Massimo Bontempelli – Il pensiero nichilista contemporaneo. Lettura critica del libro di Umberto Galimberti « Psiche e tecne».

Psiche

Filosofare

Il 31 luglio 2011 veniva improvvisamente a mancare, a Pisa, Massimo Bontempelli. Chi ha avuto la fortuna di leggere i suoi libri, sa che, con lui, è venuto a mancare uno dei pensatori italiani più originali, autore di opere filosofiche, storiche e politiche che trovano raramente degli uguali fra quelle più note ai contemporanei; essendo pensatore critico verso il modo di produzione capitalistico, ed estraneo alla università, né in vita né in morte i suoi meriti gli sono (almeno per ora) stati adeguatamente riconosciuti. Queste pagine non ripagano il debito, né ne ricostruiscono l’opera, ma vogliono semplicemente essere un ricordo filosofico.


Massimo Bontempelli

Un esempio di pensiero nichilista contemporaneo.  Lettura critica del libro di Umberto Galimberti
Psiche e tecne

Sommario del saggio

Il nichilismo contemporaneo va criticato nel suo più alto livello di espressione

Il discorso filosofico di Galimberti è prigioniero del suo presente storico
avendolo pensato come assoluto

Il dispositivo teorico di Galimberti è derivato dalla filosofia heideggeriana

Nel dispositivo teorico heideggeriano
non c’è varco pensabile nell’orizzonte dell’epoca presente

L’heideggerismo è una filosofia dell’impotenza che adatta il pensiero al tempo storico

Per Galimberti la tecnica è l’essenza dell’uomo

L’angustia teorica dell’impostazione filosofica heideggeriana

Il dispositivo teorico hedeggeriano è devastante
delle poche risorse culturali non ancora avvelenate dal nichilismo

L’errore capitale di Hedigger appare come verità alle intelligenze di oggi

Il filo teoretico che unisce Heidegger, Galimberti e Severino

La tecnica non è il fondamento dell’attuale orizzonte storico

Il sistema capitalistico tecnicizzato non è la fine della storia

Non è vero che non si dia essenza dell’uomo al di là del condizionamento tecnico

Il compito più degno della filosofia oggi è quello di tematizzare
le forme ontologiche oscurate dall’orizzonte della tecnica

Il principio hegeliano secondo il quale il reale è razionale rappresenta una posizione culturale niente affatto prefigurante la razionalità tecnica, ma del tutto alternativa

La povertà filosofica di Galimberti in ordine a:
conoscenza, verità, anima, cultura e valori spirituali

Leggi e stampa le 16 pagine

Il nichilismo contemporaneo
va criticato nel suo più alto livello di espressione

Hegel ha una volta osservato che per confutare veramente un sistema di pensiero è necessario penetrarne la forza e le ragioni, e criticarlo, quindi, soltanto nel suo più alto livello di espressione. Alla luce di questa osservazione di Hegel, una lettura critica dell’ultimo libro di Umberto Galimberti, Psiche e tecne (Feltrinelli), rappresenta il terreno più adatto per la confutazione del nichilismo contemporaneo. Si tratta, infatti, di un libro di alto livello. Il suo primo pregio è quello di affrontare, in un’epoca la cui produzione scritta per lo più si aggira con superficialità tra cose del tutto fatue, oppure si inoltra in maniera soltanto erudita in questioni di arido specialismo, un argomento della massima serietà umana. Ciò di cui Galimberti ci parla, infatti, è il modo in cui la nostra umanità è stata interamente riplasmata dal fatto storicamente inedito di abitare un ambiente tecnicamente organizzato in ogni sua articolazione. Pochi sono gli argomenti altrettanto degni di essere discussi e approfonditi… [Continua a leggere le 16 pagine]

  Freccia rossa  Massimo Bontempelli
Un esempio di pensiero nichilista contemporaneo
Lettura critica del libro di Umberto Galimberti, “Psiche e tecne”


Già pubblicato in

Filosofia e realtàMassimo Bontempelli
Filosofia e realtà.

Saggio sul concetto di realtà in Hegel e sul nichilismo contemporaneo

Petite Plaisance, 2000, pp. 255-283.

ISBN 88-87296-71-5, 2000, pp. 288, formato 140×225 mm, Euro 15,00

indicepresentazioneautoresintesi

Altri testi di M. Bontempelli

La convergenza del centrosinistra e del centrodestra nella distruzione della scuola italiana

Quale asse culturale per il sistema della scuola italiana?

Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero

Il pregiudizio antimetafisico della scienza contemporanea, in: Scienza, Cultura, Filosofia  

Il respiro del Novecento. Percorso di storia del XX secolo (1914-1945)

Il sintomo e la malattia. Una riflessione sull’ambiente di Bin Laden e su quello di Bush 

L’agonia della scuola italiana 

La conoscenza del bene e del male

La convergenza del centrosinistra e del centrodestra nella distruzione della scuola italiana, in:  Visioni di scuola. Buoni e cattivi maestri

La disgregazione futura del capitalismo mondializzato

Nichilismo Verità Storia. Un manifesto filosofico della fine del XX secolo 

Quale asse culturale per il sistema della scuola italiana?, in: Metamorfosi della scuola italiana

Tempo e Memoria. La filosofia del tempo tra memoria del passato, identità del presente e progetto del futuro


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  logo-wordIndice completo delle pagine pubblicate
(ordine alfabetico per autore)
al 18-01-2016

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Costanzo Preve – Religione Politica Dualista Destra/Sinistra. Considerazioni preliminari sulla genesi storica passata, sulla funzionalità sistemica presente e sulle prospettive future di questa moderna Religione

Preve 02

La discussione sulla funzionalità della dicotomia Destra/Sinistra per spiegare i conflitti storici, politici ed ideologici del nostro tempo è (per ora) interminabile. Interminabile nel senso etimologico della parola, perché non se ne vede per ora la fine. Non credo però che la fine non verrà mai. La dicotomia Destra/Sinistra non interpella infatti le strutture fondamentali della riproduzione della vita umana in società, ma concerne soltanto un particolare “immaginario” sorto con la genesi storica della società moderna, borghese e capitalistica (preferisco evitare il termine imperfettamente fuso insieme, e quindi fuorviante, di società borghese-capitalistica con il trattino). Questo immaginario storicamente determinato è stato poi “retrodatato” al passato, costruendo appunto una grande-narrazione metastorica, e “prolungato” nel futuro immaginando un conflitto eterno di tipo sostanzialmente ciclico (per cui si ha il paradosso che i sostenitori di una concezione lineare e teolologica del progresso storico si immaginano in realtà un nicciano eterno ritorno del sempre uguale conflitto fra Destra e Sinistra, con vittoria finale definitiva della sola Sinistra, in una Umanità che allora diventerebbe simbolicamente monca, e cioè con una mano sola).
Vi è qui un vero nodo di paradossi e di contraddizioni. Per contribuire a scioglierne una parte (ma senza farmi nessuna illusione) proporrò un percorso in tre tappe, partendo da una analisi della genesi della dicotomia per poi passare al suo attuale carattere strutturale e per terminare infine con alcune ipotesi sul (prossimo) futuro.. [continua a leggere]

 

Costanzo Preve, Religione Politica Dualista Destra-Sinistra

 


Vedi anche:

Costanzo Preve, Elementi di Politicamente Corretto
Costanzo Preve, Capitalismo senza classi e società neofeudale
Costanzo Preve – Introduzione ai «Manoscritti economico-filosofici del 1844» di Karl Marx.
Costanzo Preve – Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia.
Costanzo Preve – Nel labirinto delle scuole filosofiche contemporanee. A partire dalla bussola di Luca Grecchi.
Costanzo Preve – Questioni di filosofia, di verità, di storia, di comunità. INTERVISTA A COSTANZO PREVE a cura di Saša Hrnjez
Costanzo Preve – Recensione a: Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, «Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”», Petite Plaisance, Pistoia, 2013

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Costanzo Preve – Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante

Preve 02

1. La teoria marxiana dei modi produzione, e del modo di produzione capitalistico in particolare, è generalmente intesa in forma spaziale-topologica, e cioè con un sopra e con un sotto. Sotto ci starebbe la struttura, intesa generalmente come la relazione fra lo sviluppo e la forma delle forze produttive sociali, e la natura classista dei rapporti di produzione. Sopra, invece, ci starebbe la sovrastruttura, intesa come quel sistema di istituzioni e di ideologie funzionale alla riproduzione globale dei rapporti di produzione classisti di cui si è fatto cenno.
Questa immagine topologica è stata accusata di meccanicismo, come se esistesse una sorta di “legge di causazione”, per cui la struttura determinerebbe meccanicamente la sovrastruttura. La teoria dell’interazione reciproca appare solo una poco rilevante “aggiunta ad hoc” (Thomas Kuhn), in quanto resterebbe comunque la famosa determinazione in ultima istanza da parte della struttura. E così come sovrano è chi è sovrano in ultima istanza nello stato di eccezione (Schmitt), nello stesso modo se si considera determinante in ultima istanza la struttura sulla sovrastruttura è inutile parlare di interazione reciproca. Meglio l’economicismo determinista che la sopravalutazione della produzione di ideologia, sia pure apparentemente disfunzionale e “contestativa”.
Altri hanno cercato di polemizzare contro questa topologia spaziale dualistica con la reintroduzione del concetto di totalità unica espressiva, considerato spesso “hegeliano”. Ed in effetti all’interno di una totalità unica espressiva, sia pure strutturata dialetticamente attraverso una catena di contraddizioni e di determinazioni che spingono oltre se stesse (caratteristica unica di Hegel e di Marx, che li fanno membri di una stessa scuola filosofica, e non di due diverse), la distinzione di principio fra struttura e sovrastruttura viene a cadere. Questa via, ad esempio, è stata presa da molti insigni pensatori di intenzione soggettivamente marxista, che hanno ridefinito l’intera totalità unica capitalistica come mondo alienato dominato dal feticismo della merce e/o dalla incontrollabilità del nesso di economia e di tecnica.
Non si tratta di sviluppare una (pur legittima) discussione di marxologia critica. Si tratta di segnalare al lettore la centralità del concetto di ideologia per la riproduzione del sistema capitalistico… [continua a leggere]

