Gabriel Naudé (1600-1653) – È cosa lodevole, generosa e degna di coraggio trarre dall’oblio, e conservare tutte queste immagini non dei corpi, ma degli spiriti di tanti degni uomini che non hanno risparmiato né il loro tempo né le loro veglie pur di lasciarci la testimonianza più viva di ciò che in essi c’era di più eccellente.

Gabriel Naudé

«Perché ci si deve appassionare alla costruzione di una biblioteca? Perché è cosa affatto lodevole, generosa e degna di un coraggio, che spira immortalità, trarre dall’oblio, e conservare e rimettere in piedi […] tutte queste immagini non dei corpi, ma degli spiriti di tanti degni uomini che non hanno risparmiato né il loro tempo né le loro veglie pur di lasciarci la testimonianza più viva di ciò che in essi c’era di più eccellente».

 

Gabriel Naudé, L’Advis pour dresser une bibliotheque” [1627]. trad. it.   Avvertenze per la costituzione di una biblioteca, a cura di V. Lacchini, Clueb, Bologna 1994, p. 13.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Laurence Sterne (1713-1768) – Esistono mille orifizi attraverso i quali un occhio indagatore può vedere al primo sguardo quel che avviene in un’anima.

Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, Mondadori, Milano 2017.

«Esistono mille orifizi attraverso i quali un occhio indagatore può vedere al primo sguardo quel che avviene in un’anima».

Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, Mondadori, Milano 2017.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Josè Saramago (1922-2010) – Ecco cos’hanno di simpatico le parole semplici, non sanno ingannare.

José Saramago Saggio sulla lucidità

Ecco cos’hanno di simpatico le parole semplici,

non sanno ingannare.

Josè Saramago, Saggio sulla lucidità, Feltrinelli, Milano 2013.


Josè Saramago (1922-2010) – Mi lascia indifferente il concetto di felicità, ritengo più importanti la serenità e l’armonia
José Saramago (1922-2010) – Quanti anni ho, io? Ho l’età in cui le cose si osservano con più calma, ma con l’intento di continuare a crescere. Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò che voglio e sento. Per continuare senza timore il mio cammino, perché porto con me l’esperienza acquisita e la forza dei miei sogni.
Josè Saramago (1922-2010) – Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono.
Josè Saramago (1922-2010) – Marx ed Engels hanno scritto nella “Sacra famiglia”: «Se l’uomo è formato dalle circostanze, allora bisogna formare le circostanze umanamente». Il comunismo è per me uno stato dello spirito.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Cesare Pavese (1908-1950) – Quando ci lasciavamo non ci pareva di separarci, ma di andare ad attenderci altrove.

Cesare Pavese - La bella estate
«Quando ci lasciavamo
non ci pareva di separarci,
ma di andare ad attenderci altrove».

 

Cesare Pavese, La bella estate [1949; nel 1950 è vinvitore del “Premio Strega”], Einaudi, Torino 1960.

 


Cesare Pavese – Leggendo cerchiamo pensieri già da noi pensati
Cesare Pavese – Ritorno all’uomo: la carne e il sangue da cui nascono i libri. Una cosa si salva sull’orrorre: l’apertura dell’uomo verso l’uomo
Cesare Pavese (1908-1950) – C’è una vita da vivere, ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere. La Natura insomma ci chiama.
Cesare Pavese (1908-1950) – Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo. Amore è desiderio di conoscenza. Maturità è questo: non più cercare fuori ma lasciare che parli con il suo ritmo, che solo conta, la vita intima.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Pier Paolo Pasolini () – Ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece! La tolleranza, è solo e sempre puramente nominale, è anzi una forma di condanna più raffinata. Il fatto che si “tolleri” qualcuno è lo stesso che lo si “condanni”.

Pier Paolo Pasolini 53
Durante la lavorazione di “Uccellacci e uccellini”.

«Ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece!».

