Rainer Maria Rilke (1875 – 1926) – La pazienza è tutto

Rilke 003

Rilke, Lettere a un giovane poeta

 

«Aspettate con umilità e con pazienza l’ora della nascita di un nuovo chiarore. […] Il tempo, qui, non è una misura. Un anno non conta. Dieci anni non sono niente. Essere artisti non vuol dire contare, vuol dire crescere come l’albero che non sollecita la sua linfa, che resiste fiducioso ai grandi venti della primavera, senza temere che l’estate possa non venire. L’estate viene. Ma non viene che per quelli che sanno attendere, tanto tranquilli e aperti che se avessero l’eternità davanti a loro. Lo imparo tutti i giorni a prezzo di sofferenze che benedico: la pazienza è tutto“.

Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta.

Rilke nel 1901, ritratto da Helmuth Westhoff.

Rilke nel 1901, ritratto da Helmuth Westhoff.

 


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William Morris (1834 – 1896) – I partiti ‘fingevano’ soltanto di avere serie divergenze di opinione, e il ‘fingere’, smentito da ogni loro azione, era sufficiente allo scopo ….

Morris William
Notizie da nessun luogo

Notizie da nessun luogo

 

«[…] i partiti ‘fingevano’ soltanto di avere serie divergenze di opinione, perché se tali divergenze fossero esistite davvero, come avrebbero potuto i loro rappresentanti andare d’accordo nelle normali occupazioni della vita: come avrebbero potuto mangiare insieme … far traffici insieme, truffare la gente insieme; si sarebbero scontrati ad ogni occasione […] Il gioco dei padroni della politica consisteva nell’indurre con l’inganno, o nel costringere, la gente comune a sostenere le spese della vita lussuosa e degli svaghi eccitanti di poche cricche di ambiziosi; e il ‘fingere’ serie divergenze di opinioni, smentito da ogni loro azione, era sufficiente allo scopo ….

William Morris, News from Nowhere (1891), Notizie da nessun luogo, Garzanti, 1984

William Morris, Ophelia

William Morris, Ophelia.

 


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Ernst Bloch (1885 – 1977) – Chi è scialbo si colora come se ardesse. La via esteriore è la più facile. Apparire più che essere: questo il suo motto.

Bloch Ernst

Bloch-Il principio speranza

«Non tutti fanno una certa figura. Ma i più vogliono fare buona impressione e si sforzano di piacere. La via esteriore è la più facile. Chi è scialbo si colora come se ardesse. E allora c’è chi compare più di altri, si mette in mostra.

Ad agghindarsi si impara rapidamente. Il corteggiatore si mostra, come si suol dire, dal lato migliore. L’io si trasforma in merce, facile da spacciare, anche splendida. Egli osserva come altri si atteggiano, che cosa portano, che cosa c’è in vetrina, e ci si mette anche lui. Certo, nessuno può fare di sé quel che già prima non è cominciato in lui. E fuori, nei begli involucri, nei gesti e nelle cose, lo attira solo quel che già da lungo tempo vive nei suoi desideri, anche se vagamente, e perciò volentieri si lascia sedurre. Rossetto, trucco, piumaggi altrui aiutano per così dire il sogno di se stessi a uscire dalla caverna. Ed eccolo che va e si mette in posa, incipria quel poco che c’è e lo falsifica. Però non proprio come se uno potesse falsificarsi completamente; almeno il suo desiderio è autentico. Nell’atteggiamento preso esso si mostra, anzi si tradisce… Apparire più che essere è tutto ciò che così gli viene consentito nell’assillo di passare per qualcuno di migliore. Ma essere più che apparire, questa inversione non c’è nessun agghindarsi che la contraffaccia; perciò da nessuna parte c’è tanto kitsch quanto nel ceto che sopporta se stesso come inautentico”.

Ernst Bloch, Das Prinzip Hoffnung (1959) [Il principio speranza (Garzanti, 1994)].