 

Costanzo Preve, Elementi di Politicamente Corretto


Vedi anche:

Costanzo Preve, Religione Politica Dualista Destra-Sinistra
Costanzo Preve, Capitalismo senza classi e società neofeudale
Costanzo Preve – Introduzione ai «Manoscritti economico-filosofici del 1844» di Karl Marx.
Costanzo Preve – Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia.
Costanzo Preve – Nel labirinto delle scuole filosofiche contemporanee. A partire dalla bussola di Luca Grecchi.
Costanzo Preve – Questioni di filosofia, di verità, di storia, di comunità. INTERVISTA A COSTANZO PREVE a cura di Saša Hrnjez
Costanzo Preve – Recensione a: Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, «Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”», Petite Plaisance, Pistoia, 2013

 


 

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Costanzo Preve – Capitalismo senza classi e società neofeudale. Ipotesi a partire da una interpretazione originale della teoria di Marx.

Preve 02

1. Al principio di tutto, c’è l’indignazione. In generale l’indignazione è preceduta da una vaga irritazione, ma quando l’irritazione si cristallizza in indignazione allora si ha la genesi delle rivelazioni religiose e delle coerentizzazioni filosofiche. L’indignazione è stata all’origine della filosofia greca detta erroneamente presocratica (erroneamente, perché in un certo senso lo stesso Socrate è stato l’ultimo dei cosiddetti presocratici, e cioè di coloro che filosofavano al servizio diretto ideale della polis democratica), nella forma della indignazione razionalizzata di fronte all’irruzione sconvolgente della schiavitù per debiti, a sua volta dovuta alla monetarizzazione selvaggia dei rapporti sociali. In sintesi, la stessa filosofia greca ha trovato la sua genesi storica e sociale nello scontro fra l’elemento comunitario e l’elemento privato, più specificamente nella lotta fra le classi subalterne che aspiravano a salvaguardare la coesione economica e solidale della comunità e le classi superiori che miravano invece a dissolvere i legami comunitari, liberandosi così dalle pendenze e dagli obblighi economici verso la comunità, spalancando così le porte all’accumulazione crematistica.
Ho usato il termine accumulazione crematistica (termine preso da Aristotele) e non capitalistica, perché a quei tempi non sarebbe stato in alcun modo corretto parlare di accumulazione capitalistica. La piena confluenza dell’economia crematistica (già presente ovviamente, sia pure dominata, in un contesto di modo di produzione asiatico, schiavistico e feudale) in vera e propria economia capitalistica presuppone la sparizione di ogni distinzione fra crematistica ed economia propriamente detta, distinzione che sta invece alla base della concezione aristotelica della società (e si veda in proposito, oltre allo stesso Marx, Karl Polanyi, eccetera)… [continua a leggere]

Costanzo Preve, Capitalismo senza classi e società neofeudale

 


Vedi anche:

Costanzo Preve, Religione Politica Dualista Destra-Sinistra
Costanzo Preve, Elementi di Politicamente Corretto
Costanzo Preve – Introduzione ai «Manoscritti economico-filosofici del 1844» di Karl Marx.
Costanzo Preve – Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia.
Costanzo Preve – Nel labirinto delle scuole filosofiche contemporanee. A partire dalla bussola di Luca Grecchi.
Costanzo Preve – Questioni di filosofia, di verità, di storia, di comunità. INTERVISTA A COSTANZO PREVE a cura di Saša Hrnjez
Costanzo Preve – Recensione a: Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, «Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”», Petite Plaisance, Pistoia, 2013

 


 

 

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Ippocrate (460 a.C.-370 a.C.) – Rido dell’uomo, pieno di stoltezza, […] che con i suoi desideri smisurati si affanna ad avere sempre di più facendo a pezzi la madre terra.

