«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
Anna Magnani. Un’attrice dai mille voltitra Roma e Hollywood
Contributi di:
Nuccio Lodato (Magnanima Magnani), di Michele Maranzana (Anna: l’eclisse della persona e la verità della maschera), Enrico Cerasuolo (La passione di Anna Magnani).
In Appendice:
Pasolini e “Mamma Roma” – Anna Magnani: un difficile incontro Mia madre Anna Magnani: dialogo con Luca Magnani
«Sono trascorsi sette anni dalla prima edizione di questo libro, […] che ha rappresentato non solo la mia prima pubblicazione di critica cinematografica, ma anche un’esperienza di studio, di ricerca e di vita fondamentale, impossibile da dimenticare. Come, del resto, è impossibile scordarsi di lei, la Magnani (Nannarella, per il suo pubblico più affezionato e fedele), protagonista di una stagione neorealistica irripetibile per il nostro cinema e poi anche di una parabola hollywoodiana di breve durata, tra poche luci e moltissime ombre, che il presente volume cerca di raccontare con la maggior dovizia di particolari possibile e, sempre, con enorme stima e ammirazione per una diva riluttante, un’artista completa, portatrice di un’irrimediabile alterità nella declinazione al femminile dell’arte dell’attore».
Barbara Rossi
«La recitazione di Anna Magnani non è mai casuale e si esprime al meglio quando può anche essere libera. Una libertà che nasce dal profondo lavoro creativo sul testo e sul personaggio e dalla consapevolezza del racconto e del film nel suo complesso. In questo senso è molto interessante l’approfondimento di Barbara Rossi sull’esperienza americana di Anna. Esperienza straordinaria da un lato, che la porta ad essere premiata con un Oscar per la migliore interpretazione femminile in un ruolo recitato in una lingua che non conosceva, l’inglese, unica attrice italiana ad oggi ad esserci riuscita. Esperienza controversa dall’altro, come sottolinea Luca Magnani.
Enrico Cerasuolo
Ha anticipato i tempi. Ma li ha anticipati sia fisicamente che nel modo di comportarsi. Fisicamente perché all’epoca andavano di moda tutte queste attrici bionde, platinate, con la boccuccia a cuore, il rossetto. Lei, invece, era molto naturale… […] E poi il suo colore preferito era il nero. Insomma, non andava vestita come – invece – all’epoca, le attricette, ma anche le attrici importanti. […] Mia madre ha anticipato tutto quanto un periodo, forse anche il femminismo, in un certo senso. È una persona che si è fatta tutta da sola, che non si è mai appoggiata a nessuno se non a sé stessa. All’epoca, ma anche dopo, accanto alle attrici c’era sempre il produttore-marito, o il regista-marito. Invece con lei è avvenuto il contrario, ossia sono stati gli uomini ad appoggiarsi a lei.
Luca Magnani
Barbara Rossi,media educator e studiosa indipendente, è laureata in Storia e Critica del Cinema presso l’Università degli Studi di Torino; presidente dell’Associazione di cultura cinematografica e umanistica “La Voce della Luna” di Alessandria, con la quale propone corsi e rassegne sulla storia e il linguaggio del cinema, è vicepresidente della FIC (Federazione Italiana Cineforum). Ha organizzato incontri di formazione riservati ai docenti per il Museo Nazionale del Cinema di Torino e ha collaborato con il gruppo di ricerca “Memofilm, la creatività contro l’Alzheimer”, facente capo alla Cineteca di Bologna.
Giornalista pubblicista, ha curato la rubrica Le lune del cinema per la rivista “Cineforum”, con la quale attualmente collabora. Suoi saggi di argomento cinematografico sono stati pubblicati in diversi volumi antologici: nel 2015 è uscito, in prima edizione per l’editore Le Mani, il volume Anna Magnani, un’attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood; nel 2019, all’interno della collana Bietti Heterotopia, Edgar Reitz. Uno sguardo fatto di tempo. Cura annualmente, in collaborazione con l’Associazione Culturale Italo-Tedesca di Alessandria, una rassegna che porta sul grande schermo il meglio della produzione cinematografica tedesca contemporanea. Ha organizzato, in collaborazione con l’Università delle Tre Età di Alessandria, la proiezione della trilogia di Heimat di Edgar Reitz. Nel 2021 Petite Plaisance ha pubblicato il suo Recitare il tempo. Le voci della Heimat di Edgar Reitz. Di imminente uscita nel 2022 la sua silloge poetica Paesaggi del tempo, Intermedia Edizioni.
Quanto prezioso e irrimediabilmente perduto sia ogni secondo della nostra vita, solo un film ce lo può mettere davanti agli occhi. Solo nel momento in cui qualcuno ci ha raccontato la nostra storia, come la storia del nostro battito del cuore, sappiamo chi siamo. […] Il tempo di solito lavora contro di noi, contrasta i nostri piani, manda a monte i progetti e pone un limite alla felicità di ognuno. L’arte cinematografica è figlia della tecnica e il prodotto di un mondo senza Dio […]: visto che viviamo nel secolo che ci ha regalato la macchina del tempo, allora vogliamo anche utilizzarla per strappare al flusso del tempo pezzi del suo bottino. Proprio in quanto uomini non religiosi, noi registi vogliamo lasciare le nostre tracce nell’universo-tempo, vogliamo conferire durata agli istanti della vita. “Verweile doch, du bist so schön” si dice con struggente desiderio nel Faust di Goethe.
Edgar Reitz, Film e tempo, 2006
Barbara Rossi
Recitare il tempo. Le voci della Heimat di Edgar Reitz
Prefazione di Henry Arnold. Introduzione di Cristina Jandelli. Postfazione di Sergio Arecco.
In Appendice: Michele Maranzana, Reitz e la macchina del tempo:appunti per un itinerario filosofico.
ISBN 978–88–7588-279-2, 2021, pp. 208, Euro 20 – Collana “Il pensiero e il suo schermo” [5].
In copertina: Un’immagine emblematica di Edgar Reitz sul set.
«La trilogia di Heimat, il romanzo familiare dal respiro epico e, insieme Bildungsroman, sterminata narrazione dove la ‘cronaca’ si intreccia alla finzione, la microstoria alla macrostoria, le memorie e i destini individuali a quelli collettivi, è anche un ineffabile palinsesto sull’arte di raccontare: quella capacità narrativa definita dal nonno ferroviere – lui non aveva una teoria per la sua arte di narrare e tuttavia era fermo nei suoi principi: i luoghi dell’azione dovevano essere reali […], i protagonisti dei suoi racconti avanzavano la pretesa di essere vissuti davvero – che Edgar Reitz ricorda con affetto, basandola su un principio di verità» (Barbara Rossi, Edgar Reitz. Uno sguardo fatto di tempo, Bietti, Milano 2019, p. 20).
Barbara Rossi, media educator e studiosa indipendente, è laureata in Storia e Critica del Cinema presso l’Università degli Studi di Torino; presidente dell’Associazione di cultura cinematografica e umanistica “La Voce della Luna” di Alessandria, con la quale propone corsi e rassegne sulla storia e il linguaggio del cinema, è vicepresidente della FIC (Federazione Italiana Cineforum). Ha organizzato incontri di formazione riservati ai docenti per il Museo Nazionale del Cinema di Torino e ha collaborato con il gruppo di ricerca “Memofilm, la creatività contro l’Alzheimer”, facente capo alla Cineteca di Bologna.
Giornalista pubblicista, ha curato la rubrica Le lune del cinema per la rivista “Cineforum”, con la quale attualmente collabora. Suoi saggi di argomento cinematografico sono stati pubblicati in diversi volumi antologici: nel 2015 è uscito, per l’editore Le Mani, il volume Anna Magnani, un’attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood; nel 2019, all’interno della collana Bietti Heterotopia, Edgar Reitz. Uno sguardo fatto di tempo. Cura annualmente, in collaborazione con l’Associazione Culturale Italo-Tedesca di Alessandria, una rassegna che porta sul grande schermo il meglio della produzione cinematografica tedesca contemporanea. Ha organizzato, in collaborazione con l’Università delle Tre Età di Alessandria, la proiezione della trilogia di Heimat di Edgar Reitz.
