Luigi Cancrini  – Dialoghi con il figlio. «Che cos’è il comunismo, papà?». L’uomo costruisce anche secondo le leggi della bellezza. La cosa di cui Marx era spaventato, allora, era soprattutto l’idea per cui il comunista «rozzo» avrebbe mantenuto una tendenza a ragionare in termini di oggetti invece che di persone

Cancrini

dialoghi con il figlio

FIGLIO Che cos’è il comunismo, papà?

PADRE La risposta piu pertinente mi è sembrata, da sempre, quella del giovane Marx. Nel terzo dei suoi Manoscritti, dedicato alla proprietà privata. Se partiamo da lì, tuttavia, quello che ci aspetta è un discorso piuttosto lungo.

FIGLIO Non importa. […] Possiamo parlarne per tutta la notte.. [Continua a leggere]

 

Luigi Cancrini, Dialoghi con il figlio, Editori Riuniti, 1992, pp. 78-83.

 

Leggine tre pagine aptrendo il file PDF

 

Luigi Cancrini,
Dialoghi con il figlio. «Che cos’è il comunismo, papà?»

dialoghi

L’animale costruisce soltanto secondo la misura e il bisogno della specie a cui appartiene, mentre l’uomo sa produrre secondo la misura di ogni specie e sa ovunque predisporre
la misura inerente a quel determinato oggetto; quindi l’uomo costruisce anche secondo le leggi della bellezza.

Lo sfruttamento è la disumanizzazione progressiva dell'essere umano in quanto tale, una negazione delle potenzialità e delle esigenze caratteristiche della specie umana.

 


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Elie Wiesel  –  Sai cos’è il riso? Te lo dico io cos’è. È l’errore di Dio!

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La notte

La notte

 

«Sai cos’è il riso? [ … ].
Te lo dirò io cos’è. È l’errore di Dio.
Creando l’uomo per sottometterlo ai suoi disegni, Dio gli ha inawertitamente conferito la facoltà di ridere.
Egli ignorava che più tardi questo verme della terra se ne sarebbe servito come mezzo per vendicarsi.
Ma quando se ne rese conto, era già troppo tardi. Dio non poteva più farci niente.
Troppo tardi per togliere all’uomo questo potere».

  • Elie Wiesel, La notte, prefazione di François Mauriac, trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 1; tit. orig.: La Nuit (1958), Firenze, Giuntina, 1980, pp. 112.

 

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Karl Marx (1818-1883) – Il capitale, per sua natura, nega il tempo per una educazione da uomini, per lo sviluppo intellettuale, per adempiere a funzioni sociali, per le relazioni con gli altri, per il libero gioco delle forze del corpo e della mente.

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«Innanzitutto appare evidente che l’operaio, per tutta la durata della sua esistenza, non è che forza lavorativa e quindi che tutto il tempo di cui dispone è, per natura e per diritto tempo di lavoro, e di conseguenza appartiene all’autovalorizzazione del capitale.

Tempo per una educazione da uomini, per lo sviluppo intellettuale, per adempiere a funzioni sociali, per le relazioni con gli altri, per il libero gioco delle forze del corpo e della mente, persino il tempo festivo della domenica ed anche nel paese dei santificatori delle feste sono mere sciocchezze!

Ma nella smodata e cieca passione, nella sua avidità da lupo mannaro di pluslavoro, il capitale oltrepassa non solo gli estremi limiti morali della giornata lavorativa, ma anche quelli semplicemente fisici.

Esso usurpa il tempo indispensabile al corpo per la crescita, per lo sviluppo e per la sua sana conservazione.

Ruba ciò di cui non si può fare a meno per respirare l’aria libera e per la luce del sole.

Lesina sul tempo dei pasti e, dove può, lo incorpora nel suo stesso sistema produttivo, in maniera che all’operaio viene dato il cibo come ad un semplice mezzo di produzione, come si dà carbone alla caldaia a vapore, come si dà sego ed olio alle macchine».

Karl Marx, Il Capitale, Newton Compton Editori, p. 203.

 

 


 

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Ugo di San Vittore (1096-1141) – Di tutte le cose da ricercare, la prima è la sapienza.

Ugo di San Vittore in una miniatura medievale

Ugo di San Vittore in una miniatura medievale.


«Omnium expetendum prima est sapientia,
in qua perfecti boni forma consistit».

«Di tutte le cose da ricercare,
la prima è la sapienza, in cui risiede la forma del bene perfetto».

Ugo di San Vittore, Didascalion de studio legendi, Libro I, Cap. I.


 

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Burrhus Frederic Skinner (1904-1990) – Se non facciamo nulla permettiamo che un futuro deprimente e probabilmente catastrofico abbia il sopravvento su di noi.

