Walter Tevis, «Solo il mimo canta al limitare del bosco», Mimimumfax, 2015. Ecco le accuse mosse dal tribunale dei robot: «Coabitazione, lettura e insegnamento della lettura».

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Walter Tevis

Solo il mimo canta al limitare del bosco

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Una storia che ha elementi del Mondo nuovo di Aldous Huxley, di Superman e di Star Wars.
Los Angeles Times Book Review

Siamo nel 2467 e da diverse generazioni sono i robot a prendere ogni decisione, mentre un individualismo esasperato regola la vita dell’uomo: la famiglia è abolita, la coabitazione vietata e ognuno assume quotidianamente un mix di psicofarmaci e antidepressivi. I suicidi sono in aumento, non nascono più bambini e la popolazione mondiale sta avviandosi all’estinzione. Simbolo e guardiano dello status quo è Spofforth, androide di ultima generazione che agogna un suicidio che gli è però impedito gli dalla sua programmazione. A lui si contrapporranno Paul Bentley, un professore universitario che, riscoperta casualmente la lettura dimenticata da tempo, grazie ai libri apprende l’esistenza di un passato e la possibilità di un cambiamento, e Mary Lou, che sin da piccola ha rifiutato di assumere droghe pur di tenere gli occhi aperti sulla realtà. Tevis si muove dall’incrocio di queste tre vite creando una distopia postmoderna sulle inquietudini dell’uomo, dove la tecnologia senza controllo si trasforma da risorsa a pericolo.

Prefazione di Goffredo Fofi. Con una nota di Jonathan Lethem.

Leggi la prefazione di Goffredo Fofi

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Le recensioni della stampa

Stefano Gallerani – Alias – Il manifesto
Una distopia ambientata nell’era dei robot.

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Fabio Deotto – Wired.it
La storia di Tevis è talmente forte da sopportare la pressione degli anni.

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Gian Paolo Serino – Il Giornale
Forse il miglior romanzo di Tevis.

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Chiara Guarducci, «La neve in cambio» [Lucifero, La Carogna, Camera ardente].

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Chiara Guarducci, La neve in cambio

Fenditura nella neve di Sandra Nistri

[Lucifero, La Carogna, Camera ardente].

ISBN 88-87296-89-8, 2001, pp. 80, formato 110×170 mm., Euro  5,16 – Collana di teatro, “Antigone” [5].
In copertina: Fenditura nella neve. Foto di Sandra Nistri.

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Chiara Guarducci vive a Firenze . Il suo rapporto con la parola è prima di tutto poetico ed è, infatti, dalla poesia e nella poesia che arriva al teatro. Suoi versi sono apparsi sulla rivista “Plurale” (1994) e la pubblicazione della sua opera prima, Fino a dimenticare (Firenze, Gazebo, 1999) è avvenuta in coincidenza con la messa in scena della sua prima pièce teatrale, Lucifero, nell’ambito della “Rassegna dei giovani autori” organizzata nel marzo del 1999 dal Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino.
Attraverso la scelta di figure estreme nella loro funzione simbolica come l’Angelo caduto, oggetto di proiezioni e di ostracismi, totem e tabù della cultura occidentale, l’Autrice esplora le potenzialità visive e sonore della parola, affidando il testo ad una voce sola, inchiodata e persa al centro della gabbia teatrale.

La carogna, presentata al pubblico nell’aprile 2000, prosegue questa ricerca intorno ai simboli, guardandoli dalla parte dei luoghi comuni, delle “frasi fatte” e reiterate in cui quotidianamente precipita l’esperienza dell’amore e dell’abbandono. La carne narrante è quella della carogna, il resto vivissimo di una festa tradita, la piaga che rimane aperta alla fine di una storia, abbondante, generosa solitudine dannata a ripercorrere la giostra dei suoi stessi segni con sarcasmo ed incanto.

Conclude questa “trilogia” Camera ardente, andata in scena nel febbraio 2001 ed interpretata da Silvia Guidi, attrice cui la Guarducci si sente legata dalla medesima urgenza artistica: scrivere i lampi, gli umori della mente, entrare nel magma: «A noi interessano i ‘mostri’, cioè coloro che ‘mostrano’: più che personaggi cose viventi, masse di energia, onnipotenza infantile e abbandono».

Lucifero caduto in disgrazia era ancora tutto sporco di cielo, la carogna, avanzo dolorante di una storia d’amore, era carne viva, scossa da gioia e angosce, da una fame di vita che la sfiniva.

