Giovanni Stelli – Il problema del relativismo filosofico riveste una grande importanza teoretica ed etica. Una filosofia che non voglia ridursi a dossografia o a un mero esercizio formalistico deve cercare di misurarsi con esso.

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Il labirinto e l’orizzonte

Risvolto di copertina

Abbandonata la grande illusione di tutti i sistemi filosofici della modernità, l’idea che possa esistere una fondazione ultima, e rifiutata quindi ogni pretesa autoritaria di «reductio ad unum», ai filosofi postmoderni il sapere appare come una disseminazione di giochi linguistici, un labirinto da cui è impossibile uscire e in cui dobbiamo abituarci a vivere senza rimpianti né nostalgie, «poiché il lavoro del lutto è compiuto» (Lyotard).
Ma proprio l’approfondimento conseguente delle argomentazioni antifondative operato dai postmoderni produce una interessante metamorfosi del relativismo: nell’etnocentrismo di Rorty esso relativizza se stesso, capovolgendosi in un paradossale «assolutismo» non universalistico; nel razionalismo pancritico di W.W. Bartley III addirittura si autosopprime attraverso l’estrema radicalizzazione della critica. Il labirinto degli infiniti giochi linguistici assunti come inconfrontabili in linea di principio si rivela così necessariamente interno a una ragione che ne costituisce l’orizzonte inaggirabile, poiché è solo questo orizzonte che ci consente di capire che ci troviamo nel labirinto e che cosa propriamente sia un labirinto.

***

INDICE

Prefazione

  1. Autocomprensione e comprensione del «postmoderno»

1.1. La riunificazione delle due tendenze (Wittgenstein e Heidegger)
della filosofia contemporanea

1.2. La categoria di «postmoderno»

1.2.1. Il rifiuto delle metanarrazioni

1.2.2. La fine della filosofia della storia

1.2.3. L’immagine postmodema del sapere come disseminazione di giochi linguistici

1.2.4. La rinuncia alla legittimazione del sapere e la positività del disincanto

1.3. Osservazioni sull’autocomprensione del postmoderno

  1. L’etnocentrismo antirelativistico di Richard Rorty

2.1. Il «pragmatismo» come compimento della secolarizzazione
e autocomprensione del postmoderno

2.2. La formulazione antirelativistica del relativismo

2.3. Etnocentrismo come antirelativismo

2.4. Verità e confronto

2.5. Riflessività e «frivolezza»

  1. W.W. Barrley III e il razionalismo pancritico

3.1. Limiti della conoscenza e limitazione logica della razionalità.
Fenomenologia del relativismo contemporaneo

3.2. Protestantesimo e razionalismo: il fondamento irrazionale del razionalismo

3.3. Il «dilemma dell’impegno ultimo» ovvero l’argomento del «tu quoque»

3.4. Il fallimento del panrazionalismo moderno e del razionalismo critico contemporaneo

3.4.1. Il panrazionalismo o razionalismo radicale

3.4.2. Il razionalismo critico

3.5. Il razionalismo pancritico e la sconfitta dell’irrazionalismo

3.6. L’intrascendibilità della ragione è una questione di fatto o di diritto?

3.7. I presupposti inaggirabili della critica: dal razionalismo pancritico
ai problemi della pragmatica trascendentale

***

PREFAZIONE

I problemi e le argomentazioni presentati nel testo che segue sono stati sviluppati nel corso di un seminario che ho tenuto a Napoli, agli inizi di aprile del 1997, nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, sul tema Il relativismo contemporaneo e il problema del fondamento ultimo.