 

 


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Thomas Mann (1875 – 1955) – L’arte è come se ricominciasse ogni volta da capo. Essa non minaccia la vita poiché è creata per dare alla vita la vita dello spirito. È alleata del bene, e nel suo fondo vi è la bontà. Nata dalla solitudine, il suo effetto è il ricongiungimento.

«L’arte, nelle sue realizzazioni ed espressioni individuali, è come se ricominciasse ogni volta da capo, come se, indossata la maschera dell’ingenuità, inconsapevole di sé, senza conoscersi o, per meglio dire, senza riconoscersi, facesse, ogni volta di nuovo e come per un caso fortuito e irripetibile, il proprio ingresso nella vita. Ogni sua apparizione è un caso unico, specialissimo e di impronta eminentemente personale, e per colui che lo rappresenta risulta assai arduo sussumerlo alla grande idea generale dell’arte; anzi, sulle prime non gli viene neppure in mente di farlo. […]

L’arte non minaccia la vita con gelido pugno demoniaco, poiché essa è creata per dare alla vita la vita dello spirito. Essa è alleata del bene, e nel suo fondo vi è la bontà, affine alla saggezza e ancor più vicina all’amore. Volentieri essa induce gli uomini al riso, ma ciò che suscita in loro non è mai una risata di scherno, bensì una letizia in cui l’odio e la stupidità si dissolvono, una letizia che libera e che ricongiunge.
Nata ogni giorno di nuovo dalla solitudine, il suo effetto è il ricongiungimento. Essa è l’ultima a nutrire illusioni riguardo alla propria influenza sul destino umano. Spregiatrice di ciò che è cattivo, non è mai stata in grado di arrestare la vittoria del male; sempre tesa ad attribuire un senso, non ha mai impedito le più sanguinose insensatezze.
Essa non è una forza, è soltanto una consolazione.
E tuttavia; gioco profondissimamente serio, paradigma di ogni aspirazione al compimento, essa è stata data come compagna all’umanità sin dall’inizio, e mai quest’ultima potrà distogliere del tutto dall’innocenza dell’arte il proprio occhio ottenebrato dalla colpa».

Thomas Mann, L’artista e la società, in Id., Nobiltà dello spirito e altri saggi, Mondadori, 2015, pp. 1614, 1626.

 


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Epicuro (341 a.C. – 270 a.C.) – Con maggior piacere gode dell’abbondanza chi meno di essa ha bisogno

Epicuro 006
Epistola a Meneceo

Epistola a Meneceo

 

«Consideriamo un grande bene l’autosufficienza, non perché in ogni caso dobbiamo vivere del poco, ma perché, se non abbiamo il molto, sappiamo accontentarci del poco, sinceramente convinti che con maggior piacere gode dell’abbondanza chi meno di essa ha bisogno, e che tutto ciò che è naturale è facile a procurarsi, invece ciò che è vano è difficile ad ottenersi; e i cibi frugali danno lo stesso piacere di un vitto sontuoso, una volta che sia eliminato del tutto il dolore del bisogno, e pane e acqua danno il più alto piacere, quando se ne cibi chi ne ha bisogno.
Pertanto l’abituarsi a un vitto semplice e non ricco, da un lato dà salute e dall’altro rende l’uomo sollecito verso i necessari bisogni della vita, e quando di tanto in tanto ci accostiamo a una vita sontuosa ci dispone meglio verso di essa e ci rende impavidi di fronte alla sorte».

Epistola a Meneceo

Epicuro, Lettera a Meneceo, 130,5-131,7; trad. di F. Scopece.

 


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Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Da quando il denaro ha iniziato a venire in onore, il reale valore delle cose è caduto in discredito. Gli uomini consacrano il denaro come espressione massima delle cose umane.

