Robert Spaemann (1927-2018) – Perché una vita possa realizzarsi compiutamente occorre “spendersi” senza risparmiarsi, dato che la felicità, la riuscita della vita, non può in alcun modo avere un prezzo troppo alto.

Robert Spaemann 01

Perché una vita possa realizzarsi compiutamente occorre “spendersi” senza risparmiarsi, dato che «la felicità, la riuscita della vita, non può in alcun modo avere un prezzo troppo alto».

«La riuscita della vita, al contrario di tutto ciò, non ha “costi esterni” tali che si possa dire, una volta raggiunta, che non ne sia valsa la pena».

Robert Spaemann, Felicità e benevolenza, Vita e Pensiero, Milano, 1998, p. 18 e p. 33.


Erich Fromm (1900-1980) – La nostra è una società composta da individui in preda a stati depressivi e a impulsi distruttivi, incapaci di indipendenza.

Eric Fromm01

«La nostra è una società composta da individui notoriamente infelici: isolati, ansiosi, in preda a stati depressivi e a impulsi distruttivi, incapaci di indipendenza, in una parola esseri umani ben lieti di poter ammazzare il tempo che con tanto accanimento cercano di risparmiare».

Eric Fromm, Avere o Essere ?, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1977, 19937, p. 16.


Julián Marí­as Aguilera (1914-2005) – Si può “scivolare” attraverso la vita senza dedicarsi ad essa con energia. Spesso si tratta dell’avarizia vitale, dell’incapacità di dare, che è principalmente darsi.

Julián Marí­as Aguilera

«le persone comuni mirano soltanto a passare il tempo, chi ha un po’ d’ingegno a utilizzarlo».
A. Schopenhauer, Aphorismen zur Lebensweisheit, in Parerga und Paralipomena: kleine philosophischen Schriften, 1851; trad. it. Pocar E., Mondadori, Milano1991, p. 29.

«Una vita minima è una povera vita, scarsamente stimabile. Indica una mancanza di sfruttamento delle possibilità, una rinuncia alla vita […]. Per debolezza vitale – biografica, non biologica – per codardia, per paura del rischio, per mancanza d’amore, si riduce la vita a un livello inferiore a quello possibile. […] Si può “scivolare” attraverso la vita senza dedicarsi ad essa con energia: non esporsi alle tentazioni, agli insuccessi, alle delusioni, agli errori, alle avversità, al dolore. Sono forme larvate di suicidio, di negazione della vita, un risparmio di ciò che si può fare, in tutti i campi […]. Spesso si tratta dell’avarizia vitale, dell’incapacità di dare, che è principalmente darsi»

Julián Marí­as Aguilera, Tratado de lo mejor, Alianza Editorial, Madrid, 1995; trad. il. M. Magnati Fagiolo, Piccolo trattato del bene e del meglio. La morale e le forme della vita, Edizioni San Paolo, Milano 1999, p. 80-81).