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«La scelta è chiara: o non facciamo nulla e permettiamo che un futuro deprimente e probabilmente catastrofico abbia il sopravvento su di noi, o utilizziamo la nostra conoscenza del comportamento umano per creare un ambiente sociale nel quale dobbiamo vivere una vita produttiva e creativa e dobbiamo farlo senza mettere in pericolo le opportunità di coloro che ci seguiranno di poter fare lo stesso».
Burrhus Frederic Skinner

 


 

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Bonaventura da Bagnoregio (1217/1221-1274) – Quattro modi di fare un libro: come scriptor, come compilator, come commentator, come auctor.

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Ci sono quattro modi di fare un libro.

Alcuni scrivono parole altrui, senza aggiungere o cambiare alcunché, e chi fa questo è uno scriba (scriptor).

Altri scrivono parole altrui e aggiungono qualcosa, però non di proprio. Chi fa questo è un compilatore (compilator).

Poi ci sono quelli che scrivono sia cose altrui sia proprie, ma il materiale altrui predomina e quello proprio è aggiunto come un allegato a scopo di chiarimento. Chi fa questo si definisce commentatore (commentator), non autore.

Chi invece scrive sia cose che vengono da lui stesso sia cose d’altri, riportando il materiale altrui allo scopo di confermare il proprio, questi è da chiamare autore (auctor).

Bonaventura da Bagnoregio, al secolo Giovanni Fidanza,

 

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Proemio al Commentarium in libris sententiarum,
in Opera omnia, Claras Aquas, 1882-1902, I, 14-15.

 

Orazio Borgianni, Bonaventura da Basgnoregio, 1610-16 circa

Orazio Borgianni, Bonaventura da Basgnoregio, 1610-16 circa.

 


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Massimo Bontempelli – In cammino verso la realtà. La realtà non è la semplice esistenza, ma è l’esistenza che si inscrive nelle condizioni dell’azione reciproca tra gli esseri umani, diventando così sostanza possibile del loro mutuo riconoscimento.

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Filosofare

Il 31 luglio 2011 veniva improvvisamente a mancare, a Pisa, Massimo Bontempelli. Chi ha avuto la fortuna di leggere i suoi libri, sa che, con lui, è venuto a mancare uno dei pensatori italiani più originali, autore di opere filosofiche, storiche e politiche che trovano raramente degli uguali fra quelle più note ai contemporanei; essendo pensatore critico verso il modo di produzione capitalistico, ed estraneo alla università, né in vita né in morte i suoi meriti gli sono (almeno per ora) stati adeguatamente riconosciuti. Queste pagine non ripagano il debito, né ne ricostruiscono l’opera, ma vogliono semplicemente essere un ricordo filosofico.


Massimo Bontempelli

In cammino verso la realtà

 

Leggi e stampa le 16 pagine

Quando l’epoca in cui si vive
non lascia esprimere la realtà a ben definiti percorsi storico-sociali,
l’imperativo, per conservare dignità umana,
e non lasciarsi invecchiare dalla morte,
è quello di
costruire esperienze di riconoscimento e di manifestazione della realtà.


Alle soglie del XXI secolo il genere umano ha materializzato, e già notevolmente percorso, quel sentiero della notte da cui Parmenide, con il suo poema inaugurativo della filosofia greca, lo aveva messo in guardia ben due millenni e mezzo or sono. Parmenide aveva qualificato il sentiero della notte come sentiero che non è, non nel senso che non potesse apparire all’esistenza, o che non fosse transitabile, ma nel senso che sulla sua via, tracciata a partire da una volontà negatrice dell’essere, non sarebbe stato possibile percepire più nulla di reale.

L’uomo di oggi, infatti, inoltratosi nel sentiero della notte, non percepisce più nulla come intangibilmente vincolato alle condizioni del reciproco riconoscimento umano, e come inseparabile dal suo contesto trascendentale di significato, neppure nelle forme distorte delle rappresentazioni trascendenti e dell’educazione eteronoma. Tutto gli appare invece svincolabile: la persona può essere svincolata dal lavoro, il lavoro può essere svincolato dai diritti, la natura può essere svincolata da ogni sacralità, il comportamento umano può essere svincolato da ogni dovere, il bambino può essere svincolato dalla sua infanzia, e così via. Tutto gli appare decontestualizzabile: ogni cosa è vista come duttile a piacere a fronte della completa liceità arbitrarista e della illimitata potenza proceduralistica. Nulla, insomma, gli appare più reale.

