Saffo (VII-VI sec. a.C.) – L’essere umano non può sfuggire la vecchiaia.
«Voi, fanciulle, i bei doni delle Muse dal seno di viola
cercate e la lira armoniosa che accompagna il canto.
A me il corpo un tempo tenero ormai la vecchiaia
ha colpito, i capelli da neri sono diventati bianchi,
il mio animo si è fatto pesante, non reggono le ginocchia
che prima danzavano leggere come quelle dei cerbiatti.
Spesso cedo al lamento. Ma cosa si può fare?
L’essere umano non può sfuggire la vecchiaia.
Un tempo Titono, raccontano, Aurora braccia di rosa
per amore lo trasportò con sé ai confini del mondo
quando era bello e giovane. Ma anche lui raggiunse
col tempo la grigia vecchiaia, pur avendo una sposa immortale».
Nella filologia moderna, i frammenti di Saffo sono spesso editi con quelli di Alceo. Hanno segnato una svolta le edizioni di E. Lobel e D.-L. Page, Poetarum Lesbionun Fragmenta, Oxford 1955, e di Carlo Gallavotti. Saffo e Alceo, Napoli 1957. Vale come riferimento quella di Eva-Maria Voigt. Sappho et Alcaeus, Amsterdam 1971. Un commento importante è quello del tedesco Max Treu, Sappho, Monaco 1954.