Seneca 005

 

Seneca, Lettere a Lucilio

«Da quando il denaro, che tanti magistrati e tanti giudici tiene avvinti, che addirittura crea magistrati e giudici, ha iniziato a venire in onore, il reale valore delle cose è caduto in discredito, e noi, diventati ora mercanti ora merce in vendita, non esaminiamo più la qualità, ma il prezzo.
Per interesse siamo onesti, per interesse siamo disonesti, e inseguiamo la virtù fin tanto che c’è la speranza di guadagnarci, pronti a cambiare rotta se il vizio promette di più.
I nostri genitori ci hanno inculcato l’ammirazione per l’oro e l’argento, e la cupidigia, instillata in noi fin da piccoli, ha messo radici profonde ed è cresciuta con noi. Cosi il popolo intero, in tutte le altre cose discorde, su questo soltanto conviene: questo ammirano, questo si augurano per i loro cari, questo consacrano agli dèi, come espressione massima delle cose umane […]. I costumi si sono ridotti a un livello tale che la povertà è considerata maledetta e infamante, disprezzata dai ricchi, invisa ai poveri».

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, 115, 10-11; trad. di C. Nonni.


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Maura Del Serra – I LIBRI ed altro

I LIbri di M. Del Serra

Poesia

 

***   Preludio in voce   ***

Al popolo della pace, testo e voce di Maura del Serra

Logo You Tube

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Ladder of Oaths

Ladder of Oaths

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Scala dei giuramenti

Scala dei giuramenti

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Tentativi di certezza

Tentativi di certezza

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Voce di voci

Voce di voci

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Canti e pietre

Canti e pietre

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Scintille

Scintille

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Infinito presente

Infinito presente

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Infinite Present

Infinite Present

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L'opera del vento

L’opera del vento

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Adagio con fuoco

Adagio con fuoco

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Congiunzioni

Congiunzioni

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L'età che non dà ombra

L’età che non dà ombra

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Za solecem i nociju vosled

Za solecem i nociju vosled

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Aforismi

Aforismi

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Elementi

Elementi

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Dietro-il-sole-e-la-notte_b

Dietro il sole e la notte

 

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Corale

Corale

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Sostanze

Sostanze

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senza niente

senza niente

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Concordanze

Concordanze

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Meridiana

Meridiana

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La gloria oscura

La gloria oscura

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L'arco

L’arco


Teatro

 

Teatro

Teatro

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La vita accanto

La vita accanto

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Guerra di sogni

Guerra di sogni

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La fonte ardente

La fonte ardente

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Andrej Rubliòv

Andrej Rubliòv

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Eraclito. Due risvegli

Eraclito. Due risvegli

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Isole. Poema scenico

Isole. Poema scenico

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Scintilla d'Africa

Scintilla d’Africa

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Agnodice

Agnodice

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Dialogo Natura e Anima

Dialogo Natura e Anima

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Rosens ande

Rosens ande

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Lo spettro della rosa

Lo spettro della rosa

***

La fenice

La fenice

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La Minima

La Minima

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L'albero delle parole

L’albero delle parole


Critica

 

Una rara pietà

Una rara pietà

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Simone Weil. 'intelligenza della santità

Simone Weil: l’intelligenza della santità

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Di poesia e d'altro, III

Di poesia e d’altro, III

***

Di poesia e d'altro, II

Di poesia e d’altro, II

***

Di poesia e d'altro, I

Di poesia e d’altro, I

***

Crescita e costruzione. Immagini del giardino

Crescita e costruzione. Immagini del giardino

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Le foglie della sibilla

Le foglie della sibilla. Scritti su Margherita Guidacci

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L'uomo comune. Claudellismo e passione ascetica in Jahier

L’uomo comune. Claudellismo e passione ascetica in Jahier

***

Clemente Rebora. Lo specchio e il fuoco

Clemente Rebora. Lo specchio e il fuoco

***

Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli

***

Ungaretti

Ungaretti

***

Dino Campana

Campana

***

L'immagine aperta

L’immagine aperta

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Mostra bio.bibliografica su Dino Campana

Mostra bio-bibliografica su Dino Campana


Traduzioni

 

 

R. Ughetto, Poesie

R. Ughetto, Poesie

 

R. Tagore-V. Ocampo, Non posso tradurre il mio cuore

R. Tagore –  V. Ocampo, Non posso tradurre il mio cuore

***

Tagore, Ricordi di vita

Tagore, Ricordi di vita

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Cicerone, Manualetto elettorale

