«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
Fernanda Mazzoli, I nemici della città. Caccia alle streghe e potere politico: dalla cronaca di un processo di stregoneria alla storia di un modello persecutorio di successo . ISBN 978-88-7588-434-5 , 2025, pp. 272, In copertina: Scene di stregoneria è un dipinto realizzato da Salvator Rosa nel 1646 e oggi visibile alla National Gallery di Londra (particolare).
Szeged, pianura ungherese, 1728: la prolungata siccità ha messo a rischio i raccolti, la carestia incombe, si diffondono sospetti mostruosi, racconti inquietanti. Si mormora che una compagnia stregonesca organizzata di tutto punto abbia venduto la pioggia ai Turchi e prelevato i frutti della terra. Il Consiglio cittadino, impegnato in un aspro conflitto con Vienna per la salvaguardia delle autonomie locali, accredita le dicerie e imbastisce un processo che condurrà alla morte di diciotto persone, per lo più guaritori e levatrici, accusate di patto diabolico e di innumerevoli malefici. La vicenda, ricostruita a partire dalle deposizioni dei testimoni e degli imputati, si rivela paradigmatica della complessa relazione tra caccia alle streghe e potere politico, sullo sfondo della problematica modernizzazione che ha investito le società europee tra XVI e XVIII secolo. Fenomeno che ha scandito, paradossalmente, l’ingresso del nostro continente nella modernità, la caccia continua ad essere una ferita aperta, anche per avere originato un modello persecutorio efficace e pronto all’uso in contesti diversi, basato sulla demonizzazione di un nemico interno dal quale la città deve difendersi.
Associazione culturale Petite Plaisance
La contraddizione
Amici
Amore
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
Il problema Gesù: il Gesù storico e il Cristo della fede
– Bibliografia minima –
Parte seconda
Dal Medioevo all’età moderna
Capitolo I – Dante, Machiavelli, Shakespeare, Goethe
Dante, La Divina Commedia
– Bibliografia minima –
Niccolò Machiavelli, Il principe
– Bibliografia minima –
William Shakespeare
– Bibliografia minima –
W. Shakespeare, Amleto, Re Lear
– Bibliografia minima –
W. Shakespeare, Giulio Cesare, Il mercante di Venezia
– Bibliografia minima –
W. Shakespeare, Macbeth, La tempesta
– Bibliografia minima –
W. Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate,
Saggio di Laura Cantelmo
– Bibliografia minima –
Johann Wolfgang Goethe, Faust
– Bibliografia minima –
Capitolo II – Il Settecento e l’Illuminismo
Jean-Jacques Rousseau, Discorso sulle scienze e sulle arti, Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini, Fantasticherie di un passeggiatore solitario
Bibliografia minima –
Parte terza
La grande stagione del romanzo realistico
Capitolo I – I francesi
Honoré de Balzac
Premessa
Vita e opere
Balzac, Illusioni perdute, Splendori e miserie delle cortigiane
– Bibliografia minima –
Balzac, Eugénie Grandet
– Bibliografia minima –
Balzac, Papà Goriot
– Bibliografia minima –
Stendhal, Il rosso e il nero
– Bibliografia minima –
Capitolo II – I russi
Nikolaj V. Gogol’, Racconti di Pietroburgo
– Bibliografia minima –
Fëdor M. Dostoevskij
– Bibliografia minima –
Dostoevskij, Delitto e castigo
– Bibliografia minima –
Dostoevskij, L’idiota
– Bibliografia minima –
Dostoevskij, I demoni
– Bibliografia minima –
Dostoevskij, I fratelli Karamazov
– Bibliografia minima –
Lev N. Tolstoj
Tolstoj, Tre morti, I cosacchi, Dopo il ballo
Tolstoj, Padrone e lavorante
Tolstoj, La cedola falsa
