K
Kabīr (1440–1518) – Nessun uomo è concepito o nasce in modo diverso dagli altri, quindi nessuno è nobile o plebeo. Soltanto lo stampo delle sue azioni individuali lo rende differente dai suoi simili.
Erling Kagge – Solvitur ambulando. Camminare è un gesto sovversivo. È metafora del pensare. Camminare è sapere.
Frida Kahlo (1907-1954) – Se solo i nostri occhi vedessero le anime invece dei corpi, quanto sarebbe diversa la nostra idea di bellezza. Io ancora vedo orizonti dove tu disegni confini. Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai.
Okakura Kakuzō (1863-1913) – Il dono della prima ghirlanda. Ci vantiamo di aver conquistato la materia, dimenticando che è stata questa a ridurci in schiavitù.
Paul Kalanithi (1977-2015) – Il medico ha a che fare con il nucleo dell’esistenza: lavora nel crogiolo dell’identità. La domanda non è semplicemente se vivere o morire, ma che genere di vita valga la pena di vivere.
Vasilij Vasil’evič Kandinskij (1866 -1944) – Si può osservare la strada stando dietro il vetro della finestra. Oppure si apre la porta: si esce dall’isolamento; ci si immerge in questa entità, vi si diventa attivi e si partecipa a questo pulsare della vita con tutti i propri sensi.
Vasilij Vasil’evič Kandinskij (1866 -1944) – Migliaia e migliaia di artisti creano oggi milioni di “opere d’arte” col cuore freddo e l’anima addormentata.
Vasilij V. Kandinskij (1866 -1944) – L’arte che è solo figlia del suo tempo non ha avvenire, non diventerà mai madre del futuro, è un’arte sterile. La vita spirituale è movimento della conoscenza e senza il pane metaforico l’arte non ha più anima. In queste epoche cieche gli uomini danno importanza solo al successo esteriore, si preoccupano unicamente dei beni materiali.
Immanuel Kant (1724-1804) – Nell’uomo esiste un tribunale interno: è la coscienza. Egli può magari cadere in un grado tale d’abbiezione da non prestare più alcuna attenzione a questa voce, ma non può evitare di udirla.
Immanuel Kant (1724-1804) – Lo studente non deve imparare dei “pensieri”, ma a “pensare”. Non lo si deve “portare” ma “guidare”, se si vuole che in seguito sia capace di camminare da solo. Rovesciando questo metodo, lo studente acciuffa una sorta di ragione prima ancora che in lui si sia formato “l’intelletto” e s’appropria d’una “scienza” posticcia che in lui è soltanto appiccicata , non maturata.
Immanuel Kant (1724-1804) – Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.
Immanuel Kant (1724-1804) – Lettera di Kant a Marcus Herz. «Parlo dell’obiettivo di diffondere disposizioni d’animo buone, basate su princìpi solidi, e di salvaguardare queste disposizioni assicurandole fermamente nelle anime ricettive, indirizzando gli altri a coltivare i propri talenti solo in direzioni utili».
Immanuel Kant (1724-1804) – Ho imparato che la scienza è inutile, se non serve a mettere in valore l’umanità. Agisci in modo da trattare l’uomo così in te come negli altri sempre anche come fine, non mai solo come mezzo. Agisci in modo che ogni tuo atto sia degno di diventare un ricordo.
Immanuel Kant (1724-1804) – Il melanconico ha dominante il sentimento del sublime.
Immanuel Kant (1724-1804) – La persona è, al tempo stesso, fonte della legge stessa, e solo in virtù di ciò le è sottomessa. L’autonomia è, dunque, il fondamento della dignità della natura umana e di ogni natura razionale.
Immanuel Kant (1724-1804) – Il «bene morale» (das Gute), è l’unico vero bene e non deve essere inteso come benessere (das Wohl), che non è un «bene», bensì appunto un «benessere»: non un concetto della ragione, bensì un concetto empirico d’un oggetto della sensazione.
Immanuel Kant (1724-1804) – Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa mi è lecito sperare? La bilancia dell’intelletto non è pur del tutto imparziale, ed un braccio di essa, che porta la soprascritta “speranza del futuro”, ha un vantaggio meccanico che fa sì che ragioni anche leggere che cadono sul piatto retto da esso, traggano in alto dall’altra parte le speculazioni che abbian per sé peso più grande. La speranza di tempi migliori ha sempre anche avuto influsso sull’agire degli uomini retti. Il sistema della moralità è unito inseparabilmente con quello della felicità.
Amnon Kapeliouk (1930-2009) – 16 settembre 1982. «Sabra e Chatila. Inchiesta su un massacro». Il paesaggio sfida qualsiasi descrizione. Un’incarnazione dell’orrore, una visione dopo un uragano. dimensione di barbarie È questo spettacolo spaventoso. Un puzzo acre di cadaveri aleggia sulle macerie.
Ryszard Kapuściński (1932-2007) – Conoscere il mondo richiede uno sforzo che assorbe tutte le facoltà dell’uomo. La maggior parte della gente tende piuttosto a sviluppare le facoltà opposte: la capacità di guardare senza vedere e di sentire senza ascoltare.
