Maura Del Serra – Al popolo della pace.

M. Del Serra_Al popolo della pace

 

 

Al popolo della pace

Maura Del Serra

Al popolo della pace

***

Il mondo attonito respira guerra

insensata, battente dentro le linfe emerse

a dorarsi dal cielo sulla terra…

Oh di nuovo, di nuovo

uncinandosi vorticano croce e mezzaluna –

non ne resta che l’ombra unica di un capestro

sulla piazza molteplice del mondo:

l’alta ragione che ispirò Al Ghazãli

e San Francesco e Rūmi e Dante e Buddha e Shakespeare

                                 ricerca inizio nei cuori innocenti

d’ogni razza, che sono popolo, non più folle

anonime e disperse. Popolo della pace,

volga con te la ruota la celeste Fortuna!

 

 

 

Maura Del Serra, in Congiunzioni, Pistoia, Petite Plaisance, 2004, p. 20; poi ne L’opera del vento. Poesie 1965-2005, Venezia, Marsilio, 2006, p. 312.

 

***

 

Al popolo della pace, testo e voce di Maura del Serra

video di Gerardo Paoletti,
in 25 TV PER 25 GUERRE
Curated by “World march” associazione marcia mondiale per la pace, 2009


Maura Del Serra, Franca Nuti – Voce di Voci. Franca Nuti legge Maura Del Serra.

Intervista a Maura Del Serra. A cura di Nuria Kanzian. «Mantenersi fedeli alla propria vocazione e all’onestà intellettuale, senza cedere alle lusinghe di un facile successo massmediatico»

Maura Del Serra – Il lavoro impossibile dell’artigiano di parole

Maura Del Serra – La parola della poesia: un “coro a bocca chiusa”

Maura Del Serra, «Teatro», 2015, pp. 864

Maura Del Serra – Quadrifoglio in onore di Dino Campana

Maura Del Serra – I LIBRI ed altro

Maura Del Serra – Miklós Szentkuthy, il manierista enciclopedico della Weltliteratur: verso l’unica e sola metafora



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Giovanni Bartolomei da Prato – «Per Antonio Melis»: magia della memoria degli umani che quando quell’oscura lotteria si porta via un amico od un maestro di conservar l’essenza ha l’arte e l’estro.

Giovanni Bartolomei_Antonio Melis

Mercoledì 14 settembre 2016, alle ore 17, nel giardino della Biblioteca Umanistica, in via di Fieravecchia a Siena, si è fatta memoria di Antonio Melis, insegnante e studioso di Letterature ispano-americane, scomparso il 7 agosto scorso a La Paz. Al suono della musica e delle parole che amava, insieme ai suoi familiari lo hanno ricordato amici, colleghi e studenti. Prima di intonare con un folto gruppo di amci di Antonio le note dell’Internazionale, Giovanni Bartolomei ha letto i versi qui di seguito pubblicati.


In una trattoria di Orgia

«In una trattoria di Orgia, il nostro dopocena era stato accompagnato, come altre volte, dalle canzoni e dal suono della chitarra. Questa manifestazione musicale aveva suscitato l’interesse e l’entusiasmo di alcuni clienti, dei turisti tedeschi, che accompagnavano con applausi le nostre esibizioni. A un certo punto, sconcertando tutti noi e producendo un effetto esilarante, Antonio Tabucchi si alzò, prese il cappello (una specie di coppola) e iniziò un giro fra i tavoli come per raccogliere soldi. Fra le canzoni che cantavamo quella sera, c’era una ninnananna toscana, che apparteneva al repertorio di Caterina Bueno, la grande cantante e raccoglitrice della musica popolare, amica di Antonio e presente più di una volta nella nostra Facoltà» (Antonio Melis, Avevo un cavallino brizzolato, in Roberto Francavilla [ed.], Parole per Antonio Tabucchi con quattro inediti, Roma, Artemide, 2012, pp. 25-34)

Melis Antonio_sfumato 02

Condor Melis

Per Antonio Melis

Un giorno Antonio perse braccia e mani
ma acquistò l’ali se se ne volò via.
Un Condor Pasa lasciò l’Illimani
e oggi ci sorvola per magia.
Magia della memoria degli umani
che quando quell’oscura lotteria
si porta via un amico od un maestro
di conservar l’essenza ha l’arte e l’estro.

Gli umani non son bestie da capestro,
la libertà gli guida nel cammino
e sanno liberarsi dal sequestro
che gli imprigiona a quel fatal destino.
L’irrazionale emisfero destro
ci fa sentire Antonio a noi vicino
e il razional sinistro man ci dà
a rammentar del Melis la realtà.

