Salvatore A. Bravo – La neuroeconomia è ipertrofia delle merci, e sottrae all’essere umano la sua essenza e le sue potenzialità da concretizzare in atti di senso. L’uomo è spirito, e sapere ciò che questo comporta è il compito più grande. L’uomo è davvero soltanto ciò che sa di essere.

Nuoroeconomia–Neuroscienze

La neuroeconomia

Lezioni sulla logica

Lezioni sulla logica

Pensare e avere pensieri sono due cose diverse.
L’oggetto della nostra disciplina consiste nel sapere il pensare; sapere ciò che siamo.
L’uomo è spirito, e sapere ciò che questo comporta è il compito più grande. L’uomo è davvero soltanto ciò che sa di essere.

G.W.F. Hegel

Salvatore A. Bravo

La neuroeconomia

 

 

La neuroeconomia

L’economicismo integralista negli ultimi decenni sta compiendo un salto qualitativo. Dalla propaganda mediatica continua ed ossessiva, ma ancora debolmente controllabile dagli utenti e dai popoli, si sta gradualmente strutturando una nuova strategia di mercato: entrare nella mente, controllare il cervello, per disporlo al baratto.

Brainfluence

Brainfluence

Si tratta di un intervento radicale e discreto, l’economia trasforma gli esseri umani, i popoli, in stabili consumatori per il mercato, ambisce a forgiare la natura umana. Il mercato – novello Demiurgo – vuole plasmare i circuiti cerebrali per rendere la persona non solo consumatore, ma specialmente, dipendente in modo assoluto dal mercato, anzi ad esso organico. Si tratta di una forma di totalitarismo, assolutamente nuova, che non trova precedenti nella storia umana.

Digital Neuromarketing

Digital Neuromarketing

Il mercato ipostatizza se stesso, mediante l’asservimento globale all’economia con una strategia assolutamente nuova: entrare nella mente, fessurare la mente ed incidere in essa la logica del mercato. Le neuroscienze, la psichiatria e la psicologia divengono lo sgabello dell’economia, mettono a disposizione le loro ricerche per rafforzare l’espansione del mercato e contribuire alla trasformazione dei popoli in pubblici dipendenti del valore di scambio, inconsapevoli e nel contempo complici.

 

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Introduction Neuromarketing & Consumer Neuroscience

Introduction Neuromarketing & Consumer Neuroscience

 

La neuroecomia

La neuroecomia

Introduction Neuromarketing & Consumer Neuroscience01

Introduction Neuromarketing & Consumer Neuroscience

Neuroeconomia in azione

Neuroeconomia in azione

Neuroeconomia, Neurofinanza

Neuroeconomia, Neurofinanza

Neuroeconomia, neuromarketing e processi decisionali

Neuroeconomia, neuromarketing e processi decisionali

Neuroeconomia. El modelo Spenta

Neuroeconomia. El modelo Spenta

Bradley R. Poste, Neuroscienze cognitive. L'essenziale

Neuroscienze cognitive

Gli strumenti

La neuroeconomia si avvale delle neuroscienze, queste ultime portano a compimento un processo iniziato con David Hume ed Adam Smith.
David Hume ha destrutturato il soggetto rendendolo un fascio di emozioni in entrata ed in uscita senza nessuna consistenza ontologica, funzionale, in tal modo, alle logiche del baratto, dei desideri che lo attraversano e poi si dileguano, per poi ripresentarsi, come se il soggetto fosse un ciclo meccanico che puntualmente si riempie di desideri, li consuma, li svuota per ricominciare il ciclo.
Adam Smith ha ipostatizzato il mercato, affermando che l’essenza del soggetto umano è il baratto, lo scambio: tutta la storia umana è letta da Smith secondo la logica dello scambio e dell’utile.
Le due tesi – complementari l’una con l’altra – si possono facilmente smentire. Gli studi di Karl Polany, di Ivan Illich e di molti antropologi contraddicono l’integralismo economicistico ed il servidorame del turbocapitalismo: l’essenza dell’uomo è un’essenza generica (Gattugswesen), l’essere umano è simbolico, dà senso alla propria esistenza nelle circostanze che gli sono date.

Neuroeconomia

Neuroeconomia

Il fine attuale è smantellare ogni dubbio, ridurre le conoscenze, elidere la formazione critica ed umanistica in modo che la neuroeconomia e le neuroscienze possano agire senza ostacoli, glorificando il mercato ed i suoi crimini. Il primo di questi crimini è di ordine filosofico, si smantella un’intera tradizione, la si riduce a pochi autori funzionali alla logica del mercato. La neuroeconomia è ipertrofica nelle merci, ma sottrae all’essere umano la sua essenza, le potenzialità da concretizzare in atti di senso.

 

 

Neuroeconomia01

Neuroeconomia

Le neuroscienze, per entrare nella mente e decodificarla, per comprenderne i processi che favoriscono, hanno utilizzato dapprima la PET (Tomografia per emissione di positroni), che è uno strumento di registrazione indiretta dell’attività cerebrale, e successivamente l’fMRI (Risonanza Magnetica Nucleare funzionale) la quale è, invece, basata sul fenomeno della risonanza magnetica nucleare, che utilizza le proprietà nucleari di alcuni atomi in presenza di campi magnetici. I risultati della PET non sono immediati, per cui gradualmente è stata sostituita dall’fMRI, la quale invece riesce a dare risultati veloci. L’fMRI consente di visualizzare su una scala temporale quantificabile al dettaglio le alterazioni dell’ossigenazione delle regioni corticali, variazioni che si considerano siano in stretta relazione con il grado di attività delle regioni cerebrali.

 

Neuroeconomic Analysis

Neuroeconomic Analysis

La neuroeconomia è stata definita come la condizione in cui conoscenza ed utilizzazione dei processi cerebrali consentono di trovare dei nuovi fondamenti per le teorie economiche (Colin Camerer, La neuroeconomia. Come le neuroscienze possono spiegare l’economia [2004], Il Sole 24 Ore, 2008). Gli esperimenti di Platt e Paul Glimcher [Platt e Glimcher, 1999] sulle scimmie sono stati finalizzati a capire per comparazione la reazione degli esseri umani. Secondo l’esperimento di Platt è sufficiente l’inalazione di un ormone, l’ossitocina, per avere comportamenti generosi. La coscienza è così sostituita da ormoni, da agenti ormonali che possono indurre ad assumere comportamenti pro-comunitari o pro-mercato.

Neuroscienze cognitive

Neuroscienze cognitive

Neuroeconomics. Theory, Applications, ad Perspectives

Neuroeconomics. Theory, Applications, ad Perspectives

 

Le conoscenze e la formazione che dovrebbero essere al servizio dell’umanità, per favorirne i processi di emancipazione, sono ora la gabbia d’acciaio, la caverna, in cui l’essere umano è sospinto per essere allevato in funzione del mercato come un animale da batteria. L’animalizzazione dell’essere umano non potrebbe essere più palese.

Neuroeconomics

Neuroeconomics

 

Gli studi di Dondres e più tardi di Robert Stenberg (psicologo cognitivo) Michael Posner (psichiatra clinico) e Amos Tversky e Daniel Kanheman (psicologi dell’economia comportamentale), hanno poi contribuito a studiare mediante sperimentazione e quantificazione i tempi di reazione ad uno stimolo, le aree interessate e la conseguente reazioni. Gli studi sul sonno sono tesi a piegare il ciclo naturale della sospensione del consumo e della produzione in direzione dell’attività continua. Le neuroscienze offrono il fianco ideologico non solo all’economia, ma anche al ridimensionamento del pensiero: senza sonno non vi è pensiero, ma solo un essere sempre più vicino alla condizione di MUSULMANO: tali erano chiamati nei campi di sterminio le persone non più tali, o quasi, più simili ad oggetti con il soffio vitale, in loro non albergava pensiero o volontà personale:

«Seguendo l’iniziativa dell’Agenzia per le ricerche avanzate del Pentagono, i ricercatori di varie accademie stanno conducendo test sperimentali su una varietà di tecniche antisonno […]. Gli studi sull’insonnia efficiente si inseriscono in un programma che mira alla creazione di un nuovo genere di soldato […]. I passeri dalla corona bianca sono stati prelevati dall’ecosistema della costa del Pacifico, dove compiono i consueti percorsi stagionali, affinché diano il loro contributo al tentativo di imporre al corpo umano schemi artificiali di temporalità e di prestazione efficiente. Come la storia insegna, le innovazioni in campo militare vengono poi inevitabilmente assimilate in una sfera sociale più ampia, per cui il soldato a prova di sonno è l’antesignano del lavoratore o del consumatore immuni dal sonno. I farmaci contro il sonno, opportunamente presentati attraverso martellanti campagne pubblicitarie, diventerebbero in prima battuta un’opzione legata a un particolare stile di vita per poi tramutarsi, infine, in un’esigenza imprescindibile per grandi masse di persone. I sistemi di mercato 24/7 e un’infrastrutura globale concepita per forme di produzione e consumo senza limiti sono già una realtà da tempo, ma ora si tratta di costruire un soggetto umano che possa adeguarvisi in modo sempre più completo».[1]