Cicerone, Manualetto elettorale

***

K. Mansfield, Poesie e prose liriche

K. Mansfield, Poesie e prose liriche

***

Mansfield, Tutti i racconti

K. Mansfield, Tutti i racconti

***

D. Barnes, Disincanto

D. Barnes, Disincanto

***

Victor Segalen, Odi

Victor Segalen, Odi

***

Le poesie di Simone Weil

Le poesie di Simone Weil

***

F. Thompson, Il Segugio del Cielo

F. Thompson, Il Segugio del Cielo

***

Orlando n

V. Woolf, Orlando

***

V. Woolf, Orlando

V. Woolf, Orlando

***

V. Woolf, Orlando

V. Woolf, Orlando

***

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K. Mansfield, Tutti i racconti

***

K. Mansfield, Tutti i racconti

K. Mansfield, Tutti i racconti

***

K. Mansfield. Tutti i racconti

K. Mansfield. Tutti i racconti

***

Una stanza

V. Woolf, Una stanza tutta per sé

***

V. Woolf, Una stanza tutta per sé

V. Woolf, Una stanza tutta per sé

***

V. Woolf, Una stanza tutta per sé

V. Woolf, Una stanza tutta per sé

***

Molto rumor per nulla

W. Shakespeare, Molto rumor per nulla

 

***

Shakespeare molto-rumore-per-nulla_1479_

W. Shakespeare, Molto rumore per nulla

***

W. Shakespeare, Molto rumore per nulla

W. Shakespeare, Molto rumore per nulla

***

M. Hamburger, Taccuino di un vagabondo europeo

M. Hamburger, Taccuino di un vagabondo europeo

***

E. LASKER-SCHÜLER, Caro cavaliere azzurro

E. LASKER-SCHÜLER, Caro cavaliere azzurro

***

Vi. Woolf, Le onde

Vi. Woolf, Le onde

***

M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto

M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto

***

G. Herbert, Corona di lode

G. Herbert, Corona di lode

***

E. Lasker-Sculer, Ballate ebraiche e altre poesie

E. Lasker-Schuler, Ballate ebraiche e altre poesie

 

 

Curatele

 

 

Kore. Iniziazioni femminili

Kore. Iniziazioni femminili

***

M. Guidacci, Le poesie

M. Guidacci, Le poesie

***

Poesia e lavoro

Poesia e lavoro

***

Egle Marini, La parola scolpita

E. Marini, La parola scolpita

***

G. Boine, La città

G. Boine, La città

***

Gianna Manzini, Bestiario

Gianna Manzini, Bestiario

***

P. Parigi, Noi lenti e le stelle

P. Parigi, Noi lenti e le stelle

***

Filastrocche della nonna

Filastrocche della nonna


Leggi anche:

 

Pagine di Maura Del Serra – Indice – Nuovo Rinascimento

Maura Del Serra – Adattamento teatrale de “La vita accanto” di Mariapia Veladiano

Maura Del Serra, Franca Nuti – Voce di Voci. Franca Nuti legge Maura Del Serra.

Intervista a Maura Del Serra. A cura di Nuria Kanzian. «Mantenersi fedeli alla propria vocazione e all’onestà intellettuale, senza cedere alle lusinghe di un facile successo massmediatico»

Maura Del Serra – Il lavoro impossibile dell’artigiano di parole

Maura Del Serra – La parola della poesia: un “coro a bocca chiusa”

Maura Del Serra, «Teatro», 2015, pp. 864

Maura Del Serra – Quadrifoglio in onore di Dino Campana

 


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Pelagio (354 d.C. – 420 d.C.) – La ricchezza ha forse un’altra origine che non sia, in primo luogo, l’ingiustizia e la rapina? Vediamo che soprattutto i malvagi hanno ricchezze in abbondanza. Nell’essere capace di distinguere la duplice via del bene e del male, nella libertà di scegliere l’una o l’altra sta il vanto dell’uomo di essere razionale.

