Chandra Livia Candiani – Mappa per l’ascolto. Per ascoltare bisogna aver fame e anche sete. Dunque, abbraccia le parole come fanno le rondini col cielo, tuffandosi, aperte all’infinito

Chandra

Chandra_Livia_Candiani1

Dunque, per ascoltare

avvicina all’orecchio

la conchiglia della mano

che ti trasmetta le linee sonore

del passato, le morbide voci

e quelle ghiacciate,

e la colonna audace del futuro,

fino alla sabbia lenta

del presente, allora prediligi

il silenzio che segue la nota

e la rende sconosciuta

e lesta nello sfuggire

ogni via domestica del senso.

Accosta all’orecchio il vuoto

fecondo della mano,

vuoto con vuoto.

Ripiega i pensieri

fino a ricevele in pieno

petto risonante

le parole in boccio.

Per ascoltare bisogna aver fame

e anche sete,

sete che sia tutt’uno col deserto,

fame che è pezzetto di pane in tasca

e briciole per chiamare i voli,

perché è in volo che arriva il senso

e non rifacendo il cammino a ritroso,

visto che il sentiero,

anche quando è il medesimo, non è mai lo stesso

dell’andata.

Dunque, abbraccia le parole

come fanno le rondini col cielo,

tuffandosi, aperte all’infinito,

abisso del senso.

                                        Chandra Livia Candiani

 

 

 


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John Locke (1632-1704) – Conoscendo la nostra forza, sapremo meglio che cosa intraprendere con qualche speranza di successo

Locke

Intraprendere il viaggio

«Se non crederemo a nulla perché non possiamo conoscere tutto con certezza, agiremo altrettanto saggiamente di uno che non volesse servirsi delle gambe, ma rimanesse fermo e deperisse, perché non ha le ali per volare. Conoscendo la nostra forza, sapremo meglio che cosa intraprendere con qualche speranza di successo.
[…] È di somma utilità al marinaio conoscere la lunghezza della sua fune, anche se con essa egli non può scandagliare tutte le profondità dell’oceano. È bene che egli sappia che essa è abbastanza lunga per raggiungere il fondo in quei luoghi che sono necessari per dirigere il suo viaggio e per avvisarlo delle secche che potrebbero rovinarlo. […]».

John Locke

 

 


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George Herbert (1593-1633) – O denaro, rovina della gioia e sorgente di dolore, da dove vieni mai, fresco e bello?

Herbert

avaro_grande

 

 

O denaro, rovina della gioia e sorgente
di dolore, da dove vieni mai, fresco e bello?
lo so che i tuoi natali sono bassi e volgari:
povero e sporco l’uomo t’ha trovato in miniera.
Certo tu hai tanto poco contribuito a questo
grande regno che adesso tu possiedi, che l’uomo
quand’eri miserabile dovette estrarti fuori
dalla caverna o grotta oscura in cui giacevi;
con la forza del fuoco poi ti rese lucente;
anzi, il volto dell’uomo tu hai assunto, ché abbiamo
con il nostro sigillo ceduto a te il diritto;
tu sei l’uomo, ed è l’uomo la tua scoria soltanto.
L’uomo t’ha fatto ricco, e ti chiama sua ricchezza:
e cade nella fossa che scava per estrarti.

George Herbert

 

 

Dumas

 


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Thomas Mann – La conoscenza umana e l’approfondimento della vita umana hanno un carattere di maggiore maturità che non la speculazione sulla Via Lattea. Il vero studio dell’umanità è l’uomo

Mann03

Nobiltò dello spirito

«Ma non è forse vero che la meditazione cosmologica, paragonata al suo opposto, a quella psicologica, ha in sé qualcosa di puerile? Dicendo questo rammento gli occhi tondi e luminosi, da fanciullo, di Albert Einstein.
È inutile: la conoscenza umana e l’approfondimento della vita umana ha un carattere di maggiore maturità che non la speculazione sulla Via Lattea: vorrei affermarlo con il più profondo rispetto.
“Libero ognuno” osservava Goethe “d’occuparsi di ciò che lo attrae, che fa piacere, che gli pare utile; ma il vero studio dell’umanità è l’uomo”».
Thomas Mann, Nobiltà dello spirito, Mondadori, Milano, 1977.