 

Paul W. Glimcher, Decisions, Uncertainty, ans the Brain. The Science of Neuroeconimics

Paul W. Glimcher, Decisions, Uncertainty, ans the Brain. The Science of Neuroeconimics

Neuromarketing

Neuromarketing

In questo modo le neuroscienze, spesso finanziate da potentati economici, sono al servizio del mercato. Cade il mito, se qualcuno ci credeva, della neutralità della scienza, e del suo essere al servizio dell’umanità. Neuroscienze, psichiatria e psicologia sono così alleate in funzione adattiva, lavorano per ridurre l’essere umano a poche leve da stimolare secondo i bisogni del mercato. L’uomo macchina non più per la produzione, ma per il consumo. Si installano nell’essere umano l’abitudine a comprare, a vendersi, a desiderare l’inautentico agendo nella carne, stimolando alcuni settori dell’area corticale prevedendone gli effetti. Il biopotere non deve gestire la vita, ma il consumo, necessario è solo la vita del mercato, gli esseri umani non sono che comparse che animano il mercato. Si potrebbe definire l’attuale periodo storico come biomercato.
Il Regno animale dello Spirito descritto da Hegel e l’alienazione marxiana trovano nella contemporaneità, e probabilmente in un futuro prossimo, la loro massima realizzazione. L’atomizzazione dell’essere umano passa per una sorta di lobotomia: si elimina la creatività, la cura di sé e della comunità, per ridurre la mente a cervello, a poche parti di esso da stimolare secondo piani di investimento, offrendo in cambio l’illusione della libertà, della scelta.

 

Le condizione per la neuroeconomia

Il successo della neuroeconomia è possibile, perché si concretizza in un contesto storico sociale in cui l’essere umano è debilitato, reso debole e dunque indifeso da una serie di fattori: la cultura filosofica ha abbracciato il pensiero debole (G. Vattimo), la natura umana è dichiarata inesistente (M. Foucault). I diritti sociali tra cui la formazione sono nell’agenda finanziaria al fine di essere smantellati, i corpi medi (partiti, sindacati, associazioni) sono una presenza più formale che sostanziale.

Il soggetto, abbandonato ai flutti delle manipolazioni, non ha difese di ordine culturale, sociale e politico. L’intero sistema spinge a rendere il soggetto suddito ubbidiente della ipostasi mercato. Nei fatti si nega la democrazia in modo radicale, e con essa la Costituzione degli stati democratici e il Manifesto di Ventotene (1941) che teorizzava l’Europa dei popoli liberi ed emancipati. L’ordito economico che si sta delineando ha il fine di disegnare l’uomo ad una dimensione, sogno di ogni totalitarismo.

La Logica hegeliana per sottrarsi alla neuroeconomia

La tragedia dei nostri giorni è il vuoto politico. La pervasività della neuroeconomia ha un nuovo alleato: l’assenza delle sinistre, il silenzio sulla favola triste del libero mercato nella società dei diritti individuali.
La speranza vive nella concretezza dell’umanità che – malgrado il regno della chiacchiera mediatica – vive l’esperienza dell’alienazione e dell’infelicità collettiva. Il travaglio del negativo di tanti è l’humus per il pensiero, per la riorganizzazione teorica contro l’economicismo integralista. La resistenza è ancora possibile ed appare nei luoghi più impensabili: nelle istituzioni, nelle chiese, nei singoli isolati che conservano la nostalgia per l’unità come nel mito dell’androgino nel Simposio di Platone.
Al momento tutto è nebuloso, fosco, ma il tempo presente non è tutto, la storia a volte ha svolte improvvise. Malgrado ciò, l’essere umano è portatore potenziale della sua salvezza, reca con sé la possibilità sua più autentica: il pensiero quale attività concettualizzante, che riporta le rappresentazioni, gli stimoli, i desideri ad un ordine unitario di senso. Ripensare Hegel contro la neuroeconomia, ripensare il pensiero, reimparare l’attività del pensiero per difendersi dall’invasità dell’illimitato.
Soggettività e limite sono due capisaldi imprescindibili della natura umana senza di essi non vi è pensiero. Concludo ricordando cos’è il pensare secondo Hegel, perché solo il pensiero filosofico può salvarci dalla catastrofe dell’illimitato scientemente organizzato:

 

 

Lezioni sulla logica

Lezioni sulla logica

 

«È vero che ciascun uomo ha tuttavia una logica, una logica naturale; pensiamo in modo immediato, e per pensare non dobbiamo studiare la logica. Ci si appella per questo al fatto che la logica non sarebbe necessaria. Tuttavia, in primo luogo, conoscere il pensare è già un oggetto degno di per sé; e in secondo luogo, solo così impariamo in che misura quel che pensiamo è vero.
L’utilità della logica consiste perciò nel farci padroni di questo pensare.
Pensare e avere pensieri sono due cose diverse.
L’oggetto della nostra disciplina consiste nel sapere il pensare; sapere ciò che siamo.
L’uomo è spirito, e sapere ciò che questo comporta è il compito più grande. L’uomo è davvero soltanto ciò che sa di essere.
Perciò, l’uomo reca con sé il diritto al pensare; ma sapere in cosa veramente consista tale diritto è qualcosa di più. Non esiste alcuna logica artificiale, come si usa dire, ma esiste senz’altro una logica conscia. I pensieri, per così dire, li riceviamo nelle nostre teste; pensieri che sono il vero. Apprendiamo poi a tener fermo qualcosa di universale, ed è in ciò che consiste la nostra formazione [Bildung], mediante cui impariamo a far emergere l’essenziale. Le considerazioni di utilità, qui, non vanno disdegnate. Si deve voler conoscere il vero per se stesso, si afferma, e tuttavia anche l’utile costituisce un altro lato della cosa. Dio si sacrifica nella natura a beneficio del mondo individuale; quel che è in sé e per sé il più eccellente è anche il più utile».[2]

Salvatore A. Bravo

 

[1] J. Crary, 24/7. Il Capitalismo all’assalto del sonno, Einaudi, 2015, pp. 5-6.

[2] G.W.F. Hegel, Lezioni sulla Logica [1831], ETS, Pisa 2018, p. 14.

 

 

 

 


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Cosimo Quarta (1941-2016) – Nell’utopia si esprime la coscienza critica per la carenza d’essere, per l’insufficienza fattuale del reale, per la sua non rispondenza ai bisogni umani.

Cosimo Quarta 006

Tommaso Moro

 

 

«L’utopia, in quanto ou-topia (“non-luogo”) si genera da un non ed è protesa su un altro non. Solo che il non da cui essa si genera è il negativo, la distopia, esprime cioè la coscienza critica, la carenza d’essere, l’insufficienza fattuale del reale, la sua non rispondenza ai bisogni umani. Mentre il non su cui l’utopia è protesa si configura come eu-topia (“buon luogo”), ossia come il “luogo felice” che non c’è».

Cosimo Quarta, Tommaso Moro. Una reinterpretazione dell’Utopia, Bari 1990, p. 68.

 


Cosimo Quarta – L’uomo è un essere progettuale. Il progetto spinge a impegnarsi per cambiare lo stato di cose presente. La carenza di progettazione sociale è segno di fuga dalla vita, perché realizzare il fine richiede impegno, dedizione, pazienza, sofferenza, sacrificio.
Cosimo Quarta – Se manca solo uno di questi momenti (critico, progettuale, realizzativo), non si dà coscienza utopica, e anzi, non si dà coscienza autenticamente umana.
Cosimo Quarta – Il bisogno di progettare, nell’uomo, non è un fatto accidentale, ma essenziale, in quanto corrisponde alla sua originaria natura. Il progettare è possibile ed ha senso solo in presenza e in vista del futuro. La “fame di futuro” è fame di progettualità, ossia bisogno forte e urgente di utopia, il cui strumento privilegiato è la progettualità.
Cosimo Quarta – Non può costruirsi una società comunitaria senza un’azione parallela mirante a trasformare contemporaneamente le condizioni esterne e le coscienze. Perché vi sia autentica comunità occorre sviluppare una coscienza comunitaria. Il principio fondamentale che regge l’intero edificio comunitario di Utopia è proprio l’humanitas, ossia la coscienza del valore e della dignità degli uomini, di tutti gli uomini, e del loro comune destino.