D’Antonio proprio tutto mancherà:
L’arguzia e la sapiente parlantina,
il suo ascolto attento, l’onestà,
la sua cultura obrera y campesina.
Lloran La Paz y Lima y Bogotà,
llora toda la América Latina.
Lo piangono gli amici ed i parenti,
lo piangono i compagni qui presenti.

Antonio io lo so che non mi senti
ma so che ognuno un po’ della tua essenza
porta con sé, sicché se state attenti
voi garantite qui la sua presenza.
Il sol dell’avvenire par che stenti
a sorgere ma sento l’incombenza
di dire che ogni uomo nasce eguale
cantando in coro l’Internazionale.

 

l_internazionale

Giovanni Bartolomei da Prato
14 settembre 2016


Commento di “Biancastella”
(effettopace@gmail.com)

Ora i condor saranno meno soli
due ali in più accanto al loro volo
Il vento delle Ande che sussurra
avrà una dolcezza inesplorata
e quando il sole staccherà le nubi
sapremo che Antonio ci sorride.

Biancastella


 

Giovanni Bartolomei

 

Barto01

Bartolomei Giovanni nato a Prato
classe sessantatre, che a lavorare
fa il chimico e per sorte gli è toccato
la Caterina Bueno d’incontrare.
Da allora l’estro suo s’è riversato
nella poesia e nel canto popolare
e con l’ottave propugna sincero
la fratellanza e il libero pensiero.

Barto05

Barto04

Giovanni BartolomeiGli anni sessanta a Prato – YouTube

                                     Canzoni contro la guerra

                                     La Bergoglieide – YouTube

 



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Emily Dickinson (1830-1866) – Distilla un senso sorprendente da ordinari significati

Dickinson 009 copia

Dickinson, Poesie

Fu questo un poeta – colui che distilla
Un senso sorprendente da ordinari
Significati, essenze così immense
Da specie familiari.

Morte alla nostra porta
Che stupore ci assale
Perché non fummo noi
A fermarle per primi.

Rivelatore d’immagini,
È lui, il Poeta,
A condannarci per contrasto
Ad una illimitata povertà.

Della sua parte ignaro,
Tanto che il furto non lo turberebbe,
È per se stesso un tesoro
Inviolabile al tempo.

                                          Emily Dickinson

 

 

Dickinson, Mondadori

 


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Giacomo Leopardi (1798-1837) – Un sorriso e una poesia possono aggiungere un filo alla trama brevissima della vita, accrescendo la nostra vitalità.

Leopardi poesia sorriso copia

Zibaldone

«Dalla lettura di un pezzo di vera, contemporanea poesia, in versi o in prosa (ma più efficace impressione è quella de’ versi), si può, e forse meglio (anche in questi sì prosaici tempi), dir quello che di un sorriso diceva lo Sterne: che essa aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita. Essa ci rinfresca, per così dire; e ci accresce la vitalità. Ma rarissimi sono oggi i pezzi di questa sorta (1. Feb. 1829)».

Giacomo Leopardi, Zibaldone [4450].

«Un sorriso può aggiungere un filo alla trama brevissima della vita» (dall’epistola dedicatoria di Laurence Sterne del suo romanzo Vita e opinioni di Tristam Shandy, 1760-1767).

Vita e opinioni di Tristram Shandy

Vita e opinioni di Tristram Shandy

***

Giacomo Leopardi – Cos’è la lettura per l’arte dello scrivere

Giacomo Leopardi (1798-1837) – Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione

Giacomo Leopardi (1798-1837) – La felicità non è che la perfezione, il compimento della vita.


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Sensibili alle foglie / Spin Time Labs – Il dono delle lingue. Domenica 29 Maggio 2016

il dono delle lingue

sensibili_alle_foglie X

logoScrittaSENSIBILI ALLE FOGLIE e SPIN TIME LABS


Propongono

 Domenica 29 Maggio – dalle ore 10 alle ore 20

presso

SPIN TIME LABS

Via Santa Croce in Gerusalemme, 59  – Roma

 

Il dono delle lingue

lingue u.v.xxx

Poesie, canzoni e messaggi in

amarico
amazigh
arabo classico
farsi
giapponese
hassaniya
igbo
lingala
mandinga
pashto
peul
portoghese
romanes
rumeno
russo
soninke
tigre
urdu
wolof

 