«Io sono come un negro in una società razzista che ha voluto gratificarsi di uno spirito tollerante. Sono, cioè, un “tollerato”. La tolleranza, sappilo, è solo e sempre puramente nominale. Non conosco un solo esempio o caso di tolleranza reale. E questo perché una “tolleranza reale” sarebbe una contraddizione in termini. Il fatto che si “tolleri” qualcuno è lo stesso che lo si “condanni”. La tolleranza è anzi una forma di condanna più raffinata. Infatti al “tollerato” – mettiamo al negro che abbiamo preso ad esempio – si dice di far quello che vuole, che egli ha il pieno diritto di seguire la propria natura, che il suo appartenere a una minoranza non significa affatto inferiorità eccetera eccetera. Ma la sua “diversità” – o meglio la sua “colpa di essere diverso” – resta identica sia davanti a chi abbia deciso di tollerarla, sia davanti a chi abbia deciso di condannarla. Nessuna maggioranza potrà mai abolire dalla propria coscienza il sentimento della “diversità” delle minoranze. L’avrà sempre, eternamente, fatalmente presente. Quindi –certo – il negro potrà essere negro, cioè potrà vivere liberamente la propria diversità, anche fuori – certo – dal “ghetto” fisico, materiale che, in tempi di repressione, gli era stato assegnato. Tuttavia la figura mentale del ghetto sopravvive invincibile. II negro sarà libero, potrà vivere nominalmente senza ostacoli la sua diversità eccetera eccetera, ma egli resterà sempre dentro un “ghetto mentale”, e guai se uscirà da lì. Egli può uscire da lì solo a patto di adottare l’angolo visuale e la mentalità di chi vive fuori dal ghetto, cioè della maggioranza. Nessun suo sentimento, nessun suo gesto, nessuna sua parola può essere “tinta” dall’esperienza particolare che viene vissuta da chi è rinchiuso idealmente entro i limiti assegnati a una minoranza (il ghetto mentale). Egli deve rinnegare tutto se stesso, e fingere che alle sue spalle l’esperienza sia un’esperienza normale, cioè maggioritaria».

Pier Paolo Pasolini, Lettere Luterane, Garzanti, Milano 2015.


Pier Paolo Pasolini – Amo la vita
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Marilyn. Quella bellezza l’avevi addosso umilmente
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Il potere di oggi manipola i corpi in un modo orribile. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, con valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi.
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Nel teatro la parola vive di una doppia gloria, mai essa è così glorificata.
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – La società dei consumi ha profondamente trasformato i giovani. Non si tratta più, come all’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione scenografica, ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima. Questa ‘civiltà dei consumi’ è una civiltà dittatoriale.
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) – Il mondo non languirà mai per mancanza di meraviglie, ma soltanto quando l’uomo cesserà di meravigliarsi.

Gilbert Chesterton 01

«Il mondo non languirà mai per mancanza di meraviglie,

ma soltanto quando l’uomo cesserà di meravigliarsi».

 

Gilbert K. Chesterton, Tremendous Trifles [1909], The Floating Press, 2011.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Gabriel García Márquez (1927-2014) – Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce. la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé.

Gabriel García Márquez 02 copia

«Si lasciò trasportare dalla sua convinzione che gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma che la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé».

Gabriel García Márquez, L’amore ai tempi del colera, Mondadori, Milano 2016.


Gabriel Garcia Màrquez (1927-2014) – Hai avuto l’amore in casa e non hai saputo riconoscerlo

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Romano Luperini – Non solo la scrittura influenza la lettura, ma questa condiziona quella: ne determina infatti il significato. Il significato di un’opera è inseparabile dal processo della ricezione e dai processi di valorizzazione e attualizzazione dei testi.

Luperini-Fortini

«Non solo la scrittura influenza la lettura, ma questa condiziona quella: ne determina infatti il significato. Affermare, come fa Fortini, che l’opera crea il suo pubblico meno di quanto il suo pubblico non la crei, vuol dire che il significato di un’opera è inseparabile dal processo della ricezione e che la storia della letteratura dovrebbe essere soprattutto storia della trasmissione e della ricezione, della fortuna e dei gusti, dei canoni e del pubblico, insomma dei processi di valorizzazione e attualizzazione dei testi».