Tolstoj, La morte di Ivan Ilic
Tolstoj, Il divino e l’umano
Tolstoj, Padre Sergio
Tolstoj, La sonata a Kreuzer
Tolstoj, Hadzi Murat
Tolstoj, Guerra e pace
Tolstoj, Anna Karenina
Tolstoj, Resurrezione
– Bibliografia minima –
Anton P. Cechov
Cechov, Racconti
(La steppa, La signora col cagnolino, Reparto N. 6)
– Bibliografia minima –
Capitolo III – Thomas Mann
Thomas Mann, I Buddenbrook
Thomas Mann, Tonio Kröger
Thomas Mann, La morte a Venezia
Thomas Mann, Tristano
Thomas Mann, Disordine e dolore precoce
Thomas Mann, La montagna incantata
Thomas Mann, Doctor Faustus
– Bibliografia minima –
Capitolo IV – L’Ottocento italiano
Alessandro Manzoni, I promessi sposi
– Bibliografia minima –
Giacomo Leopardi, Canti, Operette morali
– Bibliografia minima –
Giovanni Verga, Novelle
– Bibliografia minima –
Parte quarta
La grande letteratura italiana del secondo dopoguerra
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo
– Bibliografia minima –
Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia
– Bibliografia minima –
Primo Levi, Se questo è un uomo, I sommersi e i salvati
– Bibliografia minima –
Italo Calvino, La giornata di uno scrutatore
– Bibliografia minima –
Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli
– Bibliografia minima –
Cesare Pavese, La luna e i falò
– Bibliografia minima –
Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny, Una questione privata
– Bibliografia minima –
Francesco Jovine, Le terre del Sacramento
– Bibliografia minima –
Ignazio Silone, Uscita di sicurezza
– Bibliografia minima –
Leonardo Sciascia, Le parrocchie di Regalpetra, Il contesto,
Todo modo, Gli zii di Sicilia, Il mare colore del vino
– Bibliografia minima –
Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari e Lettere luterane
– Bibliografia minima –
don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa
– Bibliografia minima –
Parte quinta
Marguerite Yourcenar
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano
– Bibliografia minima –
Parte sesta
La storia
Edward H. Carr, Sei lezioni sulla storia
– Bibliografia minima –
Marc Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico
– Bibliografia minima –
AA.VV. Lettere di condannati a morte della Resistenza europea
– Bibliografia minima –
Massimo M. Salvadori, Storia d’Italia.
Il cammino tormentato di una nazione. 1861-2016
– Bibliografia minima –
Parte settima
Il pensiero critico
Karl Marx, Opere
– Bibliografia minima –
Antonio Gramsci, Alcuni temi della quistione meridionale,
Lettere dal carcere, Quaderni del carcere
– Bibliografia minima –
György Lukács, Il marxismo e la critica letteraria,
Estetica
– Il fascino delle origini
– L’intermezzo moscovita
– Le concezioni estetiche di Marx ed Engels
– Il realismo critico, la particolarità e il “tipo”
– Lo scoiattolo e l’elefante
– Il rigore della maturità
– Dalla vita quotidiana alla vita quotidiana
– La catarsi, dall’antica Atene alle moderne metropoli
– La catarsi nella vita e nella letteratura: Lev Tolstoj
– Bibliografia minima –
Ernst Bloch, Il principio speranza
– Ernst Bloch e il marxismo critico
– Il principio speranza
– Il diritto degli esseri umani a “camminare eretti” e il socialismo
– Il Sessantotto e oltre
– La vita e l’opera
– Bibliografia minima –
Simone Weil, La prima radice
– Bibliografia minima –
Frantz Fanon, I dannati della terra
– Bibliografia minima –
Indice dei nomi
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
ISBN 978-88-7588-359-1, 2022, pp. 416, formato 170×240 mm., Euro 35 .
