Paola Manuli – «Medicina, medico, malattia. L’antropologia medica nella tradizione antica». In memoriam.


Paola Manuli, Medicina, medico, malattia. L’antropologia medica nella tradizione antica.

ISBN 978-88-7588-306-5, 2023, pp. 104, formato 140×210 mm., Euro 13 – Collana “il giogo” [176].

In copertina: Mosaico raffigurante Ippocrate (a sinistra)
ed Asclepio (al centro, nell’atto di discendere dalla nave). II-III sec. d.C., Cos, Museo Archeologico.





M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Enrico Crivellato – Gli studi di medicina antica di Mario Vegetti


Riga-rossa

Alcune pubblicazioni di Enrico Crivellato

Mast Cells and Tumours, Springer 2011


Sul moto del cuore e del sangue, Carocci 2022

Il volume analizza il lento procedere verso la conoscenza dei meccanismi relativi al moto sanguigno e a quello cardiaco, come si è andato evolvendo dall’antichità greca fino a William Harvey. Si tratta di un modello epistemologico universale, nel quale l’acquisizione di nuovi elementi avviene – in un complesso intreccio di verità ed errore, evidenza e pregiudizio – elaborando ipotesi, dottrine e teorie che hanno costituito paradigmi della conoscenza e la cui rilevanza storico-scientifica non deve essere misurata in base alla loro vicinanza o adesione alle teorie attuali. La prima parte del testo è dedicata alla “fase creativa della scienza greca”, dove concezioni e sistemi dottrinali vengono formulati in gran numero e sviluppati secondo differenti direttrici. Viene poi presa in considerazione la “sistemazione galenica”, grazie alla quale si assiste a una sintesi del pensiero precedente e all’elaborazione di una teoria generale destinata a durare secoli. La terza parte si sofferma sui tentativi proposti per mettere a punto taluni aspetti manchevoli della dottrina galenica senza peraltro intaccarne la verità profonda. Argomento della quarta parte è la “crisi del sistema”; sulla base del crescente contributo della scienza sperimentale, la visione galenica appare infatti sempre più inadeguata a interpretare la realtà oggettiva. Da ultimo, il libro analizza le modalità con cui Harvey si è accostato ai problemi lasciati insoluti dal galenismo e le soluzioni che il medico inglese ha apportato ai vari temi della fisiologia cardiocircolatoria.


Di avventura e di destino, Manni editore, 2023,

Racconti brevi come piccole tessere di un mosaico narrano il disagio di vivere.
Dicono squarci di esistenze, la monotonia delle giornate che scorrono, momenti di solitudine anche tra la folla. Interessano donne, sorelle, madri, compagne, mogli da guardare, ammirare e da amare. Interessano bambini, adulti, genitori nel presente e nel passato e tutto, tra reale e surreale, offre pillole di riflessione.
Sperduti nel cosmo siamo soli è un filo che cuce il susseguirsi dei racconti per un’analisi impietosa della condizione umana, con la coscienza di essere provvisori, l’incertezza del vivere, l’insofferenza, il disagio, il sentirsi sospesi come “in un passaggio incerto lungo una fune sospesa tra due enigmi”.


Disvelare l’inosservabile. La scienza greca di fronte all’invisibile, Petite Plaisance, 2023.

Si tratta di un testo di storia della scienza/filosofia antica che cerca di cogliere le origini, le ragioni e i modi di essere di quel rapporto profondo e costante che il pensiero speculativo della Grecia ha intrattenuto fin dai suoi albori con l’idea dell’invisibile, nell’ambito di quella ricerca condotta da filosofi della natura e da medici sulla struttura della realtà naturale, malgrado l’assenza totale di adeguata strumentazione tecnologica atta a varcare il muro dell’impercettibile. I risultati singolari, sorprendenti, sempre affascinanti, talora formidabili che ne sono scaturiti hanno concorso a edificare quel fertile costrutto fatto di riflessione e stimolo da cui è sorta la Rivoluzione Scientifica dei secoli XVI e XVII, andando a riverberarsi sul pensiero e sulle teorie dei suoi massimi esponenti. Il libro tocca dunque un tema inedito e negletto, relativo ad un preciso capitolo di storia dell’antica cultura greca, sviluppandolo in modo coerente secondo continui rapporti tra antichità e modernità. Dopo il passaggio introduttivo il volume si suddivide in tre capitoli dedicati all’invisibile del cosmo, della materia e del mondo biologico.


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Fernanda Mazzoli – Non di solo Covid sono morti i degenti delle RSA, ma del virus più temibile, della solitudine e della sottrazione di personalità.