 


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Ilaria Rabatti – «Al fuoco della carità». Introduzione al libro di Margherita Guidacci, «Il fuoco e la rosa. I “Quattro Quartetti” di Eliot e Studi su Eliot»

Il fuoco della carità

«Al fuoco della carità»

 


Arde di carità
il tuo cuore e nel vincolo di fuoco
adombrando la rosa, trasfigura in giardini
tutta la tua intricata solitudine.
                                      
 M. Guidacci

«Questo libro che ripropone, a distanza di più di trenta anni dalla loro prima pubblicazione presso IPL , la traduzione dei Quattro Quartetti e tutti gli studi critici che Margherita Guidacci ha dedicato all’opera di T.S. Eliot, ha il senso di un necessario (e amorevole) atto di riconoscimento nei confronti di una donna che ha sempre inteso la letteratura come impegno e responsabilità etica a livello più alto e cosciente, e a cui – come sottolineava Fulvio Panzeri in un suo articolo  – la cultura italiana deve moltissimo.
Grande poeta del Novecento italiano, Margherita Guidacci è stata anche traduttrice di altissimo livello, certamente tra le migliori dei Quartetti, e critico di grande acume e sottigliezza, che, con i suoi numerosi interventi, ha dato un fondamentale contributo alla conoscenza ed alla interpretazione di Eliot, di cui ha fatto una lettura profonda in chiave non solo estetico-letteraria, ma soprattutto filosofico-esistenziale, ribadendo, in più di una occasione, la portata epocale della sua opera, ove convivono dantescamente, in un rapporto complesso, il mondo filosofico del pensiero e quello espressivo dell’arte.
Le traduzioni e gli scritti qui raccolti secondo un “umile” e “naturale” ordinamento cronologico – di gran lunga preferito dall’autrice ad un qualsiasi “sovraimposto” ordine “artificioso” – coprono un lungo arco di tempo e tracciano un itinerario di ricerca che abbraccia quasi l’intera vita della Guidacci. Per questo – come già autocriticamente appuntava la poetessa nella breve Nota introduttiva all’edizione del ’75 – al libro, che non obbedisce a un disegno preordinato, manca, per il salto negli anni e per la diversità di occasioni e di angolazioni, un’unità compositiva. Ciò nonostante, una profonda coerenza di fondo, oltre all’alto valore critico, giustificava allora e giustifica oggi la sua pubblicazione. Questa coerenza è data dalla continuità e sincerità di un interesse che, come sottolineava la Guidacci, «non si è mai affievolito verso la figura e l’opera di un poeta che ha impresso il suo segno nella letteratura del nostro secolo più profondamente, forse, di qualsiasi altro, ed a cui la mia generazione è particolarmente debitrice».


Copertina_ll fuoco e la rosa

Margherita Guidacci,

Il fuoco e la rosa.
I “Quattro Quartetti” di Eliot e Studi su Eliot,

Petite Plaisance, 2006.

