Friedrich Hölderlin – Chi pensa le cose più profonde [das Tiefste], ama ciò che è più vivo [das Lebendigste]». Essere uno con il tutto: questo è il cielo per l’uomo. Essere uno con tutto ciò che vive e ritornare, in una felice dimenticanza di se stessi, al tutto della natura, questo è il punto più alto del pensiero e della gioia.

Chi pensa le cose più profonde [das Tiefste], ama ciò che è più vivo [das Lebendigste]».

«Wer das Tiefste gedacht, liebt das Lebendigste»

Friedrich Hölderlin , Sokrates und Alkibiades (Socrate e Alcibiade)

«O felice natura!
Non mi so render conto di ciò che avviene in me quando levo lo sguardo verso la tua bellezza […]. Tutto il mio essere ammutolisce e sta in ascolto quando le delicate onde del vento giocano intorno al mio petto. Perduto nell’ampio azzurro del cielo, levo lo sguardo su verso l’etra e giù verso il mare sacro e mi sembra che uno spirito fraterno mi apra le braccia e che il dolore della solitudine si sciolga nella vita della divinità.
Essere uno con il tutto, questo è il vivere degli dèi; questo è il cielo per l’uomo.
Essere uno con tutto ciò che vive e ritornare, in una felice dimenticanza di se stessi, al tutto della natura, questo è il punto più alto del pensiero e della gioia, è la sacra cima del monte, è il luogo dell’eterna calma, dove il meriggio perde la sua afa, il tuono la sua voce e il mare che freme e spumeggia assomiglia all’onde di un campo di grano»

Friedrich Hölderlin, Iperione, trad. di G. V. Amoretti.


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Friedrich Hölderlin – Un fuoco divino ci trascina, di notte e di giorno, ad aprirci la via. Vieni. Guardiamo nello spazio aperto, cerchiamo ciò che è nostro, per quanto lontano.

Un fuoco divino ci trascina, di notte e di giorno,
ad aprirci la via. Vieni. Guardiamo nello spazio aperto,
cerchiamo ciò che è nostro, per quanto lontano.
Questo è certo: al mezzogiorno e fino a mezza la notte
sempre persiste una misura,
comune a tutti ma pure ad ognuno assegnata
e ognuno va e giunge dove ha potere di giungere.
 
Friedrich Hölderlin, Tutte le opere. Prose, teatro e lettere. Tutte le liriche,
a cura di L. Reitani, 2 voll., LXVII-3887 pp., Mondadori, Milano 2020.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Vieni a placarmi questo caos del tempo come allora, delizia della musa, tu che concilî gli elementi tutti! Torna, viva bellezza, ai miseri cuori, alle mense inospiti, ai templi negletti, torna!

Friedrich Hölderlin07
Vieni a placarmi questo caos del tempo
come allora, delizia della musa, tu che concilî
gli elementi tutti! Dammi la pace con i tranquilli
accordi celesti, e unisci quel ch’è diviso,
finché la placida natura antica, fuori
dai fermenti del tempo, possente e serena
si levi. Torna, viva bellezza, ai miseri cuori,
alle mense inospiti, ai templi negletti, torna!
 
Friedrich Hölderlin, Diotima, vv. 1-8, 1797-1799

Friedrich Hölderlin, Diotima e Hölderlin, a cura di Enzo Mandruzzato, Adelphi, Milano 1995, vv. 1-8, 1797-1799.


Friedrich Hölderlin (1770-1843) – L’uomo che pensa deve agire, deve dispiegarsi. Egli può molto, stupenda è la sua parola che strasforma il mondo. Un potente anelito, con radici profonde, lo spinge verso l’alto.
Friedrich Hölderlin (1770-1843)– Dall’intelletto soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della conoscenza limitata di ciò che esiste. Dalla ragione soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della cieca pretesa di un progresso senza fine. Senza la bellezza dello spirito e del cuore, la ragione è soltanto come un supervisore.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Quando un popolo ama il bello l’egoismo si scioglie. Se così non è, sempre più aridi e più desolati divengono gli uomini, cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo. Così il mondo intorno a noi diviene un deserto e il passato si sfigura in un cattivo auspicio per un futuro senza speranza.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Dobbiamo uscire dalla pigra rassegnazione, dove non si vuole nulla, non ci sicura di nulla. L’originalità è intensità, profondità del cuore e dello spirito.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Che cosa sono i secoli di fronte all’istante in cui due esseri si presagiscono e si accostano? Ancor prima che uno sapesse dell’altra, noi ci appartenevamo
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Il nobile porta i segni del destino sotto cui è sorto. Il bello assume di necessità una certa forma. Nessun uomo nella sua vita esteriore può essere ogni cosa nello stesso tempo. Per avere un’esistenza e una coscienza nel mondo è necessario determinarsi per qualche cosa.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Il nobile porta i segni del destino sotto cui è sorto. Il bello assume di necessità una certa forma. Nessun uomo nella sua vita esteriore può essere ogni cosa nello stesso tempo. Per avere un’esistenza e una coscienza nel mondo è necessario determinarsi per qualche cosa.