Cruna

ELICHE-pelagio

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«[L'uomo è] libero nel compiere il bene o il male.
 Se ci pensi bene, ti apparirà evidente come, proprio per questo,
 la condizione dell'uomo sia più alta e dignitosa,
 dove sembra e si crede invece più misera.
 Nell'essere capace di distinguere la duplice via del bene e del male,
 nella libertà di scegliere l'una o l'altra sta il suo vanto di essere razionale.
 Non vi sarebbe alcun merito nel perseverare nel bene,
se egli non avesse anche la possibilità di compiere il male.
Per cui è un bene che possiamo commettere anche il male;
perché ciò rende più bella la scelta di fare il bene.
Sembra che molti vogliano rimproverare il Signore per la sua opera,
dicendo che avrebbe dovuto creare l'uomo incapace di fare il male:
non sapendo emendare la loro vita, costoro vogliono emendare la natura!
Invece la fondamentale bontà di questa natura è stata impressa in tutti,
senza eccezioni [...].
Di quanti filosofi, infatti, abbiamo sentito dire o visto con i nostri occhi
che sono vissuti [...] modesti, benevoli,
sprezzanti degli onori del mondo e dei piaceri,
amanti della giustizia?
Di dove vennero loro queste virtù, se non dalla natura stessa?
Fa' dunque che nessuno ti superi nella vita buona e virtuosa:
tutto questo è in tuo potere e spetta a te sola,
poiché non ti può venire dal di fuori,
ma germina e sorge dal tuo cuore».

 Pelagio, Epistola a Demetriade

[7,2] La ricchezza ha forse un’altra origine che non sia, in primo luogo, l’ingiustizia e la rapina? Posso dimostrarlo a partire, innanzitutto, da questa argomentazione: quasi tutti coloro che vediamo diventare ricchi, da poveri che erano, sappiamo che non possono riuscirci senza commettere qualche ingiustizia, o qualche rapina. [3] Tu mi dirai che questo
vale per quanti diventano, da poveri, ricchi; ma quelli che notoriamente sono ricchi per aver ricevuto l’eredità dei genitori? quelli che potremmo definire “ricchi fin dalla nascita”? Di loro si potrebbe pensare che possiedono la ricchezza non per un’ingiustizia, ma per un’eredità del tutto legittima; io però mettevo in discussione non tanto il possesso di ricchezza, quanto la sua origine: mi sembra difficile che si possa avere la ricchezza senza una qualche ingiustizia. [4] Tu mi dirai: «cosa ne sai di dove ha avuto origine quella ricchezza, se non sai quando è iniziata?» […] Deduco il passato dal presente: credo infatti che ogni situazione di cui ora vedo l’origine si sia ripetuta uguale in passato, quando non ne vedevo l’origine.
[5] E quindi la ricchezza è ingiustizia? Non dico che la ricchezza sia in sé ingiustizia, ma credo che derivi per lo più dall’ingiustizia. E se tu fossi disposto a discutere con me serenamente, senza irritarti, e non cercassi di giustificare, sostenendola animatamente, quella posizione a cui ti sei ormai affezionato; se invece mettessi da parte ogni intento malizioso e con animo tranquillo e pacato volessi ascoltare un ragionamento veritiero, forse potrei provarti che difendere la ricchezza con tenacia eccessiva non è giusto. [8, 1] Dunque: ti sembra giusto che uno trabocchi del superfluo, mentre un altro manca di quanto è necessario per la vita quotidiana? Uno si rovina perché ha troppo, l’altro invece deperisce perché ha troppo poco? Uno si gonfia di cibi ricercati, sontuosi, ben oltre le necessità naturali, mentre l’altro non si nutre abbastanza neanche di cibi scadenti?
[…] Uno è ricco d’oro, d’argento, di pietre preziose e di risorse di ogni genere, l’altro invece si esaurisce per la fame, per la sete, per la mancanza di abiti e per le privazioni di ogni genere? E poi, è da qui che sorge il sospetto maggiore di questa ingiustizia: vediamo che soprattutto i malvagi hanno ricchezze in abbondanza, mentre i buoni soffrono le miserie della povertà.

