Quale progettualità? – Una nuova modalità di costruzione “in progress” della rivista «Koinè». Chi vuole partecipare, può inviare il proprio elaborato. Cominciamo con uno scritto di Luca Grecchi che apre il dibattito.

Quale progettualità?

Una rivista ha bisogno di tempo per nascere e per crescere. Ha bisogno soprattutto di un particolare complesso di elementi spirituali, culturali, sociali nel cui seno l’idea stessa possa germinare e trovare alimento per il suo sviluppo.


Koinè, Periodico culturale, Anno XXIII, NN° 1-4, Gennaio-Dicembre 2016, Reg. Trib. di Pistoia n° 2/93 del 16/2/93. Direttore responsabile: Carmine Fiorillo.

Direttori: Luca GrecchiDiego Fusaro

Con questo testo inizia, per questo numero,
una nuova modalità di costruzione in progress della rivista Koinè.
Il tema è quello della progettualità.
Chi vuole partecipare, può inviare il proprio elaborato.
I testi più significativi saranno prima raccolti su queste pagine
e poi pubblicati anche in volume cartaceo.

 

Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo,
che dunque vogliano pure pensare da sé.

Karl Marx

a tutto campo

Luca Grecchi

Sulla progettualità

Nel maggio 2016 si è svolta, a Bologna, una informale riunione della redazione della rivista Koinè, di cui sono direttore dal 2003, ma che ha una storia assai più lunga, e direi meritoria, sin dalla originaria direzione di Carmine Fiorillo che data al 1993 (con la collaborazione, fra gli altri, degli amici scomparsi Massimo Bontempelli e Costanzo Preve). Per motivi famigliari non ho potuto partecipare quel giorno. Avevo però proposto due possibili temi di discussione, sui quali lavorare per la redazione del prossimo numero, distinguendosi Koinè – rispetto ad altre riviste analoghe – per la sua base filosofica progettuale, e per il non accontentarsi della mera critica politico-culturale dell’esistente.

I temi possibili erano i seguenti:
La riflessione sui motivi per i quali, nonostante la natura razionale e morale dell’uomo, si assiste da secoli alla diffusione globale della poco razionale e morale crematistica in ogni parte del pianeta.
La riflessione su come dovrebbe essere un modo di produzione sociale per essere migliore; chi, infatti, critica l’esistente senza avere un progetto ideale inerente le strutture socio-economiche fondamentali (forme della proprietà, della produzione e della distribuzione), produce culturalmente, ed anche politicamente, ben poca cosa.

Convinto che questa linea generale fosse condivisa da tutti i partecipanti – più volte è stato sostenuto che “l’unica critica seria che si può fare è quella che prende in considerazione il sistema tutto nelle sue strutture fondamentali”, il che richiede la necessità di pensare a strutture fondamentali alternative: la critica del resto, anche etimologicamente, richiede una scelta, una decisione, ma si può realmente decidere solo fra almeno due alternative determinate –, ho tuttavia verificato che così non è, e che vi sono alcune differenze rilevanti su questo tema all’interno di Koinè. Poiché queste differenze sono comunque buone differenze, nel senso che riguardano contenuti effettivamente problematici che si possono sviluppare in direzioni diverse, ho ritenuto opportuno elaborare in queste pagine un discorso più generale, che prescinde dall’episodio concreto dell’incontro di Bologna (che di questa analisi è solo il contingente cominciamento). Prima di farlo, farò comunque alcune precisazioni, per sbrogliare il campo da due possibili malintesi:

La critica, specie se radicale, è aristotelicamente sempre benvenuta: senza dialettica, non vi è filosofia. Per questo spero che a queste pagine ne seguano altre di risposta.

Il confronto fra posizioni filosofiche non compromette mai, se essa è reale, l’amicizia fra le persone che lo pongono in essere; il “conflittismo”, in cui certa sinistra critica si è dilaniata per anni su piccoli dettagli lontanissimi dal vedere la luce, è sicuramente bandito da questo dialogo. [Leggi tutto]

Può dunque a mio avviso – salvo smentite –
ritenersi che un modo di produzione sociale
volto a favorire la comunità umana,
debba avere almeno queste tre determinazioni:

assenza di proprietà privata dei mezzi della produzione sociale
(non ovviamente dei prodotti necessari alla quotidianità);

assenza di mercato
(le persone potranno fare e scambiare ciò che vogliono, ma in forme comunitarie);

assenza di denaro
in ogni società storicamente esistita questo strumento
non è mai riuscito a mantenersi al rango di mezzo di pagamento,
divenendo presto riserva di valore per l’accumulazione).