Friedrich Hölderlin 06
Coraggio! È degna dei dolori, questa vita.

Friedrich Hölderlin, A Neuffer, marzo 1794, in Id., Tutte le liriche,  (trad. di Luigi Reitani), Mondadori, Milano 2001.

Se cerchi di rendere ciò che è nobile senza l’ordinario,
esso se ne starà come il più innaturale di tutti, come il più insulso.
Il nobile, nella misura in cui giunge a espressione, porta i segni del destino sotto cui è sorto.
Il bello, per come si espone nella realtà effettiva,
assume di necessità una certa forma in base alle circostanze entro cui sorge.
***
Riflettere sulla cultura e sull’impulso formativo, sul suo fondamento
mi ha suggerito il progetto di un giornale umanistico,
che approfondisca storicamente e filosoficamente il punto di vista dell’umanità
***
L’errore degli uomini è che il loro impulso formativo si perda, che prenda una direzione indegna.
***
Nessun uomo nella sua vita esteriore
può essere ogni cosa nello stesso tempo.
Per avere un’esistenza e una coscienza nel mondo è necessario determinarsi per qualche cosa
 
 
«Il vivente nella poesia è adesso ciò che occupa maggiormente i miei pensieri e i miei sensi. Avverto con così tanta profondità quanto io sia ancora lontano dal coglierlo e tuttavia la mia anima intera vi si sforza affannosamente, e io ne sono spesso così commosso da dover piangere come un bambino quando sento come alle mie rappresentazioni, in questo e in quel punto, manchi il vivente. Ma non riesco a tirarmi fuori dagli errori poetici tra i quali vago […]. Mi manca meno la forza della leggerezza, meno le idee delle sfumature, meno un tono principale di una molteplicità ordinata di toni, meno la luce dell’ombra, e tutto ciò dipende da una sola ragione. Io rifuggo troppo dall’ordinario e dal comune della vita reale […].
Temo di raffreddare la calda vita che è in me al cospetto della storia gelata del giorno e questa paura deriva dal fatto che tutte le vicende distruttive in cui mi sono imbattuto sin da ragazzo, io le ho accolte in maniera più sensibile di altri, e tale sensibilità mi sembra che abbia in ciò il suo fondamento: che io, in rapporto alle esperienze che ho dovuto fare, non ero organizzato in maniera abbastanza solida e salda. Ora me ne rendo conto. […] Poiché sono più vulnerabile di altri, devo tanto più cercare di ricavare vantaggio dalle cose che agiscono in modo distruttivo su di me, non devo prenderle per come sono in se stesse, ma solo in quanto sono utili alla mia vita più autentica. Là dove le trovo, io devo già in anticipo assumerle come materia indispensabile, senza cui la parte più intima di me non potrà rappresentarsi mai completamente. Devo accoglierle in me stesso per disporle all’occasione (come artista se un giorno vorrò e dovrò essere artista) come ombre alla mia luce, per restituirle in quanto toni subordinati da cui emerge tanto più vivo il tono della mia anima. Il puro può rappresentarsi solo nell’impuro e se cerchi di rendere ciò che è nobile senza l’ordinario, esso se ne starà come il più innaturale di tutti, come il più insulso, e questo appunto perché il nobile, nella misura in cui giunge a espressione, porta i segni del destino sotto cui è sorto; perché il bello, per come si espone nella realtà effettiva, assume di necessità una certa forma in base alle circostanze entro cui sorge, e questa forma non gli è naturale: diventa naturale solo per il fatto di considerare, accanto al bello, appunto anche quelle circostanze che gli diedero necessariamente una tale forma. […] Dunque senza l’ordinario non si può rappresentare alcun nobile: e io voglio ripetermelo sempre, quando mi imbatto nell’ordinario nel mondo: ti è tanto necessario quanto ai vasai la colla, perciò accettalo sempre, non allontanarlo da te, non averne paura».
 
