«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
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Norbert Zongo, giornalista del Burkina Faso barabaramente ucciso a causa del suo impegno per smascherare la violenza della menzogna nel suo Paese.
Era ciò che più dispiaceva a Norbert Zongo, giornalista del Burkina Faso barabaramente ucciso a causa del suo impegno per smascherare la violenza della menzogna nel suo Paese. Temeva l’omertà dei buoni, il loro colpevole silenzio, più che le azioni dei malvagi. Difficile dargli torto, soprattuto dopo la pubblicazione del recente rapporto realizzato dall’Istituto di Ricerca sulla Pace di Oslo, in Norvegia. L’anno scorso, nel mondo, sono stati registrati 61 conflitti, divisi in 36 paesi. L’Africa resta il continente più toccato con 28 conflitti implicando almeno uno Stato, segue l’Asia, il Medio Oriente, l’Europa e le Americhe. Il numero dei morti è stato, sempre secondo il documento, di circa 129 mila vittime.
L’omertà appare come una forma di solidarietà tra consociati, volta alla copertura di condotte delittuose celando l’identità di chi ha commesso un reato o comunque tacendo circostanze utili per le indagini. In altri termini possiamo parlare di riserbo assoluto per complicità spesso per timore di vendetta. Norbert Zongo non aveva torto a temere l’omertà dei buoni consociati a proteggere soprattutto la propria innoqua e banale tranquillità di vita. Essa non va confusa con chi è preso come ostaggio dai gruppi armati che operano nel Sahel, designato come il teatro della violenza di gruppi ‘islamisti’ militanti più letale in Africa per il quarto anno consecutivo. Si parla di 10 400 morti.
Resta da evidenziare, rispetto all’aumento dei conflitti armati nel mondo, la lista aggiornata dei Paesi produttori di armi che, non casualmente sono membri del Consiglio di (In) Sicurezza delle Nazioni Unite per grazia divina. Stati Uniti (43 per cento della produzione mondiale), Francia, Russia, Cina, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna, Corea del Sud e Israele. In questo ambito l’omertà diventa assoluta e coinvolge i partiti politici, i sindacati, la società civile, i credenti, i cittadini qualunque e le autorità religiose. Si coprono condotte delittuose come l’antietico e vergognoso aumento delle spese per gli armamenti che coinvolge Paesi e continenti senza differenze politiche, ideologiche o religiose.
La produzione di armi nel mondo è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliano “vedere”, “udire”, “conoscere”: basta leggere i dati su Wikipedia, la fonte da cui sono tratte le seguenti tabelle
L’amico Ouoba di Makalondi, a un centinaio di kilometri da Niamey, non ha potuto raggiungere la capitale perchè gli autisti temono attacchi dei gruppi armati. Qualche giorno fa un veicolo è stato bruciato e la gente viaggia ormai solo con la scorta armata. Droni, aerei, blindati, nuove reclute formate alla guerra e armi per combattere e ‘neutralizzare’ il nemico sembra l’unica narrazione del momento nel Paese. Lo ribadisce peraltro anche il testo del nuovo inno della Confederazione degli Stati del Sahel…’Soldati lo siamo tutti… Intrepidi e sovrani… per la parola e per le armi… col sangue e il sudore tu scriverai la storia’. Come comprovato dall’esperienza proprio questa è una storia che si ripete da troppo tempo . Come abbandonare definitivamente il mito della violeza sacrificale.
Spezzare la copertura di azioni delittuose, ossia l’omertà dei buoni non è impossibile. Un esempio è il discorso d’addio del capo redattore del New York Times, John Swinton. Afferma che i gionalisti non sono altro che… ‘Marionnette e vassalli di magnati che si nascondono dietro la scena. Tirano le fila e noi danziamo… Il lavoro del giornalista consiste a distruggere la verità, a mentire senza limiti, a pervertire i fatti e gettarsi ai piedi di Mammona: siamo dei prostituti intellettuali’. L’omertà è spezzata.
Intanto l’amico Ouoba scrive in un sms che farà di tutto per arrivare domani a Niamey.
Mauro Armanino, Niamey, giugno 2025
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Arianna Fermani Sinfonia danzante del καιρός «all’apparir del vero». Declinazioni filosofiche e rifrazioni concettuali su pieghe e intrecci di καιρός e apparenza . ISBN 978-88-7588-433-8, 2025, pp. 72, Euro 10 In copertina:Joan Miró i Ferrà,Dancer, olio su tela, 1925.
In copertina
In copertina: Joan Miró i Ferrà, Dancer, olio su tela, 1925.
Il dipinto è stato ispirato da un ballerino che Miró ha visto esibirsi a Barcellona in un bar chiamato Eden Concert. La sfera lunare in alto ne raffigura la testa, da cui si diparte la linea del corpo, che procede verso il basso animandosi nel cuore rosso, da cui guizza in movimento danzante una gamba curva verso l’alto, mentre l’altra è tesa verso il basso; i piedi sono raffigurati da note stilizzate, metafora iconica della musica che si diffonde intorno all’altra linea sul lato destro, attraverso i cerchi punteggiati di giallo che dal basso risalgono verso l’alto fino a rendere possibile la metamorfosi della linea, appena vibrante, in una danzante flessuosa e armonica curva sinusoidale.