«Il racconto-fiume seriale di Edgar Reitz impiega personaggi-attori che compongono la Heimat degli spettatori. Una patria di finzione disseminata di figure che si rincorrono nei primi tre cicli e infine, in Heimat-Fragmente: Die Frauen (2006), viene sostituita dalla soggettività della protagonista, Lulu, che incorpora frammenti dell’opera-mondo come atti di memoria filmica riattualizzata. Per comprendere chi sono i principali attori di Heimat e cosa fanno in questo grande ciclo, che abbraccia (e oltrepassa) l’arco cronologico 1919-2000, occorre, come fa Barbara Rossi nel suo saggio introduttivo, ricordare sia la loro formazione che ripercorrerne le biografie artistiche: tutte si definiscono infatti a partire dall’incontro con Edgar Reitz».
Cristina Jandelli
«Il tempo è un fenomeno inspiegabile. Il tempo è vita e la vita è un viaggio verso la fine del tempo. Quello che stiamo vivendo diventa qualcosa che abbiamo vissuto. Tempo si trasforma subito in tempo passato. Gone … Il film ha lo scandaloso privilegio di uscire dal tempo. Per giocarci, accelerarlo o fermarlo, a suo piacimento. Il film è tempo compresso: le lunghe 26 ore di Zweite Heimat corrispondono – in realtà – a 10 anni. Il film salta, omette e scorre in avanti, per fermarsi all’improvviso. In un momento, un attimo “così bello…”; oppure doloroso. E può fare anche di più: rende il tempo ripetibile. Detto in modo diverso, fa fermare completamente il tempo. Il ventenne Hermann Simon è ancora tra di noi. Il film non invecchia. Invecchia solo attraverso noi spettatori. Incontra in noi un‘altra vita e diventa, così, un altro film. Rimane lo stesso e tuttavia emerge sempre di nuovo. Ma deve essere visto. Se il film non viene visto, muoiono anche Maria, Clarissa o Hermann. È il grande merito di questo libro non solo evidenziare e riaccendere un aspetto essenziale della trilogia di Heimat, ma anche mantenere vivo il film. E quindi è stato un onore e un piacere per me far parte di questo libro, oggi, nell’anno 2021. Come mi ero amalgamato con la figura di Hermann Simon 30 anni fa, così sono uno spettatore oggi. Hermann può essere vivo, l’Henry Arnold di allora non esiste più. Il “tempo delle prime canzoni” è ormai passato. […] Il “buon tempo antico” è un’altra chimera. I film di Edgar Reitz, invece – così si spera – rimarranno».
Henry Arnold
Barbara Rossi, profonda studiosa del regista tedesco, nonché sperimentata didatta del linguaggio cinematografico, mette, all’inizio della sua riflessione, e fin già dal bellissimo sottotitolo della sua monografia, Uno sguardo fatto di tempo, immediatamente le carte in tavola. Il lettore deve familiarizzare senza indugi con la materia oggetto d’indagine. E deve riconoscere che un lavoro su Reitz non potrà non essere dedicato, in buona parte, all’opera monstrum della sua filmografia, a quell’Heimat che non solo lo ha fatto scoprire al mondo, ma che ha costituito, con le sue dimensioni abnormi – tre parti rispettivamente di 11, 13, 6 episodi, 15h40’ + 25h32’ + 11h32’, più un prologo, un epilogo con Heimat. Frammenti. Le donne e una quarta parte in funzione di prequel, L’altra Heimat. Cronaca di un sogno, alquanto sui generis –, un’esperienza unica, per l’autore come per lo spettatore, nonché un passaggio decisivo nella storia del cinema contemporaneo.
Sergio Arecco
Una esperienza umana fondamentale, quella del tempo: in fondo, viviamo dentro cicli e mutamenti. Qualcosa torna a noi e si ripete, come le stagioni, qualcosa scorre via in maniera irreversibile, come i giorni della nostra vita. Intuiamo collettivamente qualcosa come eterno e qualcosa come caduco, oscuramente sentendo che siamo contenuti e circondati dal tempo. Siamo impastati di tempo. Un tempo imperioso, che si impone alla nostra maniera di stare al mondo, a tal punto da renderci indispensabile pensarlo e cercare di dominarlo. Facciamo calendari e orologi, sogniamo macchine del tempo e sviluppiamo filosofie e fisiche del tempo. Eppure non riusciamo a sottrarci al suo potere, mentre la stessa sconfitta travolge il pensiero raziocinante e sistematico della filosofia e della scienza, questa medicina teoretica dell’angosciosità fondamentale della condizione umana, che nel suo pensare il tempo si scontra con aporie insanabili, dove soluzioni opposte all’interrogativo su che cosa esso sia si fronteggiano eternamente senza possibilità di vittoria. Cos’ha a che fare il cinema di Edgar Reitz con questo? Tutto. Lo ha in primo luogo in quanto cinema, quindi in quanto cinema di Reitz, regista di cui è stato detto che ha «un meraviglioso sguardo fatto di tempo, intessuto di memorie private e collettive, di racconti veri o fittizi, di storie e di Storia» (Barbara Rossi, Edgar Reitz. Uno sguardo fatto di tempo, Bietti, Milano 2019, p. 209).
ISBN 978-88-7588-221-1, 2018, pp. 112, formato 140×210 mm., Euro 13 – Collana “il pensiero e il suo schermo” [1]. In copertina: Il giudice E. Cotton Winchell sulla cima del monte californiano a cui diede il suo nome nel 1888: incarnazione dell’autentico “uomo del Wild West”.
ISBN 978-88-7588-218-1, 2018, pp. 128, formato 140×210 mm., Euro 13 – Collana “il pensiero e il suo schermo” [2]. In copertina: Il volto di Django Freeman (Jamie Foxx) in una scena del film Django Unchained, 2012, scritto e diretto da Q. Tarantino.
ISBN 978-88-7588-253-2, 2019, pp. 224, formato 140×210 mm., Euro 20 – Collana “il pensiero e il suo schermo” [3]. In copertina: Charlie Chaplin, Charlot soldato (Shoulder Arms), 1918, fotogramma.
ISBN 978-88-7588-230-3, 2019, pp. 128, formato 140×210 mm., Euro 15 – Collana “il pensiero e il suo schermo” [4]. In copertina: Stanley Kubrick sullo sfondo di una sequenza di 2001. Odissea nello spazio, con l’astronauta David Bowman (interpretato da Keir Dullea). In quarta: il monolito nero.
Barbara Rossi, Recitare il tempo. Le voci della Heimat di Edgar Reitz. Prefazione di Henry Arnold. Introduzione di Cristina Jandelli. Postfazione di Sergio Arecco. In Appendice: Michele Maranzana, Reitz e la macchina del tempo:appunti per un itinerario filosofico.
ISBN 978–88–7588-279-2, 2021, pp. 208, formato 140×210 mm, Euro 20 – Collana “Il pensiero e il suo schermo” [5]. In copertina: Un’immagine emblematica di Edgar Reitz sul set.
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
In copertina: Cornice lignea contenente come iscrizione le prime parole del libro di Aristotele, Metafisica, I, 980 a 21: «Πάντες ἄνθρωποι τοῦ εἰδέναι ὀρέγονται φύσει», «Tutti gli esseri umani per natura desiderano sapere»
Arianna Fermani
Il concetto di limite nella filosofia antica
ISBN 978-88-7588-355-3, 2022, pp. 64, formato 140×210 mm., Euro 10 – Collana “Il giogo” [151].