Salvatore A. Bravo
Rodolfo Mondolfo tra K. Marx e G.B. Vico
L’Umanesimo marxiano ha i suoi eroi. Rodolfo Mondolfo1 nella sua lunga vita ha lottato contro il totalitarismo fascista, ma la democrazia non gli ha donato giustizia. Pensatore fuori da schemi e da correnti politiche ha vissuto la sua lunga parabola culturale all’ombra della società dello spettacolo, e ciò gli ha consentito di sviluppare una visione di Marx e del comunismo divergente e originale. Sin da subito espresse dubbi sulla dittatura del proletariato in Unione Sovietica, constatando che tale “configurazione politica” avrebbe eroso il comunismo dall’interno. Fu critico verso i crollisti e i deterministi, in quanto riducevano l’essere umano e la storia e semplice effetto delle leggi economiche, in tal modo il semplicismo fatalistico si sostituiva alla storia degli uomini e delle donne.
L’Umanesimo marxiano è la via della complessità e della correlazione nella quale l’essere umano non è il semplice prodotto di forze superiori, ma è coscienza che risponde e si forma nella realtà materiale. Si tratta di una relazione olistica nella quale il soggetto pensa il proprio tempo e la propria condizione al fine di porre in atto ciò che è in potenza. Marx dunque fu hegeliano e vichiano, in quanto la storia è il “mondo degli esseri umani”, e in essa gli esseri umani, pur condizionati, pensano la propria condizione per poterla trasformare. Decodificare Marx è un’operazione ermeneutica che ci deve condurre sulle sue “orme” attraverso una difficile ricostruzione per approssimazione del “cantiere Marx”. Prassi e materialismo storico sono dunque i nuclei irrinunciabili, nella lettura di Rodolfo Mondolfo per accostarsi a Marx e smentire coloro che ne fecero “un positivista”.
La storia è processo vitale e concettuale, in cui l’umanità si modifica qualitativamente. La storia è il luogo e il tempo in cui la speranza del ribaltamento dialettico è progettualità politica, in quanto la trasformazione sociale non è mai atto e gesto solo individuale ma corale e di classe. La storia è nell’interiorità dell’essere umano, è pensata, è concettualizzata, pertanto senza tali processi nulla è possibile, non vi è storia, ma solo attesa alienante. La storia è la dimensione dell’uomo nella quale l’essere umano conosce se stesso e pone significati. La prassi è questo processo di liberazione dai condizionamenti che sussistono senza determinismo. La fatica del concetto è l’apertura all’orizzonte del “possibile”. La liberà prende forma gradualmente attraverso il superamento del dato immediato:
“La mentalità rivoluzionaria pertanto, secondo Marx, è la sola capace di affermare e possedere il vero concetto storico (che è poi per Marx l’unico vero concetto della realtà) in quanto contro ogni Selbstentfremdung dell’umano torna alla raffermazione dell’interiorità di esso; e può così sostituire alla separazione degli elementi la concezione della loro unità, alla interruzione dei momenti successivi la visione della loro continuità2”.
L’interpretazione di Marx coglie un aspetto, spesso poco noto e poco studiato nella ricostruzione genetica del pensiero di Marx, ovvero la “presenza risemantizzata” di G. B. Vico nella concezione della storia e della prassi nel pensatore di Treviri.
Marx idealista, dunque, poiché la prassi è categoria della filosofia idealista. La prassi in Vico è la storia posta dagli esseri umani, non è “vuoto ciarlare” o “attivismo dell’insensato”, in quanto è la traduzione del vero nella realtà e tale operazione spetta unicamente agli esseri umani. Nulla accade senza l’intervento consapevole e fattuale di essi, anzi è il “fare concettualizzato” che determina il progresso. Marx vichiano, dunque, malgrado i cedimenti al positivismo e all’economicismo. Rodolfo Mondolfo individua nella prassi il filo rosso senza il quale Marx diviene filosofo non compreso nella sua struttura portante. Marx è “il filosofo della libertà” mediante la prassi:
“Marx riprende il principio di Vico: il vero si converte col fatto; la realtà è nella praxis3”.