indicepresentazioneautoresintesi

Eliot ha avuto dunque una parte privilegiata nella formazione poetica della Guidacci – come, del resto, in quella di molti intellettuali legati alla rivista fiorentina “Letteratura” (fondata nel ’37 da Alessandro Bonsanti per raccogliere l’eredità letteraria di “Solaria”, costretta fin dal ’34 a cessare le sue pubblicazioni per ragioni politiche)   – indicandole, per altro, nella ricerca del proprio linguaggio poetico, quella via che, attraverso il simbolismo francese,  l’avrebbe istintivamente ricondotta, per una sorta di profonda empatia, alla poesia metafisica inglese del Seicento ed all’amato John Donne (che insieme alla Dickinson, costituiranno un ben più sostanzioso nutrimento culturale e un costante riferimento in tutto l’arco del suo percorso creativo), e all’”adesione”, tutta interiore, assai controcorrente rispetto alle dottrine estetiche ermetiche allora imperanti, ad una poetica medievale dell’arte, non come pura liricità, ma come sintesi di “pensiero” e di “senso”.
In una intervista a Paola Lucarini Poggi, la Guidacci rievocando la significativa “rimozione” di quello, da lei stessa definito, come il suo “periodo francese”e ribadendo la propria intima congenialità, sia poetica che morale, con quella tradizione anglosassone della poesia metafisica d’ispirazione religiosa, che troverà appunto in Eliot il suo più grande rappresentante e continuatore, dirà: «Durante l’adolescenza mi sono avvicinata alla poesia francese contemporanea ricavandone solo il piacere della lettura, e invece per quanto riguarda quella inglese e americana ho sentito subito che mi nutriva. Soprattutto in Donne, Eliot e la Dickinson ciò che mi ha colpito di più è stato l’impegno intellettuale e al tempo stesso una grande forza di plasticità dell’immaginazione: la cosa che più mi piace della poesia è che parli tutt’insieme all’intelletto e ai sensi».
L’intensa riflessione critica condotta dalla Guidacci sull’opera di Eliot ha come termine post quem il 19469   – anno cruciale che segnerà la sua doppia vocazione di poetessa e traduttrice, con la pubblicazione sia de La sabbia e l’Angelo che delle traduzioni dei Sermoni di John Donne – e, non interrompendosi con il ’75 (l’anno di edizione presso IPL degli Studi su Eliot) si protrae fino alle soglie degli anni Novanta, a cui risalgono gli ultimi due articoli, Itinerario dalla Terra Desolata e Una lady silenziosa e dolcissima indica la rotta ai marinai, che mi è parso qui necessario accogliere per dare un quadro quanto più esaustivo del suo lavoro sul poeta americano.
Il fuoco e la rosa comprende dunque dieci saggi, tre in più rispetto all’edizione del ’75 (oltre ai due già citati articoli apparsi su “L’Osservatore Romano”, include anche il saggio Per una società cristiana, pubblicato il 25 novembre del ’48 su “L’Ultima”, prodromo del più ampio ed articolato Idea di una società cristiana, ed una breve recensione, pubblicata nell’aprile del ‘56 su “Il Ponte”, al volume Poesie minori di Eliot, curato da Roberto Sanesi) e la splendida traduzione dei Quattro Quartetti, posta, con un lieve spostamento rispetto all’originale collocazione, ad apertura di libro e con testo inglese a fronte…» [Continua a leggere nel PDF allegato]

Ilaria Rabatti,
Al fuoco della carità.
Introduzione al libro di Margherita Guidacci, «Il fuoco e la rosa»


Ilaria Rabatti – «La casa di carta», di Carlos María Domínguez

Ilaria Rabatti – Un libro di John Berger: «Da A a X. Lettere di una storia»

Ilaria Rabatti – Tra poesia e profezia: Il buio e lo splendore, l’ultima fase della poesia di Margherita Guidacci


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Lev Tolstoj (1828-1910) – L’elevazione del lavoro a virtù è altrettanto assurda come l’innalzamento del nutrirsi dell’uomo a dignità e a virtù. nella nostra società falsamente ordinata, esso è per lo più un mezzo che uccide la sensibilità morale …

Tolstoj 05

«Il signor Zola dice che il lavoro fa bene all’uomo; io ho sempre notato il contrario: il lavoro in quanto tale, la fierezza della formica per il suo lavoro, rende crudele non solo la formica, ma anche l’uomo. Ma se la laboriosità non è espressamente un vizio, in nessun caso essa può essere una virtù. Così come il nutrirsi, altrettanto anche il lavoro non può essere una virtù. Il lavoro è un bisogno che, se non viene soddisfatto, diviene una sofferenza e non una virtù. L’elevazione del lavoro a virtù è altrettanto assurda come l’innalzamento del nutrirsi dell’uomo a dignità e a virtù. Il lavoro potè raggiungere l’importanza che gli si ascrive nella nostra società, solo in quanto reazione contto l’ozio, che è stato elevato a contrassegno peculiare della nobiltà e che è ancora ritenuto presso alcune classi ricche e poco istruite come segno di dignità. Non è, semplicemente, che il lavoro non sia una virtù, ma, nella nostra società falsamente ordinata, esso è per lo più un mezzo che uccide la sensibilità morale …».

