Tito Perlini (1931-2013) – È alla tecnica quale sostituto dell’arte che si conferisce la dignità estetica per eccellenza, nella spettacolarizzazione totale della vita, promuovendo l’esteticità trionfante del nichilismo che si gloria del crollo di qualsivoglia sistema di valori.

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«Fare soldi è un arte.

Un buon affare è il massimo di tutte le arti»

                                                                      Andy Warhol

Nel tempo che stiamo vivendo viene imponendosi una specialissima forma d’estetismo, che tende a conferire alla tecnica le prerogative che un tempo erano peculiari dell’arte. Crescentemente l’estetico mostra di contrapporsi all’artistico e di volerlo soppiantare. Si esclude che l’arte, in qualunque modo, possa proporsi alla vita come modello alternativo, negandola nella sua immediatezza per porre l’esigenza di un suo rinnovamento radicale. Non per questo è lecito dire che ci troviamo in un momento poco favorevole all’estetica. A giudizio dei più, il mezzo per un’estetizzazione tendenzialmente totale della vita è costituito proprio dalla tecnica, la quale sembra in grado di realizzare cose prima impensabili, trasformando la realtà in un immenso, variopinto spettacolo, in una fantasmagoria simile a quella delineata con geniale preveggenza da Goethe nel secondo Faust. Se è vero che l’estetica quale discorso e riflessione sull’arte sembra ormai superata, non più che un orpello meramente decorativo, e se la stessa arte sembra condannata come qualcosa di ormai superfluo, non di meno si può dire che l’estetica, declinata in un modo che la renda complice della tecnologia, non sia mai stata così in auge. L’espansione tendenzialmente illimitata della tecnica reca con sé il fenomeno dell’esteticità diffusa. In Italia questo concetto è stato diffuso ormai trent’anni fa da uno dei maggiori teorici dell’estetica del Novecento – Dino Formaggio. Ma nel suo caso aveva un senso molto diverso da ciò a cui stiamo assistendo. Significava che l’arte non è slegata dall’esperienza, che non è distinguibile dal lavoro, e che i confini arte e artigianato sono spesso assai labili. Voleva dire conferire all’arte un ruolo assai importante in una civiltà degna di questo nome, riconoscendo che i suoi “prolungamenti” si espandono in tutte le direzioni, qualificando la realtà in tutti i suoi aspetti in senso simbolico.
L’esteticità diffusa di cui si parla oggi è ben altra cosa. Non si tratta di riconoscere il ruolo della tecnica come modalità del fare artistico, ma della tendenza alla spettacolarizzazione totale. È alla tecnica che si conferisce la dignità estetica per eccellenza, alla tecnica quale sostituto dell’arte, la quale ormai appare disarmata e ridicola, quasi un segno di arretratezza in confronto con l’efficacia della tecnica, capace di cancellare le distanze, di alterare lo spazio e il tempo, d’imporsi come una sorta di nuova magia, potenziata dal dispiegarsi della ragione strumentale, non subordinata ad alcunché di esteriore e ignara di qualsivoglia finalità. La stessa distinzione tra mezzi e fini risulta ormai impensabile. Il mezzo s’impone come fine a sé, tendendo in tal modo a uno sviluppo illimitato. La tecnica si afferma nella sua totale autonomia e gli effetti che produce, in scala gigantesca, risultano sempre meno prevedibili e comunque assai difficilmente controllabili dall’esterno. È il resto a doversi sottomettere alla tecnica, non l’inverso. In questo senso può ben definirsi una favola.
In altre parole, l’arte non è più una critica della tecnica volta al fine di disalienarla, riportandola alla dimensione del fare concreto: al contrario, la tecnica viene esaltata come “più estetica” dell’arte, capace di sprigionare un’energia decostruttiva, derealizzante. La tecnica viene esaltata come forza ludica, gioiosamente creativo-distruttiva, divenendo ormai una sorta di parodia satanica di ciò che un tempo si celebrava come autonomia dell’arte. Le conseguenze di un siffatto, inedito “estetismo” sono ben note: fine delle ideologie (comunque le si voglia intendere) , fine della storia, avvento del nichilismo come condizione di un libero gioco dei significati, che vicendevolmente si annullano nella gioiosa accettazione del non-senso.
Informazione e cultura diventano spettacolo; i comportamenti si teatralizzano; ogni autenticità scompare; tutto si logora e consuma; le teorie si riducono a vaniloquio; trionfa la simulazione, adorata dai cultori più fanatici dell’informatica. L’arte finisce inesorabilmente ai margini, vivacchiando come può, in attesa di morire di disperazione. Perso il carattere romantico di rivelazione dell’assoluto, non più concepibile come vicario della rivoluzione o anticipazione della vera vita, sembra non avere più alcun diritto di sopravvivenza. Il suo destino è morire d’inedia. La sua stessa morte sembra aver perso ogni solennità, mentre il suo vincitore, la tecnica, può scatenarsi senza più alcun disturbo, promuovendo un’esteticità trionfante che si gloria del crollo di qualsivoglia sistema di valori. Etica ed estetica, che nell’arte, pur conflittualmente, si richiamavano a vicenda, si separano a detrimento della prima, incapace di resistere ai continui attacchi dell’altra. Quei prodotti a cui si vuole ancora dare il nome di opere d’arte non sono in realtà che delle contraffazioni. La tecnica è più capace dell’arte, la quale, a confronto, sembra assai rozza. Raggiunge una perfezione prima impensabile, ma in una totale falsità.
La conseguenza ultima di tutto questo è la perdita irreparabile della dimensione del sacro e di ogni senso del mistero. Il tramonto dell’arte lede fibre prima vitali mettendo in questione la nozione stessa di uomo.

 

Tito Perlini, Le spectacle réussira-t-il à tuer l’art?, «Catholica» – Autunno 1997, tr. di E. Cerasi: Lo spettacolo ucciderà l’arte?, in Id., Attraverso il ninichilismo. Saggi di teoria critica, estetica e letteratura, Prefazione di C. Magris, a cura di E. Cerasi, Nino Aragno Editore, Torino 2015, pp. 641-643.


Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015
Tito Perlini (1933-2013) – La rivoluzione non è Negazione del passato, ma ciò cui essa s’oppone: Il capitalismo, che è antitetico allo sviluppo della civiltà e che mira solo a conservare sé stesso. Vero conservatore non è chi difende un cattivo presente, ma chi insorge contro tale falsa conservazione.
Tito Perlini (1933-2013) – Il pensiero di Marcuse ha una lucidità impareggiabile nel denunciare gli aspetti letali della totalità integrata e nel prospettare la vitale necessità di spezzarne il cerchio fatato, ma arranca quando cerca di indicare in positivo le modalità da adottare per conferire al movimento teso verso la liberazione la forza capace di incidere efficacemente sulla realtà al fine di una trasformazione di fondo.