Prassi e storia
Ancor più chiaramente Rodolfo Mondolfo definisce il concetto di prassi, esso è un processo interiore che si esplica nella storia. I bisogni e le condizioni storiche devono attraversare un lungo viaggio interiore per diventare concetto. L’immediatezza è l’astratto, mentre il concreto è la coscienza che risemantizza i dati, li configura in concetti per porli nella storia. In tal modo l’individualità si eleva dal particolare all’universale e dall’ideologia alla filosofia. Tale viaggio è la libertà degli esseri umani. Interiorità ed esteriorità sono una unità inscindibile, ogni divisione è artificiale ed astratta; la storia è processo interale:
“La praxis è sviluppo, è storia che nasce dall’impulso perenne del bisogno; e le condizioni che stimolano il bisogno, siano date dalla natura o siano costituite dai risultati, della attività umana precedente, non sono esteriori all’umanità, in quanto o debbono entrare nella vita del suo spirito per rimuoverla e darle l’impulso alla sua attività, o di questa vita ed attività espressione e prodotto: un prodotto che è anche produttore, creatura e creatore insieme nel processo indefinito della unwälzende Praxis4”.
Vico “insegna” a Marx l’eccellenza dell’essere umano. Gli animali non umani si sviluppano mediante l’evoluzione degli organi, come Darwin ha dimostrato, ma la specificità umana è il concetto e la conoscenza della verità che si svelano e rilevano nella storia. La verità consente il discernimento, di conoscersi e progettare il futuro a misura di essere umano. L’esperienza storica è resa viva nel pensiero e da essa si astrae l’eterno, ovvero la verità, in un lungo processo che conosce contraddizioni, lotte e avanzamenti:
“In questa applicazione, pertanto, come della stessa teoria naturalistica, dalla quale ora Marx viene a prende le mosse, due caratteri appaiono essenziali: la concezione economica del processo di sviluppo, inteso nella sua rispondenza ai bisogni vitali; e la interpretazione attivistica di esso, come risultante della continuità della prassi. Ma se il primo carattere nella storia umana non appare con maggior rilievo che in quella delle specie di animali, il secondo al contrario si accentua per la consapevolezza, che Marx trae da G.B. Vico, che noi possiamo aver scienza solo di ciò che facciamo, e che ciò vale precisamente per la storia, in quanto essa è opera nostra5”.
La storia è l’unica scienza concreta, perché è dell’uomo, ne è la sostanza dinamica che non lo imprigiona in strutture inviolabili o in gabbie d’acciaio che diventano il letale sepolcro dell’essere umano, ma la storia è esperienza di libertà, è esodo dalle oppressioni e dal fatalismo in tutte le sue formule evidenti e criptiche:
“E la scienza dell’uomo parimenti può essere concreta, cioè storica, quando concentri, sì, la sua attenzione soprattutto sulla storia degli organi produttivi, ma non dimentichi, per coglierla il suo farsi, e, così, veramente intenderla e conoscerla, che, secondo quanto insegnava G. B. Vico, siamo noi, noi uomini a fare tutta la storia della società umana6”.
Libertà e prassi
La libertà marxiana è nei produttori associati che gestiscono dal basso le attività economiche e sociali. La libertà solidale comunista non è solo condizione materiale, ma è prima di tutto atto interiore e della coscienza nella storia materiale senza il quale nulla è possibile. La coscienza di classe è consapevolezza, è l’in sé per sé realizzato, e dunque la coscienza di classe è agire che ringiovanisce la storia, in quanto le dona senso e finalità oggettiva. La speranza non è nelle leggi della storia, ma nell’uomo che pensa, lotta e realizza il progetto comunista. In questo processo i servi diventano soggetti della storia e compiono la Rivoluzione, la quale se non è, in primis condizione interiore (concetto) ricade su se stessa e riapre le porte alla reazione conservatrice:
“Sicché la coscienza della condizione presente del proletariato, ossia la sua coscienza di classe, implica questa concezione di una società di liberi produttori, organizzata non per il profitto individuale, ma per la produzione sociale in vista dei bisogni sociali: coscienza della realtà attuale ed aspirazione ad un diverso ideale si implicano a vicenda; e per ciò la coscienza di classe, viene ad unificarsi con l’azione7”.