Lev Tolstoj, Articolo pubblicaro per la prima volra in «Severni Wesrnib», 1893, n. 9. Nell’edizione russa delle Opere Complete di Tolstoj si trova nel vol. 29 (1954, p. 187).

 Si tratta della risposta di Tolstoj a due estratti da giornali francesi, che gli erano stati spediti dal redanore della rivisra francese "Revue des revues»: il discorso di E. Zola «Alla giovemù» e la lettera di A. Dumas al redarrore del «Gaulois».

 


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Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) – Nulla di grande si realizza nel mondo senza passione

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«Nell’ordinamento del mondo un ingrediente sono le passioni, l’altro è il momento razionale. Le passioni sono l’elemento attivo. Esse non sono affatto opposte costantemente alla moralità, bensì realizzano l’universale […]. Nessuna cosa è mai venuta alla luce senza l’interesse di coloro la cui attività cooperò a farla crescere; e dal momento che ad un interesse noi diamo il nome di passione, così […] dobbiamo dire in generale che nulla di grande è stato compiuto nel mondo senza passione».

G. W. F. Hegel,  Lezioni sulla filosofia della storia (1837), I, 62-63, La Nuova Italia, Firenze, 1981, pp. 73-74.

 

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David Herbert Lawrence (1885-1930) – Ciò che vogliamo è distruggere i rapporti falsi e inorganici, specialmente quelli connessi al denaro

Lawrence 01

“Ciò che vogliamo è distruggere i rapporti falsi e inorganici,
specialmente quelli connessi al denaro,
e ristabilire i legami organici e vitali con il cosmo, con il sole e la terra,
con l’umanità …”.

 

David Herbert Lawrence , Apocalypse, William Heinemann Ltd., London, 1931, p. 104.

 

Apocalisse

Apocalisse

 


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Costanzo Preve (1943-2013) – Prefazione di Costanzo Preve alla traduzione greca (luglio 2012) de “Il Bombardamento Etico”. Un libro che è ancora più attuale di quando fu scritto, sedici anni or sono.

prefazione greca
Il 14 aprile 2016, Costanzo avrebbe compiuto 73 anni.
Ed invece ha dovuto congedarsi dalla vita nel novembre 2013.
Ma ha pensato, lavorato, scritto fin che ha potuto.
Nel luglio del 2012 aveva preparato la prefazione alla edizione greca del suo
«Il Bombardamento Etico»,
tre pagine che proponiamo alla considerazione critica dei lettori.

Sono trascorsi 16 anni da quando pubblicammo questo suo importante testo,
che – come dice l'autore – non solo non è invecchiato, ma è ancora più attuale.
Sedici anni, eppure vivida è la memoria di quei giorni in cui,
ospitando Costanzo per qualche giorno a casa mia
 qui nella campagna intorno a Pistoia,
leggevamo il suo dattiloscritto, discutendone in modo appassionato,
per prepararne la pubblicazione
C. F.


7.3-Picasso

Prefazione di Costanzo Preve

alla traduzione greca de “Il Bombardamento Etico” (luglio 2012)

 

