«Ai giorni nostri [1953] osserviamo il caso affascinante per cui una critica della società di segno conservatore o, se si preferisce, reazionario, viene esercitata con gli strumenti della più raffinata perfezione artistica: è il caso dello scrittore Knut Hamsun, da poco scomparso, un aposrata del liberalismo formtosi su Nietzsche e Dostoevskij, pieno d’odio per la civiltà, la vita cittadina, l’industrialismo, l’intellettualismo e via dicendo, appassionatamente anti-inglese e a tal punto germanofilo che, all’avvento di Hitler, si votò al nazionalsocialismo con un attivismo e un entusiasmo che lo portarono a tradire la propria patria. Nessun vero conoscitore della sua opera – che è l’opera di un grande poeta – dovette stupirsi troppo di questo itinerario spirituale e di questo personale destino. Bastava solo ricordare con quanto spirito, con quanta mordace arguzia, già nei suoi primissimi libri egli avesse schernito alcuni grandi del liberalismo come Victor Hugo o Gladstone. Ma ciò che nel 1895 era stata un’interessante posizione estetica all’insegna del paradosso e della bella letteratura, nel 1933 divenne una passione politica acuta, che oscurò pesantemente e dolorosamente una fama poetica mondiale.
Affine al caso di Hamsun è quello di Ezra Pound, un altro interessante esempio di quella profonda scissione dello spirito dinanzi al problema sociale. Un artista ardimentoso,
un avanguardista della lirica, anch’egli si gettò nelle braccia del fascismo, contribul a diffonderlo durante la Seconda guerra mondiale in veste di attivista politico e perse la partita grazie alla vittoria militare della democrazia. Pur essendo stato condannato e imprigionato come traditore, una giuria di eminenti scrittori angloamericani gli assegnò un importante riconoscilmento letterario, il Premio Bollinger, testimoniando in tal modo un elevato grado di indipendenza del giudizio estetico dalla politica. Ma siamo poi tanto sicuri che la politica sia rimasta estranea a quel giudizio, come parve aliora? Certo non sono l’unico che ambirebbe sapere se l’eminente giuria avrebbe assegnato il Premio Bollinger a Ezra Pound anche nel caso in cui, per avventura, anziché fascista fosse stato comunista»
Thomas Mann, L’artista e la società (Der Künstler und die Gesellschaft), in Id., Nobiltà dello spirito e altri saggi, Mondadori, 2015, pp. 1623-1624. Pubblicaro per la prima volta nel 1953 dall ‘editore Frick di Vienna nella collana delle pubblicazioni dell’UNESCO. Accolto, in forma abbreviata, in AuN, poi in GWA 11, GW X, E 6. Traduzione di A. Landolfi.
Poco più di tre mesi dopo aver concluso questo saggio Mann lascerà definitivamente gli Stati Uniti, in aperta polemica con la politica persecutoria scatenatasi in quel periodo contro i sospetti di «comunismo».
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