Luca Grecchi, Sulla progettualità

 


 

 

 


Aristotele: la rivoluzione è nel progetto.
La «critica» rinvia alla «decisione»
di delineare un progetto di modo di produzione alternativo.
Se non conosciamo il fine da raggiungere,
dove tiriamo la freccia, ossia dove orientiamo le nostre energie, come organizziamo i nostri strumenti?

Chi non progetta
ciò che può essere progettabile,
lo avrà fatto diventare,
col proprio non progettarlo,
qualcosa di irrealizzabile,
e a cui non porta più nessuna strada.

***

Luca Grecchi,
Aristotele: La rivoluzione è nel progetto

***

S O M M A R I O


La scelta del soggetto e la scelta del titolo

Il messaggio aristotelico non è “conservatore”

“Rivoluzione“ e “progetto“ versus “ribellione”

Aristotele può essere considerato pensatore progettuale e rivoluzionario

Aristotele non è accostabile al “ribellismo” dei vari maîtres à penser
Il suo pensiero punta a costruire una vita buona per tutti

Aristotele sostenne che la crematistica conduce ad una vita innaturale

Che cosa è il “bene” per Aristotele? E il “bene comune”?

Per Aristotele, insomma, serve una sorta di rivoluzione
delle modalità socio-economiche dominanti

Platone ed Aristotele andavano all’essenziale. Oggi non lo si fa più

Oggi si mercifica e si include anche la critica ribellistica.
Non si accetta quella fondata sulla natura umana: progettuale

Come dovrebbe essere un modo di produzione sociale per essere migliore?

Capire come le cose devono essere, non solo come le cose sono
La kallipolis aristotelica.
Chi vive senza un fine e senza un progetto, conduce davvero una ben misera esistenza

Non basta il ribellismo.
La critica, anche etimologicamente, rinvia alla decisione

Chi vuole fare filosofia deve ragionare sull’intero. Ogni modo di produzione è storico

Preparare su solide fondamenta quanto meno il progetto

Una rivista ha bisogno di tempo per nascere e per crescere. Ha bisogno soprattutto di un particolare complesso di elementi spirituali, culturali, sociali nel cui seno l’idea stessa possa germinare e trovare alimento per il suo sviluppo.

Antiporta

images

«È proprio del buon cittadino
preferire le parole che salvano
alle parole che piacciono».
Demostene



«Parole senza pensieri
mai non giungono al cielo».
W. Shakespeare,
Amleto,
Atto III, Scena IV

 

Una rivista ha bisogno di tempo per nascere e per crescere.
Ha bisogno soprattutto di un particolare complesso di elementi spirituali, culturali, sociali
nel cui seno l’idea stessa possa germinare e trovare alimento per il suo sviluppo.
Occore poi uno stimolo, un impulso capace di attivare sensibilità intelletuali,
offrendo prospettive culturali capaci di intercettare le autentiche domande di senso
e di tentare risposte originali e pertinenti.

* * *
Per cercare di costruire nuovi orizzonti di senso
occorre in primo luogo non accettare quanto sostengono
i profeti dell’avvento di un mondo senza Spirito,
un mondo cioè di individui non più formati dalla memoria di tradizioni e culture anteriori,
e perciò in totale balìa dell’immediatezza degli eventi,
senza un’identità etica e sociale ed una struttura morale a cui riferirli.

* * *
Mentre lavoriamo intorno alla definizione di ogni numero di Koinè,
impariamo abbastanza da trovarla insufficiente.
Impariamo quanto sia inadeguato oggi anche il più vasto sapere
se rimane esclusivamente specialistico.

* * *
In ogni libro è racchiusa una scommessa contro l’oblio,
una sfida contro il silenzio.

* * *
Koinè è in cammino,
in ascolto, soprattutto alla ricerca di relazione.
Potrà vivere
nel dialogo e nel confronto con i singoli e con le comunità,
auspicando diventi uno strumento condiviso.

 

Koinè – Bene comune

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Una rivista ha bisogno di tempo per nascere e per crescere. Ha bisogno soprattutto di un particolare complesso di elementi spirituali, culturali, sociali nel cui seno l’idea stessa possa germinare e trovare alimento per il suo sviluppo.