Egon Schiele, “La morte e la fanciulla”, dipinto nel 1915.

E. Munch, Das kranke Kind, 1907.


Familiari dei “condannati a morte nelle Rsa italiane”

e contributi di

Laura Campanello, Alessandra Filannino Indelicato, Fabio Galimberti,
Franca Maino, Lorena Mariani, Linda M. Napolitano Valditara,
Gianni
Tognoni, Silvia Vegetti Finzi

La tragedia di essere fragili

Filosofia biografica per una nuova cultura della vecchiaia

a cura di Alessandra Filannino Indelicato

ISBN 978-88-7588-367-6, 2022, pp. 208, Euro 15.

In copertina: Alfredo Pirri, Facce di gomma, latice in gomma, cotone, tempera, 1992.

indicepresentazioneautoresintesi





Mamma,

ho sognato che non avevi perso la memoria e ti ricordavi chi ero.

Oggi lo sai cosa è successo e speravo di sentirti ma ti sogno solo.

In questi giorni sognavo te nell’ospedale nella RSA che non stavi bene e mi svegliavo male la mattina. Non volevo scriverti perché mi viene da piangere. Oggi ho ritirato la notifica dal tribunale, c’è scritto che l’Rsa non ti ha ucciso e io sto male e sono sola. […]

Una pubblicazione che prende una netta posizione rispetto alle ingiustizie subite dai familiari di molti ricoverati durante la pandemia, condannati a morte in alcune, moltissime, Rsa italiane. Incapacità di affrontare una crisi che ci ha coinvolti tutti, per ragioni storico-culturali molto complesse, ragioni a cui si tenta di dare voce in chiave filosofico-biografica, per spiegare (senza esaurire o ridurre) la più grande tragedia della nostra società contemporanea: quella di essere fragili, e anche quella di essere vecchi. Dando voce a chi ha subito ingiustizia e si trova ancora costretto all’anonimato, ancora costretto in una posizione di estrema impotenza, questa pub­blicazione è anche una raccolta di lettere-testimonianze dei familiari e vuole essere un monito. Un monito di speranza e di luminosa instancabile indomabile presenza e anelito alla lotta per la verità di chi la sua verità non può ancora dirla, nel compito della memoria di chi è morto nel silenzio generale. Un monito verso la non indifferenza individuale e collettiva che scuota le coscienze affinché si costruisca un sistema migliore di quello di cui tutti siamo stati inermi e terribili testimoni


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Le lettere

Sono quasi due anni che te ne sei andata

La prima cosa che vorrei sapere

Eri tu quella farfalla arancione

“Mammina” – come ti chiamavo …

Ho sognato che non avevi perso la memoria

Sono due anni che siamo lontane

Come stai? Non è facile scriverti una lettera

Ti ricordi mamma?

Anche febbraio sta volgendo al termine

Proprio l’altro giorno, per Natale

Sei sempre stato un uomo forte

Così sei stata accolta

Scrivo a ruota libera

Quanto mi sei mancato

Quando finalmente

Tra te e me si è imposta la malattia

Una eccezione. L. se n’è andata



Gli autori dei contributi

Gianni Tognoni, vecchio (1941) ricercatore, con un retroterra di teologia e filosofia, e laurea in medicina, pensionato sempre attivo, dopo più di 40 anni di attività nell’Istituto Mario Negri (di Milano, e per 12 anni nella sede ora chiusa in Abruzzo), con contributi anche internazionalmente riconosciuti come innovativi nel campo della metodologia e dell’etica della sperimentazione clinica e della epidemiologia comunitaria. Ha pubblicato fin troppo , in campo strettamente scientifico e non, in inglese, spagnolo, italiano, con tracce facilmente ritrovabili anche recentemente su siti come Volere la Luna ed Altreconomia.
Dal 1979, nella sua vita parallela e assolutamente di riferimento, è Segretario Generale del Tribunale Permanente dei Popoli.

Fabio Galimberti, laureato in Scienze Pedagogiche, è analista filosofo. Prima falegname, da vent’anni lavora come operatore di base in una Rsa. Si interessa di lingua locale, cultura tradizionale e botanica popolare della Brianza e della Lombardia alpina, con la pubblicazione di articoli, saggi e organizzando corsi, cammini e visite guidate.

