Punti Critici N° 8 (Ottobre 2003) – Scritti di F. Acerbi – A.G. Biuso – L. Catastini – F. Ghione – C. Gini – S. Graffi – G. Lolli – Piero della Francesca

Punti Critici n. 8

Punti Critici_8 pic

 

Comitato di direzione: Franco Ghione, Sandro Graffi, Paolo Maddalena, Angela Martini, Lucio Russo, Giovanni Stelli.
Comitato scientifico: Alberto Giovanni Biuso (Liceo Beccaria di Milano), Laura Catastini (Istituto Statale d’Arte, Pisa), Antonio Gargano (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), Franco Ghione (Università di Roma Tor Vergata), Sandro Graffi (Università di Bologna), Antonio La Penna (Università di Firenze), Paolo Maddalena (Corte dei Conti per il Lazio e Università di Viterbo), Emanuele Narducci (Università di Firenze), Lucio Russo (Università di Roma Tor Vergata), Paolo Serafini (Università di Udine), Augusto Schianchi (Università di Parma), Giovanni Stelli (IRRSAE dell’Umbria, Perugia).

Segretaria di redazione: Carla Russo.


Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa In questo numero

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 9-24

Franco Ghione,
L’ombra della cupola

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 25-52

Laura Catastini,
L’arco di pietra

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 55-88

Corrado Gini,
I pericoli della statistica

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 91-94

Gabriele Lolli,
Riflessi condizionali

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   p. 95

Fabio Acerbi,

Riflessi condizionali


    Logo Adobe Acrobat  Freccia rossa  pp. 99-138

Piero Della Francesca,

De Prospectiva pingendi. Libro I


Logo Adobe Acrobat   Freccia rossa   pp. 141-146

Alberto Giovanni Biuso,
Per una filosofia dell’informazione

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa

Notizie sugli autori

***


 

tutti


Per leggere le pagine

del n° 1.

coperta 01_pic

Punti Critici N° 1 (Maggio 1999) – Scritti di Fabio Acerbi, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Giovanni Lombardi, Paolo Radiciotti, Lucio Russo, Maria Sepe, Giovanni Stelli.

Per leggere le pagine

del n° 2.

Coperta N- 2

Punti Critici N° 2 (Settembre/Dicembre 1999) – Scritti di Paolo Maddalena, Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Lucio Russo, Stefano Isola, Marco Mamone Capria, Angela Martini.

Per leggere le pagine

del n° 3.

Punti Critici N_3 g

Punti Critici N° 3 (Maggio 2000) – Scritti di Vladimir I. Arnold, Laura Catastini, Franco Ghione, Sandro Graffi, Pietro Greco, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Emanuele Narducci, Lucio Russo.

Per leggere le pagine

del n° 4.

img385

Punti Critici N° 4 (Febbraio 2001) – Scritti di Fabio Acerbi, Piero Brunori, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Paolo Maddalena, Lucio Russo, Ledo Stefanini, Mauro Zennaro.

Per leggere le pagine

del nn° 5-6.

 

Punti Critici 05-06 pic

Punti Critici N° 5/6 (Dicembre 2001) – Scritti di A.G. Biuso, A. Martini, R.E. Proctor, L. Stefanini, G. Stelli, F. Vieri, L. Russo.

 


Per leggere le pagine

del n° 7.

Punti Critici_7 pic

Punti Critici N° 7 (Novembre 2002) – Scritti di M. Badiale – S. Graffi – D.F. Labaree – A. Martini – P. Radiciotti – F. Senatore

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 27-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.


Seguici sul sito web 

cicogna petite

Perché «Petite Plaisance»

00 Biblioteca


 

Leonardo da Vinci (1452-1519) – Quelli che si innamorano della pratica senza scientia sono come nocchieri che entrano in naviglio senza timone o bussola. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la buona teoria.

Leoanrdo da Vinci 01

 

03

 

Leonardo+da+Vinci+TuttArt++3

«[…] quelli che si innamorano della pratica senza scientia sono come nocchieri che entrano in naviglio senza timone o bussola, che mai hanno certezza dove si vadano. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la buona teoria, della quale la prospettiva è guida e porta e senza questa nulla si fa bene».

Leonardo da Vinci, Trattato della pittura.

tratatto-della-pittura-1651-davinci

 

Leonardo-san-giovanni

Sinossi

Il filo conduttore del Trattato, così diverso dalla tradizione didascalica del Libro dell'arte di Cennino Cennini, è l'esercizio della "filosofia del vedere", cioè il saper cogliere la rivelazione della Natura tramite l'osservazione penetrante. Ogni aspetto viene infatti ricondotto alla comprensione sistematica di quei fenomeni fisici, matematici e geometrici che ne determinano la percezione visiva. Per Leonardo è proprio l'applicazione della logica, delle discipline matematiche e geometriche, dell'anatomia e dell'ottica che nobilita la pittura, tale da poterla equiparare alle altre arti liberali (cioè speculative), quali la filosofia, la poesia, la teologia, ecc.

 

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 29-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.


Seguici sul sito web 

cicogna petite

Perché «Petite Plaisance»

00 Biblioteca

Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada. Eraclito

Non obbedire a chi ti dice di rinunziare all’impossibile! / L’impossibile solo rende possibile la vita dell’uomo. / Tu fai bene a inseguire il vento con un secchio. / Da te, e da te soltanto, si lascerà catturare. M. Guidacci

 

Salvatore Antonio Bravo – Il libro di Norman G. Finkelstein, «L’industria dell’olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei».

