Enrico Crivellato – La nascita del pensiero anatomico nella cultura greca. I poemi omerici. Gli scritti ippocratici

Enrico Crivellato,
La nascita del pensiero anatomico nella cultura greca. I poemi omerici. Gli scritti ippocratici, SBN 978-88-7588-408-6, 2025, pp. 800,
Euro 40

Premessa

Questo libro è stato concepito dal punto di vista dello studioso di scienze anatomiche che ricerca, nelle forme del pensiero antico, le origini di quello moderno. Tuttavia anche il filologo e il classicista possono trovarvi motivi di riflessione essendo costoro sovente impegnati nella resa di termini a volte di elusiva definizione. Lo scritto nasce dall’interesse per le strutture e le espressioni dell’intelletto aurorale, per quell’affascinante momento della storia della conoscenza che è dato dall’iniziale accoglimento dei fatti dell’esperienza all’interno di schemi logici e linguistici ancora largamente inadeguati a riceverli e interpretarli. È una storia del pensiero e del sapere universali che ricalca per molti versi la storia individuale. L’immagine semplificata del corpo umano elaborata dalle mente del bambino ricorda l’idea della figura umana che emerge dai primi racconti dei poeti e dei pionieri dell’anatomia scientifica.
Ai limiti del mondo magico e mitologico, in un’epoca in cui personaggi e avvenimenti rimangono sospesi tra storia e leggenda, in una piccola regione del Sud dell’Europa bagnata dalle tiepide acque del Mar Egeo, cominciano a delinearsi strutture di pensiero e a prendere vigore concezioni proto-scientifiche che porteranno ad una iniziale definizione semantica e ad una progressiva interpretazione in chiave strutturale e funzionale delle varie parti del corpo umano. Il frutto di questa mirabile attività intellettuale sarà destinato a diventare patrimonio definitivo della cultura anatomica e medica. Anche in questo ambito del sapere la civiltà occidentale è debitrice nei confronti del mondo greco.
L’anatomia, come noi oggi la conosciamo e la intendiamo, è una scienza antica dalla nobile storia. Nel mondo occidentale, essa ha rappresentato per molti secoli uno dei massimi punti di forza della medicina. Le sue origini, rintracciabili nei primi documenti scritti in lingua greca, si perdono nell’infanzia del genere umano. Le conoscenze che emergono da questi testi sono per tanti sensi diverse da quelle che configurano il quadro della disciplina rigorosa come noi oggi la conosciamo.
Un’anatomia prescientifica, un’anatomia in cui ciò che è dato dall’esperienza e ciò che viene creato dal soggetto si compenetrano in un legame dagli esiti alle volte singolari. Un’anatomia talora fantastica, basata più sull’immaginato che sul direttamente visto, su congetture più che su dettagliate osservazioni, su adattamenti ed estrapolazioni in ambito antropologico di osservazioni su animali, su schematismi preconcetti, su necessarie semplificazioni, su ricordi di occasionali e fugaci ispezioni di reperti umani completati dalla fantasia creativa, certo anche su analisi settorie difficili tuttavia da tradurre in descrizioni sufficientemente scandite.
Tutto doveva essere ancora inventato. Le singole parole adeguate a indicare specifiche parti del corpo, le formule efficaci per stabilire il valore dei rapporti topografici, le espressioni idonee per significare movimenti o modificazioni strutturali. Trovare le parole giuste significa avere nella mente il pensiero nitido di una vicenda.
La terminologia anatomica nasce così, dalla progressiva chiarificazione di concetti inizialmente nebulosi, poi sempre più sicuri e definiti.
Descrivere i vari organi, le diverse regioni del corpo e i loro rapporti reciproci è compito arduo anche al giorno d’oggi, come ben sanno i professori di anatomia e, soprattutto, gli studenti. Farlo in assenza di un adeguato canovaccio linguistico e di idonei piani concettuali è stata impresa grandiosa e commovente, che merita di essere raccontata.
l libro si compone di due parti. Nella prima vengono presi in esame i due poemi omerici secondo un principio organizzativo di tipo topografico. Nella seconda, sono analizzati i contributi anatomici reperibili negli scritti ippocratici secondo un ordine di tipo sistematico, apparato per apparato.
Mi è grato in questa sede ricordare con riconoscenza Luca Grecchi, direttore della collana il giogo, per aver accolto con interesse la mia proposta editoriale. Un particolare ringraziamento all’amico Carmine Fiorillo per la grande dedizione profusa nella cura editoriale.

Questo libro ha attraversato vent’anni della mia vita ed è dedicato a mia madre, con amore
τ πνεμα σου τ διάπυρον
νεργάζεται τν θερμασίην
τ λ κόσμ.
… il tuo spirito ardente
infonde calore
al mondo intero.


Sommario

Nota preliminare
Parte prima: i poemi omerici
Inquadramento storico e linguistico
Le conoscenze mediche e anatomiche in Omero
Il corpo umano nella cultura omerica
Regioni e parti anatomiche in Omero
        La regione del capo
       La regione del collo
      La regione del tronco
     Le parti appendicolari
     Le strutture viscerali profonde
Alcune considerazioni sui termini anatomici in Omero
Parte seconda: gli scritti ippocratici
Ippocrate e la questione ippocratica
Anatomia regionale e di superficie
      Il capo
      Il collo
      Il torace
      L’addome
      Il dorso
      Gli arti
La carne
Tendini, legamenti e nervi
Ossa, articolazioni e muscoli
Le parti locomotorie
       Il cranio
       Il rachide
      La radice dell’arto superiore: la spalla
     La porzione appendicolare dell’arto superiore
    L’arto inferiore
Il diaframma
Il cuore
I vasi sanguigni
Le parti digestive
La cavità
Il peritoneo
Il fegato
La milza
Le parti respiratorie
Rene e parti urinarie
Le parti genitali femminili
Le parti genitali maschili
Vie linfatiche e strutture linfoidi
L’encefalo e il midollo spinale
Meningi
L’occhio e i suoi annessi
Altre parti di senso
La cute e gli annessi cutanei
L’anatomia nel Corpus Hippocraticum e il problema della dissezione
Bibliografia
     Abbreviazioni
     Fonti e testi
     Letteratura secondaria
Indice dei nomi
Indice degli argomenti
Indice dei termini greci


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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