Ippocrate

«Ma io rido solo dell’uomo, pieno di stoltezza, vuoto di azioni rette, […] che con i suoi desideri smisurati percorre la terra fino ai suoi confini e penetra nelle sue immense cavità, fonde l’argento e l’oro e non smette di accumularne, si affanna ad avere sempre di più per essere sempre più piccolo. Non si vergogna di essere ritenuto felice perché scava le profondità della terra con le mani di uomini incatenati: di essi alcuni muoiono sotto i crolli di terra, altri, in lunghissima servitù, vivono in quella prigione come nella loro patria; cercano argento e oro, frugando tra polvere e detriti, spostano mucchi di sabbia, aprono le vene della terra per arricchirsi, fanno a pezzi la madre terra».

Ippocrate, Ippocrate e Democrito (Epistole 10-21), in Id., Lettere sulla follia di Democrito, testo greco a fronte, a cura di Amneris Roselli, Napoli, Liguori, 1998, pp. 63-65.


Lettere sulla follia di Democrito

Logo Liguori

Ippocrate

Lettere sulla follia di Democrito

a cura di Amneris Roselli

ISBN: 978-88-207-2822-9

Attraverso le Lettere, qui per la prima volta integralmente tradotte e con testo a fronte, è giunta fino a noi l’immagine di Ippocrate come medico che disprezza la ricchezza e cerca la verità. Il suo incontro con Democrito – il filosofo folle che ride della stoltezza degli uomini e seziona animali cercando le cause della follia – ha sollecitato la fantasia di scrittori e artisti fino all’età moderna, fra cui Ficino, Erasmo, Rabelais, Montaigne. Da queste lettere sono germogliate l’Anatomia della malinconia di Robert Burton e La storia degli Abderiti di Christoph Martin Wieland.

Amneris Roselli

Insegna Filologia classica nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Ha curato l’edizione di Ippocrate Epidemie VI, 1982, e dello pseudoaristotelico De spiritu, 1992, ed è autrice di numerosi saggi sulla medicina greca e latina (Ippocrate, Galeno, Celso).


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Carlo Michelstaedter (1887-1910) – «Il danaro, il mezzo attuale di comunicazione della violenza sociale sarà come divinità assunto in cielo, diventerà del tutto nominale, un’astrazione»

La persuasione e la rettorica

Logo AdelphiA cura di Sergio Campailla
Piccola Biblioteca Adelphi
1982, 14ª ediz., pp. 212
isbn: 9788845904929

Risvolto di copertina
Carlo Michelstaedter traversò la vita con incauta rapidità: prese a pretesto una tesi di laurea per dare voce a una sua desolata certezza: stabilì, all’interno del suo ragionare, un filo tra Parmenide e una corrosiva critica della società che lo circondava: infine, nell’ottobre 1910, a ventitré anni, si uccise con un colpo di rivoltella. Percorso che ricorda quello di Otto Weininger, per l’intensità rovente dell’esperienza, per la tematica, per gli anni in cui si svolge. La persuasione e la rettorica doveva essere la tesi di laurea di un brillante studente goriziano a Firenze su questi due concetti in Platone e Aristotele. Divenne un testo anche formalmente inclassificabile, dove le due parole del titolo assumono significati del tutto peculiari. «Persuasione» è il tentativo, sempre vanificato dalla manchevolezza irriducibile della vita, di giungere al possesso di se stessi: «Persuaso è chi ha in sé la sua vita». «Rettorica» è l’apparato di parole, di gesti, di istituzioni, con cui viene occultata l’impossibilità di giungere alla «persuasione». Isolato nell’Italia del suo tempo, fedele all’ombra di Schopenhauer, Michelstaedter raggiunse in questo suo scritto la concentrazione vibrante che è data ai grandi precoci: «Ogni suo attimo è un secolo della vita degli altri, – finché egli faccia di sé stesso fiamma e giunga a consistere nell’ultimo presente».

 

***

Carlo Michelstaedter in un suo autoritratto

Carlo Michelstaedter in un suo autoritratto

«Ma gli uomini questo temono più della morte accidentale: temono più la vita che la morte: rinunciano volentieri ad affermarsi nei modi determinati purché la loro rinuncia abbia un nome, una veste, una persona per cui si conceda loro un futuro quanto più vasto – una crisi quanto più lontana e certa per altrui forza – e nello stesso tempo un compito quanto più vicino: un’attività che fingendo piccoli scopi conseguibili via via in un vicino futuro, dia l’illusione di camminare a chi sta fermo.
Per un nome, per una apparenza di persona gli uomini sacrificano volentieri la loro determinata domanda, ché in questa pur sentono l’incertezza, e intimiditi s’adagiano alla qualunque fatica bruta: – in ogni uomo si nasconde un’anima di fakiro» (p. 129).

