«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
L’importanza di decifrare i meccanismi della comunicazione.
La macro-retorica intorno a noi
Mi pare ben condivisibile l’idea di fondo secondo la quale ogni nostro atto, ogni nostra opera e prima ancora ogni nostra elaborazione teorica dipendono in qualche misura da una scelta – che facciamo o che talvolta subiamo – per cui siamo esseri responsabili, in parte o in toto. Questo però significa che è necessaria e anzi determinante una seria e approfondita analisi delle procedure che ci portano a pensare, agire, comunicare. Nella intricata selva di azioni volontarie, di non detti, di congetture-riflessioni implicite e di quelli che sono e forse sempre rimarranno i segreti dell’agire comunicativo, la migliore bussola non può che essere ancora una volta il pensiero critico al quale Socrate, Kant e altri illuminati maestri ci hanno educato. Muovendo dall’esercizio di disvelamento di quelli che chiama “incantesimi di ordine comunicazionale”, Livio Rossetti con il suo Strategie macro-retoriche (Petite Plaisance, Pistoia 2021) fresco di stampa propone, come suggerisce il sottotitolo del saggio, la “formattazione” dell’evento comunicazionale e pone l’accento su quella fondamentale distanza critica, appunto, che permette di identificare a dovere e “leggere” tra le righe l’impianto macro-retorico all’interno del quale volenti o nolenti ci muoviamo. Come chiarisce nella sua Prefazione Mauro Serra, questo libro innanzitutto riconosce la natura sistemica dell’attività retorica, poi se da una parte presenta la macro-retorica come “indispensabile complemento al più tradizionale repertorio retorico”, dall’altra evidenzia la “strutturale complessità dell’attività comunicativa” che rischiamo di perdere a causa della notevole frammentazione legata alle svariate discipline che se ne sono via via occupate e che se ne occupano tutt’oggi. Già docente di Storia della filosofia antica presso l’Università degli Studi di Perugia e studioso di un pensiero occidentale che egli si ostina a non far partire dal solo Talete per recuperarne appieno il fertile terreno sottostante, Rossetti si era concentrato oltre una ventina d’anni fa sulle “insidie della comunicazione seria” quale può essere, ad esempio, quella del libro di filosofia. Egli ci porta qui a interrogarci su quelle strategie che di fatto ci raccontano, narrano di noi poiché “conoscono bene” il nostro modo di relazionarci con l’altro. Strada facendo, allora, emergono tutte le penombre della fenomenologia del comunicare: oltre che i cosiddetti sovraccarichi comunicazionali, i sempre riemergenti pregiudizi e le diverse mitizzazioni di un sapere, quello scientifico, presuntivamente del tutto neutrale e obiettivo; poi anche le diversificate forme di banalizzazione e/o di semplificazione che altro non sono che facili scorciatoie rispetto alla fatica del conoscere e dell’incontrare l’alterità: per non parlare della colpevole ignoranza di quanto sia importante decifrare i meccanismi che risiedono alla base di una comunicazione che può influenzare le scelte di politici, di operatori dell’economia e della finanza, di elettori, dell’opinione pubblica, di popoli. Non tutto, nota opportunamente Rossetti, “si sedimenta nelle parole. In quanto ricettori (e così pure in veste di analisti) è proprio impensabile non ci si adoperi per risalire al pensato che sta a monte del dichiarato, specialmente a quel pensato che trova altre vie per arrivare fino a noi e per condizionare il nostro modo di recepire il – e di reagire al – dichiarato”. E così in Appendice l’autore s’incammina verso una rethorica universalis, tornando a scomodare Platone e a chiedergli un di più rispetto a ciò che una certa tradizione della letteratura critica si era accontentata di cogliere. Adesso, però, tutto questo il lettore è chiamato a declinarlo in chiave “politica” così da poter porsi e porre nuovi interrogativi e riaprire questioni troppo frettolosamente chiuse, anche in merito a un certo modo di comunicare la politica stessa.