Koinè, Periodico culturale, Anno XVIII  –  NN° 1-3 Gennaio-Giugno 2011, Reg. Trib. di Pistoia n° 2/93 del 16/2/93. Direttore responsabile: Carmine Fiorillo.

Direttori: Luca GrecchiDiego Fusaro

Hanno contribuito e reso possibile la pubblicazione di questo numero di Koinè:

Enrico Berti, Olivia Campana, Francisco Canepa, Giovanni Casertano, Stella Maria Congiu, Lorenzo Dorato, Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Luca Grecchi, Davide Gallo Lassere, Claudio Lucchini, Alessandro Monchietto, Giacomo Pezzano,  Giancarlo Paciello, Costanzo Preve, Ilaria Rabatti, Emilia Savi, Pierangelo Sequeri, Maurizio Scarpari, Franco Toscani, Carmelo Vigna.

 

Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo,
che dunque vogliano pure pensare da sé.

Karl Marx

 

 

Coperta Bene comune

Enrico Berti, Giovanni Casertano, Lorenzo Dorato, Diego Fusaro,
Davide Gallo Lassere, Claudio Lucchini, Alessandro Monchietto, Giacomo Pezzano, Maurizio Scarpari, Franco Toscani, Carmelo Vigna

Bene comune

 

indicepresentazioneautoresintesi

Questo numero di Koinè sul “bene comune” segue il medesimo filo rosso della storia oramai quasi ventennale della rivista. Koinè si occupa infatti da sempre, con approccio filosofico-culturale, delle tematiche politico-sociali più importanti, che talvolta sono anche le più dibattute.
Il concetto di “bene comune”, da qualche tempo a questa parte, è tornato in effetti a occupare il centro della scena, almeno nei proclami di personaggi della politica e della cultura, mostrandosi come il “segnale” di una istanza necessaria della vita umana. Ricercando infatti la natura umana, per sua stessa essenza – questo il messaggio della tradizione greca e cristiana, in cui più è stato sviluppato il concetto di “bene comune” –, la armonia complessiva, è evidente come non il conflitto, bensì la comunanza su ciò che è essenziale, si ponga come la finalità più armonica della vita. Poiché l’attuale modo di produzione tende invece, per realizzare i fini di profitto dei vari soggetti privati che lo animano, a privatizzare tutto, sempre più spesso assistiamo a movimenti sociali in difesa di diritti fondamentali a rivendicare il valore di “bene comune” del carattere pubblico di alcune risorse e servizi: l’acqua, la scuola, l’ambiente, addirittura il lavoro (termine col quale, più che altro, si intende una dignitosa e partecipata sussistenza sociale).
L’espressione “bene comune” compare oramai sempre più spesso anche sulla bocca di politici che, smaccatamente, servono l’interesse privato, e sovente addirittura quello personale. Quanto ciò sia ipocrita è evidente; tuttavia, anche in questo caso si tratta di un “segno” importante di come sia forte – in quanto naturale – la necessità di porre le cose essenziali in comune (o almeno di enunciarlo, anche se poi non lo si fa), fuori dall’arbitrio della privatezza e della mercificazione. È questo lo spirito che da sempre anima la rivista Koinè.
Il volume collettaneo  si apre con un lungo saggio di Enrico Berti, che sintetizza come la tematica del “bene” si sia dipanata lungo l’intero arco della filosofia occidentale, dai Greci a noi; si tratta di un testo di rara chiarezza e profondità, che ben si prestava a fungere da introduzione al tema in questione. Il testo di Berti è seguito da altri due saggi di filosofi cristiani: Carmelo Vigna, che ha ben inquadrato la tematica della “metafisica del bene comune”, e Pierangelo Sequeri, autore di un breve testo molto vibrante.
Vi è poi un lungo scritto di Costanzo Preve sul tema della filosofia della storia, in cui l’autore prende posizione sulla tesi di Luca Grecchi circa la presenza di una “filosofia della storia” nel pensiero greco classico (tesi su cui ritorna anche nel suo saggio-recensione finale). Lungi dal non essere “in tema”, la disamina storico-filosofica di Preve – e soprattutto la sua opera quarantennale – è tutta implicitamente incentrata sulla importanza della realizzazione del bene comune; da questa valutazione, a suo condivisibile avviso, è verosimilmente nata la filosofia greca, e si è poi strutturato il migliore pensiero idealistico moderno (Fichte-Hegel-Marx).
Riflessioni molto interessanti sul tema del “bene comune” emergono anche dai saggi di Lorenzo Dorato, col quale vi è una forte concordanza “di spirito” con la redazione della rivista Koinè, e di Davide Gallo Lassere, nonché dalla  disamina critica del libro “Comune” di Antonio Negri compiuta da Diego Fusaro. Un approccio teoretico ed insieme storico, dedicato ad alcuni singoli autori che si sono occupati della tematica in oggetto, è ravvisabile poi nei saggi di Giovanni Casertano (su Platone), di Franco Toscani (su Aristotele), di Maurizio Scarpari (sulla concezione dell’essere umano nella filosofia cinese) e di Giacomo Pezzano (sul diritto romano).
Vi sono infine alcune interessanti “recensioni” (che sono in realtà veri e propri saggi autonomi), quali quella già citata di Preve, nonché in particolare due scritti, uno di Alessandro Monchietto a commento di un recente libro di Diego Fusaro, e quello di Claudio Lucchini a commento di due libri di Luca Grecchi. Si tratta, specie in questi due ultimi casi, di recensioni “critiche” ai direttori della rivista. Anche da questo, riteniamo, emerge da un lato il clima dialettico complessivo che auspichiamo faccia sempre parte delle relazioni fra le persone che gravitano intorno a Koinè; dall’altro, il fatto che le critiche che vengono qui svolte, riguardino esse singoli autori oppure la totalità sociale complessiva, non sono mai “fini a se stesse”, ovvero fatte per amore di polemica, ma sono sempre finalizzate ad un mutamento migliorativo del modo di produzione complessivo, da realizzare attraverso l’opera culturale: sono sempre finalizzate, cioè, alla realizzazione del bene comune, per il cui raggiungimento, però, è quanto meno necessario giungere a formulare una proposta comunitaria complessiva, che possa al contempo essere filosoficamente fondata e raccogliere intorno a sé un discreto consenso. Questa proposta è quanto cercheremo di realizzare, con l’aiuto di tutti coloro che vorranno partecipare, nel prossimo numero della rivista.