«[…] i due simili non sono più simili ma l’uno ha il diritto del lavoro o proprietà immobile e il diritto sui cumuli di lavoro o proprietà mobile, ha affermato di fronte all’altro la propria individualità – l’altro ha il futuro troncato, è alla mercé del vincitore in ciò che egli vuol vivere ancora o non può giovarsi della propria potenza di lavoro. L’altro allora gli dà il mezzo di vivere purché egli lavori per lui. Così l’uomo ha subordinato il suo simile alla propria sicurezza: ha esteso, la sua violenza anche sul suo simile perché questo cooperi a fornirgli quanto gli giova. E questo, lo schiavo, è materia di fronte al padrone, egli è una cosa.
Ma egli è «cosa» in altro modo di come sia «cosa» un albero che il padrone sradica per usar tutto il legno; egli è «cosa» come l’albero che il padrone innesta e pota per ricavarne le frutta, e come quello ch’egli priva periodicamente dei rami per aver legna da ardere. – Lo schiavo serve al padrone vivo anche perché muoia per lui – ma non morto.
Così la sua schiavitù non è assoluta ma relativa al suo bisogno di vivere. La mano dello schiavo non è condotta con la forza a girar la mola del mulino, ma essa lo fa perché il corpo abbia poi da mangiare e non sia con la frusta o coi supplizi impedito di farlo temporaneamente o per sempre. A ognuno dei mezzi coercitivi o alla minaccia dei mezzi coercitivi inerisce la vittoriosa violenza padronale, la persuasività assoluta riguardo alla volontà di vivere dello schiavo.
Lo schiavo che non ha più bisogno del futuro è libero, poiché non offre più presa alla persuasione della violenza padronale. Finché l’acqua ha peso, cioè volontà d’andar al centro della terra, può esser costretta a far andar i mulini e le fabbriche rannicchiate alle sponde: essa deve seguire tutte le vie preparate dall’uomo e far girare tutte le sue ruote, se pur vuole scendere e non restar sospesa. Ma il giorno che l’acqua non abbia più bisogno del «più basso», all’uomo saranno vane le sue chiuse e i suoi canali e le sue ruote: e tutte le fabbriche e tutti i mulini resteranno fermi per sempre.
Il padrone si serve dello schiavo attraverso la di lui forma: attraverso la sua potenza di lavoro. E gli fa sentire che il suo diritto d’esistere coincide colla somma di doveri verso il padrone, che la sua sicurezza è condizionata dal suo aderire ininterrotto ai bisogni del padrone.
Così nelle sue catene dure ma sicure lo schiavo s’acquista col violentamento della natura in pro del padrone la sicurezza fra gli uomini – e colla sua violenza sul suo simile il padrone ricava da lui la sicurezza di fronte alla natura – ch’egli non lavorando non ha più in sé. – Uniti: sono entrambi sicuri – staccati: muoiono entrambi: ché l’uno ha il diritto ma non la potenza del lavoro: l’altro la potenza ma non il diritto. –
[…]
Gli uomini dovranno amarsi? sacrificare ognuno il suo futuro per il suo compagno? o dovrà riscoppiare la battaglia sanguinosa e ognuno dovrà conquistarsi il futuro a rischio di perderlo?
I malsicuri padroni e i malsicuri liberti si guardano con terrore, nostalgici gli uni del sicuro dominio, gli altri delle catene sicure. –
L’amore e l’aperta battaglia minacciano allo stesso modo la loro sicurezza. Ma la società apre le braccia materne, essa non è tenera che di questa sicurezza appunto – il suo codice parla così «per convenienza», in realtà esso non è che la cristallizzazione di questa preoccupazione del singolo pel suo futuro. […] – Ognuno ha visto nell’altro soltanto la cosa che gli è necessaria, non l’uomo che ha da vivere lui stesso (poiché ognuno allora avrebbe dovuto supporre che la cosa necessaria a lui fosse necessaria pure all’altro) […].
Io sono debole di corpo e d’anima – messo in mezzo alla natura sarei presto vittima della fame, delle intemperie, delle fiere – messo in possesso di ciò che mi è necessario, al riparo delle forze della natura ma in mezzo alla cupidigia degli altri uomini – sarei in breve privato di tutto e perirei miseramente. La società mi prende, m’insegna a muover le mani secondo regole stabilite e per questo povero lavoro della mia povera macchina mi adula dicendo che sono una persona, che ho diritti acquisiti pel solo fatto che sono nato, mi dà tutto ciò che m’è necessario e non solo il puro sostentamento ma tutti i raffinati prodotti del lavoro altrui; mi dà la sicurezza di fronte a tutti gli altri. Gli uomini hanno trovato nella società un padrone migliore dei singoli padroni, perché non chiede loro una varietà di lavori, una potenza bastante alla sicurezza di fronte alla natura – ma solo quel piccolo e facile lavoro famigliare ed oscuro – purché lo si faccia così come a lei è utile, purché non si urti in nessun modo cogli interessi del padrone […]. La proprietà è dunque la violenza sull’altrui persona, e attraverso la persona sulla natura» (pp. 147-151).