Parmenide aveva preavvertito l’Occidente, con il suo poema, che un sentiero simile sarebbe stato del tutto privo di saggezza, perché avrebbe tolto al sapere ogni oggettività, in quanto il linguaggio pensante non può esprimere altra oggettività che quella dell’essere, e perché avrebbe impedito ogni trasmissione educativa, in quanto, egli disse, non si può educare attraverso la negazione dell’essere.

La civiltà stessa, dunque, viene progressivamente cancellata sulla via del sentiero della notte. Oggi abbiamo davanti agli occhi molteplici segni di questa cancellazione: masse senza un lavoro da cui poter trarre i mezzi per un’esistenza minimamente dignitosa; lavoro privato di ogni diritto; ambiente naturale inquinato fino alla prospettiva del collasso ecologico del pianeta; diffusione su vastissima scala di pratiche di segregazione e di tortura; sfruttamento e brutalizzazione di settori dell’infanzia; sempre più estese ed impunite accumulazioni di ricchezza per via criminale; scomparsa crescente di ogni senso morale.

Tutti questi elementi, ed altri che potrebbero venire aggiunti, sono manifestazioni evidenti di una perdita di realtà da parte del genere umano, ma nessuno di essi rappresenta la radice storica di questa via di allontanamento dalla realtà che è stata imboccata. Lo si può intuire anche dal fatto che i gruppi nati per contrastare tali elementi singolarmente presi (ad esempio forze neocomuniste e neokeynesiane in difesa del lavoro, gruppi ecologisti ed animalisti in difesa della natura, organizzazioni in difesa della legalità, e via dicendo), non soltanto non hanno mutato il panorama complessivo, ma hanno rivelato spiccate tendenze all’adattamento compromissorio… [Continua a leggere]

  Freccia rossa  Massimo Bontempelli, In cammino verso la realtà

Già pubblicato in

Filosofia e realtàMassimo Bontempelli
Filosofia e realtà.

Saggio sul concetto di realtà in Hegel e sul nichilismo contemporaneo

Petite Plaisance, 2000, pp. 223-254.

ISBN 88-87296-71-5, 2000, pp. 288, formato 140×225 mm, Euro 15,00

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Altri testi di M. Bontempelli

 

Massimo Bontempelli – Il pensiero nichilista contemporaneo. Lettura critica del libro di Umberto Galimberti « Psiche e tecne».

La convergenza del centrosinistra e del centrodestra nella distruzione della scuola italiana

Quale asse culturale per il sistema della scuola italiana?

Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero

Il pregiudizio antimetafisico della scienza contemporanea, in: Scienza, Cultura, Filosofia  

Il respiro del Novecento. Percorso di storia del XX secolo (1914-1945)

Il sintomo e la malattia. Una riflessione sull’ambiente di Bin Laden e su quello di Bush 

L’agonia della scuola italiana 

La conoscenza del bene e del male

La convergenza del centrosinistra e del centrodestra nella distruzione della scuola italiana, in:  Visioni di scuola. Buoni e cattivi maestri

La disgregazione futura del capitalismo mondializzato

Nichilismo Verità Storia. Un manifesto filosofico della fine del XX secolo 

Quale asse culturale per il sistema della scuola italiana?, in: Metamorfosi della scuola italiana

Tempo e Memoria. La filosofia del tempo tra memoria del passato, identità del presente e progetto del futuro


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Arturo Giovannitti (1884-1959) – “The Masses”, una rivista di opposizione culturale degli inizi del Novecento inNegli Stati Uniti.

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Penso che “The Masses” […] appartienga al regno dei miracoli e alla sfera dei prodigi. Questa visione, seppur esagerata, è giustificata dal fatto che “The Masses” è nata praticamente dal nulla e che per ben cinque anni è uscita regolarmente ogni mese, sempre più ricca e sempre più importante, senza mai chiedere il minimo contributo ai lettori (come, invece, prima o poi sono costrette a fare le riviste che si autofinanziano). Inoltre, “The Masses” ha dimostrato come la miglior rivista in America possa funzionare senza dover sottostare alle regole che il successo impone: denaro, appoggio politico, pubblicità e consenso allo statu quo (il termine latino per definire questo marcio sistema economico).

«II suo successo – che è stato strabiliante –, è dovuto principalmente alla politica editoriale che rifiuta drasticamente di seguire gli atteggiamenti alla moda: rifugge dalla politica “di successo”, dalle vicende “di successo”, dai trucchi del giornalismo “di successo”.
Ha cercato […] di dire la verità […]. Ha cercato di pubblicare della vera letteratura in un mondo bislacco, e di dar prova di buon senso in un momento di pazzia universale, mentre scioglieva, con il suo umorismo, la seria e fredda stupidità da lungo tempo accumulata, e con la freschezza della sua risata e del suo canto, i falsi intellettualismi standardizzati.