 

Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Luca Grecchi, Giancarlo Paciello

***

Leggi i contributi

Enrico Berti,
Il bene
Carmelo Vigna,
Per una metafisica del bene comune
Pierangelo Sequeri,
Agorà-Oltre il dialogo. Sfida congiunta alle passioni tristi
Diego Fusaro,
Quale comune? Per una critica del marxismo deleuziano di Toni Negri
Davide Gallo Lassere,
Lo statuto della critica. Per una ricostruzione filosofica dell’ultimo quarantennio
Costanzo Preve,
Le avventure della coscienza storica occidentale
Giovanni Casertano,
Il bene e la linea
Franco Toscani,
Il rapporto etica-politica e il tema dell’amicizia in Aristotele
Maurizio Scarpari,
La concezione dell’essere umano nella filosofia cinese
Alessandro Monchietto,
Connivenza con l’insensatezza. Fatalismo, speranza e schiavitù
nel pensiero di Diego Fusaro
Giacomo Pezzano,
Contributo alla critica della giuridsizione umanitaria del bene comune
a partire dal diritto romano
Claudio Lucchini,
Alcune riflessioni sulle nozioni di felicità e di natura umana
nel pensiero di Luca Grecchi
Lorenzo Dorato,
Relativismo e universalismo astratto- le due facce speculari
del nichilismo.
Bene e Verità come concetti “rivoluzionari”
alla base di un universalismo sostanziale
Costanzo Preve,
Gli antichi, i moderni, l’umanesimo e la storia.
Alcuni rilievi a partire dagli ultimi lavori
di Luca Grecchi e di Diego Fusaro

Immagine in evidenza:

Marc Chagall, La donna incinta, 1913. Amsterdam, Stedelijk Museum.



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Koinè – Senso e valore della filosofia. Tre domande, alcune risposte

Senso e valore della filosofia_blog copia

Una rivista ha bisogno di tempo per nascere e per crescere. Ha bisogno soprattutto di un particolare complesso di elementi spirituali, culturali, sociali nel cui seno l’idea stessa possa germinare e trovare alimento per il suo sviluppo.


Koinè, Periodico culturale, Anno XX, NN° 1-4, Gennaio-Dicembre 2013, Reg. Trib. di Pistoia n° 2/93 del 16/2/93. Direttore responsabile: Carmine Fiorillo.