 

momenti di riflessione sulle migrazioni con

Marcella Guidoni, Fiabe del Marocco.
Andrea Pizzorno, Clandestino italiano,
Giusi Sammartino, L’interpretazione del dolore

Monologo sulla colonizzazione tratto da Clandestino italiano,
recitato da Caterina Venturini

***

Nella pausa pranzo sarà aperta l’osteria di Spin Time Labs, per momenti conviviali


Una giornata in cui tutti possono parlare la loro lingua, per aiutarci a sentire e riconoscere le diverse sonorità delle lingue del pianeta, perché la lingua è cultura, è ricchezza. Un incontro contro il razzismo, per l’accoglienza delle culture che giungono con i migranti. L’organizzazione dell’incontro è in progressione, saranno presenti anche altre lingue

SCALETTA PROVVISORIA (ELASTICA)

DOMENICA 29 MAGGIO – DALLE ORE 10:00 ALLE 20:00 –
AUDITORIUM DI SPIN TIME LABS.
VIA SANTA CROCE IN GERUSALEMME 59. ROMA

 

h. 10 Presentazione dell’incontro a cura di Spin Time Labs e Sensibili alle foglie

Introduzione ai gruppi linguistici del Nordafrica e dell’Asia
Said, Bashir e altri (poesie e messaggi in arabo classico)
Omran Algallal e altri (messaggio sulla fratellanza universale e messaggi in amazigh)
Marcella Guidoni, Fiabe del Marocco
Jamil Awan Ahamede, (poesia del poeta Iqbal in urdu, poesia di Faiz in farsi)
Shah Hussain (messaggio in pashto)
Giusi Sammartino, L’interpretazione del dolore
Miki Hirashima (intervento pacifista – art. 9 Costituzione del Giappone – in giapponese)
Edilson Araujo dos Santos (recita il testo di una canzone di Renato Manfredini – Renato
Russo, cantautore brasiliano – in portoghese)
***
Pausa durante la quale nell’Osteria di Spin Time si potrà mangiare qualcosa a prezzi modici
***
h. 15 Introduzione ai gruppi linguistici centroafricani

Yacoub Diarra (messaggio sulla schiavitù in Mauritania in hassaniya e soninke)
Leone (messaggio in amarico – si potrà ammirare l’alfabeto amarico esposto nell’atrio)
Bah Fallo (canzone in mandinga)
Hope (messaggio poetico in igbo)
Diop (la favola di Esopo La volpe e l’uva in wolof)
Omar Diamanka (messaggio contro il razzismo in peul)
Djby Ka (favola senegalese in wolof)
Alain Alphonse (canzone d’amore in lingala)
Hummed Mohammednur (messaggio in tigre)

Andrea Pizzorno Clandestino italiano
(connessione con la colonizzazione italiana in Africa)

Caterina Venturini recita monologhi tratti da Clandestino italiano
Intervento in romanes di una donna rom di origine rumena

Introduzione alle lingue slave
Valentina (messaggio in ucraino o russo)
Anna (poesia di Octavian Goga in rumeno)
Altre persone porteranno messaggi in lingua (russo, urobo e altre)
non ancora in scaletta.


Logo-Adobe-Acrobat-300x293Locandina Il dono delle lingue

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Konstantinos Petrou Kavafis (1863-1933) – Non facciamo della vita una stucchevole estranea

kavafis 005

Kavafis, Cinquantacinque poesie

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.

Konstantinos Petrou Kavafis

 

 


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Simone Weil (1909-1943) – Il desiderio di luce produce luce: un tesoro che nulla al mondo ci può sottrarre.

Weil 009

 

Il desiderio di luce produce luce.

C’è vero desiderio quando c’è uno sforzo d’attenzione.

E si desidera realmente la luce

quando manca qualunque altro movente.

Se anche gli sforzi d’attenzione

rimanessero per noi apparentemente sterili,

un giorno una luce a essi esattamente proporzionale

infonderà l’anima.

Ogni sforzo aggiunge un po’ d’oro

a un tesoro che nulla al mondo ci può sottrarre.

 

                                       Simone Weil


Simone Weil (1909-1943) – Silenzi che educano l’intelligenza

Simone Weil, «Oppressione e libertà», Orthotes Editrice, 2015

Simone Weil (1909-1943) – Trovare uomini che amino la verità


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Chandra Livia Candiani – Mappa per l’ascolto. Per ascoltare bisogna aver fame e anche sete. Dunque, abbraccia le parole come fanno le rondini col cielo, tuffandosi, aperte all’infinito

Chandra

Chandra_Livia_Candiani1

Dunque, per ascoltare

avvicina all’orecchio

la conchiglia della mano

che ti trasmetta le linee sonore

del passato, le morbide voci

e quelle ghiacciate,

e la colonna audace del futuro,

fino alla sabbia lenta

del presente, allora prediligi

il silenzio che segue la nota

e la rende sconosciuta

e lesta nello sfuggire

ogni via domestica del senso.

