Petite Plaisance – Χαρις. «Karis» è grazia, bellezza, leggiadria, incanto, amabilità, delicatezza, dolcezza, benevolenza, benignità, gratitudine, riconoscenza, rispetto, considerazione, segno di riguardo, segno di affabilità, perfino dono oblativo, e dunque: senso della comunanza.

Karis - carità - amore - comunanza- gentilezza. delicatezza

χάρις in greco significa: grazia, bellezza, leggiadria, incanto, amabilità, delicatezza, dolcezza, benevolenza, benignità, gratitudine, riconoscenza, rispetto, considerazione, segno di riguardo, segno di affabilità, perfino dono oblativo (come già insegnava Aristotele).


Aristotele

χάρις qualifica modalità dell’essere che emanano da una forza interiore e niente hanno a che fare con mollezza, condiscendenza, malleabililità, remissività, tolleranza, permissivismo, vuoto estetismo.
Alcuni pensano che basti essere gentili e cortesi con le persone, ma gentilezza e contesia possono restare ancorate al piano dei rapporti “formali”, che non si trasformano con humanitas senza la delicatezza e la dolcezza che sole sanno andare “oltre” il formalismo di chi poco o niente sa della solidarietà, della reale capacità di ascolto nella autentica attenzione verso gli altri, nella consolidata e giusta attitudine di porre sempre domande di senso, ma senza imporre ad alcuno tempi prederminati per possibili risposte.


χάρις invita ad abbandonare la dimensione del “possesso”, che ci priva della libertà interiore e che ottunde quella che i latini chiamavano la subtilitas sententiarum, la delicatezza del pensiero, sinonimo di finezza di giudizio, di gusto e di espressione, dimensione del “possesso” che progressivamente depriva il proprio animo della delicatezza e della dolcezza verso se stessi.


Cornelio Nepote

χάρις ci ricorda con Cornelio Nepote (De viris illustribus, VIII, 4: «In Miltiade erat cum summa humanitas tum mira communitas, ut nemo tam humilis esset, cui non ad eum aditus pateret» [Milziade era uomo di una straordinaria gentilezza e di mirabile affabilità, sì che non c’era nessuno di tanto bassa condizione che non avesse accesso alla sua persona]) che occorre aspirare alla communitas, alla affabilità, al senso di comunanza.


Communitas deriva communis (qualcosa che è comune a molti o a tutti, che è pubblico, generale, universale, contrapposto a proprius, che è proprio a uno solo), e significa appunto comunanza, condizione e/o sorte comune, e dunque: senso della comunanza, socievolezza, affabilità, delicatezza, dolcezza, per se stessi e verso gli altri.

Petite Plaisance

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

Petite Plaisance – Pubblicazioni recenti

E-Books gratuiti


Carmine Fiorillo – Delicatezza è sostantivo femminile. Lascia l’impronta con lo stile del proprio sentire in una scrittura capace di esprimere l’essenziale con la forza della gentilezza.

Delicatezza e stile

330px-Herkulaneischer_Meister_002b

Spirto gentil, che quelle membra reggi.

Francesco Petrarca

 

289 prova copiasartyui

Lo stilo è una piccola verghetta (di osso, di avorio, di legno duro e anche di metallo, ad una estremità appuntita, piatta e maneggevole dall’altra) con cui gli antichi scrivevano su tavolette cerate, trasferendo il segno eidetico nell’impronta materica.

La conoscenza di sé. Scritti e lettere (1939-41), Adelphi, 1986

Così René Daumal (1908-1944), giungeva a scrivere a proposito dello stile (in La conoscenza di sé. Scritti e lettere, Adelphi, 1986): «Lo stile è l’impronta di ciò che si è in ciò che si fa».

In effetti, nell’antichità, le due forme verbali – stile e stilo – venivano usate indifferentemente.

Dante scrivevà «Qual di pennel fu maestro o di stile Che ritraesse …?»; a lui si accompagnava Boccaccio parlando di Giotto: «Niuna cosa dà la natura … che egli [Giotto] con lo stile e con la penna o col pennello non dipignesse». E ancora Dante: «Deporrò giù lo mio soave stile, Ch’i’ ho tenuto nel trattar d’amore», con il Petrarca a parlar d’amore: «dir d’amore in stili alti et ornati».

«Lo stile è l’uomo», scriveva Georges-Louis Leclerc de Buffon (1707-1788) in Histoire naturelle de l’homme.

Delicatezza

Delicatezza

«Lo stile è la donna», io preferisco dire qui, in questi brevi appunti di diario, dedicati proprio ad una donna, al suo stile, e alla delicatezza con cui sa esprimersi, perché, come scriveva appunto Arthur Schopenhauer (1788-1860) in un suo libro che qui non è “galeotto” (Sul mestiere dello scrittore e sullo stile, La Vita Felice, 2008): «Lo stile è la fisionomia dello spirito».

Sul mestiere dello scrittore e sullo stile, La Vita Felice, 2008

Con tale «fisionomia» la persona di stile si manifesta agli altri nella sua delicatezza. Stile e delicatezza si uniscono a definire la personalità di chi ricerca la finezza (l’esprit de finesse del pensoso Pascal) e lascia l’impronta del proprio sentire in una scrittura capace di esprimere l’essenziale con la forza della gentilezza, in uno stile privo di ostentazioni, per niente affettato, o inutilmente ricercato.

Delicatezza è appunto sostantivo femminile.

Anche il maschile delicato, delicatus, è direi solo un derivato del femminile deliciae, «delizia».

La delicatezza denota finezza interiore, gentilezza di modi, capacità di nobili sentimenti, sensibilità per le più impercettibili finezze di suoni, profumi, luci, della bellezza in generale. Lo stile della delicatezza si esprime nella levità della carezza, e nell’intensa sua capacità di ascolto della parola: la forza della delicatezza rende il proprio stile invincibile, ammaliatrice di api. Conosce la lotta del quotidiano impegno il cui stile si manifesta per la correttezza e l’affidabilità nei rapporti umani.

Il vecchio e il mare, Mondadori, 2016

vecchio che rema 02

Ernest Hemingway (1899-1961) scriveva «Lo stile non è un concetto vano, è la giusta maniera di fare», e con Santiago, il suo personaggio di Il vecchio e il mare, ci dice ancora: «L’uomo [e la donna] non sono fatti per la sconfitta. Un uomo [e una donna] possono essere distrutti, ma non possono essere sconfitti. È stupido non sperare. E credo che sia peccato».

Edward Hopper, Automat, olio su tela, 1927. Des Moines Art Center

Edward Hopper, Automat, olio su tela, 1927. Des Moines Art Center


Si può accedere  ad ogni singola pagina pubblicata aprendo il file word     

  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 10-12-2018)


N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.


***********************************************
Seguici sul sito web 

cicogna petite***********************************************