«Non si deve, in quanto esseri umani, limitarsi a pensare cose umane né, essendo mortali, limitarsi a pensare cose mortali, come si consiglia, ma, per quanto è possibile, ci si deve immortalare [ἀθανατίζειν] e fare di tutto per vivere secondo la parte migliore che è in noi [καὶ πάντα ποιεῖν πρὸς τὸ ζῆν κατὰ τὸ κράτιστον τῶν ἐν αὑτῷ]».
Aristotele, Etica Nicomachea, X, 7, 1177 b 30-34
La filosofia nasce contrassegnata dal limite. Come testimonia Diogene Laerzio,1 infatti, Pitagora, che «per primo […] usò il termine “filosofia” e si chiamò filosofo», lo fece nella consapevolezza che «nessuno […] è saggio, eccetto la divinità».2 Si narra anche che, un paio di secoli dopo, Diogene il cinico «a chi gli disse: “Tu non sai nulla e pure fai il filosofo”, rispose: “Aspirare alla saggezza, anche questo è filosofia”».3
L’assunzione delle intrinseche limitazioni dell’essere umano costituisce, pertanto, l’atto di nascita di una forma di conoscenza che intende distanziarsi immediatamente dal sapere assoluto, ovvero da quel possesso conoscitivo pieno ed esclusivo che, in quanto tale, è proprio solo della divinità. Lo stesso nome filo-sofia si colloca, quindi, nello spazio di questo “distanziamento”, come testimonia ulteriormente la celeberrima icona, offerta dal Simposio platonico, del filosofo come «amante di sapienza» e, in quanto tale, situato a metà strada tra sapienza e ignoranza:
Diotima – desideroso di saggezza [φρονήσεως ἐπιθυμητὴς], pieno di risorse [καὶ πόριμος], amante di sapienza per tutta la vita [φιλοσοφῶν διὰ παντὸς τοῦ βίου] […] a metà strada tra sapienza e ignoranza [σοφίας … καὶ ἀμαθίας ἐν μέσῳ ἐστίν]. […] Nessuno degli dèi fa filosofia, né desidera diventare sapiente – infatti lo è già – né fa filosofia chiunque altro sia già sapiente. Ma neppure gli ignoranti fanno filosofia né desiderano diventare sapienti.
Socrate – Ma allora – dissi io – chi sono coloro che fanno filosofia, se non sono né i sapienti né gli ignoranti?
Diotima – Ormai – disse – dovrebbe essere chiaro perfino ad un bambino che sono coloro che stanno a metà strada fra gli uni e gli altri [οἱ μεταξὺ τούτων ἀμφοτέρων].4
L’intento di questo breve contributo consiste, allora, nel riattraversare alcune delle molteplici curvature che la nozione di limite riceve nel pensiero greco e le sue ricadute sul versante gnoseologico, etico e politico.
***
1 Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, I, 12; in Id., Vite dei Filosofi, a cura di M. Gigante, vol. I, Laterza, Roma-Bari 2002, pp. 6-7.
2Ibidem.
3Ibidem, VI, 64; vol. I, p. 226.
4 Platone, Simposio, 203 d 6 – 204 b 2; traduzione mia.
Arianna Fermaniinsegna Storia della Filosofia Antica all’Università di Macerata. Tra le sue pubblicazioni: Vita felice umana: in dialogo con Platone e Aristotele (2006); L’etica di Aristotele, il mondo della vita umana (2012); By the Sophists to Aristotle through Plato. The necessity and utility of a Multifocal Approach (2016). Ha tradotto, per Bompiani: Aristotele, Le tre Etiche (2008), Topici e Confutazioni Sofistiche (in Aristotele, Organon, 2016).
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
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Arianna Fermaniinsegna Storia della Filosofia Antica all’Università di Macerata. Tra le sue pubblicazioni: Vita felice umana: in dialogo con Platone e Aristotele (2006); L’etica di Aristotele, il mondo della vita umana (2012); By the Sophists to Aristotle through Plato. The necessity and utility of a Multifocal Approach (2016). Ha tradotto, per Bompiani: Aristotele, Le tre Etiche (2008), Topici e Confutazioni Sofistiche (in Aristotele, Organon, 2016).
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Arianna Fermaniinsegna Storia della Filosofia Antica all’Università di Macerata. Tra le sue pubblicazioni: Vita felice umana: in dialogo con Platone e Aristotele (2006); L’etica di Aristotele, il mondo della vita umana (2012); By the Sophists to Aristotle through Plato. The necessity and utility of a Multifocal Approach (2016). Ha tradotto, per Bompiani: Aristotele, Le tre Etiche (2008), Topici e Confutazioni Sofistiche (in Aristotele, Organon, 2016).
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«Nella domanda che nasce, si alimenta e dimora la filosofia. Invece, soprattutto in ambito accademico, perplessità e domande sembrano essere diventate qualcosa da temere a fronte della minacciata ostracizzazione da parte della comunità scientifica, che pretende una produzione “in serie” della conoscenza, oltre alla coerenza, alla verificabilità, e alla ripetibilità di procedure calcolabili: operazioni senza resto. […] Io parlo di quel resto, e cioè di quanto del riferimento antico eccede l’utilità scientifica, anche solo su un piano intuitivo, abitando invece una dimensione più simbolica e sacra, più umana o, anche, spirituale. […] Una ricerca che non sia profondamente connessa con la spiritualità del ricercatore è una ricerca sterile […]. La filosofia del tragico riguarda una spinta tutta simbolica e mitologica di aderenza alla vita. […] Questo lavoro intende dimostrare come per praticare la filosofia sia assolutamente inevitabile e necessario sporcarsi le mani immergendole nella materia mitologica, rivelando uno sguardo diverso anche su materie settoriali e molto ben standardizzate, che non siamo soliti trattare con un orientamento filosofico. […] La filosofia del tragico ci costringerà inevitabilmente a mettere in discussione tutto ciò che viene avulso dal mondo, nel parlare del mondo, e cioè, avulso dal divenire».
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Questo breve saggio si pone un obbiettivo teorico molto ambizioso, quello di favorire e di propiziare un miglioramento nei “rapporti dialogici” fra scienziati, politici e filosofi. I “rapporti dialogici” sono rapporti di comunicazione bilaterale e di comprensione reciproca, e non devono essere confusi con i rapporti istituzionali o con i rapporti di cortesia e di affabilità personali. Si può essere cortesi, pluralisti, educati ed affabili e non fare il minimo sforzo per una reciproca comprensione reale. Inversamente, si può essere scortesi, irritabili e maleducati nel corso di un autentico sforzo di comunicazione.
Per esperienza, i rapporti dialogici non migliorano, o comunque non migliorano stabilmente, quando il “non detto” non viene esplicitato ed elaborato, e quando si trascurano le “regole del gioco” della comunicazione, spinti da un generico ma spesso tragicomico ottimismo. Questo breve saggio, anche se non riuscisse a raggiungere il suo scopo più ambizioso, quello di proporre una immagine credibile della situazione spirituale di questa fine secolo, può essere comunque di qualche utilità nella sua parte metodologica, in quanto si sforza almeno di dare una nozione univoca di rispecchiamento quotidiano, di rappresentazione religiosa ed ideologica e di concetto filosofico e scientifico. Per maggiore chiarezza, il saggio è diviso essenzialmente in tre parti distinte, anche se interconnesse.
Una prima parte, composta essenzialmente dai paragrafi 2, 8 e 9, propone un’ambiziosa “radiografia” della situazione spirituale di questa fine Novecento. Il principale enigma da svelare è quello della compresenza, apparentemente contraddittoria, del nichilismo e del relativismo della verità, da un lato, e della retorica universalistica e giuridica dei diritti umani, dall’altro. Si tratta di un enigma di facile soluzione, purché però se ne siano prima compresi i termini teorici e storici essenziali. Questo enigma, ovviamente, comprende aspetti scientifici, politici e filosofici variamente combinati insieme.
