György Lukács (1885-1971) – Uno dei tratti più fecondi e caratteristici di Lenin è che egli non cessò mai di imparare teoricamente dalla realtà e che in pari tempo era sempre pronto ad agire.

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Questo volumetto è un puro prodotto della metà degli anni Venti. Perciò non è certo privo d’interesse come documento sul modo in cui uno strato di marxisti allora non insignificante considerava la personalità, la missione di Lenin. […]
Se però ofgfgi si vuole respingere in tutti i campi il livellamento dogmatico, le esperienze degli anni Venti possono dare impulsi fecondi solo per vie indirette […].
Lenin possiede, fino nelle reazioni nervose spontanee, la fedeltà ai principi propria dei precedenti grandi asceti della rivoluzione, mentre nel carattere non è neppure sfiorato da un’ombra di ascetismo. […]
Se Che fare? è un titolo simbolico per tutta la sua attività di scrittore, l’idea teorica centrale di questa opera è una sintesi anticipata di tutta la sua visione del mondo. […]
Uno dei tratti più fecondi e caratteristici di Lenin è che egli non cessò mai di imparare teoricamente dalla realtà e che in pari tempo era sempre pronto ad agire. […]
Se oggi, quando la manipolazione divora la prassi e la deideologizzazione divora la teoria, questo ideale non è tenuto in grande onore dalla maggioranza degli “specialisti”. Al di là dell’importanza dei suoi atti e delle sue opere, la figura di Lenin, come incarnazione del continuo “esser preparati”, rappresenta un valore incancellabile come tipo nuovo di atteggiamento esemplare di fronte alla realtà.

György Lukács, Postilla all’edizione italiana, Budapest, gennaio 1967.

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György Lukács, Lenin. Teoria e prassi nella personalità di un rivoluzionario, Einaudi, 1976.

È interessante rileggere oggi, a distanza di 41 anni, la quarta di copertina di questo libro, scritto nel 1924, pubblicato da Einaudi in seconda edizione nel 1976. Il lettore attento saprà cogliere da sé il significato di questa npostra sottolineatura … altri tempi!

Questo saggio di György Lukács su Lenin appare in Italia a più di mezzo secolo dalla sua prima edizione tedesca: ma l’odierno dibattito intellettuale gli conferisce un’inattesa attualità ed efficacia. Sia Lenin che Lukács, in modi diversi, sono al centro di una riflessione critica nuova, che ne ripercorre il pensiero e l’opera in funzione di un’esperienza etico-storica quanto mai aperta e inquieta. Perciò riesce particolarmente vivo e appassionante questo Lenin visto come espressione dell’intima forza motrice di un’età rivoluzionaria da un Lukács immerso nell’atmosfera tempestosa dell’Ottobre e fiducioso nelle sorti del rivolgimento mondiale.

Se il Lenin di Lukács è una figura centrale dello sviluppo della coscienza universale, il Lukács di Lenin è un momento-chiave dell’itinerario speculativo del grande pensatore. Dal loro incontro è nato un libro d’eccezione, che ancor oggi vale a interpretare problematicamente tanto il rivoluzionario russo quanto il filosofo ungherese.


Per chi volesse leggere il testo, sula rete potrà trovare la scansione integrale del libro:

György Lukács, Lenin. Teoria e prassi nella personalità di un rivoluzionario


Salvatore Bravo, Una recensione al libro di G.Lukács


György Lukács (1885-1971)  –  «Thomas Mann e la tragedia dell’arte moderna». Il momento puramente soggettivo, l’estraniarsi da ogni collettività, il disprezzare ogni comunità annulla ogni vincolo con la società e nell’opera stessa: autodissoluzione dell’arte in seguito a quella lontananza dalla vita ch’essa si pone per principio.
György Lukács (1885 – 1971) – Il fuoco che arde nell’anima partecipa all’essenza delle stelle. Perché il fuoco è l’anima di ogni luce, e nella luce si avvolge il fuoco.
György Lukács (1885-1971) – Questo trasformarsi in merce di una funzione umana rivela con la massima pregnanza il carattere disumanizzato e disumanizzante del rapporto di merce.
György Lukács (1885-1971) – Considerazioni su «Marx, il cinema e la critica del film», un libro di Guido Aristarco (1918-1996). La tendenza generale è il dominio della manipolazione, a cui in misura sempre più vasta si va assoggettando anche, e tutt’intero, il campo dell’arte.


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