Rodolfo Mondolfo compie dunque una operazione di critica oggettiva, poiché compara il comunismo sovietico con il pensiero marxiano, dopo aver individuato il nucleo vivente e sostanziale del pensiero di Marx: la prassi. Da tale indagine filosofica si deduce in modo manifesto che l’esperienza sovietica è altro rispetto alle autentiche finalità marxiane. La dittatura del proletariato è capitalismo di Stato che ha reso i proletari sudditi e dunque sottoproletari oggetto del dominio dell’oligarchia rossa al potere. Il comunismo, in quanto filosofia della prassi, è forza emancipatrice dalle catene che gravano con le loro miserie sugli ultimi. Il comunismo reale non ha corrispondenza col pensiero marxiano:
“Oggi invece nel concetto di dittatura del proletariato (che del resto lo stesso Manifesto dei comunisti affermava) sembra talora quasi volersi esprimere piuttosto un nuovo dominio di classe, che una abolizione delle classi stesse; e c’è chi l’interpreta nel senso che si voglia la riduzione della classe oggi a una specie di Lumpenproletariat, condannato all’abiezione e alla servitù peggiore8”.
Rileggere Rodolfo Mondolfo nel nostro tempo segnato dal fatalismo tecnocratico è esercizio paideutico di libertà. In “Lui” ricerca, libertà e testimonianza biografica sono coincidenti e, probabilmente, nel tempo della “servitù volontaria e della disperazione”, la sua libertà non gli è stata perdonata. Il dominio agisce per censure mediante forme di ostracismo e rimozioni che dobbiamo imparare ad attraversare per ritrovarci nel concetto con filosofi e autori trasgressivi rispetto all’ordine vigente. Ritrovarsi per riprendere con il dialogo il sentiero della libertà e dell’esodo, oggi poco battuto, ma di cui si sente il vuoto depressivo e acefalo e che rischia di essere l’Apocalisse incompresa del nostro tormentatissimo presente, è urgenza etica non più procrastinabile. Riappropriarsi della storia e rientrare in essa significa effettuare l’esodo da forme di pessimismo e di fatalismo che nel nostro tempo, come allora, sono gli strumenti più efficaci della reazione conservatrice:
“Un programma di azione storica di un partito rivoluzionario deve dunque, se vuol tradursi nella realtà concreta, superare l’oscillazione incoerente fra volontarismo e determinismo, e poggiare sopra una concezione critico-pratica della storia9”.
Il proletariato necessita della prassi marxiana per emanciparsi dalla sussunzione formale e materiale e di questo Rodolfo Mondolfo fu assertore in tutta la sua produzione culturale e politica. Il materialismo storico10 afferma che l’essere umano è il fattore della storia ed insegna che ogni scissione è solo astrazione. L’unità olistica e dinamica è la prassi sempre mediata dall’interiorità del soggetto, pertanto Rivoluzione, prassi, umanesimo e materialismo sono il corpo materiale che si concretizza nella storia. La libertà necessita del faticoso lavoro dello spirito nella coscienza di classe. Lo spirito è la storia divenuta concetto nell’interiorità singolare e di classe. Ogni salto non può che tradursi in pericoloso fallimento, pertanto è necessaria una profonda azione paideutica e politica per dare futuro alla rivoluzione.
Note
1 Rodolfo Mondolfo (Senigallia, 20 agosto 1877 – Buenos Aires, 16 luglio 1976) è stato un filosofo italiano. Fu esule durante il fascismo perché ebreo. In Argentina visse l’esperienza tragica della dittatura militare. Si interessò della Grecia antica e dell’Umanesimo marxiano. Rilevanti sono gli studi su Engels nei quali mostra il nucleo filosofico di Engels, non più ritenuto dunque “secondo violino” rispetto a Marx.