– Sono il Momento opportuno, signore di ogni cosa. Καιρὸς,ὁπανδαμάτωρ.
[…]
– Perché i capelli sono solo davanti agli occhi? Ἡ δὲ κόμη τί κατ᾽ὄψιν;
– Perché chi viene incontro l’afferri. Ὑπαντιάσαντιλαβέσθαι.
– Non hai capelli dietro, perché? Τἀξόπιθεν πρὸς τί φαλακρὰ πέλει;
– Perché, una volta che io gli sia sfrecciato accanto sugli alati piedi, nessuno, per quanto lo desideri, mi afferra da dietro! Τὸν γὰρ ἅπαξ πτηνοῖσι παραθρέξαντά με ποσσὶν οὔτις ἔθ᾽ ἱμείρων δράξεται ἐξόπιθεν».
Antologia Palatina,16, 275.
Indice
Preludio
«Sono il Momento opportuno, signore di ogni cosa».
Riflessioni iniziali su pieghe e intrecci di καιρός e apparenza
1. Brevi postille su due nozioni (apparentemente) “leggerissime”
2. Perché il καιρός è buono e perché saperlo vedere e attuare fa bene (anche alla salute)
3. Dall’attimo fuggente al luogo giusto: il καιρός che si vede
4. Quando le cose sono come sembrano, ovvero quando la verità è quella che appare: il καιρός come accettazione della sfida del visibile
Sinfonia danzante del καιρός «all’apparir del vero»: la sfida del visibile, la cattura del bene.
Declinazioni filosofiche e rifrazioni concettuali
1. Riflessioni introduttive
2. Pieghe linguistiche e concettuali del καιρός
3. Il καιρός come “luogo giusto”
4. Il καιρός come “tempo giusto”
4.1. Il καιρός, il suo mancato coglimento
e la responsabilità dell’apparire
5. Riflessioni conclusive
5.1. Il καιρός è nel tempo e fuori dal tempo
5.2. Dinamiche di cattura e di produzioni del καιρός, tra rapidità e lentezza
5.3. Spazi e tempi del καιρός: tra bene, giusta misura e felicità
Indice dei nomi
L’autrice
Arianna Fermani insegna Storia della Filosofia Antica all’Università di Macerata. Tra le sue pubblicazioni: Aristotele, Il giudizio etico. Imparare a distinguere il bene e il male per vivere felici, a cura di A. Fermani, Morcelliana, Brescia 2023; Virtù, Unicopli, Milano 2021; Aristotele e l’infinità del male. Patimenti, vizi e debolezze degli esseri umani, Morcelliana 2019; Vita felice umana. In dialogo con Platone e Aristotele, prefazione di S. Natoli, Eum 2019; L’etica di Aristotele. Il mondo della vita umana, Morcelliana 2012; By the Sophists to Aristotle through Plato. The necessity and utility of a Multifocal Approach, E. Cattanei, A. Fermani, M. Migliori (eds.), Academia Verlag 2016. Ha tradotto integralmente le Etiche di Aristotele (Aristotele, Le tre Etiche, Bompiani 2008, Giunti 2018, più volte riedito), Topici e Confutazioni Sofistiche (in Organon, Bompiani 2016). Insieme a Maurizio Migliori ha curato il manuale Filosofia antica. Una prospettiva multifocale, Morcelliana Brescia 2020. Con “petite plaisance” ha già pubblicato, tra gli altri, Equità e giustizia dal volto umano. Aristotele tra νόμος e φρόνησις; Economia e felicità. Del buon uso della ricchezza in Aristotele (2023); Concedetemi di diventare bello dentro. Viaggio alato nel Fedro di Platone; Desiderio. Navigazioni filosofiche tra le parole greche di desiderio (2024)
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Nakba. La memoria letteraria della catastrofe palestinese prende in esame una selezione di opere letterarie palestinesi connesse al ricordo traumatico dell’espulsione di massa del 1948, indagandone in una prospettiva interdisciplinare le diverse modalità di configurazione e rappresentazione. La poesia riporta in vita tracce e luoghi cancellati dalla storia e dalle mappe geografiche. Interrogando il senso di ‘dislocazione’ derivato da quella frattura, esprime l’ineludibile tensione tra memoria e oblio, presenza e assenza. Le opere in prosa di Kanafani, Natur, Habibi e Darwish vengono esplorate come potenziali serbatoi di contro-memorie della catastrofe del 1948. La memoria è agency volta a ristabilire un legame positivo con il proprio passato a rischio di oblio, è un atto di resistenza alle atrocità del presente.
Simone Sibilio è assegnista di ricerca e docente di letteratura araba presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Insegna inoltre lingua e cultura araba presso la IULM di Milano. Impegnato da anni sul tema della memoria della Nakba nella produzione culturale palestinese, si occupa prevalentemente di letteratura, cinema e media arabi. Autore di saggi di critica letteraria, ha tradotto diversi poeti arabi contemporanei.
Nel vile immobilismo di stati e governi che si definiscono democratici, c’è una nuova catastrofe in corso da queste parti, una nuova pulizia etnica che sta colpendo la popolazione palestinese.
Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani, Il Manifesto Libri, Roma, 2009-2011, pp. 51-52.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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