Gabriella Putignano,
L’esistenza al bivio. «La persuasione e la rettorica» di Carlo Michelstaedter, Stamen, 2015.
Risvolto di copertina
La principale e più nota opera di Carlo Michelstaedter, scrittore e filosofo goriziano morto suicida a ventritré anni, una delle figure più originali e tragiche della filosofia contemporanea, è “La persuasione e la rettorica”, tesi di laurea atipica e disarmante, che ruota attorno al doppio binario indicato nel titolo. “Persuasione” e “rettorica” non sono semplicemente due figure linguistico-retoriche, ma vanno intese quali stringenti ed antitetiche possibilità esistenziali. La sfida teoretica, che questo saggio si pone, è proprio quella di afferrare il senso profondo di questa alternativa, di scavare all’interno delle sue conseguenze ed implicazioni.
Prefazione
«Ci sono volte nella vita in cui ci si sente messi con le spalle al muro, la trama tranquillizzante della quotidianità si squarcia, esplode come una mina ripiena di perturbamento e d’inquietudine. È il momento in cui l’esistenza è al bivio: o destarsi in una
palingenesi catartica o ricostruire in tutti i modi un’armatura monotona e sordida. Solitamente questo vertiginoso aut-aut è provocato da una persona in carne ed ossa oppure da un particolare ed indescrivibile evento intramondano. Per noi non è andata così: la possibilità di un’altra vita, la conversione ad un altro atteggiamento, ci è stata posta da un giovane goriziano, di origine ebrea, Carlo Michelstaedter (Gorizia, 1887-1910). I suoi scritti sono state pugnalate all’interno del nostro grigiore e della nostra mollezza, un ferro rovente che ci ha tolto il respiro, una colata lavica che ha mozzato ogni vacua adulazione.
La principale opera del ventitreenne, oggetto della nostra analisi, è La persuasione e la rettorica, una tesi di laurea atipica e disarmante, che ruota tutta attorno ad un doppio binario: la Persuasione o la Rettorica. Tertium non datur. Persuasione e rettorica non sono semplicemente due figure linguistiche/filologiche, poiché vanno intese – lo comprenderemo nel prosieguo – quali stringenti ed antitetiche possibilità esistenziali. La sfida teoretica, che ci proponiamo in questo lavoro, è quindi quella di afferrare, anzitutto, il senso profondo di siffatta alternativa, di scavare dentro le sue decisive conseguenze ed implicazioni. In secondo luogo – ma non perché sia meno importante – intendiamo seguire un metodo ben preciso e determinato.
Difatti La persuasione e la rettorica è un testo che non giunse alla discussione e fu pubblicato postumo: il Nostro si tolse la vita con un assordante colpo di rivoltella, che gli traforò la tempia, ed il cui rimbombo continua tutt’oggi ad interpellarci. Il pericolo, in un caso talmente delicato, è quello di cadere in un fatuo psicologismo o di leggere la sua teoresi in un modo aprioristico, troppo condizionato dal gesto del suicidio.
Nonostante intellettuali del calibro di Eugenio Garin e di Giovanni Amendola abbiano insistito nel sottolineare l’indissociabile continuità fra pensiero e biografia michelstaedteriana, noi procederemo spezzando tale consueta unione. Riteniamo che, proprio perché fare filosofia significava – per questo giovane studente – “venire ai ferri corti” con la vita, con se stessi, occorra cogliere lo iato fra il filosofo e l’uomo, fra le sue parole e le sue azioni. Ed in tale dissonanza scorgere il pericolo della tragedia e del fallimento. Senza avere la pretesa (rettorica) d’innalzarci a ‘signori benpensanti’, con un giudizio già pronto o un pietismo lacrimevole e falso, preferiamo piuttosto recepire lucidamente cosa ci comunichi l’opera del goriziano. E quanto questa possa ancora dischiudere l’energia di un risveglio, la potenza di un riscatto».
Gabriella Putignano, L’esistenza al bivio. “La persuasione e la rettorica” di Carlo Michelstaedter, Stamen, 2015.
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INDICE
Presentazione, di Corrado De Benedittis
PREFAZIONE
I. IL FILOSOFO MICHELSTAEDTER
Il primo bivio – La gabbia della rettorica
I. La vita che (s)fugge
2. La conoscenza rettorica come «tecnica di rassicuramento»
3. L’apparato sociale rettorico. Ovvero un’esistenza da galera
II. IL SECONDO BIVIO
La fiamma della persuasione
I. Il sublime virtuosismo del tempo persuaso
2. La conoscenza delle «anime ignude»
3. Dal consistere al coesistere amorizzante
III. L’UOMO MICHELSTAEDTER
Il terzo bivio – Fare i conti con se stessi
I. Un’esigenza incondizionata di purezza
2. Il contesto storico-letterario
3. Carlo Michelstaedter, “l’uomo che non poté essere imperatore”
CONCLUSIONI
Cosa può dirci oggi quello sparo
APPENDICE
L’uomo che non poté essere imperatore, di G. Papini
RlFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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