Una seconda parte, composta essenzialmente dai paragrafi 3, 4 e 5, è quella di maggiore importanza metodologica, perché tenta di differenziare le cinque diverse nozioni di rispecchiamento quotidiano, di rappresentazione religiosa, di rappresentazione ideologica, di concetto filosofico e di concetto scientifico. Si tratta di cinque nozioni che verranno analizzate con ben maggiore ampiezza e precisione in un ambizioso trattato sistematico e storico di filosofia da realizzare insieme al giovane studioso Andrea Cavazzini. Qui, data la brevità del saggio, ci si limita ferreamente a quegli aspetti delle cinque nozioni trattate che sono funzionali alla migliore comprensione della prima parte (paragrafi 2, 8 e 9) e della terza parte (paragrafi 6 e 7) del saggio.
Una terza parte, composta essenzialmente dai paragrafi 6 e 7, compie una sommaria ricognizione storica del Novecento per segnalare episodi di “cattivi rapporti”, cioè di rapporti di strumentalizzazione, fra filosofia, politica e scienza. Far tesoro degli errori del passato è un buon modo per diminuire le probabilità che si possano ripetere in futuro.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Nous e thanatos. Scritti su Anassagora e sulla filosofia antica
Prefazione di Gherardo Ugolini: L‘Anassagora di Diego Lanza.
ISBN 978-88-7588-343-0, 2022, pp. 368, formato 140×210 mm., Euro 35 – Collana “Il giogo” [142].
In copertina: Thanatos e Hypnos trasportano il corpo di Sarpedonte via dal campo di battaglia di Troia. L’autore, il cosiddetto Pittore di Thanatos, è vissuto nel V secolo a.C. ad Atene. Dettaglio da una lekythos attica a fondo bianco datata agli anni 440-430 a.C. circa. British Museum, Londra (Cat. Vases D56).
Il νοῦς (‘intelletto’, ‘mente’) è il principio che nel sistema cosmogonico di Anassagora dà origine al turbinoso movimento circolare da cui le sostanze si formano per separazione; θάνατος (‘morte’) è per Epicuro un semplice vuoto, mentre per Aristotele non era possibile intenderne il concetto altrimenti che in chiave biologica. Attorno a questi due temi ruota gran parte dell’analisi di Diego Lanza, presentata in alcuni saggi pubblicati tra il 1963 e il 2005 su riviste specializzate di studi classici e in miscellanee, ed ora raccolti nel presente volume. Nell’approccio al pensiero di Anassagora, come pure nell’indagine su concetti importanti della cultura greca antica quali σοφία, σωφροσύνη, ἀρετή etc., Lanza ricorre ad uno specifico approccio ermeneutico-filologico che muove dall’analisi linguistica e stilistica dei testi, e punta alla comprensione del contesto storico-culturale in cui inquadrare ogni singola testimonianza, con la finalità di smascherare e decostruire i modelli d’interpretazione che si sono costruiti e consolidati nel corso del tempo. Il tutto senza mai ostentare la presunzione di aver raggiunto un’interpretazione oggettivamente vera e definitiva, ma sempre nell’ottica di problematizzare le questioni illuminandole da molteplici punti di vista. Si tratta dello stesso metodo che Lanza ha utilizzato altrove per interpretare la tragedia greca, la figura del tiranno nel teatro, la Poetica e gli scritti biologici di Aristotele, gli snodi teorici della storia degli studi classici.
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Il dialogo che trasforma. Per una filosofia appassionatache dischiuda comuni orizzonti di libertà.
ISBN 978-88-7588-295-2, 2022, pp. 360, formato 140×210 mm., Euro 30 – Collana “Il giogo” [147].
In copertina: Dame de Brassempouy (28.000-22.000 anni fa). Saint-Germain-en-Lay (Francia), Musée d’Archéologie Nationale, dalla Grotte du Pape di Brassempouy.
Perché è necessario il dialogo? Partendo da Socrate e Platone e arrivando al dibattito contemporaneo sull’epistemologia delle virtù, passando per Giordano Bruno, Minna Specht e Luce Irigaray, Laura Candiotto sostiene che senza il dialogo non si possa cambiare, né a livello individuale, né collettivo. Affinché il cambiamento sia positivo, il dialogo mette in atto una trasformazione che purifica non solo gli errori di giudizio ma anche lo stile di vita. Il dialogo tende così alla creazione di spazi per una relazione con la differenza dove l’intreccio continuo di gesti, emozioni e parole si coniuga con la fiducia nelle capacità di miglioramento di sé stessi, degli interlocutori e del contesto che si abita. Ma come è possibile trasformarsi grazie al dialogo? Attraverso lo studio di una dialettica incarnata e situata nel contesto relazionale, Candiotto offre strumenti concettuali ed esempi concreti che spingono il lettore a sperimentare una dialogica appassionata in prima persona plurale.
Dialogare in prima persona plurale
L’individualismo epistemico è un’invenzione moderna. Prima non c’era forse un soggetto che rifletteva sul proprio agire, interpretava situazioni problematiche e cercava di comprendere cause ed effetti? La risposta è ovviamente affermativa, ma la questione cruciale è capire come si realizzasse il pensare. L’ipotesi di questo volume è che l’epistemologia antica fosse fatta di un pensiero incarnato e situato nel contesto dialogico relazionale. In particolare, la tipica assunzione moderna di un individuo che pensa, si pone domande e conosce in maniera solitaria trova una strabiliante alternativa nel pensare filosofico di tipo dialogico. Questa prospettiva che può sembrare molto contemporanea è invece molto antica, ma non moderna. Una buona parte dell’epistemologia contemporanea, sia continentale sia analitica, è tanto distante da un modello di conoscenza individualistica, quanto invece intimamente legata alla dialogica socratica.
In questo volume propongo uno studio della dialogica socratica come una delle migliori interlocutrici per la filosofia della conoscenza contemporanea. La dialogica socratica in quanto presentata da Platone mira a una trasformazione del soggetto e del contesto proprio attraverso una comunicazione fatta di domande e risposte, ma anche di esempi ed emozioni. È il dialogare ciò che trasforma il soggetto e lo rende filosofo. Questo perché la trasformazione messa in atto dal dialogo è una trasfigurazione del soggetto. La parola trasfigurazione deriva dal latino transfiguratio che richiama il greco metamorphosis. Queste parole sono centrali per il mito ma richiamano anche il contesto teatrale di cui il dialogo platonico è erede. In questo studio assumo la parola trasfigurazione nel contesto dialogico per evidenziare quel movimento della conoscenza in prima persona plurale che si oltrepassa trasformandosi, come una aleturgia, ovvero una manifestazione maieutica di una conoscenza libera dall’ignoranza. Ma è anche una trasformazione della mente che si incarna in nuovi stili di vita, una liberazione dall’individualismo in nome di una società dialogica e plurale. Questo ultimo aspetto non deve trarre in inganno. La trasfigurazione è anche portatrice di “salti” – non è un semplice accordo senza tensioni. L’inquietudine della confutazione è ciò che permette la purificazione dall’errore. I salti sono delle conversioni, dei capovolgimenti che direzionano lo sguardo verso ciò che va pensato. In queste trasformazioni epistemiche, il coinvolgimento di alcune passioni è fondamentale.
Come analizzerò in questo volume, vergogna, eros, e meraviglia sono i motori principali di una trasformazione non solo cognitiva, ma integrale. Ciò significa che il dialogare socratico va oltre la tipica settorializzazione che divide, per esempio, l’epistemologia dall’etica. Il dialogo che trasforma è quindi un dialogo che mette in discussione il soggetto nella sua interezza e che richiede una trasformazione non solo concettuale, ma anche del sentire e dell’agire. La trasformazione come trasfigurazione è quindi ciò che permette a un altrimenti di manifestarsi e farsi mondo.