Norman G. Finkelstein

046

"L'Olocausto si è dimostrato un'indispensabile arma ideologica." "L'anomalia dell'Olocausto nazista non deriva dall'evento in sé ma dallo sfruttamento industriale che è cresciuto attorno a esso." "La campagna in corso dell'industria dell'Olocausto per estorcere denaro all'Europa in nome delle 'vittime bisognose dell'Olocausto' ha ridotto la statura morale del loro martirio a quella di un casinò di Montecarlo." Sono solo alcune delle tesi provocatorie sostenute in questo libro da Finkelstein, ebreo americano e figlio di sopravvissuti allo sterminio, che in questo libro mette in discussione due dogmi: l'Olocausto è un evento storico unico ed è il punto culminante di un'odio irrazionale ed eterno dei gentili contro gli ebrei.

 

 

L’Olocausto non sfugge alla sacra legge del capitale: la mercificazione. La legge della valorizzazione è categoria politica del capitale. Pur contradicendo la natura stessa della politica, dal gr. πόλις «città», la quale è relazione sociale condivisa, ha significati di ordine metaforico: la merce è il mezzo dello scambio, la valorizzazione illimitata. È anche la tattica della politica imperiale, che deve ridurre tutto all’irrilevanza, porre su un piano orizzontale ogni evento e in tal modo liberata dai vincoli etici e comunitari: tutto può essere usato, come mezzo per la dimenticanza, per fondare il popolo dei lotofagi –Λωτοϕάγοι, Lotophăgi, immagine usata da Omero nell’Odissea come da Platone nella Repubblica per rappresentare i mangiatori di loto (oggi: oppio mediatico), pianta della dimenticanza. L’Olocausto, prodotto dell’industria, è il mezzo con il quale si traccia una linea fittizia tra il bene ed il male da usare in modo ideologico, in totale spregio delle vittime degli olocausti. L’Olocausto degli ebrei è oggi un collante per aggregare le folle atomizzate del liberismo, in nome del bene – il liberismo assoluto –, ricordano il male assoluto: il nazifascismo. Il male è proiettato all’esterno, dimentichi delle tragedie dei micro e macro olocausti che si consumano nei nostri giorni. Naturalmente l’industria vivissima ed esiziale ottiene una pluralità di vantaggi dalla vendita del prodotto merce, alla trasformazione del mondo neoliberista il migliore dei mondi possibili in ipostasi, in un destino intrasformabile. La prassi si ritrae per osannare il sistema vigente. Come il terzo Reich anche il sistema liberista festeggia nella memoria della sua cattiva coscienza il suo millenario trionfo. La vendita al dettaglio dalle memorie a films sempre più mediocri e ripetitivi è il primo livello della mercificazione dei morti. Un secondo livello è la costruzione degli stereotipi che impediscono nella loro esemplificazione di capire quanto le politiche liberiste, si pensi al governo Bruning, abbiano favorito l’avvento del nazismo. Si sa, le folle defraudate della loro coscienza critica, accolgono la giornata del ricordo con un sospiro di sollievo ”vivono nel mondo migliore ed oltre non si può chiedere”, per cui devono accontentarsi delle metafisiche imperfezioni del turbocapitalismo. Naturalmente l’Olocausto serve ad occultare gli olocausti che nella storia ha perpetrato il liberismo e specialmente a dimenticare, che intorno a noi, vi è un’umanità ridotta ad oggetto, a strumento della e per la produzione, i processi di scissione con alienazione religiosa sono proiettati in un mondo storico altro. Si pensi al rione Tamburi a Taranto, all’olocausto quotidiano di un quartiere e di una città incenerita e non metaforicamente dall’acciaio, per non dimenticare che il Mediterraneo pullula di cadaveri di gente che fugge dall’inferno voluto dall’occidente. Il giorno della memoria ha trovato la sua analisi scandalizzata in un ebreo Finkelstein, storico statunitense di origine ebraica, a cui Israele ha negato l’ingresso nel 2008. Lo storico ha descritto e documentato la genesi “dell’interesse internazionale” verso l’Olocausto e specialmente ha posto il problema del rispetto dei morti, i quali da vivi sono stati usati come mezzi di produzione schiavile a costo nullo, oggi sono usati, da morti, per le dinamiche perverse delle politiche imperiali. L’industria dell’olocausto trova la sua genealogia all’interno della guerra fredda, fino alla guerra dei sette giorni, l’olocausto era pressoché sconosciuto o occultato. Dopo la guerra dei «sette giorni», gli Stati Uniti, verificata la potenza di fuoco dello stato d’Israele, decidono di appoggiare Israele per limitare le politiche antiamericane dei paesi arabi sostenuti dall’Unione Sovietica. Per giustificare l’esistenza dello stato d’Israele, si rinfocola la memoria della passata tragedia per giustificare l’esistenza d’Israele e nel contempo rafforzandone la posizione, organizzando una astuta propaganda in cui Israele è rappresentata come lo stato che potrebbe subire il secondo olocausto. Naturalmente, gli Stati Uniti, sempre dalla parte dei più deboli… arma fino ai denti Israele, favorendone l’egemonia ed usando lo stesso stato d’Israele come longa manus per il controllo del medioriente:

«Una spiegazione più coerente, anche se meno generosa, è che le élite ebraiche americane ricordarono l’Olocausto nazista prima del giugno 1967 solamente quando fu politicamente conveniente. Israele, loro nuovo protettore, aveva fatto buon uso dell’Olocausto nazista durante il processo a Eichmann. (50) Accertatane l’efficacia, la comunità ebraica americana sfruttò l’Olocausto nazista dopo la guerra dei Sei Giorni. Una volta rimodellato ideologicamente, l’Olocausto (nel senso di industria) divenne l’arma perfetta per deviare le critiche nei confronti d’Israele, come ora dimostrerò. Ciò che merita di essere sottolineato, in ogni caso, è il fatto che per le élite ebraiche americane l’Olocausto svolse la [44] stessa funzione che per Israele: un’altra fiche dal valore incalcolabile in una partita a poker dove si gioca forte. Il dichiarato interesse per la memoria dell’Olocausto fu qualcosa di studiato a tavolino, così come quello per il destino d’Israele. (51) Di conseguenza, la comunità ebraica americana perdonò e dimenticò velocemente la folle dichiarazione di Reagan al cimitero di Bitburg, nel 1985: secondo l’allora presidente, i soldati tedeschi lì sepolti (compresi gli appartenenti alle SS) erano “vittime dei nazisti proprio come le vittime dei campi di concentramento”. Nel 1988, Reagan venne insignito del premio Humanitarian of the Year dal Centro Simon Wiesenthal, una delle istituzioni di maggior spicco tra quelle che si occupano dell’Olocausto, per il suo “leale sostegno a Israele” e, nel 1994, del premio Torch of Liberty dalla filoisraeliana ADL».[1]

L’industria dell’Olocausto è dunque un prodotto la cui è genealogia trova il suo punto archimedico nella guerra fredda e nella presenza dei banchieri di origine ebraica che vivono negli Stati Uniti. Si comincia così ad associare il mondo arabo, per pura propaganda ideologica, al nazionalsocialismo. L’effetto politico è devastante, poiché si pongono i fondamenti per l’incomunicabilità politica, per la reciproca diffidenza che favorisce un numero impressionante di stragi ed attentati da entrambe le parti. Sul campo l’effettualità di questo uso ideologico dell’Olocausto ha come risultato la moltiplicazione delle violenze. Milioni di persone scomparse per la violenza sono ora usate per una politica che se ne infischia dei diritti dei popoli e dei singoli.

«Proprio come l’ebraismo americano si mise a ricordare l’Olocausto quando la forza d’Israele raggiunse il suo culmine, così Israele fece lo stesso quando si affermò il potere degli ebrei americani. Il pretesto fu comunque che, in Israele come negli Stati Uniti, l’ebraismo rischiava un imminente “secondo Olocausto”. Le élite ebraiche americane poterono così assumere pose eroiche nello stesso momento in cui indulgevano in comportamenti vigliaccamente prepotenti. Per esempio, Norman Podhoretz sottolinea che, dopo la guerra dei Sei Giorni, gli ebrei erano ormai decisi a “resistere a chiunque in ogni modo, a qualunque livello e per qualunque ragione cerchi di recarci un qualsiasi danno [53]. D’ora in poi resisteremo”. (66) E così, come gli israeliani, armati fino ai denti degli Stati Uniti, misero coraggiosamente al loro posto i ribelli palestinesi, altrettanto coraggiosamente gli ebrei americani misero al loro posto i ribelli neri. Tiranneggiare chi è meno in grado di difendersi: questa è la realtà del tanto sbandierato coraggio delle organizzazioni ebraiche americane».[2]

A questo punto il colpo finale è la gerarchia tra gli olocausti, l’Olocausto è presentato come unico, come esperienza storica che non ha eguali. Naturalmente a spregio delle decine di milioni di morti degli olocausti perpetuatisi nella storia dagli Indios agli Armeni agli Ucraini. Si forma una competitiva graduatoria tra i morti. L’unica possibilità di riscatto della violenza è così negata. Si pensi all’Angelus novus di Klee commentato da Benjamin: il senso della ferocia della storia può essere riscattato solo fuggendo, cambiando direzione rispetto a ciò che è stato. In questo caso siamo interni al linguaggio della violenza, si usano i morti per giustificare altre violenze:

«Etichettata da Novick come “sacralizzazione dell’Olocausto”, questa mistificazione ha il suo campione più esperto in Elie Wiesel, per il quale, osserva giustamente Novick, l’Olocausto è una vera e propria religione “misterica”. Perciò Wiesel salmodia che l’Olocausto “conduce nelle tenebre”, “nega tutte le risposte”, “sta al di fuori, anzi al di là, della storia”, “resiste tanto alla comprensione quanto alla descrizione”, “non può essere né spiegato né visualizzato”, è incomprensibile e intramandabile”, segna il punto di “distruzione della storia” e di una “mutazione su scala cosmica”. Solamente il sopravvissuto-sacerdote (vale a dire solamente Wiesel) è qualificato per divinarne il mistero. Eppure il mistero dell’Olocausto – Wiesel lo dichiara apertamente – è “incomunicabile”: “Non possiamo nemmeno parlarne”. Così, per il suo normale onorario di venticinquemila dollari (più limousine con autista), Wiesel ci tiene conferenze sul fatto che il “segreto” della “verità” di Auschwitz “giace nel silenzio”. Secondo questa prospettiva, comprendere razionalmente l’Olocausto equivale a negarlo, perché la ragione nega l’unicità e il mistero dell’Olocausto; metterlo poi a confronto con le sofferenze di altri costituisce, secondo Wiesel, “un completo tradimento della storia ebraica”. Qualche anno fa, nella parodia di un tabloïd newyorkese apparve il titolo “Michael Jackson e altri sessanta milioni di persone muoiono in un olocausto nucleare”, che suscitò un’irata protesta di Wiesel sulla pagina delle lettere al direttore: “Come osano riferirsi a ciò che è accaduto ieri come a un Olocausto? C’è stato un solo Olocausto […]”. Nel suo nuovo libro di memorie, a riprova del fatto che la vita può anche imitare la parodia, Wiesel bacchetta Shimon Peres per aver parlato «senza esitazione dei “due olocausti del ventesimo secolo: Auschwitz e Hiroshima. Non avrebbe dovuto”. Uno dei pistolotti finali favoriti di Wiesel è che «l’universalità dell’Olocausto sta nella sua unicità”. Ma se è incomparabilmente e incomprensibilmente unico, come è possibile che l’Olocausto abbia una dimensione universale?».[3]

Ricordare è dunque prassi se al di là dell’appartenenza prevale la volontà motivata e condivisa di ricordare l’Olocausto per capirne le strutture politiche che lo causarono, le responsabilità dei molti, e specialmente per far emergere le violenze che hanno attraversato la storia e l’attraversano. Il rischio è dunque di perpetuare le violenze nella sacralizzazione strumentale di alcuni e nella dimenticanza degli altri. La spirale della violenza è santificata ogniqualvolta si celano le ragioni complesse degli eventi storici per favorire esemplificazioni strumentali. Ben diceva Gramsci quando affermava che se la storia è maestra di vita mancano, però, gli scolari.

Salvatore Antonio Bravo

[1] Norman G. Finkelstein, L’industria dell’olocausto, Milano 2002 pag. 17.

[2] Ibidem, pag. 21.

[3] Ibidem, pag. 31.


Salvatore Antonio Bravo – Una morale per M. Foucault?
Salvatore Bravo – Aldo Capitini e la omnicrazia. L’apertura è sentire la compresenza dell’altro, sentire la propria vita fluire nell’altro, lasciarlo essere, amarlo per quello che è, liberarlo dalla paura del potere, della mercificazione.
Salvatore Bravo – L’abitudine alla mera sopravvivenza diviene abitudine a subire. Ma possiamo scoprire, con il pensiero filosofico, che “oltre”, defatalizzando l’esistente, c’è la buona vita.
Salvatore Bravo – La filosofia è nella domanda di chi ha deciso di guardare il dolore del mondo. Responsabilità della filosofia è il riposizionarsi epistemico per mostrare la realtà della caverna e rimettere in azione la storia.
Salvatore Antonio Bravo – L’epoca del PILinguaggio. Il depotenziamento del linguaggio è attuato dalla globalizzazione capitalistica, nel suo allontanamento dalla persona e dalla comunità.
Salvatore Bravo – Sentire se stessi è possibile attraverso l’uscita dalla caverna dei cattivi pensieri quotidianamente inoculati assumendo la libertà di vivere i poliedrici colori del possibile.
Salvatore Bravo – La tolleranza è parola invocata nel quotidiano terrore dei giorni. La tolleranza nasconde il volto aggressivo della globalizzazione. È la concessione della legge del più forte, il diritto di vivere concesso dal potere.
Salvatore Antonio Bravo – Il tempo che ha la sua base nella produzione delle merci è esso stesso una merce consumabile. Ogni resistenza dev’essere svuotata della sua temporalità e colonizzata dalle immagini dello spettacolo globale.
Salvatore Antonio Bravo – Le miserie della società dell’abbondanza. La verità del consumo è che essa è in funzione non del godimento, bensì della produzione.
Salvatore Antonio Bravo – La società dei cacciatori. L’atomismo sociale e la deriva individualista dei nostri giorni, trovano la loro sostanza in un’immagine esplicativa della condizione umana postmoderna: il cacciatore.
Salvatore Antonio Bravo – «Le vespe di Panama» di Z. Bauman. La filosofia perde la sua credibilità e la sua natura critica e costruttiva se vive nel mondo temperato delle accademie e degli studi televisivi e mediatici, dove campeggia l’uomo economico: turista della vita, vagabondo tra le mercificazioni.
Salvatore Antonio Bravo – Il comunista è un pensatore militante, consapevole dunque che la sua azione è perenne: non vi sono sistemi o regimi che concludono la storia e pacificano gli animi. In Marx l’idea del comunismo si concretizza anzitutto nell’immagine di una società in cui l’individuo, liberato dall’alienazione, diventa un uomo totale, universale, cioè capace di dar pieno sviluppo alla sua personalità.
Salvatore Antonio Bravo – Theodor L. Adorno, in «Minima moralia. Meditazioni sulla vita offesa», ci comunica l’urgenza di un nuovo esserci. Chi vuol apprendere la verità sulla vita immediata, deve scrutare la sua forma alienata, le potenze oggettive che determinano l’esistenza individuale fin negli anditi più riposti. Colui che non vede e non ha più nient’altro da amare, finisce per amare le mura e le inferriate. In entrambi i casi trionfa la stessa ignominia dell’adattamento.
Salvatore Antonio Bravo – «Viva la Revoluciòn» di E. Hobsbawm.
Salvatore Antonio Bravo – Evald Ilyenkov e la logica dialettica. Occorre studiare il pensiero come un’attività collettiva, in cooperazione. Il capitalismo è profondamente anticomunitario, trasforma tutto in merce, disintegra le comunità, smantella la vita nella sua forma più alta: il pensiero comunitario consapevole.
Salvatore Antonio Bravo – «Il giovane Marx», di György Lukács. L’intera opera di Marx è finalizzata dall’amore per l’umanità che si fa pensiero consapevole della disumanità di ogni condizione di alienazione, e di ogni reificazione negatrice della libertà.

