Senza scampo
Come son belli
quegli uccelli che volano.
Perché li uccidono?
Un uccello non ha scampo
quando vola.
È crudele uccidere chi
non ha scampo.
Marilyn Monroe
«Bye Baby Suite è una poesia
che ho scritto per lei
sognando che la leggesse».
C. Guarducci
Chiara Guarducci, Bye Baby Suite, Petite Plaisance, 2016.
ISBN 978-88-7588-165-8, 2016, pp. 64,Euro 8 – Collana “Antigone”.
In copertina: ‘Mari Line’, di Laura Cioni.
Il monologo sgorga dallo spacco tra il Mito e la donna, tra l’icona spumeggiante e l’intimità più scomoda. Una voce spezzata eppure traboccante e la sua musica messa via che adesso invade ogni spazio come un urlo: Marilyn nell’insonnia della sua ultima notte, che consuma pillole ed alcool e si ripercorre d’un fiato, senza pudore, lanciandosi in un altalena di ricordi. Luci e tormenti di un’anima fuori posto, sempre a caccia di un amore che la plachi, di un mattino che la sogni, di un’uscita d’emergenza. Ne esce un ritratto mosso, dissacrante e tragico, un’onda che si disfa per rimontare, scandalosa come una preghiera. Bye Baby Suite è una poesia che ho scritto per lei sognando che la leggesse. Se quest’anima inquieta e indomata non ha mai avuto riparo, è anche vero che nessuno potrà mai restare intero davanti allo scroscio e al deserto delle sue onde.
Marilyn Monroe, 1953.
[Lucifero, La Carogna, Camera ardente].
ISBN 88-87296-89-8, 2001, pp. 80, formato 110×170 mm., Euro 5,16 – Collana di teatro, “Antigone” [5].
In copertina: Fenditura nella neve. Foto di Sandra Nistri.
indice – presentazione – autore – sintesi
Chiara Guarducci vive a Firenze . Il suo rapporto con la parola è prima di tutto poetico ed è, infatti, dalla poesia e nella poesia che arriva al teatro. Suoi versi sono apparsi sulla rivista “Plurale” (1994) e la pubblicazione della sua opera prima, Fino a dimenticare (Firenze, Gazebo, 1999) è avvenuta in coincidenza con la messa in scena della sua prima pièce teatrale, Lucifero, nell’ambito della “Rassegna dei giovani autori” organizzata nel marzo del 1999 dal Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino.
Attraverso la scelta di figure estreme nella loro funzione simbolica come l’Angelo caduto, oggetto di proiezioni e di ostracismi, totem e tabù della cultura occidentale, l’Autrice esplora le potenzialità visive e sonore della parola, affidando il testo ad una voce sola, inchiodata e persa al centro della gabbia teatrale.
La carogna, presentata al pubblico nell’aprile 2000, prosegue questa ricerca intorno ai simboli, guardandoli dalla parte dei luoghi comuni, delle “frasi fatte” e reiterate in cui quotidianamente precipita l’esperienza dell’amore e dell’abbandono. La carne narrante è quella della carogna, il resto vivissimo di una festa tradita, la piaga che rimane aperta alla fine di una storia, abbondante, generosa solitudine dannata a ripercorrere la giostra dei suoi stessi segni con sarcasmo ed incanto.
Conclude questa “trilogia” Camera ardente, andata in scena nel febbraio 2001 ed interpretata da Silvia Guidi, attrice cui la Guarducci si sente legata dalla medesima urgenza artistica: scrivere i lampi, gli umori della mente, entrare nel magma: «A noi interessano i ‘mostri’, cioè coloro che ‘mostrano’: più che personaggi cose viventi, masse di energia, onnipotenza infantile e abbandono».
Lucifero caduto in disgrazia era ancora tutto sporco di cielo, la carogna, avanzo dolorante di una storia d’amore, era carne viva, scossa da gioia e angosce, da una fame di vita che la sfiniva.
Con Camera ardente nasce il morto, l’ultima creatura, quella che ha più bisogno di amore. La camera ardente è un letto disfatto, un rigirarsi dentro visioni, cantilene, stati tra la veglia e il sonno. Il congedo è difficile, il morto è terrorizzato, rivuole tutto indietro, deve superare l’orrore della scena madre, questo vedersi sdraiato in un luogo squallido coi fiori, lasciato lì. Per questo sogna, magari balla o vola, magari fa festa, chissà come avverrà la sua scomparsa.
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