«Il danaro, il mezzo attuale di comunicazione della violenza sociale per cui ognuno è signore del lavoro altrui: il «concentrato di lavoro», il «rappresentante del diritto », la fascia di trasmissione fra le ruote della macchina – sarà come divinità assunto in cielo, diventerà del tutto nominale, un’astrazione, quando le ruote saranno così ben congegnate che ognuna entrerà nei denti dell’altra senza bisogno di trasmissione» (p. 175).

Carlo Michelstaedter, La persuasione e la rettorica, Adelphi.

 

 

 

Carlo Michelstaedter in una delle ultime fotografie, 1910

Carlo Michelstaedter in una delle ultime fotografie, 1910


La persuasione e la rettorica – Letteratura Italiana

 


Gabriella Putignano, Il grido di vita di Carlo Michelstaedter.

Gabriella Putignano, Il grido di vita di Carlo Michelstaedter

Carlo Michelstaedter è un autore che disarma e sconvolge. L’intento di questo lavoro è quello di cogliere la vitalità delle sue domande e di percorrere insieme al lettore – un viaggio esistenziale fra teoresi e commossa partecipazione narrativa.


 

 


Gabriella Putignano,

L’esistenza al bivio. «La persuasione e la rettorica» di Carlo Michelstaedter, Stamen.

L'esistenza al bivio

 

 

La principale e più nota opera di Carlo Michelstaedter, scrittore e filosofo goriziano morto suicida a ventritré anni, una delle figure più originali e tragiche della filosofia contemporanea, è “La persuasione e la rettorica”, tesi di laurea atipica e disarmante, che ruota attorno al doppio binario indicato nel titolo. “Persuasione” e “rettorica” non sono semplicemente due figure linguistico-retoriche, ma vanno intese quali stringenti ed antitetiche possibilità esistenziali. La sfida teoretica, che questo saggio si pone, è proprio quella di afferrare il senso profondo di questa alternativa, di scavare all’interno delle sue conseguenze ed implicazioni.

 


 

 

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Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) – Il valore dell’uomo non sta nella verità che qualcuno possiede, ma nella sincera fatica compiuta per raggiungerla. Il possesso rende quieti, indolenti, superbi.

«Il valore dell’uomo non sta nella verità che qualcuno possiede o presume di possedere, ma nella sincera fatica compiuta per raggiungerla. Perché le forze che sole aumentano la perfettibilità umana non sono accresciute dal possesso, ma dalla ricerca della verità.

Il possesso rende quieti, indolenti, superbi.

Se Dio tenesse chiusa nella mano destra tutta la verità e nella sinistra il solo desiderio sempre vivo della verità e mi dicesse: scegli! Sia pure a rischio di sbagliare per sempre e in eterno mi chinerei con umiltà sulla sua mano sinistra e direi: Padre, dammela! La verità assoluta è per te soltanto».

 

Gotthold Ephraim Lessing, Eine Duplik (1778), in Werke, hrsg. Herbert G. Göpfert, Munich, Hanser, 1979, t. 8, pp. 32-33.

 

Mendelssohn-Lessing_Kupferstich

Johann Kaspar Lavater (right) trying to convert Moses Mendelssohn to Christianity
as Gotthold Ephraim Lessing looks on.

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Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015

Perlini Tito

 

Perlinlibro

Tito Perlini

ATTRAVERSO IL NICHILISMO

Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria

a cura di Enrico Cerasi; prefazione di Claudio Magris

Aragno editore, 2015

 

Attraverso il nichilismo raccoglie, per la prima volta, un’ampia silloge di saggi di Tito Perlini, indubbiamente una delle voci notevoli della cultura italiana contemporanea. Il volume ruota attorno al tema del nichilismo, ovvero alla drammatica crisi di senso dell’attuale società tardo-capitalistica, osservata da diverse, molteplici prospettive. Esaminando il pensiero dei più significativi filosofi degli ultimi due secoli – da Hegel ad Adorno, da Lukács a Del Noce (senza trascurare svariate opere letterarie e artistiche, come quelle di Goethe e di Thomas Mann, di Mahler e di Schönberg, di Baudelaire, di Proust e di Kafka) –, Perlini, con implacabile lucidità, punta il dito sulla terribile devastazione di ogni valore che ormai da almeno un secolo stiamo attraversando. Al tempo stesso e proprio grazie a tale consapevolezza, senza dogmatismi Perlini indirizza il nostro sguardo verso ciò che ancora resiste e che, sia pure in modo negativo, vale a dire mai positivamente rappresentabile, potrebbe tuttavia costituire una prospettiva di liberazione dal nichilismo moderno. Ciò richiede di non adagiarsi in facili prospettive, relativistiche o post-moderne, in ogni caso incapaci di uscire dalla crisi del presente, ma di riproporre con forza la necessità della ragione quale utopico anelito alla verità, dialetticamente intesa. Il volume è accompagnato da un ampio saggio di Enrico Cerasi che, con riferimento all’intera opera di Perlini, ne restituisce interamente la prospettiva filosofica, forse non ancora adeguatamente compresa dalla comunità intellettuale italiana.

