Giangiuseppe Pili – Anche Kant amava Arancia meccanica. La filosofia del cinema di Stanley Kubrick.

Stanley Kubrick - Giangiuseppe Pili
Giangiuseppe Pili
Anche Kant amava Arancia meccanica.
La filosofia del cinema di Stanley Kubrick

Prefazione di Silvano Tagliagambe

ISBN 978-88-7588-230-3, 2019, pp. 128, Euro 15

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Stanley Kubrick ha usato la cinepresa per mettere a fuoco una filosofia profonda e totale. Che filosofo fu Kubrick?
Anche Kant amava Arancia Meccanica formula in parole ciò che il grande regista americano ci ha mostrato in immagini affrontando domande filosofiche fondamentali.
La visione dell’uomo, del cosmo e della società di Kubrick sono solo alcune delle tematiche di un libro scritto con l’amore per il cinema e la penna del filosofo.


Giancarlo Chiariglione – Le forme informi della frontiera. Lo sguardo del cinema western sulla storia americana.
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Alessandro Alfieri – Dal simulacro alla Storia. Estetica ed etica in Quentin Tarantino.
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Sergio Arecco – Fisica e metafisica del cinema. Il battle study dal muto al digitale
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M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Fabrizio De André (1940-1999) – Mi piacciono le canzoni in lingua minore, ho sempre cantato un’umanità marginale. Le lingue nazionali al confronto con quelle dialettali non si rinnovano. Il dialetto non va a morire ma riemergerà dal disastro del capitalismo.

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Fabrizio De André, Come un’anomalia. Tutte le canzoni, Einaudi, Torino 1999

«Mi piacciono le canzoni in lingua minore, ho sempre cantato un’umanità marginale, e i personaggi anonimi di Creuza parlano una lingua dell’anonimato. Pasolini diceva che il dialetto è il popolo, e il popolo è autenticità. Ne deduco che il dialetto è 1’autenticità. […] Le lingue nazionali al confronto con quelle dialettali sono morte, non si rinnovano […] il dialetto non va a morire ma riemergerà dal disastro del capitalismo […]».

Fabrizio De André, Come un’anomalia. Tutte le canzoni, Einaudi, Torino 1999, pp. 226-227.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Milan Kundera – L’esistenza non è ciò che è avvenuto, l’esistenza è il campo delle possibilità umane, di tutto quello che l’uomo può divenire, di tutto quello di cui è capace.

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«Il romanzo non indaga la realtà, ma l’esistenza.
E l’esistenza non è ciò che è avvenuto,
l’esistenza è il campo delle possibilità umane,
di tutto quello che l’uomo può
divenire, di tutto quello di cui è capace».

Milan  Kundera, L’arte del romanzo [1986], Adelphi, Milano 1988, pp. 68, 70.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Francesco Petrarca – Nei libri c’è un fascino particolare. L’oro, l’argento, le pietre preziose, le vesti di porpora, i palazzi di marmo … danno un piacere muto e superficiale, mentre i libri ci offrono un godimento molto profondo: ci parlano.

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Francesco Petrarca scriveva a Giovanni Anchiseo (Familiari, III, 18) della sua insaziabile brama di libri:
«Vuoi dunque sapere la mia malattia? Non so saziarmi di libri. Probabilmente ne posseggo piu del necessario ma con i libri succede come con le altre cose: il riuscire ad avere ciò che si cerca stimola ulteriormente il desiderio. Nei libri c’è anzi un fascino particolare. L’oro, l’argento, le pietre preziose, le vesti di porpora, i palazzi di marmo, i campi ben coltivati, i dipinti, i palafreni con splendidi finimenti e tutte le altre cose di questo genere danno un piacere muto e superficiale, mentre i libri ci offrono un godimento molto profondo: ci parlano, ci danno consigli e, vorrei dire, vivono insieme a noi con una loro viva e penetrante familiarità. A chi legge non offrono soltanto se stessi ma suggeriscono anche il nome di altri e ne stimolano il desiderio».

Francesco Petrarca, Le familiari. Ed. critica, 4 voll., Le Lettere, Firenze 19997, a cura di V. Rossi, U. Bosco.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Gloria effimera è cercar fama solo nel barbaglio delle parole: il mio lettore, almeno finché legge, voglio che sia con me. Non voglio che apprenda senza fatica ciò che senza fatica non ho scritto.
Francesco Petrarca (1304-1374) – Frugati dentro severamente. Anche il conoscere molte cose, che mai rileva se siete ignoti a voi stessi?

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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