Silvia Vegetti Finzi è psicoterapeuta per i problemi dell’infanzia, della famiglia e della scuola. Ha condiviso per molti anni il lavoro intellettuale e l’impegno sociale con il marito Mario Vegetti, storico della filosofia antica. Dal 1968 al 1971 ha partecipato alla vasta ricerca sulle cause del disadattamento scolastico, promossa dall’Istituto IARD (F. Brambilla) e dalla Fondazione Bernard Van Leer di Milano. I suoi maggiori contributi hanno riguardato la storia della psicoanalisi, nonché lo studio delle problematiche pedagogiche da un punto di vista interdisciplinare, facendo rife­rimento soprattutto alla psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza ed alla psicoanalisi. I suoi testi sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, greco e albanese. Dal 1975 al 2005 è stata docente di Psicologia Dinamica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Pavia. Nel 1990 è stata tra le fondatrici della Consulta di bioetica. Ha fatto parte del Comitato Nazio­nale di Bioetica, dell’Osservatorio Permanente sull’Infanzia e l’adolescenza di Firenze, della Consulta Nazionale per la Sanità. È membro onorario della Casa delle donne di Milano e vice-presidente della Casa della Cultura di Milano. Nel 1998 ha ricevuto, per le sue opere sulla psicoanalisi, il premio nazionale “Cesare Musatti” e per quelle di bioetica il premio nazionale “Giuseppina Teodori”.

Linda M. Napolitano Valditara è professoressa ordinaria di Storia della filosofia antica (in pensione dal 2021). Ha insegnato negli Atenei di Padova, Trieste e Verona. Studia soprattutto Platone, la letteratura greca, i modi del formarsi del sapere-comunicare nel mondo antico e la loro ripresa odierna (filosofia della cura, dialogo socratico). A Verona, quale responsabile, tuttora, del Centro Dipartimentale di Ricerca “Asklepios. Filosofia della salute”, studia le forme di teoria e pratica della cura (Medicina Narrativa e Terapia della Dignità), interagendo con strutture e figure sanitarie del territorio. Studi: Il sé, l’altro, l’intero. Rileggendo i Dialoghi di Platone, 2010; Pietra filosofale della salute. Filosofia antica e formazione in medicina, 2012; Prospettive del gioire e del soffrire nell’etica di Platone, 20132; Virtù, felicità e piacere nell’etica dei Greci, 2014; Il dialogo socratico. Fra tradizione storica e pratica filosofica per la cura di sé, 2018; Filosofi sempre. Immagini dalla filosofia antica, 2021; con C. Chiurco: Senza corona. A più voci sulla pandemia (2020). Ha curato il volume collettaneo Curare le emozioni, curare con le emozioni (2020).

Lorena Mariani, Direttrice dell’Area Infermieristico – Assistenziale della Rsa Convento di S. Francesco della Confraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano. Esperta della cura della persona in età senile e appassionata di socio sanitario, crede nella potenzialità dei sistemi di cura integrati e nei risultati che tali atteggiamenti virtuosi producono. Si occupa di formazione, collaborando con le principali agenzie formative del territorio della Provincia di Lucca e della Toscana, svolgendo docenze nell’area sanitaria, tecnico assistenziale e sociale, come esperto di settore. Sovrintende a tutte le questioni socio sanitarie e di prevenzione che riguardano i servizi sanitari e sociali svolti dalla Confraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano ed è il punto di riferimento della stessa Misericordia per tutte le problematiche igienico sanitarie e di sicurezza riguardanti la pandemia Covid-19. Ha pubblicato il libro Il manuale: buone pratiche in Rsa, ed. Spazio Spadoni, 2021.

Laura Campanello, laureata in filosofia e specializzata in pratiche filosofiche e consulenza pedagogica. Collabora con la Scuola superiore di pratiche filosofiche di Milano “Philo” ed è consulente etica nelle cure palliative e nell’ambito della malattia e del lutto. Nel corso della sua carriera ha studiato e approfondito il tema della felicità attraverso la pratica filosofica e la psicologia analitica e scrive di questi temi per il “Corriere della Sera”. È inoltre Presidente dell’Associazione di Analisi Biografica a Orientamento Filosofico (Sabof). Tra le varie pubblicazioni, si ricorda: Ricominciare. 10 tappe per una nuova vita, Mondadori, 2020; Leggerezza. Esercizi filosofici per togliere peso e vivere in pace, Bur Rizzoli, 2021; Sono vivo, ed è solo l’inizio. Riflessioni filosofiche sulla vita e sulla morte, Mursia, 2013.

Franca Maino dirige il Laboratorio Percorsi di secondo welfare ed è Professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, dove insegna “Politiche Sociali e del Lavoro”, “Politiche Sanitarie e Socio-sanitarie”, “Welfare State and Social Innovation”.