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Costanzo Preve (1943-2013) – Teniamo la barra del timone diritta in una prospettiva di lunga durata. La “passione durevole” per il comunismo coincide certo con il percorso della nostra vita concreta fatalmente breve, ma essa è anche ideale, nel senso che va al di là della nostra stessa vita.

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«Una prospettiva di lunga durata.
Dal momento che la storia non è caratterizzata dalla prevedibilità, ma dall’aleatorietà,
non possiamo sapere se il profilo culturale che proponiamo avrà successo o meno,
se resterà a lungo minoritario e marginale oppure se si diffonderà in tempi non biblici.
Non lo sappiamo.
Teniamo però la barra del timone diritta,
se siamo convinti di quello che pensiamo e soprattutto non giudichiamo i successi
e/o i fallimenti con il parametro errato ed illusorio del cosiddetto “breve periodo”.
La commedia del ciclo di illusioni e di successivi pentimenti
ha già caratterizzato la generazione del Sessantotto.
Direi che ne basta ed avanza una».

Costanzo Preve (Torino, ottobre 2007)

 

***

«La “passione durevole” per il comunismo, o se si vuole per la critica al capitalismo, presuppone per esistere e per essere coltivata e sviluppata che ci si renda per conto che essa da un lato coincide con il percorso della nostra vita umana e concreta, necessariamente e fatalmente breve, ma che dall’altro essa è ideale, nel senso che va al di là della nostra stessa vita umana».

Costanzo Preve, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia., Petite Plaisance, Pistoia 2013, p. 461.

***

«Da tempo sono disceso dalla sella dei nobili cavalli di pensatori di riferimento grandissimi (Spinoza, Hegel, Marx) o semplicemente grandi (Adorno, Bloch, Sartre, Gramsci, lo stesso Lukàcs, ecc). Mi sono comprato un asinello, che però è mio, che nutro, mantengo e di cui sono responsabile. Meglio essere proprietario di un asinello, che essere costretto da altri a scendere da cavallo, o meglio dal cammello, perché l’appartenenza ideologica è un fenomeno da cammelli nel senso preciso dato a questa parola da Nietzsche».

Costanzo Preve, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia., Petite Plaisance, Pistoia 2013, pp. 454-455.

***

«Non abbiamo bisogno di un pensiero ”post-metafisico”, che infatti c’è già, e non è altro che l’affermazione incontrastata dell’utilitarismo economico non solo nelle scienze sociali ma nell’intera vita quotidiana del capitalismo contemporaneo, ma abbiamo invece bisogno proprio di una “metafisica”, che tenga ovviamente conto delle obiezioni serie ed intelligenti alla metafisica stessa».

Costanzo Preve, Storia critica del marxismo, La Città del Sole, Napoli 2007, p. 49.

 

***

«Chi scrive è un “mutante” (per usare il termine di Isaac Asimov), oppure un “dissidente” radicale (per dirla con Solženitcin). Non mi riconosco infatti in quasi nessuno dei comandamenti del Politicamente Corretto, la nuova teologia di riferimento della società in cui vivo (che personalmente definisco come la terza età del capitalismo, un ipercapitalismo assolutistico largamente post-borghese e post-proletario). Soprattutto, rifiuto radicalmentele due dicotomie classificatorie Ateismo/Religione e Destra/Sinistra. Potrei argomentarlo analiticamente, e l’ho fatto».

Costanzo Preve, Storia critica del marxismo, La Città del Sole, Napoli 2007, p. 33.

 

***

«L’idea che un pensatore abbia capito tutto e non vi siano nel suo pensiero incoerenze, incertezze, illusioni ecc., è un’idea superstiziosa. Il soffocante abbraccio di questi fanatici amici di Marx ha a lungo impedito la naturale applicazione dello stesso metodo critico di Marx al suo proprio pensiero marxiano e soprattutto al marxismo successivo. È infatti del tutto assurdo che il geniale scopritore del metodo della critica alle ideologie fosse, egli solo nella lunga storia del mondo, del tutto immune da un condizionamento ideologico nell’elaborazione della propria dottrina. È anche assurdo che egli sia stato l’unico pensatore della storia del mondo ad avere conseguito una perfetta ed assoluta trasparenza sull’uso critico delle proprie fonti ideologiche, scientifiche e filosofiche. Il culto di Marx ha impedito per quasi un secolo un’analisi critica del suo pensiero. Naturalmente, vi era una ragione per spiegare questa follia. Marx doveva essere infallibile in tutte le cose che diceva, perché magicamente la sua infallibilità potesse essere trasmessa e trasferita ai dirigenti politici del movimento comunista burocratizzato».

Costanzo Preve, I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell’Ottocento e del Novecento, Petite Plaisance, Pistoia 1999, pp. 76-77.

 

***

«Quando parliamo di alienazione, cioè di cessione e di perdita, bisogna subito dire chi è che aliena e che cosa aliena. Chi aliena è l’uomo, e non l’uomo naturale sebbene l’uomo già storicamente costituito (e non c’è dunque nessuna paura di cadere nel naturalismo astorico o nell’umanesimo astratto interclassista), e ciò che aliena è la sua essenza umana generica (Gattungswesen). Egli non aliena dunque solo la sua essenza umana, che è l’insieme dei rapporti di produzione, e non comprende l’elemento naturale e biologico della sua costituzione antropologica complessiva, ma aliena qualcosa di più, la sua essenza umana generica, in cui ciò che conta veramente è la parola ‘generica’. La parola ‘generico’ si contrappone alla parola ‘specifico’. Le termiti non si alienano assolutamente nel loro termitaio, così come le api non si alienano assolutamente nel loro alveare. Come si vede, il concetto di essenza umana non deve essere confuso con quello di natura umana, che è più ampio, e comprende una sintesi di naturale e di storico, mentre l’essenza umana è solo storica, e chi si ferma ad essa sbocca in un povero sociologismo. Anche la natura è ovviamente storica, ma la sua storicità è più lenta, e dunque l’uomo antropologicamente è l’unione di due temporalità distinte anche se interconnesse. Proprio perché l’uomo è un ente naturale generico il capitalismo lo aliena, perché lo strappa alla sua genericità e lo rende specifico, cioè specifico ai soli rapporti capitalistici di produzione, che vengono appunto specificati, nel senso di animalizzato».

Costanzo Preve, Marxismo e Filosofia. Note, riflessioni e alcune novità., Petite Plaisance, Pistoia 2002, pp. 105-106.


Alcuni libri di

Costanzo Preve

Preve in rosso

 

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Le contraddizioni di Norberto Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale

Individui liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui

Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia contemporanea.

Marxismo, Filosofia, Verità.

I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell’Ottocento e del Novecento

L’educazione filosofica. Memoria del passato – Compito del presente – Sfida del futuro.

Un secolo di marxismo. Idee e ideologie.

Le avventure dell’ateismo. Religione e materialismo oggi.

Il bombardamento etico. Saggio sull’Interventismo Umanitario, sull’Embargo Terapeutico e sulla Menzogna Evidente.

Destra e Sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali.

Marxismo e Filosofia. Note, riflessioni e alcune novità.

Verità filosofica e critica sociale. Religione, filosofia, marxismo.

Marx e gli antichi Greci.

Storia della dialettica.

Storia dell’etica.

Storia del materialismo.

La questione nazionale alle soglie del XXI secolo. Note introduttive ad un problema delicato e pieno di pregiudizi.

Le stagioni del nichilismo. Un’analisi filosofica ed una prognosi storica.

Contro il capitalismo, oltre il comunismo. Riflessioni su una eredità storica e su un futuro possibile.

Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi.

Scienza, Politica, Filosofia. Un’interpretazione filosofica del Novecento.

L’alba del Sessantotto. Una interpretazione filosofica. [Nuova edizione riveduta e corretta].

Il marxismo e la tradizione culturale europea.

Filosofia della verità e della giustizia. Il pensiero di Karel Kosík.

Lettera sull’Umanesimo.

Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia.

Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia



Altri scritti di

Costanzo Preve

 

Preve in rosso

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Costanzo Preve – Recensione a: Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, «Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”», Petite Plaisance, Pistoia, 2013

Costanzo Preve – Introduzione ai «Manoscritti economico-filosofici del 1844» di Karl Marx.