Questo tema, nella sua formulazione generale, sintetizza la direzione fondamentale della ricerca filosofica che mi occupa da qualche anno, a partire dal seminario svolto nel gennaio 1993, sempre nella sede dell’Istituto, sul Fichte del 1794 (II programma dell’idealismo tedesco nello scritto fichtiano «Sul concetto della dottrina della scienza», successivamente rielaborato nel volume La ricerca del fondamento, Milano, 1995), in cui le argomentazioni antifondative del razionalismo critico contemporaneo venivano discusse alla luce del metodo fichtiano della fondazione. La riflessione su Fichte e, più in generale, sulle strutture argomentative dell’Idealismo tedesco, sopratrutto nella profonda e originale riformulazione che ne ha fornito Vittorio Hösle (in particolare in Hegels System, Hamburg, 1988), mi ha portato a ritenere, contro l’opinione filosofica prevalente, che un discorso di fondazione ultima di tipo riflessivo sia teoreticamente non solo attuale ma addirittura necessario, per evitare le conseguenze negative, in particolare sul piano eticopolitico, del relativismo contemporaneo, che si presenta oggi come il principio dominante dell’opinione pubblica e, insieme, come il principio, apparentemente indiscutibile, della filosofia.

Il problema del relativismo filosofico non è affatto, come pure a volte viene perentoriamente asserito senza peraltro curarsi di fornirne una dimostrazione, un falso problema o una questione vuota, bensì riveste una grande importanza teoretica ed etica: il relativismo filosofico si ripresenta periodicamente, in formulazioni diverse e sempre più raffinate, nel corso della storia del pensiero, e una filosofia che non voglia ridursi a dossografia o a un mero esercizio formalistico deve cercare di misurarsi con esso usando lo strumento della critica immanente, che cerca di comprendere dall’interno le ragioni delle posizioni che intende criticare, nella convinzione che non esistono «errori» assoluti, ma solo modi parziali, più o meno unilaterali, di cogliere la «verità».

Un aspetto non secondario di questo compito critico consiste nella individuazione dei luoghi d’origine, per così dire, delle strutture argomentative del relativismo contemporaneo.

Ho cercato di affrontare questo problema, di tipo storico e teoretico insieme, nel seminario tenuto, ancora nella sede dell’Istituto, nell’aprile del 1995, sul tema Il fondamento perduto: alle origini dell’etica moderna, in cui ho analizzato le posizioni, assunte come esemplari, di Hume e di Sade in relazione alla questione della fondazione dell’etica nel pensiero moderno, caratterizzato dalla dissoluzione della teleologia aristotelico-tomistica e dalla scissione del nesso tra essere e valore.

Il testo che segue costituisce invece un ritorno alla discussione teoretica di alcune posizioni caratteristiche della filosofia contemporanea, analizzate a partire dalla categoria di «postmoderno» e alla luce della pragmatica trascendentale di Apel e Kuhlmann. Cerco di spiegare nel primo capitolo perché ritengo la categoria di «postmoderno», nonostante l’abuso che se ne è fatto in un recente passato, fondamentale per descrivere le tendenze più significative e originali della filosofia attuale, il che, come è ovvio, non comporta l’adesione alle posizioni dei postmoderni e nemmeno la condivisione totale dell’autocomprensione del postmoderno. Sostengo la tesi che l’atteggiamento caratteristico dei filosofi postmoderni, i quali, come è stato detto, sottopongono a disincanto l’idea stessa di disincanto, conduce in qualche misura all’autosoppressione del relativismo mediante la formulazione di argomenti di tipo riflessivo quasi-trascendentali. Il labirinto degli infiniti giochi linguistici assunti dai postmoderni come inconfrontabili in linea di principio si rivela interno ad una ragione intesa come orizzonte inaggirabile: è solo questo orizzonte che ci consente di capire che ci troviamo nel labirinto e che cosa sia propriamente un labirinto. Tale tesi viene messa alla prova discutendo, nel secondo capitolo, l’etnocentrismo antirelativistico di Rorty e infine, nel terzo, il razionalismo pancritico di W.W. Barrley III, la posizione che più si avvicina a una impostazione di tipo trascendentale, e che anzi mi sembra richiedere una tale impostazione per non incorrere in inconseguenze e aporie.

Con Vittorio Hösle ho un debito di riconoscenza filosofica che si accresce con gli anni; devo ringraziarlo, inoltre, per aver avuto la pazienza di leggere il dattiloscritto di questo lavoro e per i suoi consigli. Naturalmente egli non porta alcuna responsabilità per le affermazioni contenute nel testo. Sono profondamente grato all’avv. Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che mi ha generosamente incoraggiato nel lavoro di ricerca e che ha reso possibile la realizzazione del seminario e la pubblicazione di questo libro, e all’amico, prof. Antonio Gargano, segretario generale dell’Istituto, per il suo sincero interessamento e la Sua costante disponibilità.