Andy Warhol e Donald Trump

Andy Warhol e Donald Trump.

 

Rappresentazione di Warhol della Trump Tower

Rappresentazione di Warhol della Trump Tower.

 

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«Fare soldi è un arte.

Un buon affare è il massimo di tutte le arti»

                                                                      Andy Warhol


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.


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Tito Perlini (1933-2013) – Il pensiero di Marcuse ha una lucidità impareggiabile nel denunciare gli aspetti letali della totalità integrata e nel prospettare la vitale necessità di spezzarne il cerchio fatato, ma arranca quando cerca di indicare in positivo le modalità da adottare per conferire al movimento teso verso la liberazione la forza capace di incidere efficacemente sulla realtà al fine di una trasformazione di fondo.

Tito Perlini 02

Marcuse ribadisce, in questo testo, alcuni punti caratteristici del suo pensiero che egli tiene ben fermi. Essi sono:

1) Nel capitalismo persiste la tendenza al crollo anche se essa è impedita ad attuarsi dalla contro-tendenza che spinge il capitalismo stesso a configurarsi come totalità integrata ed integrante.

2) Qualsiasi attesa del crollo basata sull’idea della sua inevitabilità è da scartare per il fatto che la teoria, facendola propria, degenera in falsa coscienza rinunciando a porsi, insieme alla pratica, come elemento della trasformazione senza la quale il crollo stesso è impensabile come premessa al socialismo, potendo rivelarsi, se non scongiurato, come qualcosa di catastrofico, tale da provocare una ricaduta nella barbarie.

3) La battaglia decisiva per il rovesciamento del modo di produzione capitalistico deve aver luogo al livello più alto e dimostrare di saper spezzare l’« anello più forte della catena» poiché senza l’intensificarsi di tendenze di segno anti-capitalistico, rivolte ad una rottura di tipo rivoluzionario, nei paesi «avanzati» dell’occidente, il «socialismo realizzato» (per la complementarietà stessa dei due blocchi facenti capo a USA e URSS che, pur restando in contrasto, sono soggetti ad un’unica logica e si integrano e sorreggono a vicenda all’interno di una situazione che favorisce il capitalismo) resterà invischiato nelle sue deformazioni e le tendenze centrifughe producentisi nell’ambito del cosiddetto Terzo Mondo continueranno a venir riportate, con la violenza o mediante forme di subordinazione o integrazione economica, entro l’alveo degli interessi capitalistici capaci di strutturarsi su scala mondiale.

4) È presente nella pratica radicale, che, sola, oggi può nella metropoli del capitale porre le premesse per la rivoluzione, un aspetto libertario e anti-autoritario, che è l’espressione spontanea, soggettiva della rivolta stessa, la quale critica, giudicandole inadeguate all’ampiezza della trasformazione, le forme tradizionali della pratica che si qualificava come rivoluzionaria (il che implica il rifiuto di ogni forma di marxismo reificato e la rinuncia ad ogni tentazione centralistico-burocratica).

Quest’ultimo punto, riaffermato con decisione, lascia comunque drammaticamente aperto il problema del rapporto tra spontaneità ed organizzazione. Marcuse si rende conto che l’appassionata affermazione dei diritti che spettano alla prima non annulla il nodo intricatissimo di problemi posti dal prospettarsi della seconda alla stregua di una necessità ineludibile. Circa una possibile soluzione di questo che è da sempre il punctum dolens del marxismo Marcuse non riesce che a fornire indicazioni vaghe. La parte «positiva» del suo discorso, che insiste sulla necessità per la nuova sinistra di forme di organizzazione decentrate e del ricorso ad un’autogestione cui vengono dedicati solo fugaci accenni, appare francamente come la più debole. Marcuse, del resto, ne è conscio. Di una lucidità impareggiabile nel denunciare gli aspetti letali della totalità integrata e nel prospettare la vitale necessità di spezzarne il cerchio fatato, il pensiero di Marcuse arranca quando cerca di indicare in positivo le modalità da adottare per conferire al movimento teso verso la liberazione la forza capace di incidere efficacemente sulla realtà al fine di una trasformazione di fondo. Una siffatta insufficienza, del resto, non è senza rapporto con la condizione oggettiva entro la quale la teoria critica si dibatte. Il problema dell’organizzazione è il più delicato anche perché, una volta rifiutati sia l’esaltazione tecnocratica dell’organizzazione elevata come tale a valore sia il mito di una spontaneità rivoluzionaria allo stato puro, resta l’obbligo di fare i conti con quella razionalità puramente formale e strumentale con cui il sistema di dominio fa tutt’uno, la quale, anche se negata alle radici, continua pur sempre a riprodursi all’interno di qualsiasi forma organizzativa per «alternativa» questa possa valersi e per vigile possa essere l’impegno di coloro che vi aderiscono a mantenersi immuni dagli effetti esercitati dalla ratio del dominio. E questa una contraddizione che resta irrisolta. Qui il discorso di Marcuse appalesa limiti ben precisi, che non sono certamente solo suoi. Ciò che continua, però, a suscitare simpatia e ammirazione è l’energia davvero indomabile con cui questo grande vecchio, ultimo esponente ormai di una schiera di intellettuali formatisi nel clima saturo di attese messianiche del periodo seguente alla prima guerra mondiale fedeli al retaggio della filosofia classica tedesca e decisi a far propria la causa degli oppressi, a porsi dalla parte di coloro cui viene negata la speranza, continua a ribadire con tenacia, ad onta di ogni smentita apparentemente definitiva da parte dell’accadere storico, la sua non fideistica fiducia, sorretta dal lucido pessimismo della ragione critica, nella capacità degli uomini di giungere a far proprie le possibilità concrete atte a permettere la trasformazione del mondo.

Tito Perlini, Introduzione a Herbert Marcuse, Teoria e pratica, Shakespeare and Company di Guseppe Recchia, Brescia 1979, pp. 35-37.


Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015
Tito Perlini (1933-2013) – La rivoluzione non è Negazione del passato, ma ciò cui essa s’oppone: Il capitalismo, che è antitetico allo sviluppo della civiltà e che mira solo a conservare sé stesso. Vero conservatore non è chi difende un cattivo presente, ma chi insorge contro tale falsa conservazione.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Tito Perlini (1933-2013) – la rivoluzione non è Negazione del passato, ma ciò cui essa s’oppone: Il capitalismo, che è antitetico allo sviluppo della civiltà e che mira solo a conservare se stesso. Vero conservatore non è chi difende un cattivo presente, ma chi insorge contro tale falsa conservazione.