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 27-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.

Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

Maurizio Migliori – Non c’è opera e non c’è argomento trattato in cui Aristotele non si misuri con i suoi predecessori.

Maurizio Migliori 01

9788845273384_0_0_700_75

 

 

«L’atteggiamento di Aristotele nei confronti dei suoi predecessori

Si può dire che non c’è opera e non c’è argomento trattato in cui Aristotele non si misuri con i suoi predecessori. Ora una simile costanza va spiegata, e non può esserlo certamente con qualche motivazione estrinseca o occasionale. Noi non pretendiamo affrontare, in questa sede, tutto ilproblema nella sua vastità, ma offrire solamente spunti riflessione.

Quel che anzitutto deve essere chiaro è che «Aristotele non espone mai per se stessi i sistemi dei suoi predecessori. Egli li interroga su punti precisi, che sono problemi che lui stesso si pone … Non si trova in alcuna parte in lui una esposizione (né una critica) d’insieme della filosofia platonica».[1] Quel che lo spinge a confrontarsi con i contributi precedenti è la convinzione di un progresso nelle conoscenze e nelle tecniche: «nulla è dunque perduto nella storia della filosofia, poiché tutto contribuisce al suo compimento».[2]

Quello che egli cerca è quindi «una conferma delle sue proprie idee, sia positiva, scoprendo che la sua opinione si accorda con quella degli antichi, o anche che la sua teoria pone, ma in modo più completo, più chiaro o più sfumato, quel che essi avevano già supposto; sia negativa, mostrando a quali punti morti giungono i pensatori che non hanno ancora trovato la soluzione che lui stesso dà a tale o tal altro problema».[3] Da questo punto di vista, è anche interessante rilevare come spesso Aristotele contrapponga i vari autori l’uno all’altro: non è tanto e solo un artificio teorico, ma una formula eristica e dialettica che permette di individuare lo schematismo e/o l’unilateralità delle due posizioni antagoniste e quindi fornisce lo spunto per procedere oltre».

Maurizio Migliori, Introduzione a Aristotele, La generazione e la corruzione, a cura di Maurizio Migliori e Lucia Palpacelli, Bompiani, Milano 2013, pp. XLVII-XLVIII.

[1] A. Mansion, Introduction à la physique aristotélicienne, Paris 1913, p. 35.

[2] P. Aubenque, Le problème de l’étre chez Aristote, Paris 1962, p. 73; cfr. p. 71.

[3] A. Mansion, Introduction ... , pp. 38-39.

 


Alcuni dei suoi lavori

Цифровая репродукция находится в

9788845281648_0_0_1451_75

41MBXtMcqrL._SX292_BO1,204,203,200_

51E1JsHDz7L._SX371_BO1,204,203,200_

4153747

9788834302897_0_0_300_75

9788837220853_0_240_0_0

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 23-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.

Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

Punti Critici N° 7 (Novembre 2002) – Scritti di M. Badiale – S. Graffi – D.F. Labaree – A. Martini – P. Radiciotti – F. Senatore

Punti Critici n. 7

Punti Critici_7 pic

 

Comitato di direzione: Franco Ghione, Sandro Graffi, Paolo Maddalena, Angela Martini, Lucio Russo, Giovanni Stelli.
Comitato scientifico: Alberto Giovanni Biuso (Liceo Beccaria di Milano), Laura Catastini (Istituto Statale d’Arte, Pisa), Antonio Gargano (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), Franco Ghione (Università di Roma Tor Vergata), Sandro Graffi (Università di Bologna), Antonio La Penna (Università di Firenze), Paolo Maddalena (Corte dei Conti per il Lazio e Università di Viterbo), Emanuele Narducci (Università di Firenze), Lucio Russo (Università di Roma Tor Vergata), Paolo Serafini (Università di Udine), Augusto Schianchi (Università di Parma), Giovanni Stelli (IRRSAE dell’Umbria, Perugia).

Segretaria di redazione: Carla Russo.


Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa  In questo numero

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 9-54

Marino Badiale,
Un altro dibattito sulla scienza

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 55-66

Sandro Graffi,
Cosa si intende per Caos? Passato e presente

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 69-80

Paolo Radiciotti,
Tra antico e moderno. Osservazioni sul ruolo della traduzione nell’apprendimento delle lingue classiche

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 81-111

Francesco Senatore,
La formazione degli insegnanti di storia. Difficoltà e ambiguità nel rapporto tra università e scuola

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa   pp. 115-143

David F. Labaree,

Nessuna possibilità di uscita. L’istruzione come ineludibile bene pubblico


Logo Adobe Acrobat   Freccia rossa   pp. 147-1546

Angela Martini,
La crisi del sistema d’istruzione americano

Logo Adobe Acrobat    Freccia rossa

Notizie sugli autori

***




Per leggere le pagine

del n° 1.

coperta 01_pic

Punti Critici N° 1 (Maggio 1999) – Scritti di Fabio Acerbi, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Giovanni Lombardi, Paolo Radiciotti, Lucio Russo, Maria Sepe, Giovanni Stelli.