Pelagio, La ricchezza, 7, 2-5; 8,1; trad. di L. Pasetti.


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Adriano Ercolani – La ricerca eretica di Valentino Bellucci

stellari

246 ISBN

Valentino Bellucci
Da Pitagora a “Guerre Stellari”. Il sapere esoterico dei veri illuminati.
indicepresentazioneautoresintesi

***

Valentino Bellucci (1975), laureatosi in Filosofia nel 2001 presso l’Università di Urbino con una tesi di antropologia filosofica dedicata alle teorie del colore, insegna nei licei della provincia di Pesaro-Urbino. Nel 2003 si aggiudica il secondo premio presso il prestigioso concorso dedicato alla poesia, il De Palchi-Raiziss (Verona-New York), e il suo componimento in versi è inserito nell’antologia del premio con prefazione di Giovanni Raboni. Docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata ha tenuto il corso: Storia e analisi-critica del video-teatro. Numerosi i suoi testi di saggistica filosofica, con una particolare attenzione al pensiero orientale, al cui studio fu iniziato dal grande orientalista Icilio Vecchiotti. Sviluppa inoltre ad una intensa attività pittorica e grafica, proseguendo la grande scuola figurativa di Pietro Annigoni. Pratica dal 2006 il Bhakti-yoga, all’interno della millenaria tradizione della Brahma-Madhva-Gaudya-Sampradaya, approfondendo i testi della mistica indù-vaishnava e divulgandone il profondo significato filosofico ed esistenziale. Si laurea in Sociologia nel 2013, con una tesi sulle strutture sociali dei Varna, che pubblica con prefazione del prof. Luigi Alfieri nel 2014.Tra le sue pubblicazioni: Il pensiero estremo (2004); Walter Benjamin. La duplice genealogia del simbolo e della verità (2004); Dialogo su Georges Battaille (2004); Lo yoga devozionale indiano. Il vaishnavismo (2011); Il benessere attraverso l’āyurveda (2013); Cristo era vegetariano? Interrogarsi su una parte dis toria forse taciuta o dimenticata (2013); L’invenzione dell’inferno (2015).

***

Nella continua consultazione di testi filosofici, orientali e occidentali, ortodossi ed eretici, classici o contemporanei, può capitare di imbattersi in studiosi liberi, dallo sguardo trasversale e affrancato dalle asfissianti mode culturali, insieme sincretico e diacronico: studiosi allergici a dogmi contrapposti e sovrastrutture stantìe.
Tale è il caso di Valentino Bellucci, ricercatore dal peculiare approccio spirituale, in grado di conciliare una notevole erudizione (soprattutto nell’ambito della tradizione vedico-bhaktica) con un’incessante ricerca di nuovi stimoli e approfondimenti.
Questa voracità intellettuale rende comunque interessanti i suoi studi, che talvolta possono apparire, per menti poco abituate ad uscire dal ghetto culturale eurocentrico, al limite di quella arbitrarietà spesso ascritta, da chi si muove entro i limiti razionali, a qualsivoglia rivelazione esoterica.
Per i lettori narcotizzati dai paralizzanti veleni del relativismo moderno, infatti, l’assertività di Bellucci (propria di uno studioso che pratica nel quotidiano ciò che teorizza) potrebbe risultare viziata da fanatismo o esaltazione. Questo proprio perché egli non rispetta, anzi vìola sistematicamente tutti i tabù intellettuali del falso progresso moderno, rivolgendosi a lettori dalla mente aperta e dalla risvegliata intelligenza emotiva.

La visione dell’Amore del Figlio di Dio di Ildegarda

Quando, in un articolo molto interessante pubblicato nella rivista Fenix, lo studioso ha sostenuto  che la mistica Ildegarda di Bingen ebbe nelle sue meditazioni la chiara visione di Shri Krishna (il celebre Cristo-Uomo Blu che ella descrive in pagine memorabili), sollevando in tal modo un sordo coro di bercianti critiche dal versante cattolico, in realtà ha ipotizzato qualcosa non solo che Jung avrebbe facilmente compreso e Zolla probabilmente sottoscritto, ma che qualsiasi ricercatore della verità troverebbe assolutamente logico.
L’accesso agli archetipi dell’Inconscio Collettivo è prerogativa dei mistici e degli artisti illuminati.
Non è certo un caso che Hillman menzioni proprio quella grande pagina di Ildegarda in una sua dissertazione sul blu quale colore alchemico.