Con Camera ardente nasce il morto, l’ultima creatura, quella che ha più bisogno di amore. La camera ardente è un letto disfatto, un rigirarsi dentro visioni, cantilene, stati tra la veglia e il sonno. Il congedo è difficile, il morto è terrorizzato, rivuole tutto indietro, deve superare l’orrore della scena madre, questo vedersi sdraiato in un luogo squallido coi fiori, lasciato lì. Per questo sogna, magari balla o vola, magari fa festa, chissà come avverrà la sua scomparsa.

 

Chiara Guarducci | byebabysuite

chiara guarducci | Un’altra Donna. L’impudenza dello sguardo.

chiara guarducci – YouTube

Intervista MakeCulture a Chiara Guarducci – YouTube

TEATRO PUCCINI – Alessia Innocenti / Bye Baby Suite

Bye Baby Suite – YouTube

Alessia Innocenti

Bye Baby Suite. A 50 anni da Marilyn | Recensioni

Teatro Mancinelli Orvieto: BYE BABY SUITE

Evento Bye Baby Suite @RIVA – Riva Lofts Florence

“Bye Baby Suite”: 40 minuti in camera con Alessia “Marylin”

Bye Baby suite – L’ultima notte di Marylin Monroe – Rumor(s)

Ristorante La Veranda Pistoia: Bye Baby Suite : 40 minuti in …

 

Le farfalle volano

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Jamila Hassoune – Considero la cultura e l’educazione una condizione indispensabile per la costruzione di uno spirito di cittadinanza responsabile

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«Considero la cultura e l’educazione una condizione indispensabile per la costruzione di uno spirito di cittadinanza responsabile; l’educazione è la colonna portante di tutto: bisogna investire nelle scuole, incoraggiare la lettura. Questo vale anche per i paesi europei […].L’esperienza della Carovana dei libri mi conferma in ogni occasione il valore dell’apertura delle menti e di una conoscenza accessibile a tutti. La cultura non può essere qualcosa di riservato alle élite, deve essere parte integrante della nostra vita quotidiana».

jamilahassoune

 


 

 

marchio gem

 

cover_libraiadimarrakech

La Libraia di Marrakech
Jamila Hassoune
2012, 144 p., ill., brossura
Mesogea

Mesogea logo

Un’infanzia che trascorre tra le mura di casa, ma insieme a tanti libri. Poi la casa diventa una libreria, a Marrakech, e un giorno la libreria impara a camminare, diventa una carovana che porta libri, storie, autori in giro per i villaggi del Nord Atlante e del Sud del Marocco.

The Caravan-Librarian Conversation: Jamila Hassoune, Marocco
October 26, 2012
Inspirational Friday: Weekly conversations with inspirational women

Carovana del Dialogo
Intervista a Jamila Hassoune
UNA CITTÀ n. 219 / 2015 febbraio
I giovani maghrebini che vivono in Europa, nella stragrande maggioranza, hanno condannato gli attentati parigini, ma contemporaneamente hanno avuto una reazione di paura per come da quel giorno in poi sarebbero stati visti i musulmani; il problema non sta nell’Islam, ma nell’ignoranza e nella mancanza di un’educazione che incoraggia la libertà d’espressione; il ruolo fondamentale dell’istruzione e l’importanza di offrire modelli positivi.

«Carovana del dialogo», la Carovana dei libri in Marocco: Intervista a Jamila Hassoune.

 

 

Le farfalle volano

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Nicola Gardini – Leggere è un’arte … smarrirsi leggendo è un orientarsi

Nicola Gardini

«Leggere è un’arte […] . L’arte di leggere non è distante dall’ispirazione poetica. […] Leggere poesia è camminare […] non c’è piede, dunque passo, che non sia un arricchimento di senso. Si procede nell’abbondanza di significati, si pestano grovigli di metafore […] leggendo ci si duplica: si diventa ubiqui […]. Chi mi vede mi crede seduto. Invece, sto viaggiando dappertutto, non so neppure io dove, ma non è un problema, perché so che smarrirsi leggendo è un orientarsi […]»

Nicola Gardini, Leggere fin dentro la parola, in Il Sole 24 Ore, 18 ottobre 2015, p. 33.