Tito Perlini 01

Tito Perlini ha osservato acutamente che nell’atteggiamento rivoluzionario di Rosa Luxemburg si rintraccia pure un aspetto importante di conservazione:

 

«Nella Luxemburg si fondono paradossalmente le figure antitetiche del rivoluzionario integrale e del conservatore. L’impegno rivoluzionario è rivolto contro il capitale, il dominio del quale sulla società non può venir corretto, ma deve essere spezzato pena la condanna della società stessa alla rovina. Ciò che si tratta di conservare è il patrimonio civile dell’umanità che rischia di venir compromesso irreparabilmente dalla barbarie capitalistica. E’ necessario rivoluzionare integralmente il modo di produzione e la rete di rapporti che da esso derivano per impedire che la sua logica infernale distrugga la civiltà umana. Negazione del passato non è la rivoluzione, ma ciò cui essa s’oppone. Il capitalismo mira solo a conservare se stesso, facendo strame del passato, imprigionando il presente nella sua cecità, togliendo al futuro ogni prospettiva rispondente ai bisogni e alle esigenze degli uomini. Il capitalismo è antitetico allo sviluppo della civiltà. Rispetto ad essa è falsa conservazione destinata a rivelarsi come il proprio contrario, come distruzione. Vero conservatore non è chi difende un cattivo presente che fa insieme ingiuria al passato e al futuro, ma chi insorge contro tale falsa conservazione assumendo il ruolo del rivoluzionario, teso a dar luogo ad una svolta radicale della storia per impedire a questa di precipitare nell’abisso».[1]

Parole di straordinaria lucidità, queste risalenti al 1971 di Tito Perlini a commento dell’aut-aut luxemburghiano, ancor più vere oggi, nell’epoca della devastazione ambientale del pianeta intero, in cui l’abisso che si avvicina sempre più non riguarda soltanto le modalità della convivenza umana, ma la sopravvivenza stessa della specie umana e di tutti gli esseri viventi.

Franco Toscani

[1] Tito Perlini, Il ruolo della cosiddetta ‘teoria del crollo’ nel pensiero di Rosa Luxemburg, in “aut aut”, Lampugnani Nigri editore, novembre-dicembre 1971, pp. 69-70.

 


Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015

Perlini Tito

 

Perlinlibro

Tito Perlini

ATTRAVERSO IL NICHILISMO

Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria

a cura di Enrico Cerasi; prefazione di Claudio Magris

Aragno editore, 2015

 

Attraverso il nichilismo raccoglie, per la prima volta, un’ampia silloge di saggi di Tito Perlini, indubbiamente una delle voci notevoli della cultura italiana contemporanea. Il volume ruota attorno al tema del nichilismo, ovvero alla drammatica crisi di senso dell’attuale società tardo-capitalistica, osservata da diverse, molteplici prospettive. Esaminando il pensiero dei più significativi filosofi degli ultimi due secoli – da Hegel ad Adorno, da Lukács a Del Noce (senza trascurare svariate opere letterarie e artistiche, come quelle di Goethe e di Thomas Mann, di Mahler e di Schönberg, di Baudelaire, di Proust e di Kafka) –, Perlini, con implacabile lucidità, punta il dito sulla terribile devastazione di ogni valore che ormai da almeno un secolo stiamo attraversando. Al tempo stesso e proprio grazie a tale consapevolezza, senza dogmatismi Perlini indirizza il nostro sguardo verso ciò che ancora resiste e che, sia pure in modo negativo, vale a dire mai positivamente rappresentabile, potrebbe tuttavia costituire una prospettiva di liberazione dal nichilismo moderno. Ciò richiede di non adagiarsi in facili prospettive, relativistiche o post-moderne, in ogni caso incapaci di uscire dalla crisi del presente, ma di riproporre con forza la necessità della ragione quale utopico anelito alla verità, dialetticamente intesa. Il volume è accompagnato da un ampio saggio di Enrico Cerasi che, con riferimento all’intera opera di Perlini, ne restituisce interamente la prospettiva filosofica, forse non ancora adeguatamente compresa dalla comunità intellettuale italiana.

Tito Perlini (Trieste 1931-2013) è stato, al tempo stesso, filosofo rigoroso ed eclettico critico della società tardo-capitalistica, appassionato e lucido studioso di estetica, di storia dell’arte e di letteratura come di psicoanalisi e di sociologia. Prima di ottenere la cattedra di estetica all’Università di Venezia, ha vissuto prevalentemente a Milano (sua città elettiva) dove ha lavorato nell’industria e nella scuola superiore, pubblicando importanti monografie su Kierkegaard, Marx, Lenin, Lukács, Gramsci, Marcuse e Adorno, oltre a svariati saggi tendenti, da diverse ma convergenti angolazioni, ad una vasta ricognizione della produzione artistica, filosofica e letteraria degli ultimi secoli.

Enrico Cerasi è docente a contratto di filosofia della religione presso l’Università Vita e Salute – San Raffaele di Milano. Ha pubblicato monografie sul nichilismo di Pirandello (Quasi niente una pietra. Per una nuova interpretazione della filosofia pirandelliana, Padova 1999), su Karl Barth (Il paradosso della grazia. La teo-antropologia di Karl Barth, Roma, 2006), sulla questione del mito e della demitizzazione (Il mito nel cristianesimo. Per una fondazione metaforica della teologia, Roma, 2011) e sul ruolo della metafora nel linguaggio religioso (Dire quasi la verità. Per una filosofia del linguaggio religioso, Roma, 2014). Con Stefania Salvadori ha curato gli Scritti teologici e politici di Erasmo da Rotterdam (Milano, 2011).

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Tito Perlini, vita da filosofo fino al termine del disincanto

Tito Perlini in memoriam

 

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Nicanor Parra (1914-2018) – Cos’è l’uomo si domanda Pascal: una potenza di esponente zero. Nulla paragonato al tutto. Tutto se si paragona al nulla …

Blaise Pascal (1623-1662) – Tutta la nostra dignità sta nel pensiero. Mentre l’universo non ne sa nulla. Lavoriamo, quindi, a ben pensare: ecco il principio della morale.

Fernando Pascual – Questo libro di Maurizio Migliori è importante per approfondire questioni fondamentali della riflessione umana, offrendoci nuove strade per avvicinarci alla verità.

Pier Paolo Pasolini – Amo la vita.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Marilyn. Quella bellezza l’avevi addosso umilmente.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Il potere di oggi manipola i corpi in un modo orribile. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, con valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Nel teatro la parola vive di una doppia gloria, mai essa è così glorificata.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – La società dei consumi ha profondamente trasformato i giovani. Non si tratta più, come all’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione scenografica, ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima. Questa ‘civiltà dei consumi’ è una civiltà dittatoriale.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – La forma della città. Sì, ho scelto come tema la forma di una città, il profilo di una città, la massa architettonica della città che è incrinata, è rovinata, è deturpata da qualcosa di estraneo.

Giorgio Pasquali (1885-1952) – La parola è come acqua di rivo che riunisce in sé i sapori della roccia dalla quale sgorga e dei terreni per i quali è passata. Chi non ricorda non vive.

Boris Pasternak (1890-1960) – Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, che non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.