Fedeli al titolo blakeano che campeggia su queste colonne, ancora una volta ci accingiamo a spezzare le manette della mente: benché Bellucci si rifaccia a figure spirituali a noi non vicine, benché non possiamo dire di condividere nel dettaglio ciascuna affermazione dei suoi dotti e pungenti testi, concordiamo con lui su alcuni fondamenti del suo discorso storico-filosofico.
Ad esempio, lo smascheramento dei dogmi incrollabili dell’ateismo di massa, eguali e contrari a quelli della Chiesa Cattolica (come avviene ne La Chiesa di Darwin, Ed.Harmakis); la dimostrazione dell’esistenza della dottrina della reincarnazione nel Sufismo, nella Qabbalah ebraica come nel Cristianesimo gnostico delle origini, in una ricostruzione storica ispirata a un classico di decostruzione anti-dogmatica di Jacques Le Goff (L’Invenzione dell’Inferno, Ed. Harmakis); soprattutto, sottolineiamo la grande lucidità con cui Bellucci afferma e argomenta una nostra radicata convinzione: la cultura vedica come fonte del sapere esoterico universale (oltre a quella egiziana, da sempre indicata come tale), attraverso un tortuoso percorso in cui la conoscenza originaria è stata variata, corrotta, deformata, a volte arricchita, conservata in codici occulti e tramandata/tradotta/tradita tramite la tradizione orfico-pitagorica, il platonismo originario, la Gnosi, i circoli esoterici medievali, gli iniziati rinascimentali, le origini (idealmente pure) della Massoneria, fino ai giorni nostri (Da Pitagora a Guerre Stellari, Ed. Petite Plaisance).
Il prossimo libro in uscita di Bellucci si prospetta altrettanto interessante, affrontando i collegamenti tra Gnosi cristiana e tradizione vaishnavica, come illustrato qui di seguito:

Leggere le pagine di Bellucci, anche quando non siamo d’accordo, è insieme sia un piacere intellettuale (nei suoi testi squaderna un’erudizione sempre gravida di stimoli), che un conforto spirituale: in tempi di sgangherati sincretisti New Age, vedere che c’è qualcuno che ancora sa approfondire con dedizione fonti storiche e proporre rigorose argomentazioni razionali, affrontando una materia ardente e accecante come la mistica orientale, ci colma di speranza.
Non è un caso che, con sapiente capovolgimento dialettico, egli sia in grado di citare Voltaire contro gli eccessi del razionalismo moderno, lo stesso Darwin (e i suoi onesti dubbi) contro i suoi seguaci dogmatici, e che in Occidente abbia idealmente dialogato, dedicandovi testi accademicamente non conformi, con due intellettuali fuori dagli schemi quali Walter Benjamin e George Bataille.
Concludiamo con le righe conclusive della sua introduzione al suo ultimo testo citato, forse per noi il più riuscito, che donano la misura del suo approccio non convenzionale ma comunque equilibrato: “L’India non ha creato questa conoscenza, essa era diffusa su tutto il globo, ma dopo varie trasformazioni storiche e geologiche tale sapere si è conservato soprattutto in India; ma oggi la conoscenza vedica sta già migrando in occidente ed è compito dell’uomo occidentalizzato recuperare questo patrimonio che tanto ha donato alla cultura moderna e che ancora può donare, poiché si tratta di una filosofia perenne, di una conoscenza eterna, fuori dal tempo, ma in grado di manifestarsi nel tempo. I testi vedici possono darci una psicologia perfetta, con lo yoga, una architettura armoniosa e insuperabile, con il vastu, una medicina non  invasiva e naturale, con l’ayurveda … la lista delle scienze vediche è assai lunga. Si tratta di iniziare a studiarle seriamente e a mettere in pratica questo sapere millenario”.
Non possiamo che sottoscrivere questo invito.