Alessandra Filannino Indelicato è una ricercatrice in generale, nella vita, attualmente impiegata presso l’Università di Milano-Bicocca. Esperta di Pratiche Filosofiche e Gestalt counselor, lavora per vocazione nel campo dell’ermeneutica delle tragedie greche e della filosofia del tragico, offrendo corsi, seminari e consulenze individuali e di gruppo. Nel 2022 ha contribuito con “Pace gattesca” alla raccolta Verrà la pace e avrà i tuoi occhi. Piccolo Vademecum per la pace, Anima Mundi Edizioni. Per l’Editrice Petite Plaisance è anche Direttrice della collana “Coralli di vita”. Nel 2019, per Mimesis, ha pubblicato Per una filosofia del tragico. Tragedie greche, vita filosofica e altre vocazioni al dionisiaco, e nel 2022, per Petite Plaisance, Apologia per Scamandrio o dell’abbandono. Contributi di Iliade VI a una filosofia del tragico.



M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Galeno – Esaminiamo prima come si possa conservare la salute e successivamente quale sia il modo migliore per curare le malattie. «La salute. De sanitate tuenda, Libro I», a cura di Sabrina Grimaudo.


Sabrina Grimaudo

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Mario Vegetti è con Ippocrate: «Descrivere il passato, comprendere il presente, prevedere il futuro: questo è il compito». «L’arte [medica] ha tre momenti: la malattia e il malato e il medico. Il medico è ministro dell’arte: si opponga al male il malato insieme con il medico».



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Jean Starobinski (1920-2019) – Le malattie umane non sono mere specie naturali. Il medico osserva la malattia come un fenomeno biologico, ma, isolandolo, nominandolo, classificandolo, ne fa un’astrazione. Sia dalla prospettiva del malato che da quella del medico, la malattia è un fatto di cultura e muta al mutare delle condizioni culturali.

Jean Starobinski 02

 

«Non è possibile ripercorrere la storia del trattamento della malinconia senza interrogarsi sulla storia della malattia stessa. Infatti, da un’epoca all’altra, non soltanto si modificano le terapie, ma non sono neppure identici gli stati designati col nome di malinconia o di depressione. Lo storico si trova in presenza di una doppia variabile. Per quanto si sia vigili, certe confusioni sono inevitabili. E quasi impossibile riconoscere nel passato le categorie nosologiche che ci sono oggigiorno familiari. Le storie di malati che troviamo nei libri antichi ci inducono nella tentazione di una diagnostica retrospettiva. Ma manca sempre qualcosa: innanzitutto la presenza del malato. La nostra terminologia psichiatrica, tanto spesso esitante di fronte al malato in carne e ossa, non può certo vantare una maggior certezza quando si trova di fronte semplicemente un racconto o un aneddoto. Le storielle psichiatriche, di cui si accontenta la maggior parte dei medici fino al XIX secolo, se sono divertenti, sono certamente anche insufficienti.

Esquirol si compiaceva di ripetere che la follia è la “malattia della civiltà”. Le malattie umane, in effetti, non sono mere specie naturali. Il paziente subisce il suo male, ma lo costruisce anche, o lo riceve dall’ambiente; il medico osserva la malattia come un fenomeno biologico, ma, isolandolo, nominandolo, classificandolo, ne fa un’astrazione e, così facendo, esprime un momento particolare di quell’avventura collettiva che è la scienza. Sia dalla prospettiva del malato che da quella del medico, la malattia è un fatto di cultura e muta al mutare delle condizioni culturali.

La persistenza della parola malinconia, conservatasi nel linguaggio medico sin dal V secolo a.C., non attesta altro, e lo si comprende facilmente, che il gusto della continuità verbale: si ricorre ai medesimi vocaboli per alludere a fenomeni diversi. Una simile fedeltà lessicografica non è inerzia: pur trasformandosi, la medicina intende affermare l’unità del suo modo di procedere attraverso i secoli. Ma non dobbiamo lasciarci ingannare dalla somiglianza delle parole: sotto la continuità della malinconia, i fatti designati variano sensibilmente. Non appena gli antichi constatavano una paura o una tristezza persistenti, la diagnosi pareva sicura: in tal modo confondevano, agli occhi della scienza moderna, depressioni endogene, depressioni reattive, schizofrenie, nevrosi d’ansia, paranoie, ecc. Da questo conglomerato primitivo, a poco a poco sono emerse talune entità cliniche più distinte e si sono succedute le ipotesi esplicative più contraddittorie. E dunque i farmaci proposti per la cura della malinconia nel corso dei secoli non hanno a che vedere con la medesima malattia né con le stesse cause. Alcuni di essi si propongono di correggere una discrasia umorale, altri mirano a modificare un particolare stato di tensione o di debilitazione nervosa, altri ancora sono messi in campo per distrarre il malato da un’idea fissa. E chiaro che i diversi tipi di cura in cui ci imbatteremo si riferiscono a condizioni cliniche e a sintomi che oggi giudicheremmo molto lontani tra di loro.