Da: Academia.edu <updates@academia-mail.com>
Giuseppe Moscati Responsabile della Biblioteca Aureliana dell’Accademia Neoumanistica Via Giovine Italia, 1 06073 SOLOMEO – Perugia – Italia Tel. 075 6970893 (int. 2893) info: www.brunellocucinelli.it E-mail giuseppe.moscati@fondazionebrunellocucinelli.it
Recensione già pubblicata su «Il Senso della Repubblica», maggio 2021.
Giuseppe Moscati è dottore di ricerca in Filosofia e Scienze umane e collaboratore del Dipartimento di Scienze filosofiche dell’Università degli Studi di Perugia. Si occupa di tematiche etico-politiche e socio-pedagogiche con particolare riferimento all’educazione nonviolenta. Giornalista pubblicista, scrive su riviste e pagine culturali di testate regionali e nazionali; per il quindicinale “Rocca”, di cui è redattore, cura una rubrica di letteratura contemporanea (“Nuova Antologia”) e una di filosofia e dintorni (“Maestri del nostro tempo”, insieme a S. Cazzato).
Una lettura critica del concetto e del fenomeno della violenza alla luce di alcune tra le più significative e penetranti riflessioni di tre filosofi contemporanei: Karl Jaspers, Hannah Arendt e Günther Anders.
La questione prioritaria che pone Feuerbach è quella di un’etica per l’avvenire. Questa ricerca, andando in parte controcorrente rispetto alle letture tradizionali e tornando su alcune tra le più interessanti piste aperte dalla recente letteratura critica, tenta una non facile operazione: sottrarre Feuerbach alle sabbie mobili del riduttivismo e di quel materialismo tout court che egli stesso ha combattuto.L’uomo integrale e la riscoperta della corporeità, la dimensione morale dell’Ich-Du, il dialogo tra filosofia, antropologia e religione: questi e altri temi centrali nell’opera di un filosofo troppo spesso “etichettato” – e che invece ha ancora molto da dirci – vengono riletti alla luce del suggestivo orizzonte della trasformazione del ‘pensare la morte’ in filosofia della vita.
Livio Rossetti, Strategie macro-retoriche. Prefazione di Mauro Serra. ISBN 978–88–7588-280-8, 2021, pp. 192, formato 130×200 mm, Euro 16 – Collana “Il giogo” [130]. In copertina: Joan Mirò, Il mio Alfabeto, 1972.
È strano che in una società invasa da forme di comunicazione sapiente e anche astuta (quindi insidiosa) qual è la nostra non si registri una congrua offerta di strumenti analitici sulle procedure cui è normale ricorrere in ogni momento. In effetti, nel rivolgere la parola, nello scrivere o anche soltanto nel rispondere al telefono si manifestano moltissime scelte, alcune involontarie e altre consapevoli. Queste scelte delineano l’impostazione e il senso di ciò che io, per esempio, ho finito per dire o scrivere. Quindi parlano di me, del mio stato d’animo, dell’idea che mi ero fatta sul conto della persona o delle persone cui mi sono rivolto, dell’idea che mi ero fatta della situazione, di cosa credevo di fare e dei criteri che ho saputo adottare nel decidere cosa dire e come esprimermi, di cosa tacere, che cosa lasciare intendere etc. E a essere carica di tutti questi impliciti è ogni iniziativa comunicazionale, semplice o impegnativa che sia. Per cercare di penetrare nei segreti della comunicazione e individuare anche ciò che transita sotto traccia, c’è poco da fare: bisogna attrezzarsi e prendere confidenza con cose così diverse come la ‘retorica dell’anti-retorica’, il feedback comunicazionale, la soglia critica, la saturazione, i meta-segnali e altro ancora. Questo libro fornisce l’apparato concettuale di cui c’è bisogno per mettersi a scavare in profondità.