F. Hölderlin a Neuffer, 12 novembre 1798, in Friedrich Hölderlin, Sämtliche Werke und Briefe [Tutte le opere e le lettere], a cura di M. Knaupp, vol. II, München-Wien 1992-1993, pp. 710-712;  Friedrich Hölderlin, Tutte le opere. Prose, teatro e lettere. Tutte le liriche, a cura di L. Reitani, 2 voll., LXVII-3887 pp., Mondadori, Milano 2020.
 
***

Riflettere sulla cultura e sull’impulso formativo, sul suo fondamento
mi ha suggerito il progetto di un giornale umanistico,
che approfondisca storicamente e filosoficamente il punto di vista dell’umanità
 
«La mia riflessione e i miei studi si sono quasi esclusivamente limitati a ciò che anzitutto mi premeva, la poesia, in quanto essa è arte vivente e scaturisce a un tempo da genio, esperienza e riflessione ed è ideale, sistematica e individuale. Ciò mi ha condotto a riflettere sulla cultura e sull’impulso formativo, sul suo fondamento e la sua Bestimmung, nella misura in cui esso è ideale e attivamente formante. Ancora: [ho riflettuto] su come l’impulso formativo, consapevole del suo fondamento e della sua propria essenza a partire dall’ideale, ma istintivamente secondo la sua materia, agisce come arte e come impulso alla formazione ecc. Ho creduto, alla fine delle mie ricerche, di essere riuscito a porre in maniera più vasta e comprensiva di quanto non mi fosse noto precedentemente il punto di vista della cosiddetta umanità (almeno nella misura in cui si intende con esso l’elemento unificante e comune nella natura umana e nelle sue direzioni, piuttosto che l’elemento differenziante, di cui comunque è necessario che si tenga conto). Aver raccolto questi materiali mi ha suggerito il progetto di un giornale umanistico, che sia poetico anzitutto perché vi si pratica la poesia, ma che anche istruisca sulla poesia, sia dal punto di vista storico che da quello filosofico, e, in generale, approfondisca storicamente e filosoficamente il punto di vista dell’umanità».
 
F. Hölderlin, Lettera a Schelling, scritta tra l’1 e il 6 luglio 1798, in Friedrich Hölderlin, Sämtliche Werke und Briefe [Tutte le opere e le lettere], op. cit., II, pp. 792-794.
 
***
 
L’errore degli uomini è che il loro impulso formativo si perda, che prenda una direzione indegna
 
«L’errore degli uomini è che il loro impulso formativo si perda, che prenda una direzione indegna, generalmente falsa, oppure non trovi la sua dimensione specifica o, se pure l’ha trovata, si fermi a metà strada, ai mezzi che dovrebbero condurlo al suo scopo […]. E la ragione generale del tramonto di tutti i popoli è sempre stata, infatti, che la loro originalità, la loro propria natura vivente (ihre eigene lebendige Natur) ha soggiaciuto alle forme positive e al lusso che i loro padri avevano prodotto».
 
Friedrich Hölderlin, Sämtliche Werke und Briefe [Tutte le opere e le lettere], op. cit., II,, pp. 62-63.
 
***
 
Nessun uomo nella sua vita esteriore
può essere ogni cosa nello stesso tempo.
Per avere un’esistenza e una coscienza nel mondo è necessario determinarsi per qualche cosa
 
«Nessun uomo nella sua vita esteriore può essere ogni cosa nello stesso tempo, […] per avere un’esistenza e una coscienza nel mondo è necessario determinarsi per qualche cosa, e […] sono poi la singolarità e le circostanze ciò che in definitiva determinano l’uno verso una certa singolarità e l’altro verso un’altra. Questa singolarità, a dire il vero, è quella che più appare evidente, ma non è detto per questo che altri pregi, di cui avvertiamo la mancanza, manchino del
tutto in un carattere tipico, piuttosto rimangono in ombra».
 