Direttori: Luca GrecchiDiego Fusaro

Hanno contribuito e reso possibile la pubblicazione di questo numero di Koinè:

Alberto Giovanni Biuso, Olivia Campana, Francisco Canepa, Augusto Cavadi,  Stella Maria Congiu, Lorenzo Dorato, Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Luca Grecchi, Alessandro Monchietto, Giacomo Pezzano,  Giancarlo Paciello, Costanzo Preve, Ilaria Rabatti, Emilia Savi, Franco Toscani.

 

Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo,
che dunque vogliano pure pensare da sé.

Karl Marx

 

Coperta 210

Costanzo Preve, Luca Grecchi, Lorenzo Dorato, Giovanni Stelli, Augusto Cavadi, Franco Toscani, Alberto Giovanni Biuso, Giacomo Pezzano

Senso e valore della filosofia.
Tre domande, alcune risposte

indicepresentazioneautoresintesi

 

In questo numero di Koinè abbiamo deciso di porre tre domande rilevanti circa il senso ed il valore della attività filosofica, che è attività non solo di comprensione dell’intero, ma anche di valutazione della totalità sociale; dunque, se necessario, anche di progettualità alternativa. La filosofia, in Grecia, nacque infatti politica.  La proposta è stata rivolta ad un discreto numero di studiosi i quali, pur accettando inizialmente l’invito ed apprezzando la rilevanza della proposta, si sono poi in ultimo ritirati. Crediamo che questa serie di defezioni sia stata dovuta non solo ai numerosi impegni, che pure sappiamo essere molti, quanto ad una reale difficoltà, presente nella maggior parte degli accademici, ad attribuire un senso ed un valore generale alla propria attività filosofica; oggi infatti, in università, l’attività filosofica è svolta in modo specialistico, spesso con un eccessivo riferimento a singole tematiche, sicché la filosofia ha progressivamente smarrito la propria capacità di rivolgersi direttamente all’intero, alla progettualità, alla fondazione onto-assiologica. Di questo ci rammarichiamo, ma tentiamo, nei limiti delle nostre possibilità, di portare la riflessione proprio su questi temi.  Koinè desidera ringraziare, oltre a tutti coloro che hanno partecipato alla definizione di questo volume, anche i giovani studiosi che, pur non sentendosi ancora pronti per rispondere a queste domande, le hanno comunque incoraggiate e sentite proprie. Un ringraziamento particolare spetta infine a Costanzo Preve che, nonostante le sue gravi condizioni di salute, poche settimane prima della sua scomparsa (avvenuta il 23 novembre 2013), volle comunque contribuire a questo numero rispondendo a voce alle tre domande, per non fare mancare la propria vicinanza a noi ed a Koinè. Anche per questo il numero inizia riportando le sue parole.

Le tre domande

Ritiene che la attività filosofica consista, nella sua essenza, in una attribuzione di senso e di valore alla vita umana nell’intero (o, in alternativa, in cosa ritiene consista l‘attività filosofica)?

In quale modo ritiene che la Sua attività filosofica abbia contribuito alla comprensione ed al conseguente miglioramento della realtà (o, in alternativa, quali descriverebbe essere i fini della Sua attività filosofica)?

Quali sono i contenuti di critica della attuale totalità sociale che ritiene più rilevanti, e soprattutto quali progetti di miglioramento della stessa ritiene più opportuno porre in essere (o, in alternativa, per quale motivo ritiene più opportuno non trattare della totalità sociale, o non porre ad essa delle critiche)?

Alcune risposte

Risponde Costanzo Preve
Risponde Luca Grecchi
Risponde Lorenzo Dorato
Risponde Giovanni Stelli
Risponde Augusto Cavadi
Risponde Franco Toscani
Risponde Alberto Giovanni Biuso
***
Costanzo Preve,
Recensione a Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”

Immagine in evidenza:
Jacques-Louis David, La morte di Socrate, 1786-1787.
New York, The Metropolitan Museum of Art.



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Jonathan Swift (1667-1745) – La mancanza di virtù morali non può mai essere compensata dalla superiorità di doti intellettuali.

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«Ma la mancanza di virtù morali può così poco essere compensata dalla superiorità di doti intellettuali, che i pubblici impieghi non debbono affidarsi mai in mani altrettanto pericolose quanto quelle di questi immorali intelligenti; almeno, gli errori che una persona buona commette per ignoranza non riescono mai così fatali alla cosa pubblica, come i raggiri dell’uomo corrotto e straordinariamente abile a mettere in opera, moltiplicare e difendere le proprie bricconate».

Jonathan Swift, I viaggi diGulliver, in Opere, Mondadori, 2003, p. 82.

 

 

 


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