Eugenio Montale (1896–1981) – Antico è ciò che si nasconde tra le parole imprevedibili, mai palesate, mai scritte, mai dette per intero, che non hanno né un prima né un dopo perché sono l’essenza della memoria.

Eugenio Montale, L'essenza della memoria

«Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.

[…]

la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:
e svuotarmi così d’ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso».[1]

Antico è ciò che, come le “ombre”, si nasconde

«tra le parole imprevedibili,
mai palesate, mai scritte,
mai dette per intero,

[…]

non hanno né un prima né un dopo
perché sono l’essenza della memoria.
Hanno una forma di sopravvivenza
che non interessa la storia».[2]

***

[1] Eugenio Montale, Ossi di seppia, Mediterraneo, in Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1984, p. 58.

[2] Eugenio Montale, Satura II, Botta e risposta III, in Tutte le poesie, op. cit., p. 370.


Eugenio Montale (1896 – 1981) – La storia non si snoda come una catena di anelli ininterrotta, la sua direzione non è nell’orario. La storia non è poi la devastante ruspa che si dice. Lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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