Romano Luperini, Su Fortini saggista e teorico della letteratura, 2005. Cfr. Romano Luperini, La critica secondo Fortini.

Cfr., anche, Romano Luperini, Il futuro di Fortini. Saggi, Manni, 2007.
[In questo volume Romano Luperini raccoglie le testimonianze di una lunga fedeltà: venticinque anni di recensioni, articoli, interventi, saggi dedicati a Franco Fortini, di cui è stato amico e interlocutore (talvolta anche polemico) per trent’anni, dal 1965, quando l’ha conosciuto poco dopo essersi laureato, fino alla morte del poeta, ed era ormai suo collega all’Università di Siena. Li ha divisi il tempo di una generazione, li ha uniti la stessa passione politica. Gli interventi qui riuniti definiscono il profilo di Fortini, ma ne colgono anche aspetti diversi, con il commento di singole poesie, l’esplorazione di alcuni temi (soprattutto quelli della memoria e dell’oblio, del passato e del futuro) e l’analisi delle posizioni teoriche in campo critico-letterario. In particolare Fortini viene considerato in contrappunto rispetto ad altre due personalità – quelle di Pasolini e di Calvino – con cui è stato protagonista del dibattito letterario negli anni Sessanta e Settanta. Ne esce così un affresco storico delle patrie lettere nel secondo Novecento, quando gli scrittori erano ancora dei grandi intellettuali capaci di scrivere poesie o romanzi, ma anche di elaborare saggi critici, filosofici, politici, storici, sociologici, e di occupare una posizione di primo piano nella formazione dell’opinione pubblica e della cultura nazionale.].


Romano Luperini – Non si dà educazione senza utopia, senza un progetto. Ogni educazione presuppone una utopia, la esige. La scuola deve educare coltivando l’universale umano che è in tutti noi.
Romano Luperini – Prigionieri di una logica e di un linguaggio esclusivamente economici, dovevamo subito seppellire questo linguaggio. E invece con questo linguaggio ci hanno perfettamente addomesticato e addestrato. Noi stessi, noi docenti, siamo diventati la macchina amministrativa del sistema.
Romano Luperini – La scena dell’incontro è fondativa della società umana, ne indica simbolicamente l’orizzonte linguistico, comunicativo e interdialogico. L’incontro è anche scambio di segni, dunque linguaggio. il prisma dell’incontro indica un percorso che presuppone ancora fiducia nella libertà e nella responsabilità dell’uomo
Franco Fortini (1917-1994) – «I confini della poesia», Castelvecchi, 2015: «Misura, ossia senso del limite opportuno ma anche dell’illimitato che sta al di là»
Franco Fortini (1917-1994) – «Reversibilità». Anassagora giunse ad Atene che aveva da poco passato i trent’anni. Era amico d’Euripide e Pericle. Parlava di meteore e arcobaleni. Ne resta memoria nei libri. uomini che furono e che in noi sono fin d’ora?

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Mario Soldati (1906-1999) – Il denaro, in qualunque modo lo si possieda od ottenga, è sempre ed esattamente pagato con la perdita di qualche cosa di vivo.

Mario Soldati 01

«Il denaro, in qualunque modo lo si possieda od ottenga, è sempre ed esattamente pagato con la perdita di qualche cosa di vivo».

Mario Soldati, Le lettere da Capri, Oscar Mondadori, Milano 1976, p. 208.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Gaio Petronio Arbitro (27-66) – Quando gli uomini amavano ancora la verità senza orpelli, allora le arti fiorivano veramente. Ora è l’avidità del guadagno che …

Petronio Arbitro

«È l’avidità del guadagno che ha fatto uscire le arti di moda. Nel buon tempo andato, quando gli uomini amavano ancora la verità senza orpelli, allora le arti fiorivano veramente …
Non vi meravigliate se la pittura non è piu in auge: ora che dèi e uomini insieme cospirano a glorificare un mucchietto d’oro».

Gaio Petronio Arbitro, Satyricon, capitolo 88, Rizzoli, Milano 1987.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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