La trasformazione del soggetto conoscente di cui parlo in questo libro deve quindi tenere conto della configurazione immediatamente sociale della dialogica platonica. La conoscenza non è semplicemente condivisa tra diversi soggetti: si nutre delle interazioni con un ambiente sociale nel quale e attraverso il quale il soggetto si trasforma e può mettere in atto una trasformazione del contesto stesso. L’anti-individualismo epistemico non è dunque solo ciò che caratterizza la modalità dialogica, ma anche la sua finalità. A questo riguardo, la dialogica di Minna Specht che tratto in questo volume è esemplare. Attraverso l’educazione al dialogo, Minna Specht promuoveva una resistenza al nazionalsocialismo di tipo propulsivo attraverso la creazione di scuole di vita dove bambini ebrei, tedeschi e rom imparavano a dialogare assieme e quindi ad avere fiducia nei confronti delle proprie e altrui capacità critiche.
L’esito del dialogare non è dunque un possesso individuale ma è una conoscenza che si rende viva e a servizio degli altri. La trasformazione che avviene con il dialogo tende quindi non solo alla trasformazione del soggetto ma anche e specialmente a quella dei mondi che il soggetto abita.
Lo sfondo teorico per questa indagine sulla dialogica è quindi una prospettiva relazionale nella quale la relazione è ciò che viene prima. La relazione non deve essere intesa in maniera quantitativa e sommativa, ma qualitativa e differenziale.1 Il dialogo come espressione della relazionalità è dunque ciò che fa la differenza, è il motore della trasfigurazione del soggetto e dei luoghi dove il soggetto si trova ad operare.
In questo volume analizzo alcune delle mosse attraverso cui questa trasformazione può realizzarsi. Ho raccolto qui alcuni lavori che ho scritto e pubblicato negli ultimi dieci anni. Alcuni hanno un’esplicita finalità concettuale, altri sono più di carattere storico ed ermeneutico, e altri ancora si rivolgono specialmente all’ambito delle pratiche filosofiche. Considerando il lasso di tempo intercorso si noteranno diversità di stile compositivo e argomentativo. Raccogliere questi contributi è stato un intenso esercizio autobiografico che mi ha permesso di cogliere la plasticità e l’articolazione di un pensiero in fieri e in dialogo con i gruppi di ricerca e i luoghi che ho abitato nel corso di questi anni. Nonostante questa diversità ritengo che questi studi si compongano armoniosamente in una visione della dialogica come trasformazione che è sempre stata al centro della mia prospettiva filosofica. Al contempo, reputo che essi possano stimolare non solo la ricerca di nuovi percorsi al di là dell’individualismo epistemico ma anche a sperimentare metodologie e contesti dialogici e partecipati. Ringrazio quindi Luca Grecchi per avermi spinto a raccogliere questi lavori e invitato a pubblicarli nella collana da lui diretta per Petite Plaisance, di cui Carmine Fiorillo è direttore e che a sua volta ringrazio per la gentilezza, competenza ed entusiasmo filosofico.
Il volume è composto da quattro sezioni. Nella prima, intitolata “La rilevanza etico-politica della dialogica socratica”, compaiono cinque contributi. I primi due, “Socrate: il dialogo come farmaco” e “Platone: la ricerca della verità nel dialogo”, presentano i tratti caratterizzanti la dialogica socratica. In questi due capitoli analizzo in particolare la funzione purificatrice del dialogo nel Carmide di Platone e il contesto amicale e comunitario alla base dell’impegno filosofico in quanto presentato da Platone nell’Epistola 7. Nel terzo capitolo intitolato “Incantamenti” studio la funzione retorica del dialogare socratico attraverso un’analisi dello Ione per chiarire la differenza tra la dimensione emotiva attivata dalla parola filosofica e da quella poetica.
Nel quarto e nel quinto capitolo mi concentro sul dialogo contemporaneo. Nel capitolo quarto, “La contemporaneità del dialogo socratico antico”, dopo aver evidenziato le differenze tra il dialogo socratico antico e contemporaneo, propongo alcune indicazioni per inserire la dimensione etico-politica, così centrale nel dialogo antico, nelle pratiche filosofiche contemporanee, specialmente focalizzandomi sulla funzione catartica della vergogna. Il capitolo quinto, “Promuovere la fiducia nell’umanità durante il massacro: la resistenza dialogica di Minna Specht” è un esempio della rilevanza etica e politica di un’azione dialogica nei tempi di maggiore crisi. In particolare sostengo come la tenacia del continuare a dialogare e di costruire contesti dialogici sia espressione di una fiducia nell’umanità anche quando una trasformazione sembra impossibile.
Nella seconda sezione, “La dialettica della trasformazione”, discuto il nucleo concettuale necessario per comprendere come il dialogo sia trasformativo. Nel capitolo sesto, “Da cacciator divenne preda”, studio la trasfigurazione del soggetto conoscente attraverso un’analisi degli Eroici Furori di Giordano Bruno in dialogo con altri autori del lignaggio platonico, specialmente Plotino. Da questo studio emerge con potenza la funzione trasformatrice di eros.
Nei capitoli sette, otto, nove e dieci discuto la dimensione dialettica della trasformazione. Nel capitolo sette, presento un confronto tra Eraclito e Platone rispetto alla composizione degli elementi e la legge armonica. Nel capitolo otto, rilevo la capacità manifestativa della negazione secondo l’interpretazione di Heidegger del Sofista di Platone in confronto con la dialettica hegeliana. Nel capitolo nove, riporto questa concettualità nella dimensione della pratica dialogica applicata all’ambito della comunicazione tra medico e paziente come composizione dialettica di armonie. Per finire, nel capitolo dieci intitolato “Intreccio continuo”, considero la dimensione metafisica, etico-politica e spirituale della relazionalità attraverso un dialogo con la prospettiva filosofica di Luigi Vero Tarca.
Nella terza sezione, denominata “In prima persona”, sono raccolti studi sulla dimensione incarnata e situata della ricerca dialogica. Nel capitolo undici, “Nous e phren: conoscenza intellettuale, razionalità discorsiva e saggezza erotica in Socrate e Platone”, discuto la proceduralità dialogica attraverso lo studio della dimensione incarnata ed affettiva delle diverse funzioni dell’anima. Nel capitolo dodici, “Amore per il sapere”, argomento in favore del valore epistemico delle emozioni, intrecciando la dimensione aporetica dello thaumazein alla scoperta del valore della verità in Platone e Aristotele.
Il dialogo tra Platone e Aristotele continua nei capitoli tredici e quattordici, “La vita politica e la vita contemplativa nella concezione aristotelica della felicità” e “La maturità come akmé”. Qui la trasformazione epistemica viene analizzata secondo il paradigma dello sviluppo di virtù e del progresso epistemico e morale come perfezionamento e maturazione. Interpreto questa trasformazione nel suo carattere generativo, superando così anche un dualismo tra contemplazione filosofica e azione politica.
L’ultima sezione, intitolata “Liberi dal dualismo”, approfondisce uno dei fattori centrali che impediscono la trasformazione dialogica, il dualismo come ostacolo alla condivisione. Il dualismo inteso come separazione viene qui analizzato in alcune sue istanziazioni, ovvero in quelle forme di violenza strutturale che conducono all’oppressione delle donne (capitolo sedici, “Il dualismo strutturale e la natura-cultura della violenza contro le donne”) e allo sfruttamento degli animali (capitolo diciassette, “La violenza originaria. Il dualismo uomo-natura come radice della tortura sugli animali”). Come antidoto propongo una filosofia della differenza (capitolo quindici, “Filosofia della differenza”) e un impegno a cercare degli spiragli di trasformazione anche all’interno di scenari dove ciò sembra essere impossibile (capitolo diciotto, “La vulnerabilità dell’impossibile”). In questa ultima sezione la dialogica assume una valenza prettamente contemporanea e viene discussa con riferimenti ad altre tradizioni filosofiche, specialmente la filosofia francese, in particolare quella di Luce Irigaray e Gilles Deleuze.