Nicola Gardini – Home Page

Nicola Gardini – Wikipedia

 

Le farfalle volano

 

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Gallese Vittorio, Guerra Michele, «Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze», 2015

 

Lo schermo empatico

Gallese Vittorio, Guerra Michele,
Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze,
Raffaello Cordina Editore, 2015, pp. 318

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Il Libro

Perché i film ci appaiono così reali mentre sono così scopertamente artificiali? Perché, pur restando fermi nelle nostre poltrone, abbiamo la sensazione di muoverci e orientarci nello spazio virtuale dello schermo? Un neuroscienziato e un teorico del cinema analizzano alcuni grandi capolavori (Notorious, Persona, Shining, Il silenzio degli innocenti) a partire dal tipo di coinvolgimento che questi film esercitano sul corpo degli spettatori e dalle forme di simulazione prodotte dai movimenti della macchina da presa e dal montaggio. Le analisi sono sostenute da esperimenti neuroscientifici e sono ispirate dalla scoperta dei neuroni specchio e dalla teoria della “simulazione incarnata”. L’obiettivo è comprendere i molteplici meccanismi di risonanza che costituiscono uno dei grandi segreti dell’arte cinematografica e riflettere sul potere delle immagini in movimento, che in forme sempre più nuove e pervasive fanno parte della nostra vita di tutti i giorni.

Gli autori

Vittorio Gallese ha fatto parte del gruppo che nel 1992 ha individuato i “neuroni specchio”, la scoperta italiana più citata nella letteratura internazionale. Insegna Fisiologia all’Università degli studi di Parma.

Michele Guerra insegna Teorie del cinema all’Università degli studi di Parma. Da alcuni anni si occupa delle relazioni tra cinema e neuroscienze cognitive.

 

 

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Luis Bonilla-Molina – È in atto una gigantesca controriforma educativa sponsorizzata dall’Ocse e dalla Banca mondiale

luis_bonillaLuis Bonilla-Molina

 

«I cambiamenti in corso nel modello educativo dei paesi capitalistici mostrano l’avvio di una gigantesca controriforma educativa sponsorizzata dall’Ocse e dalla Banca mondiale, che mette in pericolo il diritto umano all’educazione e indica un cambiamento di indirizzo sostanziale nella democrazia rappresentativa per come la si è conosciuta nei paesi occidentali. […] La scuola con il suo sistema di relazioni, il suo compito […] sono seriamente minacciati»

 

Luis Bonilla-Molina – presidente del Centro Internacional Miranda (Cim) a Caracas, Venezuela.

Educación en tiempos de revolución Bolivariana

Aporrea – artículos de Luis Bonilla Molina

Luis Bonilla-Molina (@Luis_Bonilla_M) | Twitter

Luis Bonilla-Molina | Facebook

Intervista a cura di Geraldina Colotti a Luis Bonilla-Molina, pubblicata su “Le Monde diplomatique”-il manifesto, settembre 2015, p. 23

 

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Franco Fortini (1917-1994) – «I confini della poesia», Castelvecchi, 2015: «Misura, ossia senso del limite opportuno ma anche dell’illimitato che sta al di là»

 

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«Metrica come misura,
mezura ossia senso del limite opportuno
ma anche dell’illimitato che sta al di là […].
Certi campioni di misura, in meccanica fine, si chiamano giudici.
Metrica, giudizio».

 

Franco Fortini, I confini della poesia, Castelvecchi, 2015. A cura di Luca Lenzini.

 

I confini della poesia

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Tra il 1978 e il 1980, in due conferenze, Franco Fortini fornì una sintesi della propria concezione della poesia, prima in chiave teorica e in dialogo con le tendenze critiche correnti, poi in chiave soggettiva e dichiaratamente autobiografica. È una riflessione durata tutta l’esistenza, che giunge in questi testi a un’articolazione particolarmente ricca e nitida. Il primo saggio, Sui confini della poesia, illumina i modi d’essere della poesia nel tempo, ovvero in correlazione con i mutamenti storici (non solo novecenteschi) che ne orientano l’interpretazione, fino al «trionfo della trasformazione della società in spettacolo». Metrica e biografia, d’altra parte, ripercorre un intero itinerario biografico dal punto di vista della psicologia individuale alle prese con i condizionamenti culturali, le risorse formali della tradizione e l’esperienza degli altri poeti. In entrambi i casi, cruciale è la nozione di confine, come si conviene al pensiero dialettico di chi ha sempre sfidato il rischio delle «questioni di frontiera».

Luca Lenzini
Ha dedicato studi e commenti all’opera di Vittorio Sereni, Franco Fortini, Guido Gozzano e numerosi altri autori novecenteschi. Dirige la Biblioteca Umanistica dell’Università di Siena ed è membro del Centro studi Franco Fortini.

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