Michel Pastoureau – Il rosso per millenni è stato dominante sia nella cultura materiale, che nei codici sociali e nei sistemi di pensiero.

Raj Patel – La polIzIa, da sempre agente del capitale, protegge gli affari di coloro che hanno sempre perpetuato la crisi ecologica e che l’hanno scritta sui corpi dei poveri, dei discendenti degli schiavi.

Jan Patočka (1907-1977) – Chi può rispondere alla domanda se il conflitto di Socrate sia solo un conflitto dei tempi, oppure se si tratti di uno scontro fondamentale irriducibile ed eterno? Socrate non ha una risposta a portata di mano, ma solo una domanda.

Titos Patrikios – Abbiamo la grande responsabilità di donare la parola come atto che può cambiare la vita nostra e le vite degli altri. Sono le parole a stanarci dalle nostre presunte certezze, ad aprire strade dentro di noi.

Cesare Pavese – Leggendo cerchiamo pensieri già da noi pensati.

Cesare Pavese – Ritorno all’uomo: la carne e il sangue da cui nascono i libri. Una cosa si salva sull’orrorre: l’apertura dell’uomo verso l’uomo.

Cesare Pavese (1908-1950) – C’è una vita da vivere, ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere. La Natura insomma ci chiama.

Cesare Pavese (1908-1950) – Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo. Amore è desiderio di conoscenza. Maturità è questo: non più cercare fuori ma lasciare che parli con il suo ritmo, che solo conta, la vita intima.

Cesare Pavese (1908-1950) – Quando ci lasciavamo non ci pareva di separarci, ma di andare ad attenderci altrove.

Fabio Pecoraro – Salvatore Satta nei suoi «Soliloqui e colloqui di un giurista». Riconoscere che la scienza nasce dalla vita e non la vita dalla scienza.

Charles Péguy (1873-1914) – «Il denaro è tutto, domina tutto nel mondo moderno». L’indifferenza è la riduzione di tutto a denaro. La dimenticanza consiste nell’incapacità di vivere la cultura come parte integrante dell’esistenza, come impegno quotidiano. Ecco il mondo delle persone che non credono più a niente.

Pelagio (354 d.C. – 420 d.C.) – La ricchezza ha forse un’altra origine che non sia, in primo luogo, l’ingiustizia e la rapina? Vediamo che soprattutto i malvagi hanno ricchezze in abbondanza. Nell’essere capace di distinguere la duplice via del bene e del male, nella libertà di scegliere l’una o l’altra sta il vanto dell’uomo di essere razionale.

Daniel Pennac – Amare vuol dire far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo: la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire.

Daniel Pennac – Ogni lettura è un atto di resistenza.

Francesca Pentassuglio – Eschine sembra sia stato il primo ad associare direttamente l’«eros» e la conoscenza e il primo, dunque, a sviluppare la nozione socratica di «eros» come impulso al miglioramento morale e intellettuale.

Giorgio Penzo – Recensione a «DUEL» di Steven Spielberg, U.S.A., 1971.

Giorgio Penzo – Recensione a «Il ponte delle spie».

Giorgio Penzo – Ingmar Bergman: «Sorrisi di una notte d’estate», Svezia, 1955

Giorgo Penzo – Ingmar Bergman, Il Settimo Sigillo, Svezia, 1957.

Marco Penzo – Alle origini del concetto di “comunismo”.

Marco Penzo – Una particolare idea di “comunismo” nel Simposio.

Marco Penzo – «Attimi». Poesie. Sei la misura del mio cuore, l’attimo della mia passione.

Georges Perec (1936-1982) – La moda è totalmente dalla parte della violenza della conformità, dell’adesione ai modelli, violenza del consenso sociale.

Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015.

Tito Perlini (1933-2013) – La rivoluzione non è Negazione del passato, ma ciò cui essa s’oppone: Il capitalismo, che è antitetico allo sviluppo della civiltà e che mira solo a conservare sé stesso. Vero conservatore non è chi difende un cattivo presente, ma chi insorge contro tale falsa conservazione.

Tito Perlini (1933-2013) – Il pensiero di Marcuse ha una lucidità impareggiabile nel denunciare gli aspetti letali della totalità integrata e nel prospettare la vitale necessità di spezzarne il cerchio fatato, ma arranca quando cerca di indicare in positivo le modalità da adottare per conferire al movimento teso verso la liberazione la forza capace di incidere efficacemente sulla realtà al fine di una trasformazione di fondo.

Tito Perlini (1931-2013) – È alla tecnica quale sostituto dell’arte che si conferisce la dignità estetica per eccellenza, nella spettacolarizzazione totale della vita, promuovendo l’esteticità trionfante del nichilismo che si gloria del crollo di qualsivoglia sistema di valori.

Tonino Perna – Schiavi della visibilità. Pensiamo di esistere, di valere, di avere un ruolo nel mondo o nella storia, solo quando siamo “visibili”.

Mauro Peroni – Felicità possibile. Esercizi filosofici su sofferenza, desiderio e tempo

Marco Perroni – … il libro è finito … l’angelo se n’è andato promettendomi un ritorno: «Non barattarlo mai, l’incanto che …».

Fernando Pessoa (1888-1935) – Quello che distingue le persone le une dalle altre è la forza di farcela, o di lasciare che sia il destino a farla a noi. Chi sogna di più? Chi è più distante dalla verità? Chi vede la verità in ombra o chi vede il sogno illuminato?

Michèle Petit – Il nostro essere è tatuato di parole: è fatto di parole. Molte le abbiamo trovate nei libri.

Petite Plaisance – Cerchiamo insieme nuovi orizzonti di senso! Ciò che molti dicono essere «impossibile» è invece il possibile cammino verso la realtà, verso la vera umanità dell’uomo, e la vera sapienza.

Petite Plaisance – Il nostro invito augurale: A COSA SIAMO CHIAMATI ?

Petite Plaisance – Χαρις. «Karis» è grazia, bellezza, leggiadria, incanto, amabilità, delicatezza, dolcezza, benevolenza, benignità, gratitudine, riconoscenza, rispetto, considerazione, segno di riguardo, segno di affabilità, perfino dono oblativo, e dunque: senso della comunanza.

Petite Plaisance – La «buona utopia» oggi è necessaria per l’indispensabile pianificazione comunitaria e per realizzare una umanità felice. Finché la proprietà privata dei mezzi della produzione sociale continuerà ad avere un ruolo centrale, la parte migliore della umanità rimarrà schiacciata. La «buona utopia» si oppone e guarda «oltre» il sistema privatistico e la sua ideologia, e pertanto agisce come forza dialettica all’interno del processo storico.

Petite Plaisance – Una nuova progettualità comunitaria può essere costruita solo sulla base dell’umanesimo filosofico, mettendo in opera prove di concreta e buona utopia

Petite Plaisance – Le Tre Grazie (Charites) nell’arte. Una galleria delle opere dedicate nel corso dei secoli.