2 Rodolfo Mondolfo, Spirito rivoluzionario e senso storico in Sulle orme di Marx, Petite Plaisance Pistoia, 2022 pag. 151.
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La guerra di cui non si parla. Finché la vergogna non ritornerà ad essere una materia di insegnamento nella grammatica della vita quotidiana, sarà difficile cambiare lo sguardo sul mondo.
Miete più vittime delle altre registrate nel mondo. L’anno scorso i conflitti armati riconosciuti tali erano 61. Quest’unica guerra uccide più che tutte i conflitti messe assieme. Si tratta della povertà o, se vogliamo, della miseria che porta con sè, troppo spesso nel silenzio, milioni di persone. Un pò come le cosiddette ‘morti bianche’ cioè quelle sul lavoro. Un’altra vera e propria battaglia quotidiana che vede come protagonista chi non è certo di tornare a casa dopo esserne uscito per lavoro, il mattino. Si calcola che l’anno scorso le ‘morti bianche’ hanno raggiunto i tre milioni.
La povertà è peggio perchè per gli economisti si perde nelle statistiche mentre per la gente è una sparizione continua che passa inosservata. Ad essere cancellati sono i poveri. Le tracce della miseria durano a lungo perchè coinvolgono i bambini, le donne e i giovani. La miseria è il frutto più immediato di guerre, movimenti forzati di popolazione, avversità climatiche ma soprattutto di classi politiche ammalate di potere e spogliamento del popolo nel più breve tempo possibile. Cause esterne, interne e purtroppo ‘eterne’ si perpetuano perchè abbiamo smarrito la vergogna.
Sembra davvero scomparsa, la vergogna, dal lessico e soprattutto dal volto, le parole e le azioni. Si tratta di un sentimento, innato e allo stesso tempo culturale, che manifesta l’inadeguatezza tra ciò che è giusto e il nostro agiree sentire. La crescita, tutta occidentale, dell’individualismo e del fin troppo citato relativismo, non possono che produrre l’esilio della vergogna. Gli atti, le scelte, le parole e financo l’abbigliamento non tengono più in conto lo sguardo dell’altro. Il ‘principo responsabilità’ è stato spazzato via dall’utilitarismo capitalista che tutto mercifica e traduce, senza vergogna, in denaro.
Investire somme abissali, destinate (invece che ai servizi sociali) ad armi, ordigni letali studiati e programmati allo scopo di uccidere il ‘nemico’ fa ormai solo vergognare i pochi irriducibili ‘idealisti’. Nel frattempo nel Sahel imperversa la vulnerabilità alimentare per milioni di persone, l’indigenza al quotidiano, la carenza di strutture educative e sanitarie. Mancano dispositivi che facilitino l’ingresso dei giovani nel mondo lavorativo. Irréductibles. La classe politica non si vergogna di nulla e così gli intellettuali attirati dalla retorica che sembra promettere loro un futuro. Persino i leader religiosi, senza vergogna, puntellano il sistema fatiscente.
Il Fondo Monetario Internazionale che non è un ente di beneficenza, ha rilasciato un documento che, prendendo in considerazione il Prodotto Interno Lordo dei Paesi, stila la lista dei 10 Paesi col reddito pro capite più basso in Africa. Con tutti i limiti che questa operazione sappiamo comporta, rimane utile affacciarsi su questa strana e drammatica classifica che nasconde ciò che mostra ed evidenzia ciò che nasconde. Ci sono numeri che offuscano le cause e facilitano l’azione di sminamento del sentimento di vergogna che dovrebbe toccare i politici per primi.