Sono molto contento che il mio saggio Il Bombardamento Etico, scritto negli ultimi mesi del 1999 e pubblicato in lingua italiana nel 2000, sia stato tradotto in greco. Rivedendo la traduzione, precisa, corretta e fedele, mi sono reso conto che purtroppo il saggio non è “invecchiato” in dieci anni, ma in un certo senso è ancora più attuale di dodici anni fa. E’ ancora più attuale, purtroppo. E su questo “purtroppo” intendo svolgere alcune rapide riflessioni. Dodici anni non sono pochi, ed è possibile capire meglio che l’uso strumentale e manipolatorio dei cosiddetti “diritti umani” ed il processo mediatico di hitlerizzazione simbolica del Dittatore che di volta in volta deve essere abbattuto (Milosevic, Saddam Hussein, Gheddafi, Assad, domani chissà?) inauguravano una fase storica nuova, che potremo definire dell’intervento imperialistico stabile nell’epoca della globalizzazione con l’uso massiccio della dicotomia simbolica di sicuro effetto Dittatore/Diritti Umani. [Leggi tutto]

 

Prefazione di Costanzo Preve
alla traduzione greca
de “Il Bombardamento Etico” (luglio 2012)

 


 

Il bombardamento etico

Costanzo Preve

Il bombardamento etico.

Saggio sull’Interventismo Umanitario, sull’Embargo Terapeutico
e sulla Menzogna Evidente

indicepresentazioneautoresintesi

Il titolo di questo saggio – ad un tempo storico, politico e filosofico – contiene quattro ossimori, espressamente concepiti per provocare intenzionalmente nel lettore quello “spaesamento” necessario per mettere in moto il suo autonomo processo di riflessione critica.
I primi tre sono il Bombardamento Etico, l’Interventismo Umanitario e l’Embargo Terapeutico. Il quarto ossimoro presente nel titolo rappresenta una sorta di denominatore unificante, il più corrotto e malvagio che esista, quello della Menzogna Evidente. Questo spaesamento è necessario per affrontare con animo libero gli enigmi dell’ideologia di legittimazione di questa inedita società capitalistica fondata sulla globalizzazione geografica coattivamente prescritta e sull’incessante innovazione culturale capillarmente imposta. Nel primo capitolo vengono richiamati i casi delle due scandalose guerre prevalentemente aeree e supertecnologizzate contro l’Irak nel 1991 e contro la Jugoslavia nel 1999.
In entrambi i casi i pretesti addotti dalle potenze imperiali, pretesti amplificati dal sistema giornalistico e culturale dominante, erano privi sia della legittimazione giuridica sia della plausibilità storica. In entrambi i casi però, come avviene nella favo!a del lupo e dell’agnello, la forza ha sostituito la ragione rispettiva.
Nel secondo capitolo, che è a tutti gli effetti centrale, si ricerca il fondamento metafisico segreto di questo comportamento, che è il trattamento differenziato di Auschwitz e di Hiroshima ed il conseguente pentimento diseguale e manipolato che ne è seguito. In questo caso, la metafisica laica del Giudeocentrismo è servita per imporre una nuova lettura storico-religiosa del Novecento, non per contribuire ad una corretta comprensione delle cause che hanno portato al genocidio ebraico, una comprensione che dovrebbe impedire nel futuro il ripetersi di simili catastrofici eventi.
Nel terzo ed ultimo capitolo, infine, si individua in una cultura di resistenza il presupposto necessario per una futura costituzione di forze politiche e sociali, per il momento non ancora esistenti, in grado di sostenere il confronto futuro che certamente verrà, e non soltanto di ripetere in modo esasperante le mosse politiche, sociali e culturali di confronti ormai esauriti e tramontati con il venir meno del Novecento.


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Luis Alberto Hurtado (1901-1952) – È più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere.

Hurtado
Padre-Hurtado

Alberto Hurtado

È più facile insegnare che educare,

perché per insegnare basta sapere,

mentre per educare è necessario essere.

                                                Alberto Hurtado

 

Un fuoco che accende altri fuochi

Un fuoco che accende altri fuochi

 

Il volume raccoglie testi scritti di P. Hurtado, lettere, riflessioni, discorsi. Pagine scelte con l’obiettivo di presentare ad un pubblico più ampio non tanto le opere e le azioni di P. Hurtado quanto di far conoscere dal “di dentro” il suo cuore, il suo interesse per i problemi sociali e giuridici, la preoccupazione continua per i più poveri.

 


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