Friedrich Hölderlin, Sämtliche Werke und Briefe [Tutte le opere e le lettere], op. cit., II, p. 67


Friedrich Hölderlin (1770-1843) – L’uomo che pensa deve agire, deve dispiegarsi. Egli può molto, stupenda è la sua parola che strasforma il mondo. Un potente anelito, con radici profonde, lo spinge verso l’alto.
Friedrich Hölderlin (1770-1843)– Dall’intelletto soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della conoscenza limitata di ciò che esiste. Dalla ragione soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della cieca pretesa di un progresso senza fine. Senza la bellezza dello spirito e del cuore, la ragione è soltanto come un supervisore.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Quando un popolo ama il bello l’egoismo si scioglie. Se così non è, sempre più aridi e più desolati divengono gli uomini, cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo. Così il mondo intorno a noi diviene un deserto e il passato si sfigura in un cattivo auspicio per un futuro senza speranza.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Dobbiamo uscire dalla pigra rassegnazione, dove non si vuole nulla, non ci sicura di nulla. L’originalità è intensità, profondità del cuore e dello spirito.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Che cosa sono i secoli di fronte all’istante in cui due esseri si presagiscono e si accostano? Ancor prima che uno sapesse dell’altra, noi ci appartenevamo
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Che cosa sono i secoli di fronte all’istante in cui due esseri si presagiscono e si accostano? Ancor prima che uno sapesse dell’altra, noi ci appartenevamo

Friedrich Hölderlin 01

«Che tutto cambi radicalmente!
Dalle radici dell'umanità germogli il nuovo mondo!».
 Iperione

$_35

«Che cosa sono i secoli
di fronte all’istante
in cui due esseri si presagiscono e si accostano?».

***

E più oltre, parlando del suo rapporto con Diotima:

«Ancor prima che uno sapesse dell’altra, noi ci appartenevamo».

Friedrich Hölderlin, Iperione o l’eremita in Grecia, Bompiani, 2015.


Friedrich Hölderlin (1770-1843) – L’uomo che pensa deve agire, deve dispiegarsi. Egli può molto, stupenda è la sua parola che strasforma il mondo. Un potente anelito, con radici profonde, lo spinge verso l’alto.
Friedrich Hölderlin (1770-1843)– Dall’intelletto soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della conoscenza limitata di ciò che esiste. Dalla ragione soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della cieca pretesa di un progresso senza fine. Senza la bellezza dello spirito e del cuore, la ragione è soltanto come un supervisore.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Quando un popolo ama il bello l’egoismo si scioglie. Se così non è, sempre più aridi e più desolati divengono gli uomini, cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo. Così il mondo intorno a noi diviene un deserto e il passato si sfigura in un cattivo auspicio per un futuro senza speranza.
Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Dobbiamo uscire dalla pigra rassegnazione, dove non si vuole nulla, non ci sicura di nulla. L’originalità è intensità, profondità del cuore e dello spirito.

Pietro Canonica, L’abisso, 1909, Museo Canonica, Roma

Immagine in evidenza: Pietro Canonica, L’abisso, 1909, Museo Canonica, Roma.


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Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Dobbiamo uscire dalla pigra rassegnazione, dove non si vuole nulla, non ci sicura di nulla. L’originalità è intensità, profondità del cuore e dello spirito.

Holderlin

«Ero uscito dalla pigra rassegnazione,
dove non si vuole nulla, non ci sicura di nulla».
 Iperione

$_35

 

«Ma questo nuovo colpo mi riportò comunque alla vita. Ero uscito dalla pigra rassegnazione, dove non si vuole nulla, non ci sicura di nulla, da quella calma di morte che, con tutta l’apparenza di saggezza con cui la difendono i vigliacchi, è la condizione più infame in cui l’uomo può ricadere. Nessuno si giustifichi dicendo che il mondo lo ha ucciso: è lui stesso che si è ucciso, in ogni caso».

«La Grecia fu il mio primo amore e non so se posso dire che sarà anche l’ultimo. […] Non mi interessa affatto che sia originale; originalità per noi significa novità, e le cose che amo di più sono invece quelle antiche come il mondo. Per me l’originalità è intensità, profondità del cuore e dello spirito. Ma di tutto questo, ora come ora, si vuol saper poco, almeno nell’arte […]».

«[…] soffrivi, quando ti conobbi, non tanto per una sventura precisa […] bensì per l’impotenza, per la volgarità; era l’insipido nulla che ti faceva soffrire, la morte insipida, l’insipida e mostruosa vacuità dei tuoi contemporanei […]».

Friedrich Hölderlin, Iperione o l’eremita in Grecia, Bompiani, 2015, pp. 759, 761, 877.

 

***

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Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Quando un popolo ama il bello l’egoismo si scioglie. Se così non è, sempre più aridi e più desolati divengono gli uomini, cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo. Così il mondo intorno a noi diviene un deserto e il passato si sfigura in un cattivo auspicio per un futuro senza speranza.