Senza sorpresa, l’Africa subsahariana domina la classifica. I conflitti cronici, la debolezza istituzionale e una élite politica sempre più spesso militarizzata, non sembra in grado di offrire alternative coerenti ed efficaci alla precarietà di vita dei popoli che dovrebbe servire. Nell’ordine della lista si trova il Sudan del Sud, lo Yemen, il Burundi, la Repubblica Centrafricana, il Malawi, il Madagascar, il Sudan, il Mozambico, la Repubblica Democratica del Congo e il Niger, Paese nel quale ho il privilegio di trovarmi. Tutto ciò dovrebbe far vergognare chi profitta della miseria degli altri per arricchirsi o per illudere i poveri con vuote e false promesse di un domani migliore.
Finchè la vergogna non ritornerà ad essere una materia di insegnamento nella grammatica della vita quotidiana, sarà difficile cambiare lo sguardo sul mondo.
Mauro Armanino, Niger, giugno 2025
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Nakba. La memoria letteraria della catastrofe palestinese prende in esame una selezione di opere letterarie palestinesi connesse al ricordo traumatico dell’espulsione di massa del 1948, indagandone in una prospettiva interdisciplinare le diverse modalità di configurazione e rappresentazione. La poesia riporta in vita tracce e luoghi cancellati dalla storia e dalle mappe geografiche. Interrogando il senso di ‘dislocazione’ derivato da quella frattura, esprime l’ineludibile tensione tra memoria e oblio, presenza e assenza. Le opere in prosa di Kanafani, Natur, Habibi e Darwish vengono esplorate come potenziali serbatoi di contro-memorie della catastrofe del 1948. La memoria è agency volta a ristabilire un legame positivo con il proprio passato a rischio di oblio, è un atto di resistenza alle atrocità del presente.
Simone Sibilio è assegnista di ricerca e docente di letteratura araba presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Insegna inoltre lingua e cultura araba presso la IULM di Milano. Impegnato da anni sul tema della memoria della Nakba nella produzione culturale palestinese, si occupa prevalentemente di letteratura, cinema e media arabi. Autore di saggi di critica letteraria, ha tradotto diversi poeti arabi contemporanei.
Nel vile immobilismo di stati e governi che si definiscono democratici, c’è una nuova catastrofe in corso da queste parti, una nuova pulizia etnica che sta colpendo la popolazione palestinese.
Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani, Il Manifesto Libri, Roma, 2009-2011, pp. 51-52.
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Salvatore Bravo Anarchia e Comunismo Pëtr A. Kropotkin – Errico Malatesta – Luigi Fabbri ISBN 978-88-7588-406-2, 2025, pp. 376, Euro 30.
I pensatori anarchici sono stati oscurati e censurati lungamente dal dibattito politico e dall’orizzonte di visibilità. La prospettiva anarchica è oggi ancor più preziosa che in passato, poiché il confronto con essa consente di comprendere gli errori del trascorso comunismo reale e di immaginare nuovi percorsi per una sua rifondazione ancorandoli all’umanesimo e alla libera associazione tra i lavoratori. Vi sono aspetti essenziali nella conclusione tragica della fine del comunismo reale e dei partiti comunisti in Occidente che l’anarchia disvela. Pertanto rileggere gli anarchici, in questo momento storico, è d’ausilio per comprendere ciò che è stato e per non incorrere nei medesimi errori. Il presente testo contiene tre saggi, uniti dalla medesima nota dominante: la ricerca di alternative al capitalismo. L’ottimismo antropologico è stato posto in palese evidenza, poiché il pessimismo “razionalista” del nostro tempo è il sostegno più solido alla naturalizzazione del totalitarismo del mercato. Pëtr A. Kropotkin, Errico Malatesta e Luigi Fabbri furono anarchici e pensatori della prassi. Non furono pensatori “sistematici”, perché ricercarono “nuove forme organizzative per il comunismo”. Rileggerli significa confrontarsi con “la buona politica del comunismo” senza la quale non vi è “progettualità” e non vi è “speranza”. Essi sono parte di un unico plesso di ricerca per la realizzazione del comunismo libertario. Le relazioni fra i tre anarchici sono state poste in evidenza per palesare il comune fronte di ricerca e sperimentazione per la fondazione del comunismo anarchico.
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