Petite Plaisance – Per descrivere il “comunismo” Marx si rifugia spesso dietro la vaghezza del «sogno di una cosa» e banalizza la coscienza utopica che desidera il sorriso delle stelle (“de-sidera”) per l’armonia comunitaria di cui avverte la mancanza. Non dice che il comunismo è conforme alla natura umana, che è realizzabile in atto poiché è in potenza presente nella natura umana. La stella polare è nella Fondata progettualità della buona utopia per una buona vita, e Non nelle «ricette per la trattoria dell’avvenire». Eppure aveva ben chiaro il rapporto tra l’ape e l’architetto.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Gloria effimera è cercar fama solo nel barbaglio delle parole: il mio lettore, almeno finché legge, voglio che sia con me. Non voglio che apprenda senza fatica ciò che senza fatica non ho scritto.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Frugati dentro severamente. Anche il conoscere molte cose, che mai rileva se siete ignoti a voi stessi?

Francesco Petrarca – Nei libri c’è un fascino particolare. L’oro, l’argento, le pietre preziose, le vesti di porpora, i palazzi di marmo … danno un piacere muto e superficiale, mentre i libri ci offrono un godimento molto profondo: ci parlano.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Questi uomini rozzi si meravigliano ch’io osi disprezzare le delizie ch’essi considerano beni supremi, e non comprendono né la mia felicità né quel piacere che mi danno alcuni amici segreti.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Ricerco libri pronti a insegnarti i segreti delle cose, le norme di vita, il disprezzo della morte, la moderazione nella buona fortuna, la forza nell’avversa, l’imperturbabilità e la costanza nel comportamento.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Non è il clamore ma la riflessione che rende l’uomo più colto. Se preferiamo essere piuttosto che apparire, allora non tanto ci importerà dello sciocco plauso della folla, quanto della verità nel silenzio.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Resistere saldamente all’accidia, che soffoca, come un’ombra funestissima, il seme delle virtù e il frutto dell’intelletto.

Gaio Petronio Arbitro (27-66) – Quando gli uomini amavano ancora la verità senza orpelli, allora le arti fiorivano veramente. Ora è l’avidità del guadagno che …

Armando Petrucci (1932-2018) – Le scritture ultime. Ideologia della morte e strategie dello scrivere nella tradizione occidentale. pratiche scrittorie e prodotti scritti adoperati dagli uomini per ricordare in modo pubblico i defunti.

Giacomo Pezzano – Contributo alla critica della giuridsizione umanitaria del bene comune a partire dal diritto romano.

Giacomo Pezzano / Luca Grecchi – «Commenti» [Commento all’articolo di Luca Grecchi, Sulla progettualità – Commento all’articolo di Luca Grecchi, Perché la progettualità?].

Giovanni Piana (1940-2019) – È possibile fare riferimento al nuovo in un senso più ampio, più ricco e profondo di quanto lo sia quello che vincola la parola alla pura dimensione temporale. L’apertura al nuovo si rivela così fin dall’inizio essere un’apertura al molteplice. Afferrare tutto ciò che si chiama realmente in causa chiamando in causa il nuovo: è nuovo ciò che non appartiene alla cerchia delle cose familiari e note. Novità vuol dire anche estraneità, differenza, sradicamento e viaggio.

Giuseppe Cambiano, Cesare Pianciola – Esistenza, ragione, storia. Pietro Chiodi (1915-1970)

Cesare Pianciola – Il colloquio di Costanzo Preve con Norberto Bobbio.

Cesare Pianciola – Gobetti editore, a 120 anni dalla nascita.

Max Picard (1888-1965) – Il silenzio emerge dal frastuono del mondo attuale perché sta al di fuori della dimensione dell’utile. La parola non avrebbe profondità, se le mancasse lo sfondo del silenzio. La parola sorge dal silenzio.

Max Picard (1888-1965) – L’uomo contemporaneo accosta tutte le cose in un arruffio incoerente e questo dimostra che anche la sua interiorità è un coacervo privo di qualsiasi connessione.

Pablo Ruiz y Picasso (1881-1973) – Il senso della vita è quello di trovare il vosto dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo.

Pablo Ruiz y Picasso (1881-1973) – Lettera a un giovane artista spagnolo. Il vostro posto, giovane pittore, è dalla parte del popolo che difende la libertà e, al tempo stesso, il patrimonio artistico e culturale della Spagna. Nessuna causa, per la nuova generazione intellettuale, può essere più nobile.

Francesco Piccioni – L’incubo del Mes sul nostro prossimo futuro.

Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) – Dignità dell’uomo e dignità della filosofia. La filosofia mi ha insegnato di dipender piuttosto dalla mia coscienza che dai giudizi altrui, e di pensar sempre non tanto a non esser giudicato male quanto a non dire o fare male io stesso.

Silvia Gastaldi, Fulvia de Luise, Gherardo Ugolini, Giusto Picone – ** MARIO VEGETTI e DIEGO LANZA **, In ricordo di una amicizia filosofica.

Josef Pieper (1904-1997) – La contemplazione preserva la verità, dando significato ad ogni atto pratico della vita.

Josef Pieper (1904-1997) – Il tempo libero è alla base della cultura (Musse und Kult and Was heisst Philosophieren – Leisure, the Basis of Culture). Lo diceva anche Aristotele: «si ritiene che la felicità risieda nel tempo libero».

Josef Pieper (1904-1997) – La filosofia rinuncia a se stessa nello stesso momento in cui si considera una disciplina accademica. Il filosofo non si caratterizza per il fatto di interessarsi alla «filosofia» in quanto disciplina. A lui importa la totalità della realtà e la totalità della saggezza. La «dignità» della filosofia si fonda sul fatto che essa sola riesce ad evocare la necessaria inquietudine rispetto alla domanda: «in cosa consiste la vita autenticamente umana?».

Margherita Pieracci Harwell – In lode della lettura: si legge per veder meglio in sé, riflessi in un altro.

Margherita Guidacci, Margherita Pieracci Harvell – «Specularmente. Lettere, studi, recensioni». A cura di Ilaria Rabatti.

Margherita Pieracci Harwell – Si apriva il balcone sull’amata Parigi. Lettere e memoria dalla madre di Simone Weil.

Margherita Pieracci Harwell – I tentativi di certezza di Maura Del Serra

Enrico Piergiacomi – Il prisma della natura. Nota critica sul libro di L. Grecchi, «Natura»

Ricardo Piglia (1941-2017) – Ernesto Che Guevara è colui che persevera nella decifrazione dei segni, è la pura espressione della costruzione del senso, sostenitore della pedagogia sempre, fino all’ultimo respiro: “Yo sé leer”, “Io so leggere”.

Giangiuseppe Pili – Anche Kant amava Arancia meccanica. La filosofia del cinema di Stanley Kubrick.

