William Shakespeare (1564-1616) – Se la musica è l’alimento dell’amore, seguitate a suonare, datemene senza risparmio. Oh, spirito d’amore, quanto sei vivo e fresco! Così multiforme si presenta amore, da esser, lui solo, il trionfo della fantasia.
Nella commedia Twelfth Night di William Shakespeare composta tra il 1599 e il 1601, il Duca Orsino apre il suo celebre monologo con l’espressione “If music be the food of love, play on”, rivolgendosi forse ai musicisti sul palco,
If music be the food of love, play on,
Give me excess of it, that, surfeiting,
The appetite may sicken, and so die.
That strain again, it had a dying fall:
O, it came o’er my ear like the sweet sound
That breathes upon a bank of violets,
Stealing and giving odour. Enough, no more;
‘Tis not so sweet now as it was before.
O spirit of love, how quick and fresh art thou,
That notwithstanding thy capacity
Receiveth as the sea, nought enters there, of
what validity and pitch soe’er,
But falls into abatement and low price,
Even in a minute! So full of shapes is fancy,
That it alone is high fantastical.
Se la musica è l’alimento dell’amore, seguitate a suonare,
datemene senza risparmio, così che, ormai sazio,
il mio appetito se ne ammali, e muoia.
Ancora quell’accordo! Finisce su una nota melanconica.
Giungeva alle mie orecchie come dolce brezza che alita su un banco di violette,
carpendone il profumo e diffondendolo.
Basta! Non più. Non è più così dolce.
Oh, spirito d’amore, quanto sei vivo e fresco!
Sebbene tu sia immenso, come il mare,
niente può penetrare in te,
neppure il sentimento più potente e sublime, senza svilirsi e deprezzarsi,
in un istante. Così multiforme si presenta amore,
da esser, lui solo, il trionfo della fantasia.
Shakespeare anche in una successiva opera, il dramma storico Antony and Cleopatra di cui la prima rappresentazione è datata 1607, il personaggio di Cleopatra richiede della musica, proprio come il Duca Orsino:
Give me some music; music, the moody food of us that trade in love
William Shakespeare (1564-1616) – «Cesare non potrebbe fare il lupo se non fossero pecore, e nient’altro che pecore, i romani».
William Shakespeare (1564-1616) – La sua lezione di regia: «Tenetevi misurati, dovete ottenere e conservare quella sobrietà che consente morbidezza di toni. Accordate l’azione alla parola, la parola al gesto: lo strafare è contrario alla vocazione dell’arte teatrale. Il gigioneggiare quanto il recitarsi addosso non può che disgustare l’intenditore».
William Shakespeare (1564-1616) – Nell’uomo che non ha la musica in se stesso, i moti del suo cuore sono spenti come la notte.
William Shakespeare (1564-1616) – Date parole al dolore. La sofferenza interiore che non parla, sussurra al cuore troppo gonfio fino a quando si spezza.
Bibliografia
Enrico FUBINI, 2003: Estetica della musica, Bologna, il Mulino
Enrico FUBINI, 2002: L’estetica musicale dall’antichità al Settecento, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi
Stefano LA VIA, 2006: Poesia per musica e musica per poesia, Dai trovatori a Paolo Conte, Roma, Carrocci editore
David LINDLEY, 2006: Shakespeare and Music, London, The Arden Shakespeare
Pierpaolo MARTINO, 20012: Mark the Music, The Language of Music in English Literature from Shakespeare to Salman Rushdie, ARACNE editrice
Massimo MILA, 2010: Breve storia della musica, Torino, Einaudi
William SHAKESPEARE, 2006: Antony and Cleopatra, London, a cura di J. WILDERS, The Arden Shakespeare
William SHAKESPEARE, 2009: La dodicesima notte, a cura di N. D’AGOSTINO, Milano, Garzanti
Elvidio SURIAN, 2010: Manuale di storia della musica, vol. I, dalle origini alla musica vocale del Cinquecento, Milano, Rugginenti
Elvidio SURIAN, 2010: Manuale di storia della musica, vol. II, dalla musica strumentale del Cinquecento al “periodo classico”, Milano, Rugginenti
Sitografia
http://www.oxfordmusiconline.com
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