Costanzo Preve – Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia.

Costanzo Preve – Nel labirinto delle scuole filosofiche contemporanee. A partire dalla bussola di Luca Grecchi.

Costanzo Preve – Questioni di filosofia, di verità, di storia, di comunità. INTERVISTA A COSTANZO PREVE a cura di Saša Hrnjez

Costanzo Preve – Capitalismo senza classi e società neofeudale. Ipotesi a partire da una interpretazione originale della teoria di Marx.

Costanzo Preve – Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante

Costanzo Preve – Religione Politica Dualista Destra/Sinistra. Considerazioni preliminari sulla genesi storica passata, sulla funzionalità sistemica presente e sulle prospettive future di questa moderna Religione

Costanzo Preve – Invito allo Straniamento 2° • Costanzo Preve marxiano ci invita ad un riorientamento, ad uno “scuotimento” associato a un mutamento radicale di prospettiva, alla trasformazione dello sguardo con cui ci si accosta al mondo.

Costanzo Preve (1943-2013) – Prefazione di Costanzo Preve alla traduzione greca (luglio 2012) de “Il Bombardamento Etico”. Un libro che è ancora più attuale di quando fu scritto, sedici anni or sono.

Costanzo Preve – Marx lettore di Hegel e … Hegel lettore di Marx. Considerazioni sull’idealismo, il materialismo e la dialettica

Costanzo Preve (1943 – 2013) – «Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi». La ricerca della visibilità a tutti i costi è illusoria. L’impegno intellettuale e morale, conoscitivo e pratico, deve essere esercitato direttamente. Saremo giudicati solo dalle nostre opere.

Costanzo Preve (1943-2013) – Il Sessantotto è una costellazione di eventi eterogenei impropriamente unificati. Il mettere in comune questi eventi eterogenei è un falso storiografico.

Costanzo Preve (1943-2013) – «Il convitato di pietra». Il nichilismo è una pratica, è la condizione del quotidiano senza la mediazione della coscienza, senza la fatica del concettualizzare

 


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Arianna Fermani – L’armonia è il punto in cui si incontra e si realizza la meraviglia. Da sempre armonia e bellezza vanno insieme.

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La filosofia del volto

La filosofia del volto

 

La proiezione scelta

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Su di un selciato,
al centro dei lati,
si tuffano i sogni
del giovane adulto.

 

 

La chioma, nel liscio,
leviga lo sguardo
rivolto alla setola,
che beve tra i colori
mescolati all’acqua.

 

luna

Il Bene ed il Male
si incontrano al centro
del piede in direzione,
baciato dalla luce,
rivolto alla speranza.

 

 

Nel passo protetto,
la sapienza giace ferma:
è l’immagine del volto,
sotto lacrime nei colori,
privato dal grigiore
plasmato sulla stoffa.

 

 

                             Giovanni Foresta

Ἁρμονία

Cadmo e Armonia sul carro, vaso attico, V se. a.C.

Cadmo e Armonia sul carro, vaso attico, V sec. a.C.

 

Armonia, per gli antichi Greci, era una dea, figlia di Ares e Afrodite. Il mito narra che Zeus diede Armonia in sposa al fondatore di Tebe, Cadmo, come ricompensa per averlo liberato dal mostro Tifeo. Tutti gli dèi scesero a Tebe dall’Olimpo per celebrare il matrimonio. In queste che furono, stando al mito, le prime nozze della storia, c’è un dono, ricevuto dalla sposa, prezioso ed emblematico come pochi altri. Si tratta della collana, forgiata da Efesto, che Afrodite mise al collo della sposa, dotandola del potere di dare eterna giovinezza e perenne bellezza a chiunque la indossasse.
Da sempre, dunque, armonia e bellezza vanno insieme.

 

collana-di-armonia

La collana di Armonia

Armonia, infatti, significa consonanza, accordo (harmonia deriva da harmozo, che significa, appunto, accordo), e indica quella concordia fra le parti in grado di realizzare un intero ovvero «un insieme ordinato di parti ordinate», bello a vedersi, armonico, appunto. Questo, forse, spiega perché «ciò che ci delizia in una bellezza visibile è l’invisibile» (Marie von Ebner-Eschenbach).
L’«invisibile», nella bellezza del volto come in ogni altro accordo armonico, non è altro che quell’ordine, quella logica sottile ma profonda, che innerva e sostiene i nessi fra le parti e fra le parti e l’intero. L’armonia, in questo senso, è prima di tutto ordine, misura, equilibrio di rapporti numerici.
Non a caso le fonti attribuiscono a Pitagora (fondatore, di quel termine kosmos da cui deriva, anche se non ci si pensa mai, la nostra “cosmetica”) il pensiero secondo cui «grazie ai numeri tutto diventa bello».
L’armonia, però, oltre ad essere «ciò che si vede», è anche ciò che «si sente», nel senso di «ciò che si ascolta». L’armonia, infatti, è anche – anzi forse prima di tutto – un concetto musicale, visto che indica «consonanza di voci o di strumenti in accordo tra loro».
L’armonia, pertanto, come dal pensiero di Foresta emerge molto chiaramente, costituisce l’anello di congiunzione tra occhi e orecchie; è il punto in cui si incontra e si realizza la meraviglia.
E […] tornando alla meraviglia, che se da un lato è la vera origine della filosofia («Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia», ricorda Aristotele nella Metafisica), dall’altro è ciò che, da quel particolarissimo modo di «stare al mondo» rappresentato dalla «postura filosofica», deriva. Joseph Brodsky, Nobel per la letteratura nel 1997, scrisse una cosa molto bella, in cui si intrecciano molti dei fili tessuti, qui e altrove, dai pensieri di Giovanni Foresta: «Posto che la bellezza sia una particolare distribuzione della luce, quella più congeniale alla retina, la lacrima è il modo con cui la retina – come la lacrima stessa – ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza».

Arianna Fermani, in Arianna Fermani e Giovanni Foresta, La filosofia del volto. Dal pensiero di Giovanni Foresta al commento filosofico di Arianna Fermani, Chiaredizioni, 2017, pp. 61-62.


Coperta 307

 Arianna Fermani
L’educazione come cura e come piena fioritura dell’essere umano
Riflessioni sulla paideia in Aristotele
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*
Coppa di Duride, V secolo a.C. Kunsthistorisches Museum, Antikensammlung, Vienna.

Coppa di Duride, V secolo a.C.

Contrariamente ad un certo filone interpretativo che ritiene Aristotele scarsamente interessante dal punto di vista pedagogico, l’Autrice ritiene che il tema della paideia, nella riflessione dello Stagirita, rappresenti un elemento cruciale a molti livelli, avendo egli fornito imprescindibili elementi – di assoluto interesse e attualità – sul tema dell’educazione. Aristotele dunque come uno dei momenti fondamentali del pensiero pedagogico: la sua riflessione infatti mette a tema, in molti modi e su più piani, la questione della formazione del soggetto, che costituisce uno dei pensieri aurorali della filosofia occidentale.
Più nello specifico, l’Autrice ha cercato di esplorare i molteplici nessi fra etica ed educazione, mostrando come, nel discorso dello Stagirita, il tema della paideia costituisca, insieme e a livelli diversi, uno snodo cruciale. L’educazione, cioè, si configura per il filosofo greco come una nozione intrinsecamente ricca e polivoca, che instaura con l’etica una complessa serie di legami.
Particolare della coppa di Duride, lato alto.

Particolare della coppa di Duride, lato alto.

Particolare della coppa di Duride, lato basso

Particolare della coppa di Duride, lato basso.

 

Sommario

Osservazioni preliminari
Originalità e attualità della riflessione aristotelica sull’educazione
Primo scenario educativo: l’educazione precede l’etica
L’insegnabilità della virtù: limiti e caratteristiche
L’emotional training e l’educazione “delle” passioni
Ulteriori articolazioni del modello educativo
Secondo scenario educativo: l’educazione è l’etica
Educazione e metodo della ricerca
Riflessioni conclusive



Arianna Fermani

L’educazione come cura e come piena fioritura dell’essere umano

Riflessioni sulla Paideia in Aristotele

in Educação e filosofia, 31, n. 61 (2017)

Sem título-1

 «Non è una differenza da poco il fatto che subito fin dalla nascita veniamo abituati in un modo piuttosto che in un altro ma, al contrario, è importantissimo o, meglio, è tutto» (Etica Nicomachea, II, 1, 1103 b 23-25).