Accosta all’orecchio il vuoto

fecondo della mano,

vuoto con vuoto.

Ripiega i pensieri

fino a ricevele in pieno

petto risonante

le parole in boccio.

Per ascoltare bisogna aver fame

e anche sete,

sete che sia tutt’uno col deserto,

fame che è pezzetto di pane in tasca

e briciole per chiamare i voli,

perché è in volo che arriva il senso

e non rifacendo il cammino a ritroso,

visto che il sentiero,

anche quando è il medesimo, non è mai lo stesso

dell’andata.

Dunque, abbraccia le parole

come fanno le rondini col cielo,

tuffandosi, aperte all’infinito,

abisso del senso.

                                        Chandra Livia Candiani

 

 

 


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George Herbert (1593-1633) – O denaro, rovina della gioia e sorgente di dolore, da dove vieni mai, fresco e bello?

Herbert

avaro_grande

 

 

O denaro, rovina della gioia e sorgente
di dolore, da dove vieni mai, fresco e bello?
lo so che i tuoi natali sono bassi e volgari:
povero e sporco l’uomo t’ha trovato in miniera.
Certo tu hai tanto poco contribuito a questo
grande regno che adesso tu possiedi, che l’uomo
quand’eri miserabile dovette estrarti fuori
dalla caverna o grotta oscura in cui giacevi;
con la forza del fuoco poi ti rese lucente;
anzi, il volto dell’uomo tu hai assunto, ché abbiamo
con il nostro sigillo ceduto a te il diritto;
tu sei l’uomo, ed è l’uomo la tua scoria soltanto.
L’uomo t’ha fatto ricco, e ti chiama sua ricchezza:
e cade nella fossa che scava per estrarti.

George Herbert

 

 

Dumas

 


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Ilaria Rabatti – «Al fuoco della carità». Introduzione al libro di Margherita Guidacci, «Il fuoco e la rosa. I “Quattro Quartetti” di Eliot e Studi su Eliot»

Il fuoco della carità

«Al fuoco della carità»

 


Arde di carità
il tuo cuore e nel vincolo di fuoco
adombrando la rosa, trasfigura in giardini
tutta la tua intricata solitudine.
                                      
 M. Guidacci

«Questo libro che ripropone, a distanza di più di trenta anni dalla loro prima pubblicazione presso IPL , la traduzione dei Quattro Quartetti e tutti gli studi critici che Margherita Guidacci ha dedicato all’opera di T.S. Eliot, ha il senso di un necessario (e amorevole) atto di riconoscimento nei confronti di una donna che ha sempre inteso la letteratura come impegno e responsabilità etica a livello più alto e cosciente, e a cui – come sottolineava Fulvio Panzeri in un suo articolo  – la cultura italiana deve moltissimo.
Grande poeta del Novecento italiano, Margherita Guidacci è stata anche traduttrice di altissimo livello, certamente tra le migliori dei Quartetti, e critico di grande acume e sottigliezza, che, con i suoi numerosi interventi, ha dato un fondamentale contributo alla conoscenza ed alla interpretazione di Eliot, di cui ha fatto una lettura profonda in chiave non solo estetico-letteraria, ma soprattutto filosofico-esistenziale, ribadendo, in più di una occasione, la portata epocale della sua opera, ove convivono dantescamente, in un rapporto complesso, il mondo filosofico del pensiero e quello espressivo dell’arte.
Le traduzioni e gli scritti qui raccolti secondo un “umile” e “naturale” ordinamento cronologico – di gran lunga preferito dall’autrice ad un qualsiasi “sovraimposto” ordine “artificioso” – coprono un lungo arco di tempo e tracciano un itinerario di ricerca che abbraccia quasi l’intera vita della Guidacci. Per questo – come già autocriticamente appuntava la poetessa nella breve Nota introduttiva all’edizione del ’75 – al libro, che non obbedisce a un disegno preordinato, manca, per il salto negli anni e per la diversità di occasioni e di angolazioni, un’unità compositiva. Ciò nonostante, una profonda coerenza di fondo, oltre all’alto valore critico, giustificava allora e giustifica oggi la sua pubblicazione. Questa coerenza è data dalla continuità e sincerità di un interesse che, come sottolineava la Guidacci, «non si è mai affievolito verso la figura e l’opera di un poeta che ha impresso il suo segno nella letteratura del nostro secolo più profondamente, forse, di qualsiasi altro, ed a cui la mia generazione è particolarmente debitrice».