Questo volume è dedicato a tutte le amiche e gli amici dei gruppi dialogici di cui ho fatto parte in questi anni. Li ringrazio per avermi permesso di sperimentare la realizzabilità e la generatività di una conoscenza in prima persona plurale. Possano anche i lettori godere della forza trasformatrice del dialogo.
L. C.
Pardubice, 29 gennaio 2022
1 Vedasi a questo proposito quanto ho sostenuto in Filosofia delle relazioni, il melangolo, Genova 2019, scritto a quattro mani con Giacomo Pezzano.
Indice del volume
Introduzione
Dialogare in prima persona plurale
I. La rilevanza etico-politica della dialogica socratica
Capitolo 1 : Socrate: il dialogo come farmaco
Introduzione
Commento
Invito alle pratiche filosofiche: l’Imitatio Socratis
Capitolo 2 : Platone: la ricerca della verità nel dialogo
Introduzione
Commento
Invito alle pratiche filosofiche: il dialogo socratico
Capitolo 3 : Il potere della parola in Socrate e i rapsodi e l’invenzione platonica della performance filosofica
Introduzione
Socrate e i rapsodi: la performance
Ispirazione improvvisa versus conoscenza stabile
Dynamis magnetica versus trasferibilità della conoscenza
Interpreti e strateghi
Conclusione
Capitolo 4 : La contemporaneità del dialogo socratico antico. Il ruolo delle emozioni
Introduzione
L’interpretazione maieutica
Emozioni e retorica
Le emozioni: una via di contatto con il pubblico
Il caso della vergogna: la purificazione elenctica
Le emozioni e la concezione dell’anima platonica
Il dialogo socratico integrale
Conclusione. Verso un’affettività condivisa
Capitolo 5 : Promuovere la fiducia nell’umanità durante il massacro. La resistenza dialogica di Minna Specht
Introduzione
L’etica della cura nell’esperienza politica di Minna Specht
Il genocidio: prevenzioni e risposte
La forza dell’evento: vulnerabilità e resistenza
La cura del nostro mondo: il ruolo delle emozioni
Conclusione: dialogo e diritti umani
II. La dialettica della trasformazione
Capitolo 6 : «Da cacciator divenne preda». La trasfigurazione delsoggetto conoscente, tra ricerca appassionata e coglimento estatico, nel lignaggio platonico
Introduzione
La trasfigurazione
La via della conoscenza e il fuoco della visione
Il rilucere della bellezza e la divina follia
La dimensione maschile e femminile della ricerca
Il cammino della trasfigurazione
Conclusione
Capitolo 7 : La legge dell’armonia nella composizione degli elementi. Tra immanenza e trascendenza. Platone interprete di Eraclito
Introduzione
Krasis e Armonia
Trascendenza della legge e presenza dell’invisibile
Il soggetto della tecnica
Conclusione
Capitolo 8 :Il negativo è insieme anche positivo.La trasfigurazione della negazionetra immediatezza e mediazione
Introduzione
Il laboratorio platonico della negazione
Heidegger: negazione e apparire
In che modo la negazione fa apparire?
Hegel: la mediatezza dialettica
La trasfigurazione tra mediazione e immediatezza
La natura trasfigurante dell’apparire
e la temporalità come suo carattere costitutivo
La relazione nella negazione
Pragmatica ed elenchos del negativo
Conclusione
Capitolo 9 : Comporre armonie. La cura delle relazioninelle pratiche filosofiche integrali
Introduzione
La promozione della relazionalità. Perché?
Medicina ed armonia. Alcune suggestioni platoniche
Il giusto equilibrio tra vicinanza e distanza
Come promuovere la relazionalità?
Il medico filosofo
Capitolo 10 : Intreccio continuo
Introduzione
Intreccio esteso e pura differenza
La via metafisica
La via etico-politica
La via mistico-spirituale
Conclusione: la via della pura differenza
III. In prima persona
Capitolo 11 : Nous e Phren. Conoscenza intellettuale, razionalità discorsiva e saggezza erotica in Socrate e Platone
Introduzione
Phronesis e nous
La modalità conoscitiva della phronesis socratica
La ricerca della definizione e la visione dell’aporia
In ascolto del phren
Phren e daimonion
La modalità conoscitiva del nous platonico
Dialettica e noein
Nous e eros
Eros e trasparenza
Conclusione
Capitolo 12 : Amore per il sapere. Le emozioni epistemiche e ilvalore della verità
Introduzione
Le emozioni epistemiche
Ma cosa significa riconoscere all’emozione
un carattere epistemico?
Emozioni, virtù e conoscenza
Divenire filosofo
L’etica della conoscenza
Conclusione: per una cura epistemica
Capitolo 13 : La vita politica e la vita contemplativa nella concezione aristotelica della felicità
Introduzione
La felicità, la forma di vita e l’attività specifica
Le due forme di vita principali
La felicità come azione virtuosa
La politica come attuazione della contemplazione
Vita contemplativa e vita politica:
due forme inconciliabili nella stessa persona?
La politica «buona»
Capitolo 14 :La maturità intellettuale come ἀκμὴ
Introduzione
La παιδεία tradizionale e il modello educativo platonico
La pluralità dei culmini e lo sviluppo delle virtù
La maturità come virtù
Conclusione
IV. Liberi dal dualismo
Capitolo 15 :Filosofia della differenza
Il pensiero della differenza sessuale
Il magistero femminile
Il dualismo oggettivante
Differenza e pluralismo
Capitolo 16 : Il dualismo strutturale e la natura-cultura, della violenza contro le donne. Una lettura filosoficadel preambolo alla Convenzione di Istanbul
Introduzione
Definizione di violenza contro le donne
La violenza strutturale
Il dualismo è il fondamento
della violenza strutturale contro le donne
L’inglobamento come violenza simbolica
Uguaglianza, parità e differenza nella Convenzione di Istanbul
Alcune prospettive a mo’ di conclusione
Capitolo 17 : La violenza originaria. Il dualismo uomo-natura come radice della tortura sugli animali
Introduzione
Il dualismo e la violenza originaria
La tortura sugli animali come violenza strutturale
Il valore intrinseco della natura e il riconoscimento di principio dell’animale
La relazione uomo e animale all’interno del paradigma della differenza
Capitolo 18 : La vulnerabilità dell’impossibile
Resistenza e aspirazione
Nell’impossibile: sporgenze per la trasformazione
La resistenza appassionata
Conclusione
Bibliografia
Indice dei nomi
Laura Candiottoè Professore Associato in Filosofia Teoretica presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Pardubice, Repubblica Ceca, dove contribuisce alle attività di ricerca del Centro di Etica con un progetto sul ruolo delle emozioni nella responsabilità epistemica. Precedentemente ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Edimburgo (Marie Curie Individual Fellowship), la Libera Università di Berlino (Fondazione Alexander von Humboldt), l’Università d’Aix-Marseille (Centro di Studi Avanzati Iméra) e l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Fa parte anche dell’Accademia Intercontinentale sull’Intelligenza Artificiale (ICA4) di UBIAS ed è docente di Etica dell’Intelligenza Artificiale presso il Master “IA, Mente e Impresa” dell’Università di Brescia.