 

 

Questo contributo mira a mettere a fuoco il tema dell’educazione di Aristotele, mostrando come tale riflessione risulti essere originale ed attuale. L’indagine prende avvio dall’esame delle occorrenze di alcuni lemmi all’interno del corpus del filosofo particolarmente significativi rispetto al tema della educazione, come ad esempio

paideia

Si intende mostrare come la riflessione aristotelica sulla paideia, oltre ad un utilizzare una specifica metodologia di indagine, si muova all’interno di due fondamentali scenari educativi: nel primo (che a sua volta si articola in una serie di sotto-questioni, come ad esempio il tema dell’insegnabilità della virtù o quello dell’emotional training e dell’educazione delle passioni) l’educazione precede l’etica, mentre nel secondo l’educazione consiste nell’etica, secondo il fondamentale modello teorico dell’energeia.


Arianna Fermani è Professoressa Associata in Storia della Filosofia Antica all’Università di Macerata. Le sue ricerche vertono principalmente sull’etica antica e, più in particolare, aristotelica, e su alcuni snodi del pensiero politico e antropologico di Platone e di Aristotele. È Membro dell’Associazione Internazionale “Collegium Politicum” e dell’ “International Plato Society”. È membro del Consiglio Direttivo Nazionale della SISFA (Società Italiana di Storia della Filosofia Antica), e Direttrice della Scuola Invernale di Filosofia Roccella Scholé: Scuola di Alta Formazione in Filosofia “Mario Alcaro”. È Presidente della Sezione di Macerata della Società Filosofica Italiana. Ecco, cliccando qui, l’elenco delle sue pubblicazioni.


Tra le molte pubblicazioni di Arianna Fermani

 

Vita felice umana. In dialogo con Platone e Aristotele

Vita felice umana. In dialogo con Platone e Aristotele

Editore: eum, 2006

 

Il saggio si propone di riflettere sul modello classico del bios teleios, cioè della felicità della vita nella sua totalità, cercando di mostrare come il dialogo con gli antichi fornisca ancora “utili” schemi concettuali. Più in particolare si cerca di mostrare come il confronto con le riflessioni etiche di Platone e Aristotele permetta di dipanare i numerosi fili che costituiscono la trama di ogni esistenza umana (come i dolori, i piaceri, l’ampia gamma di beni e di risorse che la costituiscono), e di individuare alcuni rilevanti nodi concettuali (tra cui, ad esempio, quello di “misura”) che costituiscono la semantica della nozione di eudaimonia. Il modello antico di eudaimonia come eu prattein, inoltre, cioè come capacità strategica di “giocar bene”, sembra risultare particolarmente fecondo, invitando ad interrogarsi sulle modalità di attuazione della vita felice e sulla gestione di tutto ciò che ad ogni esistenza si offre per una “prassi di felicità”.

***

L'etica di Aristotele

L’etica di Aristotele: il mondo della vita umana

Editore:Morcelliana, 2012

 

Utilizzando tutte e tre le Etiche aristoteliche, Arianna Fermani, con questo volume, offre un’ulteriore prova dell’attualità e utilità dell’etica dello Stagirita e di un pensiero che, esplicitamente e costitutivamente, mostra che ogni realtà “si dice in molti modi”. Gli schemi che l’intelligenza umana elabora devono essere molteplici e vanno tenuti, per quanto possibile, “aperti”. Questo determina la presenza di “figure” concettuali estremamente mobili e intrinsecamente polimorfe, figure che il Filosofo attraversa lasciando che i loro profili, pur nella loro diversità e, talvolta, persino nella loro incompatibilità, convivano.
La verifica di questa metodologia passa attraverso l’approfondimento di alcune nozioni-chiave, dando vita ad un percorso che, con proposte innovative e valorizzazioni di elementi finora sottovalutati dagli studiosi, si snoda lungo tre linee direttrici fondamentali: quelle di vizio e virtù, quella di passione e, infine, quella di vita buona.

Sommario

Ringraziamenti
Premessa
I “Pensiero occidentale” vs “pensiero orientale”: alcune precisazioni
II “Essere” e “dirsi in molti modi”
Introduzione
I. Per un “approccio unitario” ad Aristotele
II. Autenticità delle tre Etiche
III. Obiettivi e struttura del lavoro

PRIMA PARTE Percorsi di attraversamento delle figure di vizio e virtù
Capitolo primo: Giustizia e giustizie
Capitolo secondo: La fierezza
Capitolo terzo: Sui molti modi di dire “amicizia
Capitolo quarto: Lungo i sentieri della continenza e dell’incontinenza
Capitolo quinto: La philautia: tra “egoismo” e “amor proprio”
Capitolo sesto: Modulazioni della nozione di vizio

SECONDA PARTE: Percorsi di attraversamento della nozione di passione
Capitolo primo: La passione come nozione “in molti modi polivoca”
Capitolo secondo: Le metamorfosi del piacere
Capitolo terzo: Articolazioni della nozione di pudore

TERZA PARTE: Percorsi di attraversamento della nozione di vita buona
Capitolo primo: Dio, il divino e l’essere umano: sui molti modi di essere virtuosi e felici
Capitolo secondo: La questione dell’autosufficienza
Capitolo terzo: Natura/nature, virtù, felicità
Capitolo quarto: Verso la felicitàlungo le molteplici rotte della phronesis
Capitolo quinto: La felicità si dice in molti modi
Conclusioni
Bibliografia
Indice dei nomi

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Le tre etiche

Le tre etiche. Testo greco a fronte

Editore:Bompiani, 2008

 

In un unico volume e con testo greco a fronte le tre grandi opere morali di Aristotele: l'”Etica niconomachea”, l”Etica eudemia” e la “Grande etica”. Questi tre scritti rappresentano tutta la riflessione etica dell’Occidente, e il punto di partenza di ogni discorso filosofico sul fine della vita umana e sui mezzi per raggiungerlo, sul bene e sul male, sulla libertà e sulla scelta morale, sul significato di virtù e di vizio. La raccolta costituisce un unicum, poichè contiene la prima traduzione in italiano moderno del trattato “Sulle virtù e sui vizi”. Un ampio indice ragionato dei concetti permette di individuare le articolazioni fondamentali delle nozioni e degli snodi più significativi della riflessione etica artistotelica. Tramite la presentazione, contenuta nel seggio introduttivo, dei principali problemi storico-ermeneutici legati alla composizione e alla trasmissione delle quattro opere, e di un quadro sinottico dei contenuti delle opere stesse, è possibile visualizzare la struttura complessiva degli scritti e le loro reciproche connessioni.

***

Platone e Aristotele

Platone e Aristotele. Dialettica e logica

Curatori: M. Migliori, A. Fermani

Editore:Morcelliana, 2008

Il confronto tra Platone ed Aristotele è stato interpretato, per lo più, come una opposizione tra modelli conoscitivi: da un lato la dialettica, intesa come il culmine del sapere, dall’altro la logica, intesa come l’insieme delle tecniche per ben argomentare, al di là delle pretese platoniche di una supremazia della dialettica. Ma ha ancora un fondamento filologico e storico questa contrapposizione? Un interrogativo che – nei saggi qui raccolti di alcuni dei più autorevoli interpreti del pensiero antico – mette capo a una pluralità di scavi, storiografici e teoretici. Scavi che invitano a una lettura dei testi platonici ed aristotelici nella loro complessità: emergono inaspettati intrecci e molteplici significati dei termini stessi di dialettica e logica in entrambi i pensatori. Non solo la dialettica platonica ha un suo rigore, ma la stessa logica aristotelica ha affinità, pur nelle differenze, con le procedure argomentative della dialettica. Una prospettiva ermeneutica che interessa non solo lo storico della filosofia antica, ma chiunque abbia a cuore le radici greche delle nostra immagine di ragione.