Pindaro (518-438 a.C.) – Agire secondo dolcezza e tuttavia indirizzare le proprie azioni con saldo procedere, precipitando «hybris», la tracotanza, nell’abisso, e rendere dolce la vita con la fulgida luce della saggezza.

Luigi Pirandello (1867-1936) – Vorrei saper la musica per esprimere tutto questo tumulto di vita che mi gonfia l’anima e il cuore.

Luigi Pirandello (1867-1936) – “Guarda le cose anche con gli occhi di quelli che non le vedono più! Ne avrai un rammarico, figlio, che te le renderà più sane e più belle”.

Andrea Pizzorno – Noi consumatori, che abitiamo nei Paesi ricchi, siamo i veri mandanti di questi orrori. Più ci estraniamo più nostre mani si sporcano di di sangue.

Max Plank (1858-1947) – Il fisico deve presupporre che il mondo reale obbedisca a certe leggi a noi comprensibili. La ricerca delle leggi che si applicano a questo assoluto mi parve lo scopo scientifico più alto della vita.

Platone, «Filebo» – Senza possedere né intelletto né memoria né scienza né opinione vera, tu saresti vuoto di ogni elemento di coscienza.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Coloro che sono privi della conoscenza di ogni cosa che è, e che non hanno nell’anima alcun chiaro modello, non possono rivolgere lo sguardo verso ciò che è più vero e non possono istituire norme relative alle cose belle e giuste e buone.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Le relazioni con gli stranieri sono atti di particolare sacralità. Lo straniero si trova ad essere privo di amici e parenti, e quindi è affidato in modo particolare alla solidarietà degli dei e degli uomini. Non c’è colpa peggiore per un uomo che un torto fatto ai supplici.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non esiste male maggiore che un uomo possa patire che prendere in odio i ragionamenti. L’odio contro i ragionamenti, e quello contro gli uomini, nascono nella stessa maniera.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È questo il momento nella vita che più di ogni altro è degno di essere vissuto da un essere umano: quando contempla il bello in sé. La misura e la proporzione risultano essere dappertutto bellezza e virtù.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – L’educazione è l’orientamento dell’anima alla virtù. La virtù è il piacere verso ciò che bisogna amare e l’avversione verso ciò che bisogna odiare.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non il vivere è da tenere in massimo conto, ma il vivere bene. E il vivere bene è lo stesso che vivere con virtù e con giustizia. Per nessuna ragione si deve commettere ingiustizia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È infatti la costituzione dello Stato che forma gli uomini, buoni, se essa è buona, malvagi in caso contrario.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Cosa di più bello avrei potuto fare nella mia vita se non affidare alla scrittura ciò che è di grande utilità per gli uomini e portare alla luce per tutti la vera natura delle cose?

Platone & Aristotele – Il principio della filosofia non è altro che esser pieni di meraviglia, perché si comincia a filosofare a causa della meraviglia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È infatti la costituzione dello Stato che forma gli uomini, buoni, se essa è buona, malvagi in caso contrario.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Cosa di più bello avrei potuto fare nella mia vita se non affidare alla scrittura ciò che è di grande utilità per gli uomini e portare alla luce per tutti la vera natura delle cose?

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – La musica dà anima all’universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose.  Essa è l’essenza dell’ordine, ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui è la forma invisibile ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Le forme di educazione al retto orientamento del piacere e del dolore vengono meno in gran parte agli uomini e si corrompono troppe volte nella vita. le opinioni vere e stabili è fortunato chi le possiede sulla soglia della vecchiaia.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – il sogno raccomandava di creare musica, e siccome la filosofia è la musica massima, dunque io la facevo.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – Non ti vergogni a darti pensiero delle ricchezze e invece della intelligenza e della verità e della tua anima non ti dai affatto né pensiero né cura? Non dalle ricchezze nasce virtù, ma dalla virtù nascono ricchezze e tutte le altre cose che sono beni per gli uomini.

Platone (428/427–348/347 a.C.) – Nell’uomo che ha imparato a contemplare l’infinito universo della bellezza, le sue parole e i suoi pensieri saranno pieni del fascino che dà l’amore per il sapere, per la filosofia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non dimentichiamo che l’unica moneta autentica, quella con la quale bisogna scambiare tutte le cose, non sia piuttosto la saggezza, e che solo ciò che si compera e si vende a questo prezzo sia veramente fortezza, temperanza, giustizia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Bisogna che l’uomo comprenda ciò che si chiama Idea, passando da una molteplicità di sensazioni ad una unità organizzata dal ragionamento.

Platone (428/427– 348/347 a.C.) – Chi, pur possedendo molte conoscenze, e pur avendo particolare abilità in molte tecniche, se è privo della scienza di ciò che è meglio per l’uomo, si fa trascinare di volta in volta da ciascuna delle altre e così finisce per trovarsi travolto dai flutti.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – Tutto congiura per distogliere dalla filosofia. Pochissimi restano coloro che vi si applicano in maniera degna. Ma coloro che hanno gustato quanto sia dolce e beatifico il possesso della filosofia, vedono bene la pazzia dei più. Vedono che nessuno, per così dire, compie azioni sane nella vita politica.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – Per noi, carissimo amico, il filosofare è ben lungi dal consistere nell’erudizione.

Platone (428/427-348/347 a.C.) – Chi si è impegnato nella ricerca del sapere e in pensieri veri e soprattutto questa parte di sé ha esercitato, è assolutamente necessario che, quando attinge alla verità, abbia dei pensieri immortali e divini e che, nella misura in cui alla natura umana è stato dato di partecipare all’immortalità, non ne trascuri alcuna parte e sia perciò straordinariamente felice».

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – I filosofi prediligano la scienza relativa alla sostanza, abbiano il carattere della sincerità, senza mai cedere alla menzogna, per amore della verità. Siano temperanti e per nulla attratti dalle ricchezze. Non siano di natura meschina, ad una natura vile e meschina non è dato di partecipare alla vera filosofia.

Plinio il Giovane (61 d.C.-112 d.C.) – Felici coloro cui è dato compiere cose che meritano d’essere scritte.

Plotino (203-270 d.C.) – Cominciamo col fare del bello e del bene un solo e identico principio. Togli il superfluo, raddrizza ciò che è storto, lucida ciò che è opaco perché sia brillante, e non cessare mai di scolpire la tua statua, finché alla tua vista interiore appaia la temperanza.

Plotino (203-270 d.C.) – Realizzando una vita più nobile siamo parte di una sorte più elevata.

Plutarco (45 d.C.-120 d.C.) – Lo sguardo ininterrotto sui soli nostri pensieri, specie se in preda all’ira, impedendoci di guadagnare una distanza prospettica, può nascondere alla vista errori e discordanze.

Plutarco (46/48 d.C. – 125/127 d.C.) – Occorre un’educazione seria e un’istruzione corretta. La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma di una scintilla, che la accenda, che vi infonda l’impulso alla ricerca e il desiderio della verità. Bisogna assegnare un ruolo preminente alla filosofia.