 

 

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Holderlin

«Che tutto cambi radicalmente!
Dalle radici dell'umanità germogli il nuovo mondo!».
 Iperione

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«Quando un popolo ama il bello […] lì soffia uno spirito universale come aura vitale, lì si apre la mente timida, l’egoismo si scioglie, pii e nobili sono tutti i cuori […]. Un tale popolo è patria per tutti gli uomini e volentieri vi soggiorna lo straniero. [Se così non è] spariscono le gioie migliori della vita e qualsiasi altro pianeta è migliore della Terra. Sempre più aridi, sempre più desolati divengono gli uomini che sono invece nati belli; cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’ebbrezza aumenta insieme alle pene, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo […]».

«Non dobbiamo consegnarci prigionieri al destino e ai nostri sensi, […] rinnegare la ragione e divenire animali […] strappando così il bel legame che ci unisce agli altri spiriti, rendendo un deserto il mondo ingtorno a noi […]».

«L’ideale di tutto ciò che esiste
Dobbiamo custodirlo sacro e puro.
L’istinto che abbiamo, di dare forma
All’informe secondo il divino che è in noi,
Di sottomettere la natura recalcitrante
Allo spirito che ci governa,
Non deve mai fermarsi a mezza strada.
Ma ancora più acuto è allora il dolore
Della lotta, ancora più grande il pericolo
Che il combattente saguinante e sconfortato
Abbandoni le armi divine,
Si pieghi alla ferrea necessità,
Rinneghi se stesso e diventi bestiale …
O anche che, inasprito dalla resistenza,
Combatta la natura non come dovrebbe,
Per donarle pace e unità,
Ma solo per piegare la ribelle.
Così uccidiamo il bisogno più umano,
Rinneghiamo quella disponibilità
Che ci univa agli altri spiriti.
Così il mondo intorno a noi diviene un deserto
E il passato si sfigura in un cattivo auspicio
Per un futuro senza speranza».

Friedrich Hölderlin, Iperione o l’eremita in Grecia, Bompiani, 2015, pp. 307, 457, 661, 669.

Friedrich Hölderlin (1770-1843)– Dall’intelletto soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della conoscenza limitata di ciò che esiste. Dalla ragione soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della cieca pretesa di un progresso senza fine. Senza la bellezza dello spirito e del cuore, la ragione è soltanto come un supervisore.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – L’uomo che pensa deve agire, deve dispiegarsi. Egli può molto, stupenda è la sua parola che strasforma il mondo. Un potente anelito, con radici profonde, lo spinge verso l’alto.

 

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Holderlin

«Chi si accontenta
del profumo della mia pianta
non la conosce,
e non la conosce nemmeno
chi la raccoglie soltanto per istruirsi».
 Iperione

$_35

«Capite ora perché gli ateniesi in particolare dovevano essere un popolo di filosofi?
Gli egiziani non avrebbero potuto. Chi non vive un amore ricambiato alla pari con il cielo e la terra, chi non vive in questo senso unito all’elemento in cui si muove, non è così unito in se stesso per natura, e non sperimenta quindi la bellezza eterna così facilmente come un greco. […] L’egiziano si è consumato prima di diventare un tutto, e di conseguenza non sa nulla del tutto, nulla della bellezza, e la cosa più alta che conosce è un potere velato, un enigma spaventoso; la cupa e muta Iside è per lui l’alfa e l’omega, un’infinità vuota da cui non è mai venuto nulla di sensato. Anche dal nulla più sublime nasce solo il nulla.
Il Nord invece ritira troppo presto i suoi germogli, e se lo spirito passionale dell’egiziano se ne va subito per il mondo desideroso di viaggiare, lo spirito nel Nord si appresta a ritirarsi in se stesso ancora prima di essere pronto a partire. Nel Nord bisogna sviluppare l’intelletto ancora prima che i sentimenti siano maturi, ci si fa carico di tutte le colpe prima che si sia concluso il tempo felice della spensieratezza; bisogna essere razionali, consapevoli prima ancora di diventare uomini, persone intelligenti prima di essere bambini; non si lasciano crescere e maturare nell’uomo l’unità e la bellezza prima che egli inizi la sua formazione e il suo sviluppo. L’intelletto, la ragione soltanto sono i signori incontrastati del Nord.
Ma l’intelletto da solo non ha mai prodotto cose intelligenti, la ragione da sola non ha mai prodotto cose razionali.
Senza la bellezza dello spirito, l’intelletto è come un aiutante servizievole che dal legno grezzo ricava una staccionata seguendo le istruzioni, inchiodando insieme i paletti che ha preparato per il giardino che il padrone vuole costruirsi.
L’intelletto si occupa del minimo indispensabile. Ci protegge dal nonsenso e dall’ingiustizia, in quanto mantiene l’ordine; ma essere al sicuro dal nonsenso e dall’ingiustizia non è la condizione più alta dell’ eccellenza umana.
Senza la bellezza dello spirito e del cuore, la ragione è come un supervisore che il padrone di casa ha posto sopra i suoi servitori, che non sa quale sarà il risultato di tutto quel lavoro infinito, proprio come non lo sanno i servitori, e si limita a gridare: «sbrigatevi», ma allo stesso tempo non vede di buon occhio l’avanzamento dei lavori, perché alla fine non avrebbe più nulla da fare e il suo ruolo si esaurirebbe.
Dall’intelletto soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della conoscenza limitata di ciò che esiste.
Dalla ragione soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della cieca pretesa di un progresso senza fine nell’unione e nella divisione di ogni materia possibile».