***

 

Interiorità e animae

Interiorità e anima: la psychè in Platone

Maurizio Migliori, Linda M. Napolitano Valditara, Arianna Fermani

Vita e Pensiero, 2007

Il concetto di anima, una delle più grandi “invenzioni” del mondo greco, figura teorica che ha attraversato e segnato la storia dell’intero Occidente, trova in Platone il primo fondamentale inquadramento filosofico. Non si tratta solo di una tematica dal significato metafisico e religioso: nell’approfondire i molteplici temi che questo concetto attiva emergono naturalmente, già nel filosofo ateniese, tutte le questioni connesse alla spiritualità e allo psichismo umano, con le loro conseguenze etiche. In questo senso l'”anima” apre la strada a un infinito processo di approfondimento e di scoperta dell’interiorità del soggetto. Non a caso questo tema compare in molti testi platonici, in particolare nei dialoghi. Da questa prima elaborazione scaturirono luci e ombre, soluzioni di antichi problemi e nuove domande, di non meno difficile soluzione, anzi tanto complesse da essere ancora oggi messe a tema. Sui molteplici aspetti di queste tematiche filosofiche alcuni tra i maggiori studiosi di Platone si confrontano nel presente volume, avanzando proposte spesso assolutamente innovative, anche per quanto riguarda l’utilizzo di testi sottovalutati, o addirittura quasi ignorati dagli studi precedenti, con una dialettica che dà modo al lettore sia di verificare la capacità ermeneutica delle diverse impostazioni, sia di riscoprire la ricchezza del contributo platonico rispetto a problemi con cui lo stesso pensiero contemporaneo torna positivamente a misurarsi.

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Humanitas

Humanitas (2016). Vol. 1: L’inquietante verità nel pensiero antico.

Curatore: A. Fermani, M. Migliori

Editore: Morcelliana, 2016

 

Editoriale: I. BertolettI, “Humanitas” 1946-2016. Identità e trasformazioni di un’idea l’inquietante verità. La riflessione anticaa cura di Arianna Fermani e Maurizio Migliori M. Migliori, Presentazione F. Eustacchi, Vero-falso in Protagora e Gorgia. Una posizione aporetica ma non relativista M. Migliori, Platone e la dimensione umana del verol. Palpacelli, Vero e falso si apprendono insieme. Il vero e il falso filosofo nell’Eutidemo di Platonea. Fermani, Aristotele e le verità dell’etica G.A. Lucchetta, Dire il falso per conoscere il vero. Aristotele, Fisica ii 1, 193a7) F. Mié, Truth, Facts, and Demonstration in Aristotle. Revisiting Dialectical Art and Methoda. longo, I paradossi nell’Ippia minore di Platone. La critica di Aristotele, Alessandro di Afrodisia e Asclepioe. Spinelli, Sesto Empirico contro alcuni strumenti dogmatici del vero. Note e rassegne F. De Giorgi, Il dialogo nel pontificato di Paolo VI G. Cittadini, Filippo Neri. Una spiritualità per il nostro tempo.

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Il Simposio di Platone

Il ‘simposio’ di Platone

J. Rowe, Arianna Fermani

Academia Verlag, 1998

Cinque lezioni sul dialogo con un ulteriore contributo sul ‘Fedone’ e una breve discussione con Maurizio Migliori e Arianna Fermani; 27-29 marzo 1996, Università di Macerata, Dipartimento di filosofia e scienze umane, in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli studi filosofici.

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Arianna Fermani, “Brividi di bellezza” e desiderio di verità

Arianna Fermani, “Brividi di bellezza” e desiderio di verità

“Brividi di bellezza” e desiderio di verità in Bellezza e Verità;
Brescia, Morcelliana, 2017; pp. 195 – 203

 

***

rivista di

ARISTOTELE E I PROFILI DEL PUDORE

Arianna Fermani

Vita e Pensiero

Rivista di Filosofia Neo-Scolastica

Vol. 100, No. 2/3 (Aprile-Settembre 2008), pp. 183-202

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Studi su ellenismo e filosofia romana

Studi su ellenismo e filosofia romana

Curatori: F. Alesse, A. Fermani, S. Maso

Editore: Storia e Letteratura, 2017

In questo volume vengono raccolti cinque saggi sul pensiero filosofico greco nell’età romana. Le linee di ricerca qui proposte toccano nello specifico questioni attinenti alla filosofia stoica, a quella epicurea, a quella cinico-sofistica e all’aristotelismo di epoca imperiale.

***

Thaumazein cop

Arianna Fermani,
Essere “divorati dal pentimento”.
Sguardi sulla nozione di metameleia in Aristotele

in THAUMÀZEIN; n. 2 (2014); Verona, pp. 225-246

Arianna Fermani,
Essere “divorati dal pentimento”. Sguardi sulla nozione di metameleia in Aristotele

 

 

 

 


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Ilaria Rabatti – «Ricrescite», il libro di Sergio Nelli. Prezioso, straordinario incontro con una voce poetica che ha la forza – “contro le fiatate del vuoto” – di far respirare i muri e di muovere desideri.

Sergio Nelli 001
Ricrescite01

Ricrescite

Sergio Nelli, Ricrescite, tunué, 2018.

 

 

«Fumo al buio, di notte. Non so che tempo faccia. Ho a un passo una stella cometa brillantata, sbilenca, in vetta all’alberello natalizio. Quando tiro, il tizzone della sigaretta risplende […]. Credo si possa dire: ormai ce la faremo».

 Sergio Nelli, Ricrescite, tunué, 2018.

 

 

Torna in libreria per le edizioni tunué, nella collana Romanzi diretta da Vanni Santoni, il bel libro di Sergio Nelli, Ricrescite, scritto nel 2000 e pubblicato per la prima volta nel 2004 da Bollati e Boringhieri. Più che la riscoperta di “una perla sepolta”, per me che non conoscevo Sergio Nelli e, credo, anche per altri lettori, la preziosa occasione di un incontro straordinario con un libro (ed una voce poetica) che ha il merito e la forza – “contro le fiatate del vuoto” – di far respirare i muri e di muovere ancora, disperatamente, desideri (“Nel giardino della casa di Fucecchio, i miei zii hanno segato fin quasi all’attaccatura del tronco coi rami: un cachi, un nespolo (sano), due oleandri e due piante d’alloro. Soprattutto guardando il nespolo, con le sue ricrescite e i suoi ributti, ho fantasticato che potesse avere qualcosa in comune con questo diario”).

Come conferma Antonio Moresco nella breve, empatica, prefazione, Ricrescite è un “libro magico”, “eccentrico”, “sotterraneo”, sempre in bilico con la sua “disperata grazia” tra narrazione e pensiero, tra ricordi recuperati e sguardo allargato sul mondo, tra somatizzazione e autobiografia. Già dopo poche pagine, come in un dormiveglia vigile, seguendo il flusso di pensieri (sensazioni, frasi prese qua e là, tracce di sogni, sferragliare di treni, voci di bambini, boati di traffico) ci scopriamo nel vivo tremante di una vita, “che dà del tu alle pietre” e che tra sole e vento, nella “attesa di un sereno non contrastato” è ingoiata dal tempo. La scrittura solo sembra un argine, forse … e allora il racconto di Nelli cerca di pacificarsi con il tempo dando alla narrazione la forma di diario; i capitoli hanno il nome dei mesi che passano scandendo le stagioni inquiete dell’esistere, scavando sempre, talvolta in modo impietoso, intorno a sé e dentro di sé, nei dettagli delle giornate passate (o perdute) tra il lavoro come insegnante, il rapporto con il figlio di quattro anni Federico, l’impegno umano e intellettuale in una comunità di recupero per alcolisti, l’attrazione per i vulcani ed i lori misteriosi crateri, che sembrano freddi ed indifferenti e che all’improvviso esplodono… È sullo scampato pericolo (forse), contro gli spettri dell’autolesionismo e la stanchezza dei “giorni inerti” che Nelli ragiona con pazienti (infantili) elenchi di cose (“sole, marmo, comignoli che fumano, montagne, giardinetti ventosi, sassi, acqua increspata, file di tegole, piccioni, anziani guardinghi”). Con pensieri semplici ma affilati (Nei loro simposi i greci chiamavano le coppe per il vino crateri), sigaretta dopo sigaretta, in modo asciutto ma sempre emozionale, l’autore procede inserendo “nel dialogo delle voci che lo assedia” nomenclature da trattato di vulcanologia, ingenue epifanie (Fuori stagione, una lucertola sulla strada, di fronte a un portone. E siamo dentro una favola) e ricordi (Il caffè scaldato in un pentolino: odore di tovaglie, di ferri da stiro, di menù inernali, di antiche fiere d’uccelli, di cioccolato…)

Colpisce anche la lingua usata da Nelli, familiare, fortemente comunicativa, intrisa di una fisicità umorale che tende alla propria liberazione (“Al giardinetto tutto il pathos bilioso che si era addensato al chiuso, dopo un litigio, si è svuotato come una gonfia vescica da un’urina fumante”) E il racconto tra scarti umorali, “illuminazioni e affondi”, si muove, si alza, si abbassa, respira forte, facendosi sempre, come i libri che contano davvero, ascoltare e rileggere (“Mentre il giorno ci lascia, la bassura è nella nebbia. Striscio, salto, cammino, guido. Postazioni diverse, trincee improvvisate, giacigli. Al buio, tasto, annuso, mando avanti la bocca, le mani, la lingua. Inn discesa arretro, in salita mi incurvo. Nei corpo a corpo c’è sempre un po’ di luce che si accende, che brilla. Poi, resta uno scintillio, nell’assenza”).