Plutarco (46/48 d.C. – 125/127 d.C.) – Quanti hanno assennatezza devono preoccuparsi di tutte quelle ragioni che recano conforto contro le sofferenze, prima che le sofferenze stesse si manifestino.

Plutarco (46/48 – 125/127 d.C.) – Più insidiosa è la tempesta che impedisce di rientrare in porto di quella che non consente la navigazione, così sono più gravi le tempeste dell’anima.

Max Pohlenz (1872-1962)  – Il cammino del dell’uomo greco è illuminato da tre guide ideali: il vero, il bello, il bene. Il sentimento dell’incondizionata sudditanza gli è affatto sconosciuto. Nel suo intimo possiede la forza di resistere a tutti i rovesci del destino e plasmare la sua vita a proprio modo, nella consapevolezza di essere personalmente responsabile delle proprie azioni.

Edgar Allan Poe (1809-1849) – Così totale è la mia fiducia nel potere delle parole che, a volte, ho creduto possibile dar corpo persino a fantasie evanescenti

Max Pohlenz (1872-1962) – La Grecia classica ci ha indicato la via verso la libertà interiore, in cui unico criterio direttivo è il vero bene comune. La libertà ha un limite solo, ma inviolabile. Esso è implicito nelle leggi stesse dello spirito, che può volere soltanto il vero e il bene.

Max Pohlenz (1872-1962) – Mai i Greci avrebbero tollerato l’idea che gli uomini fossero soltanto marionette guidate da un destino cieco. Il Socrate platonico sa che l’unica cosa che importi è dar prova nella vita della propria validità. La sua natura non gli consente una soggezione fatalistica al destino.

Henri Poincaré (1854-1912) – La matematica e la logica.

Henri Poincaré (1854-1912) – L’utile è unicamente ciò che può rendere l’uomo migliore. L’uomo di scienza non studia la natura perché ciò è utile; la studia perché ci prova gusto, e ci prova gusto perché la natura è bella. Chi lavora soltanto in vista di applicazioni immediate non lascia niente dietro di sé.

Karl Polanyi (1886-1964) – La tesi della naturale inclinazione dell’uomo primitivo per le attività lucrose sostenuta da Smith è priva di fondamento. La causa della degradazione è la disgregazione dell’ambiente culturale, la perdita del rispetto di sé e dei valori.

Politéia – B. Spinoza ad Arezzo: dialogo con A. Pallassini – Il fine della politica e la libertà umana: «Nulla di più utile all’uomo che l’uomo stesso. Gli uomini che sono guidati dalla ragione non appetiscono nulla per sé che non desiderino per gli altri uomini, e perciò sono giusti, fedeli e onesti».

Politéia – Abbiamo difeso la Costituzione da chi l’ha asservita al proprio interesse facendola divenire motivo di divisione invece che di unità.

Giovanni Pozzi (1923-2002) – Per ascoltare occorre tacere. Il libro, deposito della memoria, antidoto al caos dell’oblio, dove la parola giace, ma insonne, pronta a farsi incontro con passo silenzioso a chi la sollecita, è amico discretissimo. Colmo di parole, tace.

Siegbert Salomon Prawer (1925-2012) – Pochissimi hanno letto tanto e, devo aggiungere, così intelligentemente come Karl Marx. Per lui i libri erano strumenti di lavoro, non oggetti di lusso.

Antonio Prete – Leggere è far respirare, insieme, l’immaginazione e il pensiero, è custodia dell’interiorità, è un ascolto silenzioso, è fare esperienza del tempo, contro la dissipazione, la distrazione, la spettacolarizzazione.

Antonio Prete – Solitudine vuol dire resistere all’opera di distrazione – distrazione da sé – messa in campo da tutto quello che è intorno: immagini, seduzioni, attrazioni. Solitario non è solo chi si rifugia nel deserto, ma anche chi, pratico del mondo, sa isolarsi nel cuore del tumulto.

Antonio Prete – “Interiorità” è parola che designa e non definisce, che indica e non recinge. Come la parola “amore”. O la parola “infinito”. Parole senza confini.

Antonio Prete – La compassione: una passione condivisa. Ma anche un patire in comune, un patire insieme. Una prossimità all’altro, alla sua ferita. La compassione muove anzitutto dal riconoscimento dell’altro in quanto corpo e linguaggio, pensiero e desiderio.

Maria Rita Prette – «La guerra che fingiamo non ci sia». Il capitalismo, meglio se bianco e ricco, può impunemente compiere atti di guerra: sono semplicemente crimini e se guardiamo fra le pieghe della nostra sonnolenta coscienza potremmo scoprire di esserci anche noi fra quei criminali.

Costanzo Preve – Recensione a: Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, «Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”», Petite Plaisance, Pistoia, 2013.

Costanzo Preve – Introduzione ai «Manoscritti economico-filosofici del 1844» di Karl Marx.

Costanzo Preve – Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia.

Costanzo Preve – Nel labirinto delle scuole filosofiche contemporanee. A partire dalla bussola di Luca Grecchi.

Costanzo Preve – Questioni di filosofia, di verità, di storia, di comunità. INTERVISTA A COSTANZO PREVE a cura di Saša Hrnjez.

Costanzo Preve – Capitalismo senza classi e società neofeudale. Ipotesi a partire da una interpretazione originale della teoria di Marx.

Costanzo Preve – Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante.

Costanzo Preve – Religione Politica Dualista Destra/Sinistra. Considerazioni preliminari sulla genesi storica passata, sulla funzionalità sistemica presente e sulle prospettive future di questa moderna Religione.

Costanzo Preve – Invito allo Straniamento 2° • Costanzo Preve marxiano ci invita ad un riorientamento, ad uno “scuotimento” associato a un mutamento radicale di prospettiva, alla trasformazione dello sguardo con cui ci si accosta al mondo.

Costanzo Preve – Marx lettore di Hegel e … Hegel lettore di Marx. Considerazioni sull’idealismo, il materialismo e la dialettica.

Costanzo Preve (1943-2013) – Prefazione di Costanzo Preve alla traduzione greca (luglio 2012) de “Il Bombardamento Etico”. Un libro che è ancora più attuale di quando fu scritto, sedici anni or sono.

Costanzo Preve (1943 – 2013) – «Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi». La ricerca della visibilità a tutti i costi è illusoria. L’impegno intellettuale e morale, conoscitivo e pratico, deve essere esercitato direttamente. Saremo giudicati solo dalle nostre opere.

Costanzo Preve (1943-2013) – Il Sessantotto è una costellazione di eventi eterogenei impropriamente unificati. Il mettere in comune questi eventi eterogenei è un falso storiografico.

