Luciano di Samosata (120-192) – Non scrivere guardando solo al momento presente, con l’intento che ti lodino e ti onorino i contemporanei. Scrivi ma perchè si dica: quello sì che era un uomo libero, pieno di franchezza, nessuna adulazione e nessun servilismo, ma verità in tutto.

Luciano di Samosata 01

Ciò che ho composto è un’acquisizione perenne, non un pezzo di bravura mirante al successo immediato.

Tucidide, I, 22.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Tucidide (460-399 a.c.) – Il rapporto tra i nomi e gli atti rispettivamente espressi dal loro significato fu stravolto e interpretato in chiave assolutamente arbitraria. La temerità irriflessiva acquistò valore d’impeto eroico, la cautela maschera decorosa per panneggiare uno spirito vile, la prudenza ritenuta un ripiego per celare la paura, l’intelligenza sollecita a scrutare ogni piega di un problema fu spacciata per totale inettitudine all’azione.

Tucidide 02

Il rapporto tra i nomi e gli atti rispettivamente espressi dal loro significato, […] fu stravolto e interpretato in chiave assolutamente arbitraria. La temerità irriflessiva acquistò valore d’impeto eroico al sacrificio per la propria parte; la cautela accorta di maschera decorosa, per panneggiare uno spirito vile. La prudenza fu ritenuta un ripiego per celare la paura, spregevole in un uomo; l’intelligenza sollecita a scrutare ogni piega di un problema fu spacciata per totale inettitudine all’azione. Si valutò la furia selvaggia e folle qualità veramente degna di un ingegno virile; il ponderare guardinghi gli elementi di un’iniziativa, per dirigerla sicuri, onesto schermo per ripararsi nell’ombra. Il sordo ringhio della critica, del malcontento, ispirava sempre fiducia; ma la voce che si levava a contrastarlo si spegneva ogni volta nel sospetto. Operare un tradimento con mano pronta e felice pareva indizio di svelta mente, e prevenirlo un traguardo di destrezza anche più fine. Sulla meditata rinuncia a uno di questi metodi s’addensava l’accusa d’essere un fattore d’eversione […]. E le affermazioni di lealtà scambievole non si radicavano nel benedetto terreno delle leggi […], ma nella complicità cosciente d’innumerevoli soprusi. Le proposte del partito avverso, pur quando apparivano immuni da obliqui scopi, venivano accolte, ma solo per premunirsi su concrete basi nell’eventualità che entrassero in vigore, non in ossequio a un senso di liberale fiducia. Era più gradito merito avere un’ingiuria da vendicare che non averne subita nessuna. Se mai si perveniva a un’intesa, fondata su giuramenti, il loro valore si esauriva in quell’istante […]».

Tucidide, La guerra del Peloponneso, III, 82.


Tucidide (460-399 a.c.) – Così presso molti la ricerca della verità viene trascurata, e a tal punto i più si volgono di preferenza verso ciò che è più a portata di mano

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Tucidide (460-399 a.c.) – Così presso molti la ricerca della verità viene trascurata, e a tal punto i più si volgono di preferenza verso ciò che è più a portata di mano

Tucidide 01

«Oὕτως ἀταλαίπωρος τοῖς πολλοῖς ἡ ζήτησις τῆς ἀληθείας,
καὶ ἐπὶ τὰ ἑτοῖμα μᾶλλον τρέπονται».

«Così presso molti la ricerca della verità viene trascurata,
e a tal punto i più si volgono di preferenza verso ciò che è più a portata di mano»».

Tucidide, Storie, I 20, 3

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Euripide (480 a.C.-406 a.C.) – Felice l’uomo che possiede la conoscenza che deriva dalla historía, e non si propone di danneggiare i concittadini né di compiere azioni ingiuste, ma contempla l’ordine che non invecchia della natura immortale, come e perché si sia costituito. A uomini del genere non si accosta mai il pensiero di azioni vergognose.

Euripide 03

«Oὕτως ἀταλαίπωρος τοῖς πολλοῖς ἡ ζήτησις τῆς ἀληθείας,
καὶ ἐπὶ τὰ ἑτοῖμα μᾶλλον τρέπονται».
«Così presso molti la ricerca della verità viene trascurata, e a tal punto i più si volgono di preferenza verso ciò che è più a portata di mano»».

Tucidide, Storie, I 20, 3

ὄλβιος ὅστις τῆς ἱστορίας
ἔσχε μάθησιν
μήτε πολιτῶν ἐπὶ πημοσύνη
μήτ’εἰς ἀδίκους πράξεις ὁρμῶν,
ἀλλ’ἀθανάτου καθορῶν φύσεως
κόσμον ἀγήρων, πῇ τε συνέστη
καὶ ὅπῃ καὶ ὅπως,
τοῖς δὲ τοιούτοις οὐδέποτ’αἰσχρῶν
ἔργων μελέδημα προσίζει.

 

Felice l’uomo che possiede la conoscenza che
deriva dalla historía, e non si propone di
danneggiare i concittadini né di compiere
azioni ingiuste,
ma contempla l’ordine che
non invecchia della natura immortale,
come e perché si sia costituito.
A uomini del genere non si accosta mai
il pensiero di azioni vergognose.

 

Euripide, Fr. 910 Nauck

Euripide (480 a.C.-406 a.C.) – Gli dei non odiano chi è nobile d’animo, soltanto lo fanno soffrire di più di chi non vale niente.
Euripide (480 a.C.-406 a.C.) – Che i miei figli possano vivere liberi, ricchi della loro libertà di parola. I malvagi presto o tardi sono fatalmente smascherati come fanciulle che amano vedersi allo specchio.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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