Ilaria Rabatti


Alcuni libri di Sergio Nelli

Rcrescite, Einaudi 2000

Ricrescite, Einaudi 2000

Dopopasqua, Castelvecchi 2000

Dopopasqua, Castelvecchi 2000

Prima dell'estinzione, Effigie 2008,

Prima dell’estinzione, Effigie 2008

Segnavento Pontormo, Titivillus 2008

Segnavento Pontormo, Titivillus 2008

Orbita clandestina, Einaudi 2011

Orbita clandestina, Einaudi 2011

Il primo mondo, Gaffi editore 2014

Il primo mondo, Gaffi  2014

Albedo, Castelvecchi 2017

Albedo, Castelvecchi 2017

 

 


 

 

4066

un “giornale di sconfinamento” per guardare il mondo con occhi diversi

 

Il primo amore

Sergio Nelli, Più del tuo mancarmi

 

 


Ilaria Rabatti – «La casa di carta», di Carlos María Domínguez

Ilaria Rabatti – Un libro di John Berger: «Da A a X. Lettere di una storia»

Ilaria Rabatti – Tra poesia e profezia: Il buio e lo splendore, l’ultima fase della poesia di Margherita Guidacci

Ilaria Rabatti – «Al fuoco della carità». Introduzione al libro di Margherita Guidacci, «Il fuoco e la rosa. I “Quattro Quartetti” di Eliot e Studi su Eliot»

 


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Marcel Proust (1871-1922) – La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci.

MARCEL PROUST 06
ALL'OMBRA DELLE FANCIULLE IN FIORE

ALL’OMBRA DELLE FANCIULLE IN FIORE

La saggezza non si riceve,

bisogna scoprirla da sé

dopo un percorso che nessuno può fare per noi,

né può risparmiarci.

 

 

MARCEL PROUST

ALL’OMBRA DELLE FANCIULLE IN FIORE. ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Edizione italiana a cura di P.Pinto e G.Grasso, prefazione e traduzione di Maura Del Serra, NEWTON COMPTON, Roma, 1997, p. 325


Marcel Proust – La lettura ci insegna ad accrescere il valore della vita
Marcel Proust – «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso»
Marcel Proust (1871-1922) – Il libro essenziale esiste già in ciascuno di noi
Marcel Proust (1871-1922) – Leggere è comunicare

 


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Plutarco (46/48 d.C. – 125/127 d.C.) – Occorre un’educazione seria e un’istruzione corretta. La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma di una scintilla, che la accenda, che vi infonda l’impulso alla ricerca e il desiderio della verità. Bisogna assegnare un ruolo preminente alla filosofia.

Plutarco 001

Plutarco, Moralia

Nel De liberis educandis, Plutarco sottolinea che
 il fine dell’educazione
è quello di formare l’individuo nel pieno delle sue capacità
Per fare questo, l’educazione dovrebbe condurre l’uomo alla virtù,
e quindi alla felicità.

 

«Riassumendo, io ribadisco che nella vita il punto unico, primo, centrale e ultimo, è costituito da un’educazione seria e un’istruzione corretta, e sostengo che il concorso di questi due fattori è efficace per acquisire la virtù e la felicità».

«Gli altri non sono che beni umani, insignificanti e indegni di considerazione. La nobiltà è una bella cosa, ma è un bene proprio degli antenati; la ricchezza è preziosa, ma appartiene alla sorte, che spesso la toglie a chi ce l’ha e la dona a chi non lo sperava. La gloria è meravigliosa, ma instabile; la bellezza ambita, ma caduca; la salute preziosa, ma fragile. La forza fisica è invidiabile, ma comoda preda della malattia e della vecchiaia. L’educazione è l’unico nostro bene immortale e divino».

 

 

«La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma, come un fuoco da ardere, ha bisogno solo di una scintilla, che la accenda, che vi infonda l’impulso alla ricerca e il desiderio della verità».

 

 

«Rivestono grande importanza i principi educativi, gli insegnamenti e gli orientamenti di vita, e ve lo dimostrerò subito con assoluta chiarezza»

.

 

 

«Bisogna assegnare un ruolo preminente alla filosofia. Posso esemplificare la mia idea con un’immagine: è bello, viaggiando per mare, scendere a visitare molte città, ma utile è andare a risiedere in quella migliore. Perciò la filosofia deve costituire il coronamento dell’intero processo educativo».

***

Ecco alcuni brani del libro di Plutarco

***

«Passiamo ora ad occuparci dell’educazione. In generale, anche per la virtù si devono ribadire i concetti che abitualmente enunciamo a proposito delle arti e delle scienze, e cioè che per pervenire a una condotta impeccabile si richiede il concorso di tre fattori: natura, parola e abitudine. Per parola intendo l’istruzione, per abitudine l’esercizio. Le basi sono offerte dalla natura, i progressi dall’istruzione, le acquisizioni dall’applicazione, la perfetta riuscita dalla concomitanza di tutte queste condizioni. Se ne viene a mancare una, la virtù risulta inevitabilmente zoppa da quella parte: la natura senza l’istruzione è cieca, l’istruzione senza la natura è insufficiente, e l’esercizio, se difettano le altre due, è inconcludente. […] Tutte queste condizioni, posso affermarlo decisamente, si incontrarono e cospirarono per dar vita alle anime, universalmente celebrate, di Pitagora, Socrate, Platone e di quanti hanno conseguito una gloria che non tramonterà mai. Segno dunque di felicità e di predilezione celeste è ricevere da un Dio tutti questi doni. Se qualcuno invece pensa che chi è scarsamente dotato, nonostante un’istruzione e un’applicazione correttamente indirizzate alla virtù, non possa compensare, nei limiti del possibile, la propria naturale pochezza, sappia che si sta sbagliando di molto, anzi del tutto. Se l’indolenza guasta le buone qualità naturali, l’insegnamento ne corregge i difetti; le mete facili sfuggono ai negligenti, ma con l’impegno si conquistano quelle difficili. Si può comprendere quanto efficaci e determinanti siano impegno e fatica osservando molti fenomeni. Le gocce d’acqua incavano le pietrei; il ferro e il bronzo si consumano al continuo contatto delle mani; le ruote dei carri, una volta curvate dal tornio, non potrebbero mai, in nessun caso, riacquistare la forma rettilinea d’un tempo; è impossibile raddrizzare i bastoni ricurvi degli attori, ma ciò che è contro natura diventa con la fatica migliore di ciò che è secondo natura. Sono forse questi i soli esempi che dimostrano l’efficacia del l’impegno? No, ce ne sono infiniti altri. Un terreno è di per sé fertile, ma se lo si trascura isterilisce e anzi, quanto migliore è per natura, tanto più incuria ed abbandono lo traggono a rovina. Un altro, invece, è duro e accidentato più del dovuto, ma se lo si coltiva produce subito messi rigogliose. Quali piante, se poco curate, non crescono storte e non diventano infruttifere, mentre con un’adeguata coltivazione danno frutti e riescono a portarli a maturazione? Quale robusta costituzione non s’infiacchisce e consuma per trascuratezza, mollezza e cattiva condizione fisica? Quale natura fiacca non ha compiuto, invece, decisi progressi in robustezza, sottoponendosi a duri e faticosi allenamenti? […]

L’educazione è l’unico nostro bene immortale e divino. Nella natura umana due sono in assoluto gli elementi più importanti: intelletto e parola.
L’intelletto è signore della parola e la parola è al servizio dell’intelletto: è inespugnabile dalla sorte, inattaccabile dalla calunnia, indenne dalla malattia, al riparo dai guasti della vecchiaia, perché solo l’intelletto invecchiando ringiovanisce e il tempo, che porta via ogni altra cosa, alla vecchiaia aggiunge invece la saggezza. […] È bene non dire né fare niente a caso e, come dice il proverbio, «il bello è difficile». I discorsi improvvisati sono pieni di molta sciatteria e superficialità, e tipici di chi non sa da dove cominciare né dove finire. Senza contare le altre stonature, è fatale che chi parla improvvisando cada in una tremenda dismisura e verbosità. La riflessione, invece, non consente al discorso di eccedere la giusta simmetria. […] Con questo, però, non intendo sostenere la condanna assoluta dell’improvvisazione o proibirne l’impiego anche nei casi che la richiedono, ma piuttosto la necessità di adoperarla come si fa con una medicina. Fino all’età adulta ritengo che non si debba mai parlare improvvisando, ma una volta radicate le proprie capacità, allora è bene, se le circostanze lo esigono, godere di piena libertà nell’esprimersi. Perché uno rimasto a lungo in ceppi, anche se riacquista la libertà, per la lunga abitudine alle catene non riesce a camminare spedito ma zoppica, e così pure chi per molto tempo ha avuto sotto chiave la parola, anche se un giorno si trova a dover improvvisare un discorso, fatalmente conserva nel modo d’esprimersi lo stesso sigillo. Comunque, consentire ai ragazzi di parlare improvvisando diventa causa del peggiore vaniloquio. […]