Giovanni Stelli, Il labirinto e l’orizzonte. Strutture filosofiche del postmoderno, Guerini e Associati, 1998.

***

 

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Giovanni Stelli ha insegnato filosofia e storia nei licei e pedagogia generale e didattica della filosofia all’Università. Svolge da anni attività di ricerca con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, occupandosi soprattutto di idealismo tedesco e di filosofia contemporanea. Tra i suoi libri: La ricerca del fondamento. Il programma dell’idealismo nello scritto fichtiano “Sul concetto della dottrina della scienza” (Milano, 1995), Il labirinto e l’orizzonte. Strutture filosofiche del postmoderno (Milano, 1998), Percorsi della filosofia del Novecento [cura] (Perugia, 2001), Il filo di Arianna. Relativismi postmoderni e verità della ragione (Napoli 2007). Ha curato l’antologia  Aristotele. La scienza della prassi  (Roma, 2009) e la traduzione dei due volumi di Vittorio Hösle, Il sistema di Hegel (Napoli 2012). Per le edizioni “petite plaisance”, oltre ad alcuni saggi su “Koiné”, ha pubblicato con Luca Grecchi, La musa metafisica. Lettere su filosofia e università (Pistoia 2013).


Giovanni Stelli – Senso e valore della filosofia. Tre domande, alcune risposte
Giovanni Stelli – Tre lezioni sulla politica di Aristotele: Etica-politica come scienza unitaria – L’originaria costituzione intersoggettiva dell’uomo: amicizia e giustizia – La comunità politica e la teoria delle costituzioni

Processione panatenaica, blocco VI, rilievo del fregio est del Partenone (Museo dell'Acropoli di Atene) - Fidia (bottega) - 442-438 a.C.

Coperta Tre lezioni sulla politica di Aristotele

Govanni Stelli
Tre lezioni sulla politicadi Aristotele

ISBN 978-88-7588-169-6, 2016, Editrice Petite Plaisance,
pp. 112, Euro 13, Collana “il giogo” [66].

Lezione I
Etica-politica come scienza unitaria: problemi di fondazione

Lezione II
L’originaria costituzione intersoggettiva dell’uomo:
amicizia e giustizia 

Lezione III
La comunità politica e la teoria delle costituzioni

indicepresentazioneautoresintesi


Per Aristotele la politica è la scienza unitaria della prassi, delle relazioni interumane, e comprende quindi tanto l’etica quanto la politica in senso specifico. In queste lezioni l’autore si propone di mostrare l’attualità teoretica del pensiero aristotelico, un’attualità che si evidenzia alla luce di un continuo confronto critico delle categorie del pensiero dello Stagirita con quelle del pensiero moderno, spesso ed erroneamente considerate “superiori”. Sul fondamento della sua impostazione teleologica, ben più consistente di quanto comunemente non si ritenga, Aristotele intende l’etica-politica come scienza descrittiva e insieme valutativa, evitando così l’antinomia tra fatti e valori tipica della modernità, e comprende l’uomo come un ente nella sua essenza sociale, sfuggendo all’altra antinomia, anch’essa tipicamente moderna, tra individualismo e organicismo. In questa visione l’uomo è in grado di attuare compiutamente la sua essenza e sviluppare le virtù individuali solo in una comunità bene ordinata, in cui insieme agli altri può e deve cercare di realizzare la vita buona.


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Punti Critici N° 4 (Febbraio 2001) – Scritti di Fabio Acerbi, Piero Brunori, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Paolo Maddalena, Lucio Russo, Ledo Stefanini, Mauro Zennaro.

