Massimo Baldi – «Paul Celan. Una monografia filosofica». A rendere unica l’opera di Celan c’è la sua inesausta volontà di autocomprendersi e di correggersi, sempre nel cuore del poema, nella tensione che in esso si genera tra la lingua degli uomini e l’impiego spesso idiomatico che ne fa il poeta.

Celan

Paul Celan

carocci

 

Massimo Baldi, Paul Celan. Una monografia filosofica,
Carocci editore, 2013, pp. 216, Euro 23.


«Nessun poeta del Novecento europeo ha attratto l’attenzione della critica filosofica quanto Paul Celan. Una delle peculiarità dell’opera di Celan e della sua ricezione sta forse proprio in questo continuo e duraturo interesse mostrato dai filosofi per la sua opera poetica.
Tra coloro che hanno dedicato impegnativi saggi e commenti alla sua poesia troviamo pensatori di assoluta rilevanza come Theodor W. Adorno, Maurice Blanchot, Jacques Derrida, Hans-Georg Gadamer, Emmanuel Lévinas, Peter Szondi. Non può essere poi taciuta la risonanza assunta, nella letteratura critica celaniana, dall’irrisolto rapporto tra il poeta e Martin Heidegger a partire dall’incontro che vi fu tra i due nell’estate del 1967 a Todtnauberg, quando Celan visitò il filosofo complice del nazismo nella sua Hütte nella Foresta Nera. All’antitesi delle domande che la stessa poesia di Celan pone al pensiero di Heidegger (non solo con l’omonima Todtnauberg, scritta come risposta a quanto in quell’incontro non trovò parola) vi è la profonda affinità tra la poetica celaniana e la filosofia di Benjamin. Un’affinità che trova un’esplicita conferma nel Meridiano, il celebre discorso che Celan pronunciò in occasione del conferimento del Büchner Preis». [Leggi tutto]

                                                                      Fabrizio Desideri, Prefazione

Prefazione di Fabrizio Desideri

 

 

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Celan nel 1938



 

«L’opera di Paul Celan, oggetto di questo libro, è una delle più complesse e affascinanti della storia della letteratura. Non a caso, tra quelle del secolo scorso, è una delle più studiate. Quale sia la sua peculiarità non è cosa facile da enunciare. In primissimo piano c’è la circostanza dell’appartenenza di Celan alla schiera delle vittime della “soluzione finale” – una circostanza che non ha mancato, tra l’altro, di dar luogo a equivoci e a letture sbrigative e cariche di sentimentalismo. Il significato dell’opus celaniano, infatti, non si esaurisce con il riferimento allo sterminio, per quanto in nessuno dei testi che lo compongono tale riferimento sia veramente assente.
Un altro elemento di risalto della poesia di Celan è stata la sua capacità di assorbire e rielaborare, non di rado in modo eminentemente critico, i dettami di tutti i grandi movimenti letterari e filosofici del XX secolo, dal simbolismo all’ermetismo, dalle avanguardie alla teoria critica.
Inoltre, a rendere unica l’opera di Celan c’è la sua inesausta volontà di autocomprendersi e di correggersi, di dar conto del proprio stesso procedere in forme mai didascaliche e spiacevolmente prosaiche, ma sempre nel cuore del poema, nella tensione che in esso si genera tra la lingua degli uomini e l’impiego spesso idiomatico che ne fa il poeta, di fatto problematizzandone le regole.
Va da sé che non si può cogliere il valore di un’opera così articolata e complessa se ci si costringe in un solo contesto disciplinare e se le armi del critico non si mettono al servizio del dettato poetico. Chi ha tentato di comprendere il testo celaniano con i soli strumenti della filologia, o della comparatistica, o – peggio ancora – di una spregiudicata ermeneutica filosofica ha sempre fallito nel suo intento. In Celan, infatti, tutto concorre alla costruzione di un senso: il richiamo ad altre opere letterarie del passato e del presente, il confronto con le altre forme di espressione artistica, la riflessione sulla storia e sull’attualità, il riferimento alle vicende biografiche». [Leggi tutto]