Tito Perlini (Trieste 1931-2013) è stato, al tempo stesso, filosofo rigoroso ed eclettico critico della società tardo-capitalistica, appassionato e lucido studioso di estetica, di storia dell’arte e di letteratura come di psicoanalisi e di sociologia. Prima di ottenere la cattedra di estetica all’Università di Venezia, ha vissuto prevalentemente a Milano (sua città elettiva) dove ha lavorato nell’industria e nella scuola superiore, pubblicando importanti monografie su Kierkegaard, Marx, Lenin, Lukács, Gramsci, Marcuse e Adorno, oltre a svariati saggi tendenti, da diverse ma convergenti angolazioni, ad una vasta ricognizione della produzione artistica, filosofica e letteraria degli ultimi secoli.

Enrico Cerasi è docente a contratto di filosofia della religione presso l’Università Vita e Salute – San Raffaele di Milano. Ha pubblicato monografie sul nichilismo di Pirandello (Quasi niente una pietra. Per una nuova interpretazione della filosofia pirandelliana, Padova 1999), su Karl Barth (Il paradosso della grazia. La teo-antropologia di Karl Barth, Roma, 2006), sulla questione del mito e della demitizzazione (Il mito nel cristianesimo. Per una fondazione metaforica della teologia, Roma, 2011) e sul ruolo della metafora nel linguaggio religioso (Dire quasi la verità. Per una filosofia del linguaggio religioso, Roma, 2014). Con Stefania Salvadori ha curato gli Scritti teologici e politici di Erasmo da Rotterdam (Milano, 2011).

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Tito Perlini, vita da filosofo fino al termine del disincanto

Tito Perlini in memoriam

 

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Marino Badiale – Problemi tra scienza e filosofia

Marino Badiale

1. Sintetizzare e interpretare.
A distanza di almeno tre secoli da quella Rivoluzione Scientifica che ha cambiato in profondità il mondo non sembra ancora raggiunto un accordo su quale debba essere il ruolo e il significato della scienza all’interno del più vasto campo delle creazioni intellettuali dell’umanità. Ancora oggi, dopo tanti tentativi di mediazione e di sintesi, dopo che alcune fra le migliori intelligenze della scienza e della filosofia hanno dedicato impegno ed energie a questo tema, ancora oggi il mondo della cultura sembra incapace di elaborare una visione chiara e condivisa della scienza, e di conseguenza appare agitato da polemiche aspre e forse non molto produttive, mentre il mondo della cultura di massa e del senso comune oscilla fra una fiducia fideistica nel progresso scientifico visto come soluzione di ogni nostro problema e una istintiva paura di fronte al potere, impensabile fino a poco tempo fa, che gli sviluppi della scienza mettono nelle mani dell’umanità.
In questo saggio discuterò qualcuno di questi problemi. In particolare vorrei proporre le linee generali di un lavoro di mediazione fra scienza da una parte e cultura esterna alla scienza dall’altra. La tesi principale che intendo sostenere è che questo lavoro di mediazione dovrebbe consistere in una attività razionale di sintesi e interpretazione delle idee e dei risultati della scienza… ´[continua a leggere cliccando qui]

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Marino Badiale, Problemi tra scienza e cultura

 

Questo saggio di Marino Badiale è già stato pubblicato su Koinè, Periodico culturale, Anno X, nn. 1-2, Gennaio-Giugno 2002,  pp. 9-37; direttore responsabile Carmine Fiorillo; il volume collettaneo reca il titolo  Scienza cultura, filosofia.

Di Marino Badiale si legga anche l’articolo:

Quale cultura nella decadenza

pubblicato su Sinistrainrete.

Koiné

Scienza, Cultura, Filosofia

indicepresentazioneautoresintesi

Problemi tra scienza e cultura
Sintetizzare e interpretare/Darsi dei limiti/Sulla diffidenza per la filosofia/Una confutazione dello scientismo/I problemi della divulgazione/Specializzazione parcellizzante/Una catastrofe culturale?/Uno sguardo sulla cultura/Linee di resistenza/E se fosse colpa del capitalismo?/Conclusioni. Una modesta utopia.

Lucio Russo
Cosa sta accadendo alla scienza?
Premessa/Cos’è la scienza? La scienza esatta/Scienza esatta e tecnologia /Scienze biologiche (e altre scienze empiriche)/Il problema della verità/Divulgazione scientifica e imposture intellettuali/La crisi attuale/Il nuovo ruolo della biologia: le biotecnologie/Complessità /Quale futuro?