Studiosa di Platone ed esperta di filosofia delle emozioni ha pubblicato Le vie della confutazione. I dialoghi socratici di Platone (2012) e Filosofia delle relazioni (2019, con G. Pezzano). Ha curato Senza dualismo. Nuovi percorsi nella filosofia di Platone (2015) e Filosofia delle emozioni (2020, con I. Adinolfi). Con Luigi Vero Tarca ha curato diversi volumi dedicati alle pratiche filosofiche, tra i quali Primum Philosophari. Verità di tutti i tempi per la vita di tutti i giorni (2013) e Le radici della scelta (2015). Ha un’ampia produzione in lingua inglese, tra cui i volumi The Value of Emotions for Knowledge (2019) ed Emotions in Plato (2020, con O. Renaut), ma anche francese, spagnola e portoghese. Alcuni dei suoi contributi sono disponibili online in academia.edu e www.emotionsfirst.org.
Un tuffo …
… tra alcuni dei libri di Laura Candiotto …
Essere in relazione. Verso l’unità di sensibile e intellegibile, di teoria e di pratica, Alpinia, 2007
Presentazione di due saggi: comparazione, dal punto di vista teoretico, della struttura dell’identità nel pensiero di Platone e di Emanuele Severino; possibili sinergie tra la Philosophy for Children e il Teatro dell’Oppresso. Entrambi i saggi presentano tematiche caratterizzati da un fondamento comune ovvero la relazionalità del reale e, soprattutto, la relazionalità tra piano intelligibile e piano sensibile, seguendo il lessico platonico; entrambi sono caratterizzati dalla convinzione della necessità di tenere in stretto dialogo reciproco il piano teoretico e quello pratico.
Vie della confutazione. I dialoghi socratici di Platone, Mimesis, 2012
Primum philosophari. Verità di tutti tempi per la vita di tutti i giorni, con Luigi Tarca, Mimesis, 2013
Il volume presenta una selezione di brani antologici, con relativi commenti, che possono esser d’ispirazione per le pratiche filosofiche contemporanee. Si passa da filosofi classici antichi (Socrate e Platone), a pensatori contemporanei (Bateson e Foucault), da mistici orientali (Krishnamurti) a santi occidentali (Francesco), da temi classici della filosofia (Severino) alla questione del pensiero delle donne (Irigaray) e così via. Il lettore potrà così, grazie alla panoramica proposta, scegliere di praticare e di approfondire le vie che sente più vicine alla propria esperienza e di mettersi in discussione grazie al riconoscimento di una prospettiva differente. “Primum philosophari” è quindi un esercizio di ascolto, di pensiero critico e di pratica filosofica. Il classico adagio per il quale “primum vivere, deinde philosophari” è qui rovesciato per esprimere nel titolo un invito a individuare nella filosofia una pratica per la vita quotidiana. Il pensiero, e in particolare quello filosofico, se autenticamente compreso, appartiene infatti alla dimensione di ciò che è primo all’interno dell’esperienza della vita vissuta nella sua pienezza.
Comunicare in medicina. L’arte della relazione, con Luigi Vero Tarce, Mimesis, 2014
La deumanizzazione in medicina, che regola le relazioni tra i medici, i pazienti e i familiari secondo i bisogni dell’apparato sanitario, spesso in contrasto con quelli degli umani, e la medicina difensiva, che crea un clima di sospetto reciproco tra il medico e il paziente, minano alle fondamenta ogni possibilità di costruire relazioni efficaci. Il volume ha l’ambizione di raccogliere riflessioni teoriche e prospettive pratiche che siano in grado di rispondere a tali problematiche sempre più urgenti, riconoscendo il valore centrale della comunicazione. La filosofia si configura quindi, nel suo connubio con la medicina, come un’arte della relazione. “Prendersi cura di chi cura” è quindi il motto che accompagna le pratiche filosofiche per la medicina.
Le radici della scelta. La vocazione per la professione medica, con Luigi Vero Tarca, Prefazione di Maurizio Scassola, Mimesis, 2015
Il problema che qui viene affrontato è quello relativo alla scelta professionale del medico che è indissolubilmente legata alla sua vocazione. La filosofIa va a toccare proprio le radici di tale vocazione, le quali si rivelano – forse un po’ sorprendentemente, ma non casualmente – vicine alle proprie. La vocazione comune è quella di aiutare gli umani a vivere bene; la scelta professionale è ciò che conferisce capacità operativa alla realizzazione di questo scopo. I contributi che compaiono in questo libro vogliono quindi fornire un aiuto alla migliore comprensione del rapporto tra la scelta professionale e la vocazione di fondo in campo medico. La prima sezione (Vocazione e professione) getta uno sguardo di carattere generale sulla vocazione riconducendola alle sue radici esistenziali e antropologiche, e il pensiero fi losofi co viene applicato ai fenomeni storici e istituzionali che investono oggi il mondo medico. La seconda sezione (Cura di sé e cura di noi) propone alcune possibili risposte fi losofi che alla domanda su come affrontare concretamente problemi così complessi. Il volume porta al centro dell’attenzione alcune testimonianze, narrate in prima persona dai medici, nelle quali vocazione e professione si intrecciano in maniera indissolubile. La vita reale è quindi il fil rouge che compone tra loro le diverse esperienze.
Laura Candiotto, Phd, è assegnista di ricerca in Filosofia teoretica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con un progetto sulla nozione di relazione. Vincitrice della borsa di ricerca Marie Curie IF 2014 per la realizzazione del progetto Emotions First presso l’Università di Edimburgo (UK).È Autrice di Le vie della confutazione. I dialoghi socratici di Platone (2012), curatrice con Luigi Vero Tarca di Primum Philosophari. Verità di tutti i tempi per la vita di tutti i giorni (2013) e di Comunicare in medicina. L’arte della relazione (2014).
Luigi Vero Tarca, già professore ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Allievo di Emanuele Severino, ha elaborato una originale prospettiva filosofica che ha implicazioni anche nel campo delle pratiche filosofiche. Tra le sue opere ricordiamo: Differenza e negazione. Per una filosofia positiva (2001); La filosofia come stile di vita. Introduzione alle pratiche filosofiche (2003; scritto con R. Màdera); A lezione da Wittgenstein e Derrida. Ovvero come diventa reale un dialogo impossibile (Milano-Udine 2012 scritto con I. Cannonieri). Hanno partecipato al volume come autori: Marco Ballico, Massimiliano Cabella, Laura Candiotto, Giuseppe Dal Ben, Christian Doni, Franco Fabbro, Elisabetta Favaretto, Chiara Fornasiero, Mario Galzigna, Ornella Mancin, Leonardo Marcato, Bruna Marchetti, Tiziana Mattiazzi, Gian Luigi Paltrinieri, Sara Patuzzo, Mattia Pontarollo, Annalisa Rossi, Maurizio Scassola, Luigi Vero Tarca, Fabrizio Turoldo, Roberto Valle.
Senza dualismo. Nuovi percorsi nella filosofia di Platone, Mimesis, 2015
Il volume intende rilanciare la discussione in merito al cosiddetto “dualismo platonico”, vero luogo comune dell’interpretazione del pensiero di Platone e vero luogo del pensiero che interroga e mette in questione l’intera esperienza della filosofia. Importanti specialisti del pensiero platonico e pensatori contemporanei esplorano nuovi percorsi nella filosofia di Platone che evidenziano, ognuno nella sua specificità, un modo nuovo per intendere la “dualità” , la partecipazione tra idee e sensibili, la relazione di anima e corpo e la finalità della conoscenza filosofica. È di vitale importanza riuscire a pensare un oltrepassamento della concezione dualista che non si riduca a un monismo indifferenziato o a un immanentismo della presenza che nega ogni forma di trascendenza: lo sforzo è cioè quello di pensare la dualità senza dualismo. Prefazione di Giovanni Casertano.