Sachiko Kashiwaba – I libri più sono vecchi e più hanno fascino. I libri hanno il potere di attirare le persone e influenzare le loro scelte. Sta in questo il loro fascino.
Konstantinos Petrou Kavafis (1863-1933) – Non facciamo della vita una stucchevole estranea.
Konstantinos Petrou Kavafis (1863-1933) – Onore a quanti nella propria vita mai allontanandosi dal dovere, giusti e retti in tutte le azioni, pronti all’aiuto per quanto possono, sempre con parole di verità, ma senza odio per chi mente.
Konstantinos P. Kavafis (1863-1933) – «Aspettando i barbari». Che aspettiamo qui riuniti al Foro? Oggi devono arrivare i barbari. Perché si svuotano le vie e le piazze e tutti fanno ritorno a casa preoccupati? Perché è già notte e i barbari non vengono. È arrivato qualcuno dai confini a dire che di barbari non ce ne sono più. Come faremo adesso senza i barbari? Dopotutto, quella gente era una soluzione.
Nikos Kazantzakis – Con Zorba il greco: la naturalezza creativa, che si rinnova ogni mattino.
Anselm Kiefer – Il libro mi accompagna dalla più tenera infanzia. Il libro è per me un rituale, struttura il tempo e fa appello ad altri poteri rispetto a quelli della cultura.
Søren Kierkegaard (1813-1855) – Occorre essere sinceri di fronte alla possibilità.
Søren Kierkegaard (1813-1855) – Situazione tremenda, quella di una coscienza che abbia subìto, sin dall’infanzia, una compressione tale che tutta l’elasticità dell’anima e tutta l’energia della libertà non riescano più a scrollarla.
Johanna Mockel Kinkel (1810-1858) – «Freiheit, Liebe und Dichtung». Libertà, Amore e Poesia.
Paul Klee (1879-1940) – L’artista non deve né essere utile né dettare delle regole: deve solo trasmettere, veicolare in alto, portare più in su.
Paul Klee (1879-1940) – Se nella musica l’elemento tempo potesse venir superato da un movimento a ritroso, penetrante nella coscienza, sarebbe possibile una seconda fioritura.
Heinrich von Kleist (1777-1811) – Nulla può essere più triste e inquietante di questa posizione nel mondo: l’unica scintilla di vita nel vasto dominio della morte.
Victor Klemperer (1881-1960) – Il potere conosce perfettamente la psicologia della massa che non pensa e va mantenuta incapace di pensare. La sua lingua vuol dirigere il mio sentire, e indirizza tutto il mio essere spirituale quanto più naturalmente, più inconsciamente mi abbandono a lei. Le sue parole possono essere come minime dosi di arsenico: ingerite senza saperlo sembrano non avere più effetto, ma dopo qualche tempo ecco rivelarsi l’effetto tossico.
Andrzej Kobyliński – La presenza della riflessione filosofica nella società italiana di oggi.
Koinè – Diciamoci la verità oltre l’orizzonte del pensiero dominante.
Koinè – Quale progettualità? Cerchiamo di percorrere, in maniera umanisticamente fondata, l’orizzonte progettuale per delineare le strutture di base di un futuro modo di produzione comunitario non più incentrato sulla privatezza e sulla mercificazione dei rapporti umani.
Koinè – «Per una scuola vera e buona». La scuola per essere buona deve essere prima di tutto vera. La scuola pietrificata di oggi disconosce la questione di fondo: vero è ciò che è conforme al fondamento. Bene è tutto ciò che si prende cura del fondamento, cioè dell’uomo.
Koinè – Il nostro invito augurale: A COSA SIAMO CHIAMATI ? La nostra umanità esige, per non morire, una resistenza, in primo luogo culturale, alla attuale logica sistemica.
Koiné – «Tempi covid moderni». Siamo chiamati a defatalizzare quanto, nel filtro del pensiero “mainstream”, appare “normale”, “destinale”, “irreversibile”. Occorre riaprire lo spazio ad una critica trasformatrice che ponga le basi per una nuova progettualità umana.
Panagiotis Kondylis (1943-1998) – L’antichità classica ha un suo caratteristico segno distintivo: la mancanza di escatologia e di concezioni lineari del divenire storico.
Karel Kosík (1926-2003) – Per la conoscenza della realtà umana nel suo complesso e per scoprire la verità della realtà nella sua autenticità, l’uomo dispone di due “mezzi”: la filosofia e l’arte. Nella loro funzione l’arte e la filosofia sono per l’uomo vitalmente importanti, impagabili e insostituibili. Rousseau avrebbe detto che sono inalienabili.
Jannis Kounellis – La ripetizione coatta di uno stile porta alla distruzione dell’arte. Occorre rovare dei mezzi per aprire più possibilità di cominicazione.
Jddu Krishnamurti (1895-1986) – Gli uomini che non sanno lavorano per ricercare ricchezza e potere.
Milan Kundera – L’esistenza non è ciò che è avvenuto, l’esistenza è il campo delle possibilità umane, di tutto quello che l’uomo può divenire, di tutto quello di cui è capace.
Rayen Kvyeh – La voz de un indómito pueblo: MAPUCHE. A Siena il 12 ottobre e a Livorno il 13 ottobre.