Quasi tutta la patologia mentale ha potuto essere messa in rapporto, fino al Settecento, con l’ipotetico atrabile: una diagnosi di malinconia implicava un’ assoluta certezza quanto all’origine del male; responsabile era questo umore corrotto. Se le manifestazioni della malattia erano molteplici, la causa era piuttosto semplice. Abbiamo fatto giustizia di tale ingenua sicurezza, fondata sull’immaginario. Non abbiamo più l’arroganza di trinciare giudizi categorici sulla natura e il meccanismo del rapporto psicofisico. La psichiatria del XIX secolo, non potendo assegnare a tutte le depressioni un sostrato anatomo-patologico, come era riuscita a fare per la paralisi generale, si è sforzata di isolare una serie di varietà morbose di tipo sintomatico o “fenomenologico”. Facendosi più precisa, la nozione moderna di depressione copre un territorio molto meno ampio della malinconia degli antichi. Alla facile e non verificata eziologia che ha caratterizzato lo spirito prescientifico, si è sostituita la descrizione rigorosa e si è coraggiosamente confessato che le vere cause restano ignote. Una cura pseudospecifica e pseudocausale ha ceduto il passo a qualcosa di più modesto, che sa di essere meramente sintomatico. Una simile modestia, quanto meno, lascia via libera alla ricerca e all’invenzione.

Jean Starobinski, L’inchiostro della malinconia, Einaudi, Torino 2014, pp. 5-6.


Jean Starobinski (1920-2019) – Quando la speranza vira al nero, quando più niente ci porta al futuro, la realtà presente si disloca, i suoi elementi non posseggono più il potere di tenere insieme. Ma l’inchiostro della malinconia ha la possibilità del bagliore, dello splendore fulgido per sempre.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Il medico si è preoccupato non per la sua reputazione di medico ma per me, è accorso nei momenti critici, nessun servizio gli è stato di peso o lo ha infastidito

Seneca - Sui benefici

Il medico si è dato pensiero più di quanto sia necessario a un medico: si è preoccupato non per la sua reputazione di medico ma per me; non gli è bastato di indicarmi i rimedi ma me li ha anche applicati; è stato tra quelli che si sono mostrati solleciti con me, è accorso nei momenti critici; nessun servizio gli è stato di peso o lo ha infastidito; non senza timore ha sentito i miei lamenti […]: verso costui io sono in debito non come con un medico, ma come con un amico.

Lucio Anneo Seneca, De benejiciis: Moral Essays, voI. 3, a cura di J.W. Basore, Heinemann, London-NewYork 1935.


Seneca – De brevitate vitae. Non è breve la vita, ma tale la rendiamo
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Da quando il denaro ha iniziato a venire in onore, il reale valore delle cose è caduto in discredito. Gli uomini consacrano il denaro come espressione massima delle cose umane.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Quale è la natura specifica dell’uomo? La ragione, che quando è retta e perfetta dà all’uomo la pienezza della felicità. Una tale ragione perfetta prende il nome di virtù, e altro non è che la coerenza morale.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – La filosofia non è un’arte di cui si possa fare ostentazione: essa non consiste nelle parole, ma nelle azioni. La filosofia forma e foggia l’animo, regola la vita, governa le azioni, insegna ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare, sta al timone e dirige il corso delle navi.
A. Seneca (4 a.C. – 65) – La filosofia si divide in sapere e disposizione d’animo. chi ha imparato e compreso che cosa si deve fare e che cosa si deve evitare non è ancora saggio, se il suo animo non si è trasformato in base a quanto ha appreso
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Insistere su certi scrittori e nutrirsi di loro, per ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi è dappertutto, non è da nessuna parte. Quando uno passa la vita a vagabondare, avrà molte relazioni ospitali, ma nessun amico.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Le letture sono necessarie anzitutto perché io non sia pago di me stesso. Poi perché, quando avrò conosciuto ciò che altri hanno trovato, allora possa riflettere su ciò che essi hanno scoperto e rifletta su ciò che ancora devo imparare.

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