Home-made violence, con Sara De Vido, Mimesis, 2016
l titolo richiama provocatoriamente la creazione domestica della violenza. Qualcosa che è “home-made” di solito è genuino, sano, semplice e acquista una connotazione positiva proprio perché “fatto in casa”. Nel nostro caso, invece, ciò che è fatto in casa è tutt’altro che positivo, è infatti la violenza domestica, un fenomeno complesso, che appartiene al mondo del privato e che si origina nelle relazioni – o ex relazioni – di coppia. Un fenomeno che era destinato a rimanere oscuro, se non fosse che lo sviluppo del diritto internazionale ha consentito di superare il “public/private” divide che impediva di identificare dei precisi obblighi in capo agli Stati con riguardo alla prevenzione e alla lotta alla violenza domestica. I contributi che qui vengono presentati, frutto del lavoro di studiose e studiosi di cinque nazionalità diverse (Florence Benoît-Rohmer, Bruna Bianchi, Maria Ida Biggi, Laura Candiotto, Alisa Del Re, Sara De Vido, Edlira Grabova, Bonita Meyersfeld, Manfred Novak, Ivana Padoan, Ines Testoni) ruotano attorno alla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa entrata in vigore il 1 agosto 2014 e attraversano diverse discipline: dalla storia al diritto, dalla filosofia alla scienza dell’educazione, dalla psicologia al teatro.
l diritto alla filosofia. Quale filosofia per il terzo millennio?, con Francesca Gambetti, Diogene multimedia, 2016
Il volume riprende i temi di un fortunato libro dallo stesso titolo di Jacques Derrida e raccoglie saggi di numerosi autori, provenienti tanto dal mondo accademico quanto da quello delle pratiche filosofiche. D’altra parte, se c’è un diritto alla filosofia, o è per tutti o non è, e per tutti vuol dire anche per i cittadini non filosofi e persino per i bambini con la philosophy for children. Una filosofia per la cittadinanza, dunque. Ma quale filosofia? Per rispondere a questa domanda è nato questo libro, che apre una nuova collana della casa editrice Diogene Multimedia, di livello accademico ma rivolta anche alle professioni filosofiche all’esterno dell’accademia.
Socrate a L’agora. Que Peut La Parole Philosophique?, con Dries Boele et al., Vrin, 2017
Les années 80 ont vu émerger un art de philosopher, plus soucieux de pratique de vie que de construction spéculative. Ce regain d’intérêt pour la philosophie pratique, et notamment pour la discussion et la délibération philosophiques, renouant avec le dialegesthai socratique, conduit à une réflexion fondamentale sur la fonction de la parole philosophique, une parole qui est aujourd’hui amenée à se produire en des lieux nouveaux et sur des questions qui sont d’abord de nature éthique et politique. Le présent collectif, issu d’un colloque qui s’est tenu à Aix-en-Provence, recueille diverses contributions qui toutes s’interrogent sur ce « renouveau » et s’efforcent d’en apprécier le sens et l’ambition, en le rapportant à la figure exemplaire de Socrate philosophant sur l’agora. Cette rencontre d’une philosophie de nature académique et d’une pratique philosophique ouverte à chacun contribue à une meilleure compréhension des « dialogues socratiques » et à une meilleure intelligence du temps présent.
È tutto vero! Saggi e testimonianze in onore di Luigi Vero Tarca, con Francesco Berto, Mimesis, 2018
Dalla discussione dell’onnialetismo – la tesi filosofica secondo la quale ogni proposizione è vera – all’analisi della trappola del negativo – per cui il positivo è identificato con il negativo del negativo -, dalla testimonianza della filosofia come stile di vita all’approfondimento della nozione di pura differenza, il volume raccoglie trenta contributi di allievi e colleghi di Luigi Vero Tarca che si confrontano con la sua prospettiva filosofica.
Il genocidio. Declinazioni e risposte di inizio secolo, Giappichelli, 2018
l genocidio. Declinazioni e risposte di inizio millennio, a cura di Lauso Zagato e Laura Candiotto, sviluppa i contributi anticipati dal Convegno svoltosi sul tema a Ca’ Foscari, Venezia, nel febbraio 2014. Non diversamente dall’evento che lo ha preceduto, il volume presenta uno spiccato tratto interdisciplinare, all’insegna di un dialogo prevalente tra giuristi e filosofi, ma arricchito dall’apporto importante di altre discipline: politologiche e storiche, con attenzione al dialogo interreligioso e alla psicologia del conflitti. Un quarto dei contributi, si noti, è in lingua inglese. Scandito da una suddivisione in parti – nozione, prevenzione, risposta – il volume Il genocidio. Declinazioni e risposte di inizio millennio rappresenta uno strumento di lavoro utile nel suo rigore a docenti e studenti (e non solo universitari), ma prezioso pure – con la sua articolazione estesa ed approfondita ad un tempo – ad associazioni e imprese, funzionari pubblici, operatori attivi nel campo dei diritti umani in genere, specie ove si trovino a confrontarsi con gross violations di tali diritti.
Filosofia delle emozioni, con Isabella Adinolfi, Il Nuovo Melangolo, 2019
L’orizzonte valoriale dischiuso dalla conoscenza affettiva è un importante ambito di ricerca per l’epistemologia, l’etica, la politica e la teologia. Le emozioni contribuiscono alla definizione del valore dell’oggetto al quale si riferiscono ed esprimono l’orizzonte dí significato all’interno del quale il soggetto che sente, pensa e agisce costituisce la propria identità in relazione con il mondo. Le emozioni svolgono un ruolo centrale nella creazione di giudizi di valore e hanno la capacità di attivare processi motivazionali, in quanto sono inserite in una costellazione di funzioni conoscitive, dall’immaginazione all’aspirazione, dal sentire corporeo alla deliberazione.
Filosofia delle relazioni, con Giacomo Pezzano, Il Nuovo Melangolo, 2019
Siamo abituati a vedere intorno a noi oggetti, la cui esistenza sembra la cosa da dare più per assodata. Eppure, le nostre vite sono sempre più immerse in reti di interazioni: che cosa accadrebbe allora, se cominciassimo ad accorgerci che siamo invece innanzitutto circondati da relazioni e processi, prima che da cose e oggetti? È possibile cominciare a guardare al mondo come se fosse percorso da rapporti e trasformazioni? Filosofia delle relazioni offre degli strumenti linguistici e concettuali per comprendere la natura e il funzionamento delle relazioni, elaborando una prospettiva in grado tanto di tenere conto di alcune sollecitazioni provenienti dalla scienza contemporanea, quanto di rendere conto di alcuni aspetti che fanno parte della nostra esperienza, anche se spesso in maniera inavvertita.
The Value of Emotions for Knowledge, palagrave macmillan, 2019
This innovative new volume analyses the role of emotions in knowledge acquisition. It focuses on the field of philosophy of emotions at the exciting intersection between epistemology and philosophy of mind and cognitive science to bring us an in-depth analysis of the epistemological value of emotions in reasoning.
With twelve chapters by leading and up-and-coming academics, this edited collection shows that emotions do count for our epistemic enterprise. Against scepticism about the possible positive role emotions play in knowledge, the authors highlight the how and the why of this potential, lucidly exploring the key aspects of the functionality of emotions. This is explored in relation to: specific kinds of knowledge such as self-understanding, group-knowledge and wisdom; specific functions played by certain emotions in these cases, such as disorientation in enquiry and contempt in practical reason; the affective experience of the epistemic subjects and communities.
Emotions in Plato, con Olivier Renaut, Brill Academic Pub, 2020
“Emotions (patháe) such as anger, fear, shame, and envy have long been underestimated in Plato’s philosophy. The aim of Emotions in Plato is to provide a consistent account of the role of emotions in Plato’s psychology, epistemology, ethics and politicaltheory. The volume focuses on three main issues: taxonomy of emotions, their epistemic status, and their relevance for the ethical and political theory and practice. This volume, which is the first edited volume entirely dedicated to emotions in Plato’s philosophy, shows how Plato, in many aspects, was positively interested in these affective states in order to support the rule of reason”—
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
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