Marcello Cini
C’è ancora bisogno della filosofia per capire il mondo?
Introduzione/La svolta nella scienza dal XX al XXI secolo/L’epistemologia delle scienze della materia inerte/Una epistemologia delle scienze del mondo vivente/Il problema corpo/mente/Scienza e valori/Conclusioni.

Alberto Artosi
Lettera a uno scienziato sulla ragione, la razionalità e il razionalismo
Caro Scienziato/Bisogna guardarsi da un’immagine ingenuamente razionalistica della scienza/Anche gli scienziati più aperti sono dei razionalisti (e degli elitisti) ingenui/Bisogna sottrarsi al culto delle argomentazioni “razionali” /Il caso dell’archeoastronomia/ Il razionalismo ingenuo è intollerante/Sulla “cultura di massa”/Commiato.

Massimo Bontempelli
Il pregiudizio antimetafisico della scienza contemporanea
Popper: la teoria come congettura/Hegel e la filosofia della scienza/La teoria della verità come idealità matematica/Gödel: la logica matematica non può giustificare il proprio principio di coerenza/Matematica senza fondamento/Barrow: la base teorica universale della matematica/Hegel: la quantità come “qualità tolta”/Il gran libro della Natura è scritto in caratteri matematici?/Il risultato culturale della rivoluzione scientifica/La semplificazione galileiana del mondo reale/La quantità matematizzabile come dominabilità del mondo/I limiti del meccanicismo/La fisica delle particelle come pura astrazione teorica/Le teorie del tutto/Il determinismo dell’elettrodinamica quantistica/Feynman: la Natura è assurda/La povertà conoscitiva del determinismo matematico della fisica/Il crollo del determinismo fisico di fronte alle forme biologiche/La concezione biologistica della verità/La povertà della moderna coscienza antimetafisica /Il pregiudizio antimetafisico della mentalità odierna/Realtà e verità nella filosofia ontologic/La sapienza di Platone.

Fabio Bentivoglio
Scienza, Natura e destino dell’uomo. Riflettiamo con Aristotele
Che cosa è, oggi, la sapienza?/La Natura/Le onde e la scogliera/Un’etica per la civiltà tecnologica/Dogmi di ieri e dogmi di oggi/L’elogio del senso comune.

Jean Bricmont
Contro la filosofia della meccanica quantistica
Riassunto/Introduzione/Realismo e positivismo/Il problema della meccanica quantistica/La non località/Soluzioni possibili al problema della misura/Conclusioni/Appendice I: Il problema della misura/Appendice II: Il teorema di Bell/Appendice III: La teoria di Bohm/Appendice IV: Bibliografia/Ringraziamenti/Riferimenti.

Fabio Acerbi
Concetto ed uso dei modelli nella scienza greca antica
Il concetto di modello/La controversia storiografica: strumentalismo versus realismo/Cenni al dibattito epistemologico in età ellenistica/L’approccio per modelli nella scienza antica: alcuni esempi: a. Astronomia; b. Meccanica; c. Ottica; e. Teoria musicale; f. Medicina/Conclusioni.

Jules-Henri Poincaré
La matematica e la logica

 

 

 

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Enzo Paci (1911-1976) – Scegliamo di nascere «di nuovo»: la storia per l’uomo è rinascere a sé stesso: farsi uomo, non essere già uomo.

Paci enzo

Idee per una enciclopedia fenomenologica

Scrive Enzo Paci nel suo libro Idee per una enciclopedia fenomenologica (1973), riflettendo sul nesso per lui decisivo nascita-rinascita:

«Nuovo è ciò che nasce di nuovo: è un secondo nascere, poiché nel primo si è già da sempre nati. […] Spirito, dice Giovanni, o cultura, non è nascere così perché ci troviamo nati, ma è il nascere noi, l’autoeducarsi alla vita, perché noi, già nati, scegliamo di nascere di nuovo. […] Ora la storia per l’uomo è rinascere a sé stesso: farsi uomo, non essere già uomo. […] La rinuncia ad una rinascita, che noi chiameremmo intersoggettiva e intersociale, è non vedere la direzione, il senso della società e della storia o, se si vuole, l’utopia che vive ed agisce in noi. […] si può rinascere di una nascita nuova che finora non c’è stata, così come finora l’uomo non è riuscito a realizzare sé stesso come uomo, e la storia come il sé stesso che vuol ‘essere’ e vuol ‘nascere’. Il termine nascere, temporale, spaziale, storico e dinamico è la reale modalità rivoluzionaria dell’uomo, non ripetibile, che trasforma la non ripetizione in una ricreazione-creazione, in un futuro, in un valore».

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