Friedrich Hölderlin, Iperione o l’eremita in Grecia, Bompiani, 2015, pp. 293, 295.

 

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Holderlin

copj170

«L’uomo che pensa
deve agire, deve dispiegarsi
favorendo e rasserenando la vita intorno a sé.
Colma di tacita forza, la grande natura
abbraccia colui che la intuisce
affiché ne evochi lo spirito; l’uomo porta
nel cuore la pena e la speranza, e un potente anelito,
con radici profonde, lo spinge verso l’alto.
Egli può molto, stupenda è la sua parola
che strasforma il mondo».

Friedrich Hölderlin, La morte di Empedocle,
a cura di Laura Balbiani e Elena Polledri, II stesura, vv. 525-534,
Bompiani, 2003, pp. 193, 195.

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Autori, e loro scritti

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Harald Haarmann – Molte civiltà hanno lasciato una loro traccia modificando il corso della storia, ma sono state poi dimenticate perché le civiltà successive le hanno rimosse. scrive Lucio Biasiori che il libro «ci invita a mettere in discussione questa rimozione e a immaginare un futuro diverso per il nostro passato, e quindi anche per il nostro presente».

Pierre Hadot (1922–2010) – La riflessione filosofica è motivata e diretta dalla scelta di un modo di vita. “Teoretico” non si oppone a “pratico”. Il “teoretico” esige una filosofia praticata, vissuta, attiva, apportatrice di felicità.

Pierre Hadot (1922-2010) – La filosofia vissuta è un modo di vita che abbraccia tutta l’attività umana.

Byung-Chul Han – La vita contemplativa è più attiva di qualsiasi iperattività, che rappresenta un sintomo di esaurimento spirituale.

Byung-Chul Han – Non è l’assenza di legami e di radici a rendere liberi, ma la presenza di legami e di integrazione.

Peter Handke –«Canto alla durata». Restando fedele a ciò che mi è caro e che è la cosa più importante, impedendo in tal maniera che si cancelli con gli anni, sentirò poi forse del tutto inatteso il brivido della durata.

François Hartog – Col canto e con l’arco Ulisse ritrova la propria identità, la coincidenza di sé con se stesso, trasformandosi, per una volta, in aedo davanti al popolo dei Feaci.

David Harvey – Il diritto alla città è un diritto a cambiare e reinventare la città in base alle nostre esigenze.

Jamila Hassoune – Considero la cultura e l’educazione una condizione indispensabile per la costruzione di uno spirito di cittadinanza responsabile

Francesco Hayez (1791-1882) – La meditazione, 1850.

Robert Havemann (1910-1982) – … con ciò comincia poi, nello stesso tempo, la funzione principale di una società comunista che si sviluppa sempre più liberamente: la formazione del giovane e la cura perché esso non venga distrutto in partenza, ma che possa al contrario sviluppare tutte le sue grandi capacità.

