Parmenide di Elea (544 a.C./541 a.C. – 450 a.C.) – Diciamo che c’è un giusto e diciamo che c’è un bello e poi anche diciamo che c’è un vero; e nessuna mai di queste cose vedemmo con gli occhi, ma solo con la mente.

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«Diciamo che c’è un giusto e diciamo che c’è un bello
e poi anche diciamo che c’è un vero;
e nessuna mai di queste cose vedemmo con gli occhi,
ma solo con la mente».

 

Parmenide di Elea, Diels-Kranz 28 B 4, ed. it. I presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di Gabriele Giannantoni, Laterza, Roma-Bari 1990, voI. I, pp. 271-272.


Erma di Parmenide. Museo archeologico di di Ascea marina (antica Velia)02

Erma di Parmenide. Museo archeologico di di Ascea marina (antica Velia).


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Vasilij Semënovič Grossman (1905-1964) – C’è un dono superiore rispetto a quello dei geni della scienza e della letteratura, dei poeti e degli scienziati. Il dono supremo dell’umanità è il dono della bellezza spirituale, della nobiltà d’animo, della magnanimità e del coraggio del singolo in nome del bene.

Vasilij Semënovič Grossman
Il bene sia con voi!

Il bene sia con voi!

«C’è un dono superiore rispetto a quello dei geni della scienza e della letteratura, dei poeti e degli scienziati. Tra le persone di taJento, se non di genio, tra i virtuosi delle fonnule matematiche, del verso poetico, della frase musicale, dello scalpello o del pennello, molti hanno un animo misero, debole, meschino, lascivo, avido, servile, cupido, invidioso; molti sono i molluschi, gli smidollati nei quali l’irritazione di una coscienza inquieta favorisce la nascita della perla. Il dono supremo dell’umanità è il dono della bellezza spirituale, della nobiltà d’animo, della magnanimità e del coraggio del singolo in nome del bene. È il dono di cavalieri e fanti timidi e senza nome che con le loro imprese fanno sì che l’uomo non si trasfonni in una bestia».

Vasilij Grossman, Il bene sia con voi! Appunti di viaggio, 10 [1962-1963), tr. di Claudia Zonghetti, Adelphi, Milano 2014, pp. 231-232.

 

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Vasilij Grossman nel 1945 tra le macerie di Berlino espugnata dall’Armata Rossa. Nato a Berdicev, in Ucraina, il 12 dicembre 1905, lo scrittore è morto di cancro a Mosca il 14 settembre 1964, lasciato senza cure e senza sostegno.

 

 

Nel 1960 Vasilij Grossman porta a compimento “Vita e destino”, subito confiscato dal KGB, e va incontro alla sorte del reietto. Alla stessa stagione e allo stesso universo di quel capolavoro, che descrive le manifestazioni del male e la sua sconfitta in nome della “bontà illogica” dei singoli, appartengono i racconti qui radunati. I ricordi e le testimonianze di prima mano del periodo bellico, che ruotano intorno al destino degli ebrei, ispirano le note drammatiche del “Vecchio maestro” e la dichiarazione di fede nella vita e nel “miracolo della libertà” che conclude “La Madonna Sistina”. “Fosforo” è una riflessione tristemente autobiografica sull’amicizia misconosciuta, mentre “Riposo eterno”, “Mamma”, “L’inquilina”,” In periferia” fotografano momenti diversi della lunga stagione sovietica, tra gli sconvolgimenti causati dal meccanismo delle repressioni staliniane e la corruzione morale che ne consegue, all’insegna dell’indifferenza e dell’egoismo. “La strada”, parabola sul modello tolstojano di Cholstomer, è il racconto delle disavventure di un mulo italiano sulle strade della Russia in guerra: la mostruosità di un mondo in cui Treblinka e il Gulag, nazismo e comunismo gareggiano in efferatezza colpisce in modo ancora più brutale se vista con gli occhi di un animale. E infine “Il bene sia con voi!”, dove le note di un viaggio in Armenia nell’autunno del 1961 si traducono in una sorta di luminoso poema.

 

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Vasilij Grossman e Primo Levi: dialogo fra testimoni


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