Per leggere le pagine

del n° 2.

Coperta N- 2

Punti Critici N° 2 (Settembre/Dicembre 1999) – Scritti di Paolo Maddalena, Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Lucio Russo, Stefano Isola, Marco Mamone Capria, Angela Martini.

Per leggere le pagine

del n° 3.

Punti Critici N_3 g

Punti Critici N° 3 (Maggio 2000) – Scritti di Vladimir I. Arnold, Laura Catastini, Franco Ghione, Sandro Graffi, Pietro Greco, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Emanuele Narducci, Lucio Russo.

Per leggere le pagine

del n° 4.

img385

Punti Critici N° 4 (Febbraio 2001) – Scritti di Fabio Acerbi, Piero Brunori, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Paolo Maddalena, Lucio Russo, Ledo Stefanini, Mauro Zennaro.

Per leggere le pagine

del nn° 5-6.

 

Punti Critici 05-06 pic

Punti Critici N° 5/6 (Dicembre 2001) – Scritti di A.G. Biuso, A. Martini, R.E. Proctor, L. Stefanini, G. Stelli, F. Vieri, L. Russo.

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 23-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.


***********************************************
Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

Ursula K. Le Guin (1929-2018) – Non si può cambiare niente dall’esterno. Stando al di fuori, puoi scorgere le linee del disegno. Vedi cosa è sbagliato, cosa manca. Vorresti aggiustarlo. Ma non puoi annodare i fili. Devi esserci dentro, tesserli. Tu stesso devi esser parte del tessuto.

Le Guin Ursula K

 

 

054

08299

«Non si può cambiare niente dall’esterno. Stando al di fuori, guardando dall’alto, con un colpo d’occhio generale puoi scorgere le linee del disegno. Vedi cosa è sbagliato, cosa manca. Vorresti aggiustarlo. Ma non puoi annodare i fili. Devi esserci dentro, tesserli. Tu stesso devi esser parte del tessuto».

Ursula K. Le Guin, Un uomo del popolo (A Man of the People), in Il giorno del perdono, p. 156.

 

Ursula K. Le Guin, The Left Hand of Darkness

«La luce è la mano sinistra delle tenebre,
E le tenebre la mano destra della luce,
Due sono uno, vita e morte,
e giacciono, insieme come amanti in Kemmer,
Come mani giunte, come la meta e la via».

Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre.

059

« La luce è la mano sinistra delle tenebre, E le tenebre la mano destra della luce, Due sono uno, vita e morte, e giacciono, insieme come amanti in Kemmer, Come mani giunte, come la meta e la via. »

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 23-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.

Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

Nicanor Parra (1914-2018) – Cos’è l’uomo si domanda Pascal: una potenza di esponente zero. Nulla paragonato al tutto. Tutto se si paragona al nulla …

Nicanor Parra

Cos’è l’uomo
si domanda Pascal:
una potenza di esponente zero.
Nulla
paragonato al tutto
Tutto
se si paragona al nulla …

 

9788876981357_0_0_338_75

 

024

Lettere a una sconosciuta
Quando passeranno gli anni, quando passeranno
gli anni e l’aria avrà scavato un fosso
fra la tua anima e la mia; quando passeranno gli anni
e sarò soltanto un uomo che amasti
un essere che restò un istante di fronte alle tue labbra,
un pover’uomo stanco di camminare per i giardini,
dove sarai tu ? Dove
sarai, oh figlia dei miei baci !

 

Cartas a una desconocida
Cuando pasen los años, cuando pasen
los años y el aire haya cavado un foso
entre tu alma y la mía; cuando pasen los años
y yo sólo sea un hombre que amó,
un ser que se detuvo un instante frente a tus labios,
un pobre hombre cansado de andar por los jardines,
¿dónde estarás tú? ¡Dónde
estarás, oh hija de mis besos!

047


 

 

 

 

 

 

 

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 23-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.

Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

Giancarlo Paciello – Considerazioni sul sistema elettorale e dintorni. Da tempo ormai, il campo elettorale non è più un vero e proprio luogo di rappresentanza di interessi economici e sociali, ma è una protesi artificiale di apparente pluralismo.

Giancarlo Paciello–Elezioni copia

Cop elez

Giancarlo Paciello

Considerazioni sul sistema elettorale e dintorni

Con note a completamento


Sommario

L’ingerenza vaticana

L’ingerenza statunitense

Le “astuzie” di un referendum abrogativo

 Il referendum e i partiti

Il potere di una narrazione menzognera

 Il referendum sulla preferenza unica

La mutata natura del PCI divenuto PDS

Il mattarellum

Il nuovo ciclo storico

Dal 1945 ad oggi. Tre fasi caratterizzanti la politica

La fase attuale

L’attuale problema dell’organizzazione

Rileggendo il Che fare?

Il Porcellum

Con quale legge elettorale voteremo E quando? Ah, saperlo!