Copertina_ll fuoco e la rosa

Margherita Guidacci,

Il fuoco e la rosa.
I “Quattro Quartetti” di Eliot e Studi su Eliot,

Petite Plaisance, 2006.

indicepresentazioneautoresintesi

Eliot ha avuto dunque una parte privilegiata nella formazione poetica della Guidacci – come, del resto, in quella di molti intellettuali legati alla rivista fiorentina “Letteratura” (fondata nel ’37 da Alessandro Bonsanti per raccogliere l’eredità letteraria di “Solaria”, costretta fin dal ’34 a cessare le sue pubblicazioni per ragioni politiche)   – indicandole, per altro, nella ricerca del proprio linguaggio poetico, quella via che, attraverso il simbolismo francese,  l’avrebbe istintivamente ricondotta, per una sorta di profonda empatia, alla poesia metafisica inglese del Seicento ed all’amato John Donne (che insieme alla Dickinson, costituiranno un ben più sostanzioso nutrimento culturale e un costante riferimento in tutto l’arco del suo percorso creativo), e all’”adesione”, tutta interiore, assai controcorrente rispetto alle dottrine estetiche ermetiche allora imperanti, ad una poetica medievale dell’arte, non come pura liricità, ma come sintesi di “pensiero” e di “senso”.
In una intervista a Paola Lucarini Poggi, la Guidacci rievocando la significativa “rimozione” di quello, da lei stessa definito, come il suo “periodo francese”e ribadendo la propria intima congenialità, sia poetica che morale, con quella tradizione anglosassone della poesia metafisica d’ispirazione religiosa, che troverà appunto in Eliot il suo più grande rappresentante e continuatore, dirà: «Durante l’adolescenza mi sono avvicinata alla poesia francese contemporanea ricavandone solo il piacere della lettura, e invece per quanto riguarda quella inglese e americana ho sentito subito che mi nutriva. Soprattutto in Donne, Eliot e la Dickinson ciò che mi ha colpito di più è stato l’impegno intellettuale e al tempo stesso una grande forza di plasticità dell’immaginazione: la cosa che più mi piace della poesia è che parli tutt’insieme all’intelletto e ai sensi».
L’intensa riflessione critica condotta dalla Guidacci sull’opera di Eliot ha come termine post quem il 19469   – anno cruciale che segnerà la sua doppia vocazione di poetessa e traduttrice, con la pubblicazione sia de La sabbia e l’Angelo che delle traduzioni dei Sermoni di John Donne – e, non interrompendosi con il ’75 (l’anno di edizione presso IPL degli Studi su Eliot) si protrae fino alle soglie degli anni Novanta, a cui risalgono gli ultimi due articoli, Itinerario dalla Terra Desolata e Una lady silenziosa e dolcissima indica la rotta ai marinai, che mi è parso qui necessario accogliere per dare un quadro quanto più esaustivo del suo lavoro sul poeta americano.
Il fuoco e la rosa comprende dunque dieci saggi, tre in più rispetto all’edizione del ’75 (oltre ai due già citati articoli apparsi su “L’Osservatore Romano”, include anche il saggio Per una società cristiana, pubblicato il 25 novembre del ’48 su “L’Ultima”, prodromo del più ampio ed articolato Idea di una società cristiana, ed una breve recensione, pubblicata nell’aprile del ‘56 su “Il Ponte”, al volume Poesie minori di Eliot, curato da Roberto Sanesi) e la splendida traduzione dei Quattro Quartetti, posta, con un lieve spostamento rispetto all’originale collocazione, ad apertura di libro e con testo inglese a fronte…» [Continua a leggere nel PDF allegato]

Ilaria Rabatti,
Al fuoco della carità.
Introduzione al libro di Margherita Guidacci, «Il fuoco e la rosa»


Ilaria Rabatti – «La casa di carta», di Carlos María Domínguez

Ilaria Rabatti – Un libro di John Berger: «Da A a X. Lettere di una storia»

Ilaria Rabatti – Tra poesia e profezia: Il buio e lo splendore, l’ultima fase della poesia di Margherita Guidacci


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