni esempi: a. Astronomia; b. Meccanica; c. Ottica; e. Teoria musicale; f. Medicina/Conclusioni.

Jules-Henri Poincaré
La matematica e la logica

 

 

 

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