L’ultimo paragrafo di questo testo ha per titolo:
Senza pudore! Note a completamento e a margine di una precedente intervista

 Il Rosatellum

 Questi fantasmi- destra e sinistra

Il secolo scorso- i partiti della politica contro il partito unico dell’economia

Appendice

20 Appendice I dati delle elezioni (febbraio 2013) e … qualche considerazione

 

 

 

Quanto stai leggendo costituisce l’insieme di due testi “Intervista sul sistema elettorale e dintorni (chiusa il 9 maggio) e pubblicata in due puntate sulla rivista Italicum) e “Senza pudore. Note a completamento e a margine dell’intervista” pubblicato il 12 gennaio, sulla stessa rivista. Si differenzia però per la presenza dei titoli dei paragrafi (non presenti nella rivista) e per un’appendice che riporta i dati relativi alle elezioni politiche del 2013, con alcune considerazioni su di essi.

 

Prima domanda: Il 18 aprile del 1948 si svolsero in Italia le prime elezioni politiche a suffragio universale con il sistema proporzionale. Tuttavia tali elezioni, in cui la D.C. si aggiudicò la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi, furono marcatamente condizionate da Washington. Nel 1948, afferma Antonio Gambino, “si radica nella mente di milioni di italiani, la convinzione della totale dipendenza del loro pane quotidiano dalla generosità o comunque dalla presenza, degli americani”. Fino al 1993, furono nei fatti precluse maggioranze governative che escludessero la D.C. L’Italia fu dunque una democrazia dimezzata?

 

Risposta: Andiamo con ordine. La tua domanda è preceduta da un’affermazione e da una citazione che la rafforza. Prima di rispondere alla domanda, vorrei fare alcune considerazioni proprio in relazione alla tua affermazione e al clima che circondava le elezioni del 1948. Le nuove generazioni alle quali ci rivolgiamo, non credo che conoscano quanto successe con le elezioni del 18 aprile. A quei tempi io, che ora ne ho 80, avevo 11 anni!

Prima di parlare del condizionamento degli Stati Uniti, vorrei però sottolineare l’esistenza di un forte condizionamento interno, quello del Vaticano. La prima campagna elettorale dopo la guerra, fu un evento che coinvolse tutti, anche coloro che avrebbero dovuto rispettare le regole “concordatarie”. La chiesa si schierò sfacciatamente e trasformò la campagna elettorale che diventò: “attenti al pericolo comunista”! […  – Leggi tutto in PDF]

 


logo-word

Versione integrale in Word, per la stampa

Giancarlo Paciello,
Considerazioni sul sistema elettorale e dintorni. Con note a completamento


Logo Adobe Acrobat

Versione integrale in PDF, per la stampa

Giancarlo Paciello,
Considerazioni sul sistema elettorale e dintorni. Con note a completamento


 


Giancarlo Paciello – Ci risiamo: ancora l’infame riproposizione “Processo di pace” e “Due popoli, due Stati!”
Giancarlo Paciello – La Costituzione tradita. Intervista a cura di Luigi Tedeschi
Giancarlo Paciello – Ministoria della Rivoluzione cubana
Giancarlo Paciello – Diciamocelo: un po’ di storia non guasta. Dalle “battaglie dell’estate” del 1943 in Europa, all’avvento dell’Italia democristiana nel 1949
Giancarlo Paciello – Oggi 29 novembre! Oggi, ancora, solidarietà per il popolo palestinese.
Giancarlo Paciello – Uno scheletro nell’armadio dello Stato: la morte di Pinelli.
Giancarlo Paciello – Per il popolo palestinese. La trasformazione demografica della Palestina. Cronologia (1882-1950). Ma chi sono i rifugiati palestinesi? Hamas, un ostacolo per la pace? L’unico vero ostacolo: occupazione militare e colonie.
Giancarlo Paciello – Ascesa e caduta del nuovo secolo “americano” (Potremo approfittarne? Sapremo approfittarne?)

 

 


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 23-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.

Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

José Jorge Letria – Il deserto innominabile

José Jorge Letria

010     O deserto inominável

 

 

O deserto é um silêncio depois do mar,
é o êxtase da luz sobre o coração da areia.
Vai-se e volta-se e nada se esquece.
Tudo se oculta para depois se dar a ver
no ponto em que os ventos se cruzam
e as almas gritam no fundo dos poços.
Os cestos sobem e descem prometendo água,
uma frescura que derrete a febre.
Não são as tâmaras que adoçam a boca,
é a beleza das mulheres dissimulando
o desejo como um pecado sob a escuridão dos véus.
As serpentes assobiam ou cantam
conforme o veneno que lhes molda o sangue.
Enroscam-se sobre as pedras
como fragmentos de lua à espera da manhã.
E a sombra alonga-se nas dunas
ondulando rente ás palmeiras
como a última cobra do medo das crianças.
Não há ruído maior que este silêncio
que se serve com tâmaras e com chá
na mesa rasteira, sobre a terra molhada.
É no que não se nomeia que está o infinito.

 

 

 

288 ISBN

José Jorge Letria

Il deserto innominabile. Poesie

Testo portoghese a fronte.
Cura e traduzione di Simonetta Masin

indicepresentazioneautoresintesi

 

Salin de Giraud - Camargue

 

José Jorge Letria è un poeta molto noto in patria e all’estero; è autore di una vasta produzione letteraria che attraversa vari generi che vanno dalla poesia al romanzo, dal teatro alla narrativa infantile e per ragazzi, dalla saggistica alla cronaca, accanto alla realizzazione, come autore, di programmi radiofonici e televisivi. Come giornalista, scrive per le più importanti testate giornalistiche. Tradotto in diverse lingue, nel corso degli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti dalle principali istituzioni nazionali e internazionali.