                                                                      Massimo Baldi, Introduzione

 

Introduzione di Massimo Baldi

 

Zur ausschließlichen Verwendung in der Online-Ausstellung "Künste im Exil" (www.kuenste-im-exil.de). Originaldateiname: Celan,Paul_02_Druck.jpg Eindeutiger Identifier: VA_KIE_FV_002.jpg



 

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Massimo Baldi è nato a Pistoia nel 1981, dove vive.
È autore delle raccolte poetiche
Dopoguerra delle vertebre. Poesie 2001-2007 (2008)
e di Perimetri domestici. Poesie 2007-2013 (2015).
Dottore di ricerca e professore abilitato in Estetica e Filosofia del linguaggio,
si è dedicato soprattutto allo studio del pensiero e della letteratura
della Germania del XX secolo,
con particolare attenzione a Walter Benjamin e Paul Celan.
Impegnato in politica, dal luglio del 2015 è consigliere regionale della Regione Toscana.

 

 


I giusti
che furono vinti in guerra
saranno invisibili trionfatori
della guerriglia di ogni attimo,
loro sarà il pane
che i bambini troveranno sulla tavola,
loro l'infaticabile umiltà
di chi ha irragionevolmente amato
e in ogni luogo
ha perdonato agli uomini
il cuore bramoso e l'uopo sconveniente.


Perimetri domestici

Perimetri domestici

 

Il libro propone una figura adunca di sé, dura e nuda; è dotato di straordinaria autorità (non senza qualche delicata tregua) e accompagnato dall’invisibile movimento degli anni fattisi puri numeri, una cortese e anche accorata sequenza di invisibile sui molti asfalti di questo libro. Finalmente abbiamo un libro cattivo, molto cattivo, in grado di sostenere una durissima guerra civile. Guerra fra due avventi della parola, fra due mondi. […] Questi Perimetri domestici sono una battaglia civile, e io penso che vi risplenda una segreta vittoria.
(C.L. Paganelli)


Dopoguerra delle vertebre

Dopoguerra delle vertebre

Quello di Baldi è un alfabeto orfano che sperimenta su di sé la distanza incolmabile tra parola e senso: il dopoguerra è l’intraducibilità delle cose, la loro sensatezza. Tutto si rovescia, tutto si contraddice […]. Il poeta ora è solo in questa sua nekya, in questa sua discesa e risalita dall’ade. Non rimane che un interrogativo finale, ma non conclusivo, un senso penultimo che veste il tono tragico di queste poesie con il taglio che separa e divide speranza e disperazione: “Quale nome / per noi / oltre il dopoguerra?” .

 


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F. Desideri. M. Baldi, Benjamin, Carocci

«Tutti coloro che si sono occupati in qualche modo di Walter Benjamin conoscono la difficoltà di definirne il pensiero, inserendolo in orizzonti disciplinari ben definiti come la filosofia della storia, del linguaggio, l’ontologia, l’etica, l’estetica e così via. Talvolta si è stati addirittura indecisi se assegnare la sua opera al genere testuale della filosofia o a quello della letteratura. In questo libro, si affronta in particolare l’ultimo Benjamin, quello del messianismo e della conseguente percezione messianica del tempo, in base al quale ogni secondo sarebbe “la piccola porta attraverso la quale può entrare il messia”. E la stessa porta della giustizia di cui Benjamin parla nel grande saggio su Kafka del 1934. Tuttavia permane una differenza tra tempo messianico e giustizia. Se vi fosse coincidenza, la giustizia cesserebbe di agire come una potenza critica, la stessa potenza da cui scaturisce l’etico e diverrebbe oggetto di possesso, oggetto di storica realizzazione». (dall’Introduzione)

 


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