Costanzo Preve (1943-2013) – «Il convitato di pietra». Il nichilismo è una pratica, è la condizione del quotidiano senza la mediazione della coscienza, senza la fatica del concettualizzare.

Costanzo Preve (1943-2013) – Teniamo la barra del timone diritta in una prospettiva di lunga durata. La “passione durevole” per il comunismo coincide certo con il percorso della nostra vita concreta fatalmente breve, ma essa è anche ideale, nel senso che va al di là della nostra stessa vita.

Costanzo Preve (1943-2013) – Telling the truth about capitalism and about communism. The dialectic of limitlessness and the dialectic of corruption. Dire la verità sul capitalismo e sul comunismo. Dialettica dell’ illimitatezza, dialettica della corruzione.

Costanzo Preve (1943-2013) – Su laicismo, verità, relativismo e nichilismo

Costanzo Preve (1943-2013) – Gesù tra i dottori. Esperienza religiosa e pensiero filosofico nella costituzione del legame sociale capitalistico.

Costanzo Preve (1943-2013) – Il Kant della fondazione individualistica della morale ed il rifiuto dell’etica comunitaria come eteronomia.

Costanzo Preve (1943-2013) – Cultura non significa solo “alta cultura”, ma significa paideia, cioè educazione globale, accrescimento (e autoaccrescimento) della coscienza umana che dura tutta la vita.

Per non dimenticare Costanzo Preve (1943-2013) – Il politicamente corretto è il dispositivo interdittivo del capitalismo. Non indossate l’abito del «Politically correct». Serve a necrotizzare il concetto e sostituirlo con la chiacchiera.

Costanzo Preve – Il Bombardamento Etico. Saggio sull’Interventismo Umanitario, sull’Embargo Terapeutico e sulla Menzogna Evidente. II Edizione.

Proclo Licio Diadoco (412-485) – La ricerca muove l’occhio dell’anima verso l’alto e lo esercita alla visione della verità.

Adriano Prosperi – Siamo la prima generazione umana che abbia fatto tutta insieme un’esperienza collettiva del paradigma di Hobbes. Scopriamo dentro di noi una paura nuova: la paura della libertà … e la spontanea rinunzia alla libertà – a tante, diverse forme di libertà. In primo luogo alla libertà dei rapporti umani.

Marcel Proust – La lettura ci insegna ad accrescere il valore della vita.

Marcel Proust – «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso».

Marcel Proust (1871-1922) – Il libro essenziale esiste già in ciascuno di noi.

Marcel Proust (1871-1922) – Leggere è comunicare.

Marcel Proust (1871-1922) – La lettura diventa perniciosa quando, al posto di risvegliarci alla vita dello spirito, tende a sostituirsi ad essa.

Marcel Proust (1871-1922) – La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci.

Marcel Proust (1871-1922) – La lettura è una forma di amicizia sgombra da tutto ciò che fa la bruttezza delle altre e riportata alla sua primitiva purezza.

Antonietta Provenza – La musica è la medicina delle muse e agisce come catarsi già nella Grecia antica influenzando i comportamenti individuali. È un «incantesimo cantato».

Pseudo-Longino – L’amore per il denaro è un malattia che rimpicciolisce l’animo. Genera insolenza, illegalità, spudoratezza.

Ptolémée « al-Gharib » – Épître à Gallus sur la vie, le testament et les écrits d’Aristote. Texte établi et traduit par : Marwan Rashed.

Elena Pulcini – La bellezza è tale solo se riflette la singolarità della persona e la sua prismatica complessità. Essa viene uccisa dalla mimesi e dalla serialità, e fiorisce invece laddove si sottrae al confronto narcisistico imponendosi con la regale dignità della bellezza senza specchio.

Francesco Bastiani/ Luigi Pulcini – Storia delle poco conosciute macchine fotografiche italiane.

Punti Critici N° 1 (Maggio 1999) – Scritti di Fabio Acerbi, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Giovanni Lombardi, Paolo Radiciotti, Lucio Russo, Maria Sepe, Giovanni Stelli.

Punti Critici N° 2 (Settembre/Dicembre 1999) – Scritti di Paolo Maddalena, Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Lucio Russo, Stefano Isola, Marco Mamone Capria, Angela Martini.

Punti Critici N° 3 (Maggio 2000) – Scritti di Vladimir I. Arnold, Laura Catastini, Franco Ghione, Sandro Graffi, Pietro Greco, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Emanuele Narducci, Lucio Russo.

Punti Critici N° 4 (Febbraio 2001) – Scritti di Fabio Acerbi, Piero Brunori, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Paolo Maddalena, Lucio Russo, Ledo Stefanini, Mauro Zennaro.

Punti Critici N° 5/6 (Dicembre 2001) – Scritti di A.G. Biuso, A. Martini, R.E. Proctor, L. Stefanini, G. Stelli, F. Vieri, L. Russo.

Punti Critici N° 7 (Novembre 2002) – Scritti di M. Badiale – S. Graffi – D.F. Labaree – A. Martini – P. Radiciotti – F. Senatore.

Punti Critici N° 8 (Ottobre 2003) – Scritti di F. Acerbi – A.G. Biuso – L. Catastini – F. Ghione – C. Gini – S. Graffi – G. Lolli – Piero della Francesca.

Punti Critici N° 9 (Marzo 2004) – Scritti di M. Badiale – A.G. Biuso – F. Ghione – A. Martini – G. Stelli – M. Tei – G. Salvemini.

Punti Critici N° 10-11 (Dicembre 2004) – Scritti di M. Badiale – P. Francini – R. Sartori – P. Sensi – G. Stelli – T. Tonietti

Henry Purcell (1659-1695) – Se la musica è cibo d’amore Canta fino a che io sarò colmo di gioia. I tuoi occhi, il tuo aspetto, la tua lingua proclamano Che tu sei musica in ogni parte.

Aleksandr Sergeevič Puškin (1799-1837) – Di tutti i godimenti della vita la musica cede solamente all’amore. Ma anche l’amore è una melodia.

Gabriella Putignano – Quel che resta di Raoul Vaneigem.

Gabriella Putignano – In Carlo Michelstaedter c’è una potente richiesta di parresìa, una autentica serietà teoretica ed esistenziale, l’esortazione ad una purissima coerenza etica.

Gabriella Putignano (a cura di) – Cantautorato & Filosofia. Un (In)Canto possibile. Contributi di: Stefano Daniele, Corrado De Benedittis, Gianluca Gatti, Federico Limongelli, Francesco Malizia, Raffaele Pellegrino, Giacomo Pisani, Gabriella Putignano.

Gabriella Putignano – «Flash di poesia, dipinti di versi». Poesie nomadi che attraversano i binari di distacchi e ferite aperte, che sembrano – per dirla con De André – «scordarsi le rotaie verso casa», che patiscono l’erosione del senso e l’asfissia del capitale, ma che nel contempo ci regalano la luce del mare, il bisogno dell’amicizia e della prossimità.