Paul Hazard (1878-1944) – La scienza sta già diventando un idolo, un mito. Si comincia a confondere insieme scienza e felicità, progresso materiale e progresso morale; a credere che la scienza prenderà il posto della filosofia, della religione, e che basterà a soddisfare tutte le esigenze dello spirito umano.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) – Nulla di grande si realizza nel mondo senza passione.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) – Il soffrire dell’uomo che non ha riflessione sul proprio destino è senza volontà, poiché egli onora il negativo, i limiti, solo nella forma della loro esistenza giuridica e autoritaria come insormontabili, e prende le proprie determinatezze e le loro contraddizioni come assolute.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) – L’amore esclude ogni opposizione, non è nulla di limitante, nulla di limitato, nulla di finito. Nell’amore si trova la vita stessa. Negli amanti non vi è materia, essi sono un tutto vivente. L’amore si sdegna di ciò che è ancora separato. Un animo puro non si vergogna dell’amore, ma si vergogna che esso sia incompleto. L’amore è più forte della paura. L’amore acquista questa ricchezza di vita nello scambiare tutti i pensieri.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) – La filosofia non è sonnambulismo, ma piuttosto la più vigile coscienza. Attingere il proprio fine e la propria missione non dal consacrato corso delle cose esistenti.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) – Il quieto accontentarsi del reale si trasformi nel coraggio per qualche cosa di diverso.

G. W. F. Hegel (1770-1831) – Riconoscere la ragione come la rosa nella croce del presente. Tale riconoscimento razionale è la riconciliazione con la realtà che la filosofia consente a coloro che hanno avvertito l’interna esigenza di comprendere e di mantenere la libertà soggettiva in ciò che è sostanziale.

W. F. Hegel (1770-1831) – Quando la filosofia dipinge a chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e, dal chiaroscuro, esso non si lascia ringiovanire, ma soltanto riconoscere. La civetta di Atena inizia il suovolo sul far del crepuscolo.

Virginia Held – La cura di sé non è cosa distinta dalla cura degli altri.

Elke Heidenreich – Le donne che leggono sono pericolose.

Hans Werner Henze (1926-2012) – Le ideologie non servono alla musica. Sono anzi nemiche della creazione. Gli artisti hanno il dovere di tenere gli occhi aperti sulla loro epoca.

Javier Heraud (1942-1963) – Non rido mai della morte. Semplicemente succede che non ho paura di morire tra uccelli e alberi. Vado a combattere per amore dei poveri della mia terra, in una pioggia di parole silenziose, in un bosco di palpiti e di speranze, con il canto dei popoli oppressi, il nuovo canto dei popoli liberi.

Johann Gottfried Herder (1744-1803) – Se la filosofia deve servire agli uomini, deve fare dell’uomo il suo fulcro. Umanità è il carattere della nostra specie. L’educazione all’umanità è un’opera che deve essere continuata incessantemente.

Jeanne Hersch (1910-2000) – Perché ci sia senso, occorre che ci sia un’intenzione, un movimento di libertà, orientato su un valore, su qualcosa che non è, ma che merita di essere.

Aleksandr Ivanovič Herzen (1812-1870) – Oggi quel che importa è la merce, l’affare, la roba, l’essenziale è la proprietà.

George Herbert (1593-1633) – O denaro, rovina della gioia e sorgente di dolore, da dove vieni mai, fresco e bello?

Abraham Joshua Heschel (1907-1972) – Il grado di sensibilità per le sofferenze degli altri, per l’umanità degli altri uomini, è l’indice del grado di umanità raggiunto. Il contrario dell’umanità è la brutalità.

Hermann Hesse – I libri hanno valore soltanto se conducono alla vita.

Hermann Hesse (1877-1962) – Perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo: realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi.

Hermann Hesse (1877-1962) – Dobbiamo fare assegnamento su quella fonte di energia che è la meditazione, sul sempre rinnovato accordo dello spirito e dell’anima.

Nazim Hikmet (1902-1963) – Se fossi porta mi aprirei ai buoni e mi chiuderei ai malvagi. Se fossi parola invocherei il bello, il giusto, il vero e direi il mio amore in un sospiro.

Nâzım Hikmet-Ran (1902-1963) – Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto.

Dietrich von Hildebrand (1889-1977)  – Lo specifico dell’amore è il suo carattere di dono. Finché qualcuno è per me solo utile, finché posso solo averne bisogno, manca la base dell’amore. la persona amata ci stia di fronte come dotata di valore, preziosa.