Articolo pubblicato su: «Spezzando le manette della mente» del 8-5-2016.

 

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Domenico Segna – Un caso di coscienza. Giuseppe Gangale e “La Rivoluzione protestante”

Gangale in evidenza

Coperta Gangale

 

Domenico Segna
Un caso di coscienza.
Giuseppe Gangale e “La Rivoluzione protestante”

indicepresentazioneautoresintesi

 

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Filosofo, giornalista, glottologo, amico di Piero Gobetti, nome dimenticato, se si esclude l’ambiente protestante italiano, Giuseppe Gangale è un caso unico nella storia culturale del Novecento italiano. Nato a Cirò Marina, in Calabria, animatore di Conscientia, una delle migliori riviste di matrice protestante degli anni Venti, Gangale tentò di unire la propria fede calvinista con il pensiero di Hegel sino al punto di delineare un inedito «Marx calvinista». Nel 1925 raccolse l’invito di Gobetti di pubblicare, presso le omonime edizioni, un testo destinato a restare sepolto per decenni: La Rivoluzione protestante. Il presente saggio è un’indagine su questo evangelico battista e sulla particolare temperie culturale, dominata da Croce e Gentile, in cui si trovò a testimoniare sia la propria fede religiosa, sia il suo antifascismo: una «doppia eresia» di fronte all’instaurazione della dittatura fascista e al Concordato tra Stato e Chiesa cattolica del 1929. Analisi di un eretico e della sua citata opera il cui emblematico incipit così recita: «Il cattolicismo è il male d’Italia». Muovendo da questo presupposto Gangale pose, in modo radicale rispetto ad analoghi tentativi, il problema della mancata Riforma in Italia e del suo sfacelo politico ed etico. Lo stesso Risorgimento, a suo dire, fallì perché non sostanziato da una fede religiosa che avrebbe potuto e dovuto trovare nel verbo di Giovanni Calvino lo strumento più adatto per trasformare, plasmare, forgiare una nuova mentalità negli italiani affetti da secoli da un «male oscuro» identificato, appunto, nel  «cattolicismo». Pur considerando l’attuale evoluzione del cattolicesimo alla luce del Concilio Vaticano II, riproporre, a distanza di decenni, la personalità di Gangale, messa maggiormente in risalto anche da una conversazione con il teologo e pastore valdese Paolo Ricca, significa porsi la domanda sul perché del degrado delle cose presenti in Italia: significa porsi un «problema di coscienza».

Domenico Segna, nato a Roma vive e lavora a Bologna. Giornalista, è vicecaporedattore de I Martedì del Centro San Domenico di Bologna, dove scrive prevalentemente di letteratura contemporanea. Attivamente impegnato nel dialogo ecumenico, lavora nell’ambito della redazione della rivista Il Regno. Laureato in Lettere all’Università “La Sapienza” di Roma e in Scienze Bibliche e Teologiche presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma è docente di Protestantesimo  presso lo Studio Filosofico Domenicano, l’Università “Primo Levi” e l’Istituto “Carlo Tincani” di Bologna. Coautore, ha pubblicato nel 2007, con una nota di Roberto Roversi, Libro (Pendragon) testo di prosa poesia scritta a quattro mani, unica opera di poesia così concepita nel panorama poetico italiano. Nel 2014 ha pubblicato una nuova raccolta di poesie, Le chiese scomparse,  presso con-fine edizioni. Per il Cinquecentenario della Riforma Protestante ha curato due volumi, di prossima pubblicazione, concernenti rispettivamente un’antologia di testi dei Riformatori del XVI secolo e un commento storico- teologico sulle 95 Tesi di Martin Lutero.

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Giuseppe Gangale

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La Rivoluzione protestante di G. Gangale, con Prefazione di Paolo Ricca, teologo valdese.

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Paolo Ricca

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Domenico Segna – L’assurdo e la felicità: Albert Camus.

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