Ma desidero, finché ancora tratto di questo aspetto dell’educazione, esprimere la mia idea al riguardo: un discorso monocorde è anzitutto, a mio modo di vedere, un non trascurabile indizio di povertà culturale, e in secondo luogo, anche ai fini pratici, lo giudico noioso e assolutamente privo di incisività. La monotonia è sempre stucchevole e antipatica: la varietà, invece, è gradevole, come avviene anche in tutti gli altri campi, negli spettacoli musicali, ad esempio, o in quelli teatrali. […] Si deve dunque consentire a un ragazzo libero di ascoltare e conoscere anche tutte le altre discipline, che formano la cosiddetta educazione di base: queste, comunque, le dovrà apprendere di corsa, limitandosi, per così dire, a un assaggio (raggiungere la perfezione in ogni campo è impossibile), e assegnando invece un ruolo preminente alla filosofia. Posso esemplificare la mia idea con un’immagine: è bello, viaggiando per mare, scendere a visitare molte città, ma utile è andare a risiedere in quella migliore. […] Perciò la filosofia deve costituire il coronamento dell’intero processo educativo. Per la cura del corpo gli uomini hanno escogitato due scienze, la medicina e la ginnastica, che assicurano rispettivamente la salute e la vigoria. Il solo rimedio alle malattie e alle passioni dell’anima è dato, invece, dalla filosofia. Per essa e con essa è possibile capire in che cosa consistano il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, quello che, in breve, si deve ricercare o evitare. […]

Tre sono i modelli di vita possibili: l’attivo, lo speculativo e il gaudente. Quest’ultimo, che s’abbandona e si fa schiavo dei piaceri, è animalesco e meschino; quello attivo, se non è assistito dalla filosofia, è goffo e stonato; quello speculativo, se fallisce sul piano pratico, inutile.

Si deve cercare dunque, con il massimo impegno, di occuparsi degli affari pubblici e dedicarsi alla filosofia per quanto le circostanze consentano. […] Sostengo anche questo, che bisogna guidare i ragazzi a comportarsi bene ricorrendo a consigli e parole, e non, per Zeus!, a percosse o maltrattamenti».


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Jeroen van Busleyden (1470-1517) – Hai voluto guadagnarti la riconoscenza di tutto il mondo con i meriti splendidi di questa tua Utopia, nel proporre agli uomini dotati di ragione una tale idea di Stato.

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«Hai voluto guadagnarti la riconoscenza di tutto il mondo con i meriti splendidi di questa tua Utopia: il che non avresti potuto ottenere per via migliore e più giusta di quella che consiste nel proporre agli uomini dotati di ragione una tale idea di Stato, una tale struttura dei comportamenti e un modello così perfetto, che non se n’è mai visto al mondo uno più sodamente istituito, più accurato nei particolari, più desiderabile, tanto che esso supera e sopravanza di un bel tratto le tanto celebrate e decantate repubbliche degli Spartani, degli Ateniesi e dei Romani.
Perché, se quest’ultime fossero state instaurate con gli stessi princìpi che ispirano questo tuo Stato, se fossero state regolate con le stesse istituzioni, leggi, decreti e costumi, certo non sarebbero ormai rovinate e rase al suolo, non giacerebbero estinte – ahimè! – senza speranza alcuna di poter risorgere».

Lettera di Jeroen van Busleyden scritta a Thomas More poco dopo la pubblicazione di Utopia, in Tommaso Moro, Utopia, a cura di L. Firpo, Torino 1970, p. 51.


Cosimo Quarta – L’uomo è un essere progettuale. Il progetto spinge a impegnarsi per cambiare lo stato di cose presente. La carenza di progettazione sociale è segno di fuga dalla vita, perché realizzare il fine richiede impegno, dedizione, pazienza, sofferenza, sacrificio.
Cosimo Quarta – Se manca solo uno di questi momenti (critico, progettuale, realizzativo), non si dà coscienza utopica, e anzi, non si dà coscienza autenticamente umana.
Cosimo Quarta – Il bisogno di progettare, nell’uomo, non è un fatto accidentale, ma essenziale, in quanto corrisponde alla sua originaria natura. Il progettare è possibile ed ha senso solo in presenza e in vista del futuro. La “fame di futuro” è fame di progettualità, ossia bisogno forte e urgente di utopia, il cui strumento privilegiato è la progettualità.
Cosimo Quarta – Non può costruirsi una società comunitaria senza un’azione parallela mirante a trasformare contemporaneamente le condizioni esterne e le coscienze. Perché vi sia autentica comunità occorre sviluppare una coscienza comunitaria. Il principio fondamentale che regge l’intero edificio comunitario di Utopia è proprio l’humanitas, ossia la coscienza del valore e della dignità degli uomini, di tutti gli uomini, e del loro comune destino.

 


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Paul Celan (1920-1970) – Toposforschung? Certamente! Ma nella luce di ciò che deve essere ricercato: nella luce dell’U-topia. E l’uomo? E la creatura? In questa luce. Quali problemi! Quali esigenze! È tempo di cambiare.

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Toposforschung? [La ricerca del topos?]
Certamente! Ma nella luce di ciò
che deve essere ricercato:
nella luce dell’U-topia.
E l’uomo? E la creatura?
In questa luce.
Quali problemi! Quali esigenze!
È tempo di cambiare.

 

Paul Celan, Der Meridian. Rede anlässlich der Verleihung des Georg-Büchner-Preises, in ID., Ausgewählte Gedichte, hrsg. von B. Allemann, Frankfurt a.M. 1975, pp. 145-146.


Paul Celan (1920-1970) – La poesia è dono per chi sta all’erta. Ho tentato di scrivere poesie: per parlare, per orientarmi, per rendermi conto di dove mi trovavo e verso dove ero trascinato, per progettarmi la realtà […] perché la realtà vuole essere cercata e conquistata.

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Paul Celan (1920-1970) – La poesia è dono per chi sta all’erta. Ho tentato di scrivere poesie: per parlare, per orientarmi, per rendermi conto di dove mi trovavo e verso dove ero trascinato, per progettarmi la realtà […] perché la realtà vuole essere cercata e conquistata.

Paul Celan 001
“Quest’avventarsi contro i limiti del linguaggio è l’etica”.
Ludwig Wittgenstein
***
Le poesie, sono altresì dei doni – doni per chi sta all’erta. Doni che implicano destino.
Paul Celan
***
La poesia non è alcun luogo concreto sulla carta geografica
dell’immaginario e della mente dell’uomo.
Essa è, piuttosto, come un meridiano:
una linea ad un tempo verissima e inesistente
che indica una direzione attraverso molti territori.
Paul Celan

La verità della poesia. «Il meridiano» e altre poesie

«Ho tentato di scrivere poesie: per parlare, per orientarmi, per rendermi conto di dove mi trovavo e verso dove ero trascinato, per progettarmi la realtà […] perché la realtà vuole essere cercata e conquistata».

 

Paul Celan, La verità della poesia. «Il meridiano» e altre poesie, Einaudi, 2008.

A Paul Celan, nel 1960, viene conferito il Premio Büchner. In quella occasione tiene un discorso dal titolo “II meridiano”, qui raccolto insieme a tutti gli scritti in prosa. Celan si prova a dire il significato della poesia, e trova questa immagine: poesia non è alcun luogo concreto sulla carta geografica dell’immaginario e della mente dell’uomo. Essa è, piuttosto, come un meridiano: una linea ad un tempo verissima e inesistente che indica una direzione attraverso molti territori. Su questa linea a ciascuno è data la possibilità di tracciare il proprio cammino verso quel sapere e quel sentire che appaiono sempre più lontani da chi è assediato dalla civiltà del rumore e del fatuo, e in essa si perde.

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