José Jorge Letria è un poeta che ha un rapporto particolare con la propria contemporaneità, poiché se da un lato sembra volerla accogliere e assecondare, dall’altro nel rapportarsi a essa tenta di misurarla per prenderne le distanze, come a volerla cogliere con maggiore forza e precisione da un altro e diverso angolo visuale. Questo rapporto con la propria contemporaneità dà luogo al determinarsi di una complessa voce poetica in cui il tempo presente elabora e riconosce il passato, che scardinato da ogni convenzione si palesa in maniera del tutto personale. Da qui la memoria, soggetto-chiave di queste e altre poesie, che non è il passato, inteso come la ripetizione di quel che è stato e accaduto, ma è il pensiero che in dialogo permanente crea e reinventa, tracciando immagini libere da ogni consuetudine. In questo modo anche il rapporto con la tradizione letteraria assume delle connotazioni non usuali, perché qualunque riferimento, sia implicito che esplicito, a essa, emerge in maniera consapevole e paradigmatica e, in generale, acquisisce pieno valore nel momento in cui si risale al contesto originario da cui è stato tratto. Per di più l’uso di citazioni e allusioni, rivelano un sentimento di profonda ammirazione, che il poeta rivolge alle molte e diverse personalità letterarie del passato, che si traduce nel disporsi in un dialogo continuo e misterioso con il dentro e il fuori di sé, con il presente e il passato. In questo modo viene istituita una dinamica tra passato e presente che sov­verte le costrizioni della successione cronologica, e pone una interrelazione dialettica, in virtù della quale l’attuale creazione letteraria retro-agisce venendone a modificare il senso e la funzione. […]

Dalla Postfazione di Simonetta Masin


Alcuni suoi libri

9788893810159_0_0_0_75

P012459-500x500

o+que+eu+quero+ser

 

k_vermelhoverde

image0-185

gvp_aristides

CAPA_Bocage

9788895933283_0_0_300_75

895107787_8_644x461_7274-livros-de-jos-jorge-letria-1-vrios-_rev001

518aPA6CMNL._AC_US218_

500x

240_0_1878695_4466

175x&ctx=0


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 22-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.

Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

Camille Claudel (1864-1943) – La mia è un’arte assolutamente nuova che io ho scoperto, un’arte che non si era mai vista sulla terra e che ha un valore inestimabile

Camille Claudel

 

008Camille, il 10 Marzo 1913, si trova nel suo atelier quando a viva forza è portata nell’Ospedale psichiatrico di Ville-Evrard: «Lunedì scorso 2 forsennati sono entrati in casa mia, in quai Bourbon, mi hanno presa per le braccia e mi hanno lanciata dalla finestra del mio appartamento in una automobile che mi ha condotta in un manicomio».

 Camille ClaudelCorrispondenza, p. 172

 

 

Il 25 Ottobre 1913 Camille scrive al Dottor Truelle: « […] tutte queste opere derivano da un’arte assolutamente nuova che io ho scoperto, un’arte che non si era mai vista sulla terra e che ha un valore inestimabile. E’ il risultato del lavoro di tutta la mia vita dall’età di 14 anni fino a ora».

 

Ibidem, p. 183.

 

41sQzv9JqVL._SX334_BO1,204,203,200_

asino d'oro

Anna Maria Panzera

Camille Claudel

In un contesto straordinario e contraddittorio come quello tra Ottocento e Novecento dove ‘normali’ difficoltà intralciavano la realizzazione dell’identità femminile, Camille Claudel riuscì ad affermarsi ritagliando uno spazio d’azione inedito e non piccolo all’arte e alle donne.
Questa biografia ripercorre la vicenda della scultrice soffermandosi con sguardo critico sugli anni della sua stagione creativa, alla luce di alcuni snodi esistenziali che la influenzarono fortemente: il  problematico rapporto con la famiglia, in cui s’intrecciarono istanze culturali e complessità patologiche; la storia d’amore e odio con lo scultore Rodin, egocentrico e geniale; il legame con il fratello Paul, esponente di rilievo di un cattolicesimo intransigente allora assai attivo in Francia; la malattia mentale e l’internamento in manicomio, che forse ostacolarono la completa maturazione del suo percorso artistico.
L’autrice, con dovizia di particolari e argomentazioni, vuole dar conto dell’unicità di Camille Claudel, aprendo spiragli di ulteriore comprensione su una figura complessa il cui ruolo, nella Francia della Belle Époque, merita di essere meglio precisato.


330px-Camille_Claudel

Camille Claudel

 

camille posa per Rodin

Camille posa per Rodin

camilleclaudel

Camille Claudel

claudel-camille-la-valse-bronze

Camille Claudel, Il valzer, Bronzo

 

 

Tête d'esclave

Camille Claudel, Tête d’esclave.

 

Claudel-Camille-Femme-accroupie-HD

Camille Claudel, Femme accroupie.


41GqmFzIaML._SX349_BO1,204,203,200_

41nqsaxPfyL._SX340_BO1,204,203,200_

51QsgfQhFbL._AC_US218_

51X5R9Y3Z4L._SX344_BO1,204,203,200_

411T1P8PDPL._SX320_BO1,204,203,200_


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 22-01-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.

Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************

1 160 161 162 163 164 254