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Emblema di una realtà vera e perciò sconvolgente, entrava nelle sedi sindacali con il cappello di seta in testa mentre partecipava in tuta alle cene “radicali” allora in voga.
[…] Riteneva che il suo scopo fosse trasformare il mondo, e sapeva che tale trasformazione poteva essere prodotta soltanto da coloro che lo avevano costruito, o che, per lo meno, ne avevano permesso la costruzione. Cosicché “The Masses” era sempre presente, laddove la massa si riuniva a cantare, piangere, lottare, e sempre accorreva dove nuvole minacciose si addensavano e ovunque scoppiasse un tumulto, infuriasse una battaglia, si ridestasse un antico terrore, risorgesse una verità trasformata, sanguinasse un’arteria del mondo, scomparisse un palpito di vita. […]

 

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Compagno lettore, vogliamo che tu venga a lavorare con noi. Chiunque tu sia, qualunque sia il tuo campo d’azione, se stai dandoti da fare, se non sei morto né desideri morire, se hai un’anima da salvare e una canzone da cantare, se hai visto la bellezza e vuoi dividerla con altri occhi, se hai un sogno in cui poterti rifugiare nella tua ora di disperazione e una prigione da cui vuoi salvarti e, soprattutto, se vuoi che il tuo ideale di giustizia sociale e fratellanza umana sia onorato e venerato dal mondo, allora, amico mio, questa è la tua voce […]».


Nenia Sannita

 

Nenia Sannita, Canti contro la guerra

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Giovannitti Arturo, nel 1912.

 

Arturo Giovannitti, What I think of “Tbe Masses”, vol. VIII, D. 9, luglio 1916, Annachiara Danieli, L’opposizione culturale in America. L’età progressista e “The Masses” 1911/1917, Prefazione di Francesco Co, Feltrinelli, 1975, pp.176-179.

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William Somerset Maugham (1874-1965) – In età avenzata siamo disposti a intraprendere compiti che da giovani evitavamo perché avrebbero richiesto troppo tempo.

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William Somerset Maugham, Schiavo d'amore

William S. Maugham, Schiavo d’amore.

William Somerset Maugham, La luna e sei soldi (1919)

William S. Maugham, La luna e sei soldi.

 

«Quando ero giovane,
ero stupito dell’affermazione di Plutarco
che Catone il vecchio, all’età do ottan’anni,
cominciò a studiare il greco.

Ora non mi stupisco più.
In età avanzata
siamo disposti a intraprendere compiti
che da giovani evitavamo
perché avrebbero richieto troppo tempo».

 

William Somerset Maugham, Il velo dipinto

William S. Maugham, Il velo dipinto.

William Somerset Maugham, il filo del rasoio

William S. Maugham, il filo del rasoio.


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Abraham Maslow – La malattia può consistere nel “non” accusare alcun sintomo quando invece dovrei accusarlo.

Maslow

Rammemoriamo
anche queste immagini
nel giorno della

«Memoria»

 



 

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Hiroshima

 

A few steel and concrete buildings and bridges are still intact in Hiroshima after the Japanese city was hit by an atomic bomb by the U.S., during World War II Sept. 5, 1945. (AP Photo/Max Desfor)

Hiroshima, dopo.


 


 

 

Desaparecidos

Desaparecidos

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Massacro di Sabra e Chatila

Massacro di Sabra e Chatila

Massacro di Sabra e Chatila 01

Massacro di Sabra e Chatila



Le macerie di Gaza

Le macerie di Gaza



«Respingo deliberatamente la nostra presente, e troppo facile, distinzione tra malattia e salute […].
Essere ammalati significa forse accusare sintomi?
Ebbene, sostengo che la malattia può consistere nel non accusare alcun sintomo quando dovrei accusarlo.
E la salute, significa esser privi di sintomi?
Lo nego.
Quale dei nazisti ad Auschwitz o a Dachau era in buona salute?
Quelli con la coscienza tormentata, o quelli la cui coscienza appariva loro chiara, limpida serena?
In quella condizione, una persona profondamente umana era possibile non avvertisse conflitto, sofferenza, depressione, furia e così via?

In una parola, se mi direte di avere un problema di personalità, prima di avervi conosciuto meglio non sarò affatto certo se dovrò dirvi ‘bene!’ oppure ‘mi dispiace».

 


 

Cfr., anche:

  • Maslow, A. H. (1957), Motivazione e personalità, Astrolabio 1973.

 

La Psicologia Umanistica

Motivazione e personalità

 


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