Il nome di Livio Rossetti è facilmente associato alla filosofia greca – Socrate e Platone, Parmenide e Zenone – mentre non è intuitivo associarlo al tema della retorica, che è rimasta un filone leggermente in ombra della sua produzione scientifica. In effetti il volume sulle strategie macro-retoriche (1994), ora in seconda edizione, è nato a margine dei suoi studi sul dialogo socratico (alcuni dei quali figurano in Le dialogue socratique, Paris 2011) e avrebbe dovuto fornire le premesse concettuali per indagini più specifiche sull’insidiosa sapienza comunicazionale di Platone, indagini che però… devono ancora materializzarsi. Docente di filosofia greca all’Università di Perugia per decenni, Rossetti ha pubblicato, da ultimo, Verso la filosofia: nuove prospettive su Parmenide, Zenone e Melisso (Baden Baden 2020), che si può considerare l’editio maior di Parmenide e Zenone sophoi ad Elea (in questa stessa collana, Pistoia 2020), mentre
I. Iniziative comunicazionali, strategie comunicazionali e retorica
1. L’iniziativa comunicazionale 2. Individuare gli ‘incantesimi’ di ordine comunicazionale 3. Impostazione dell’iniziativa comunicazionale e forme di finissage 4. Progettare una iniziativa comunicazionali significa… 5. Identificare e analizzare l’impianto macroretorico
II. La formattazione dell ’unità comunicazionale
1.Una formattazione a molti livelli. Il feedback comunicazionale 2. Gli obiettivi da raggiungere
III. Ricettore ideale, distanza critica, dissimulazione. Il contratto comunicazionale
1. Lettore ideale e ricettore ideale. Il ruolo della dissimulazione 2. Contratto letterario e contratto comunicazionale. Il foedus iniquus
IV. Gestione dell a soglia critica e forme di saturazione
1. Orizzonte di attesa, soglia critica e forme di saturazione 2. La pretesa di incidere sulla soglia critica 3. Risalire alla soglia critica prefigurata dal locutore
V. La comunicazione form attante. Il ‘sottotesto’
1. Farsi largo nella mente altrui; la pretesa di ‘comandare a casa nostra’ 2. La semplificazione: grimaldello con cui si aggirano le difese altrui 3. Quando l’intreccio di contenuti epistemici e valori comunicazionali resiste all’analisi
VI. Formattazione e obsolescenza degli standard comunicazionali. Come difendersi dall a formattazione sapiente?
1. Siamo sicuri che la magia dell’evento comunicazionale funzioni ancora? 2. Understatement, autoironia e ‘retorica dell’anti-retorica’ 3. Le difese su cui possono contare i ricettori 4. Identificare il sovraccarico comunicazionale
VII. Conclusioni. Oltre la formattazione
Bibliografia
Appendice – Verso una rhetorica universalis
1. La mia comunicazione non è mai del tutto spontanea 2. Platone e la retorica degli altri 3. Le ossessioni dei moderni e le loro ‘aggressioni’ alla retorica 4. Oltre il mero arrocco. Nuovi aspetti della relazione retorica-filosofia nel Novecento 5.Verso una nuova idea di verità 6. Verso una nuova idea di retorica: la rhetorica universalis Nota bibliografica
In questo Parmenide e Zenone sophoi a EleaLivio Rossetti ci propone una marcia di avvicinamento a due pensatori antichi di primissimo ordine. Il suo proposito è stato di lavorare su due ‘pezzi da museo’ che ci sono stati trasmessi pieni di polvere e di incrostazioni esegetiche, riportarli alla luce e tornare a osservarli da vicino. Pretesa eccessiva? Non proprio, perché di Parmenide si sta riscoprendo solo ora lo stupefacente sapere naturalistico che pure formava parte integrante del suo poema, e di conseguenza il suo insegnamento richiede di essere visto da una prospettiva profondamente rinnovata. Quanto poi ai paradossi di Zenone, essi sono stati per lo più trattati come problemi da risolvere o calcoli da eseguire, senza considerare che Zenone avrà avuto interesse a idearli, non certo a risolverli e dissolverli. Quindi, anche qui, netto cambio di prospettiva. L’autore ci invita dunque a guardare a questi due personaggi estremamente creativi senza pensare alle tradizioni interpretative, con la mente sgombra, con rinnovata curiosità. Lo fa con competenza, ma usando un linguaggio piano, cordiale, arioso, partendo dai luoghi e dal contesto. Avvicinarsi a quel mondo sarà una scoperta.
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