Paulo Freire (1921-1997) – Non unirò la mia voce a quella di chi chiede agli oppressi di rassegnarsi. Parlo della resistenza, dell’indignazione, di chi viene tradito e di chi viene ingannato. Parlo del loro diritto e del loro dovere di ribellarsi.

Paulo Freire 01

«Non unirò la mia voce a quella di chi,
parlando di pace, chiede agli oppressi, ai poveracci del mondo, di rassegnarsi.
Parlo della resistenza, dell’indignazione, della “giusta collera”
di chi viene tradito e di chi viene ingannato.
Parlo del loro diritto e del loro dovere di ribellarsi
contro le trasgressioni etiche di cui vittime ogni volta di più tormentate».

Paulo Freire, Pedagogia dell’autonomia. Saperi necessari per la pratica educativa, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2014


Insegnare esige comprendere che educare è una forma di intervento sul mondo; l’educazione non è mai stata, non è, né può essere neutrale, “indifferente”.

Tutta l’opera di Paulo Freire è attraversata dalla riflessione sulla necessaria eticità che connota la pratica educativa in quanto pratica formativa: «l’etica universale dell’essere umano». In Pedagogia dell’autonomia, pubblicato per la prima volta nel 1996, si ribadisce, in particolare, che «uno dei saperi indispensabili è che chi viene formato, fin dall’inizio della sua esperienza, si consideri egli stesso un soggetto che produce sapere, e si convinca una volta per tutte che insegnare non è trasferire conoscenza, ma creare le possibilità per produrla o costruirla».
Formare, in altri termini, è molto più che addestrare una persona, grande o piccola, giovane o adulta, nell’uso di alcune abilità. Su ciò si appunta questo volume le cui domande di fondo sono: esiste un’etica della pratica educativa? E di quale bagaglio di conoscenze necessita un buon educatore?
Per Edizioni Gruppo Abele, dello stesso autore, sono usciti anche Pedagogia degli oppressi e Pedagogia della speranza.


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Michal Jackowski – Il classico va oltre il tempo, è un codice universale che consente di avere un dialogo con se stessi, con l’umanità. I modelli classici possiedono una carica millenaria che unisce in un’unica forma storie, morale ed emozioni.

Jackowski Michal 01

«[…] noi tutti siamo legati all’arte classica come alberi alla terra, e senza le proprie radici è difficile essere stabili, Il classico va oltre il tempo, è un codice universale che consente di avere un dialogo con se stessi, con l’umanità […]. I modelli classici possiedono una carica millenaria che unisce in un’unica forma storie, morale ed emozioni. […] L’antica mitologia è ancora idonea a interpretare la realtà attuale. Questa lingua senza tempo si presta paradossalmente anche ad esprimere i miti contemporanei della nostra società dei consumi. […] il materiale è importante per me quanto il simbolo che rappresenta. Il materiale rafforza il messaggio. La semplice consapevolezza di essere in contatto con materiali nobili dà soddisfazione estetica, e lo scolpire il marmo non può essere paragonato allalavorazione di una scultura in resina. C’è una sorta di battaglia con la natura, nel processo creativo, soprattutto quando la lavorazioine è fatta in pietra o in bronzo e l’energia di questo processo è emotivamente palpabile […]».

Michal Jackowski, Intervista sul classico, «Alias domenica», il manifesto, 15 settembre 2020, p. 6.


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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