Joe Hill (1879-1915) – Un sindacalista rivoluzionario in musica

Etty Hillesum (1914-1943) – L’uomo crea il suo destino dall’interno di sé. Ciò che determina il destino è come l’uomo si pone interiormente di fronte agli eventi della vita. Per conoscere la vita di qualcuno, bisogna conoscerne i sogni …

Etty Hillesum (1914-1943) – È l’anima dell’uomo che spande la sua luce fuori. I dominii dell’anima e dello spirito sono tanto vasti e infiniti che un po’ di disagio fisico e di dolore non ha troppa importanza.

Etty Hillesum (1914-1943) – Le parole di Etty invocano la responsabilità di ciascuno. Nessuna crisi può essere trascesa senza la testimonianza libera e responsabile di ogni essere umano. Occorre disseppellire dal cuore degli uomini la sostanza comune che rende tutti fratelli.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – L’uomo che pensa deve agire, deve dispiegarsi. Egli può molto, stupenda è la sua parola che strasforma il mondo. Un potente anelito, con radici profonde, lo spinge verso l’alto.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Dall’intelletto soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della conoscenza limitata di ciò che esiste. Dalla ragione soltanto non può scaturire la filosofia, perché la filosofia è più della cieca pretesa di un progresso senza fine. Senza la bellezza dello spirito e del cuore, la ragione è soltanto come un supervisore.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Quando un popolo ama il bello l’egoismo si scioglie. Se così non è, sempre più aridi e più desolati divengono gli uomini, cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo. Così il mondo intorno a noi diviene un deserto e il passato si sfigura in un cattivo auspicio per un futuro senza speranza.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Dobbiamo uscire dalla pigra rassegnazione, dove non si vuole nulla, non ci sicura di nulla. L’originalità è intensità, profondità del cuore e dello spirito.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Che cosa sono i secoli di fronte all’istante in cui due esseri si presagiscono e si accostano? Ancor prima che uno sapesse dell’altra, noi ci appartenevamo.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Il nobile porta i segni del destino sotto cui è sorto. Il bello assume di necessità una certa forma. Nessun uomo nella sua vita esteriore può essere ogni cosa nello stesso tempo. Per avere un’esistenza e una coscienza nel mondo è necessario determinarsi per qualche cosa.

Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Vieni a placarmi questo caos del tempo come allora, delizia della musa, tu che concilî gli elementi tutti! Torna, viva bellezza, ai miseri cuori, alle mense inospiti, ai templi negletti, torna!

Max Horkheimer, Theodor W. Adorno – Kant ha anticipato intuitivamente ciò che è stato realizzato consapevolmente solo da Hollywood: le immagini sono censurate in anticipo, nell’atto stesso della loro produzione. Lo spettatore non deve lavorare di testa propria. Ogni connessione logica, che richieda fiato intellettuale, viene scrupolosamente evitata.

William Howitt (1792-1879) – Gli atti di barbarie e le infami atrocità delle razze cosiddette cristiane in ogni regione del mondo e contro ogni popolo non trovano parallelo in nessun’altra epoca della storia della terra.

Johan Huizinga (1872-1947) – Viviamo in un mondo ossessionato. Un notevole intorbidamento della facoltà pensante si è impossessato di molte menti. Si tratta di atrofia della coscienza intellettuale.

Wilhelm von Humboldt (1767-1835) – Il grande principio è l’assoluta e essenziale importanza dello sviluppo umano nella sua più ricca diversità.

David Hume (1711-1776) – Le difficoltà non devono scoraggiarci. La mancanza di ostacoli rende inutili le nostre forze, facendocele dimenticare; al contrario gli ostacoli le risvegliano e le mettono in azione.

Benjamin Hunnicutt – È il tempo disponibile la vera ricchezza per l’uomo. Abbandonando l’obiettivo della riduzione dell’orario di lavoro, sia la “sinistra” che la destra si sono unite per sostenere una cultura dominata dall’etica capitalistica della produzione per la produzione.

Luis Alberto Hurtado (1901-1952) – È più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere.

Edmund Husserl (1859-1936) – La nostra responsabilità personale per il nostro vero essere filosofi, nella nostra vocazione interiore personale, include anche la responsabilità per il vero essere dell’umanità, che è tale soltanto in quanto orientato verso un “telos”, e che “se può essere” realizzato, lo può soltanto attraverso la filosofia.

Edmund Husserl (1859 – 1938) – La scienza è un’ideazione che l’umanità ha prodotto nel corso della sua storia e l’uomo non può lasciarsi definitivamente giudicare da una sola delle sue ideazioni.

Aldous Huxley (1894-19463) – Medicus curat, natura sanat: il medico cura, la natura guarisce.