Punti Critici n. 4

Coperta 04

Comitato di direzione: Franco Ghione, Sandro Graffi, Paolo Maddalena, Angela Martini, Lucio Russo, Giovanni Stelli.
Comitato scientifico: Alberto Giovanni Biuso (Liceo Beccaria di Milano), Laura Catastini (Istituto Statale d’Arte, Pisa), Antonio Gargano (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), Franco Ghione (Università di Roma Tor Vergata), Sandro Graffi (Università di Bologna), Antonio La Penna (Università di Firenze), Paolo Maddalena (Corte dei Conti per il Lazio e Università di Viterbo), Emanuele Narducci (Università di Firenze), Lucio Russo (Università di Roma Tor Vergata), Paolo Serafini (Università di Udine), Augusto Schianchi (Università di Parma), Giovanni Stelli (IRRSAE dell’Umbria, Perugia).

Segretaria di redazione: Carla Russo.

 

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Piero Brunori,
Il “nuovo che avanza” nei principi generali del diritto amministrativo

Piero Brunori (Firenze, 1939), avvocato in Firenze, ha pubblicato vari studi giuridici, in particolare in materia di diritto amministrativo (diritto regionale e degli enti locali, urbanistica, ambiente).


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Paolo Maddalena,
L’alienazione dei beni demaniali. È in vendita l’ambiente?

Paolo Maddalena (Napoli, 1936) dopo essersi dedicato agli studi di diritto romano, è entrato a far parte della Corte dei Conti, affiancando all’esercizio della magistratura la ricerca nei settori del diritto amministrtivo e del diritto ambientale, divenendo procuratore regionale presso la Corte dei Conti per il Lazio e professore di Diritto ambientale comunitario all’Università di Viterbo. Tra i volumi da lui pubblicati: Danno pubblico e tutela dell’ambiente  (1985) e Danno pubblico ambientale (l990).


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Giovanni Lombardi,
Un’osservazione in margine al messaggio di fine anno
del Presidente della Repubblica

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 Angela Martini,
Crediti, moduli e competenze

Angela Martini (Lecco, 1947), laureata a Padova in Filosofia e successivamente in Psicologia sperimentale, si occupa di analisi delle politiche dell’istruzione e della formazione. È autrice di saggi e articoli comparsi su riviste nazionali e internazionali. Ha curato il volume Autovalutazione e valutazione degli istituti scolastici (Napoli, Tecnodid, 2002). Svolge attività di ricerca presso l’ IRRE del Veneto


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Mauro Zennaro,
Grafica, pubblicità e scuola

Mauro Zennaro (Roma. 1953), grafico e calligrafo, insegna Progettazione grafica negli Istituti professionali. ed ha tenuuto seminari presso le UTtiversilà di Roma, Cassino e Siena. Ha pubblicato Alphabeto romano (Roma, Edizioni deU’Elefante, 1988) e Calligrafia. Fondamenti e procedure (Viterbo. Nuovi Equilibri, 1997). La sua attività professionale e di ricerca verte principalmente sullo studio e la pragettazione del testo e dei caratteri.


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Ledo Stefanini,
La didattica di una scienza sperimentale: la fisica

Ledo Stefanini (Mantova, 1939), ha insegnato per più di venti anni nel Liceo Scientifico di Mantova ed è stato poi incaricato del corso di Fisica prsso il Diploma Unversitario in Ingegneria dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università di Mantova. Laureato in Fisica e in Astronomia all’Università di Bologna, ha dato contributi di dìdattica in varie riviste, nazionali e internazionali. Ha collaborato in molte occcasioni a corsi di formazione e di asgiornamento per gli insegnanti.


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Fabio Acerbi,
Riflessi condizionali

Fabio Acerbi (Livorno 1965), è dottore di ricerca in Fisica matematica. Ha insegnato per alcuni anni matematica e fisica in licei friulani. Attualmente studia e lavora a Roma, dove svolge attività di ricerca in Storia della scienza antica e della prima età moderna.


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Lucio Russo,
Un esempio di trasmissione parziale delle conoscenze: la sfericità della terra

Lucio Russo (Venezia. 1944), è titolare di Calcolo delle probabilità. presso la Facoltà di Scienze dell’Università Tor Vergata di Roma. Ha svolto ricerche su argomenti di meccanica statistica, calcolo delle probabilità e storia della scienza. Tra le sue pubbcazioni (vedi curriculum), cfr.  in particolare: Da «La Rivoluzione dimenticata» … a «La bottega dello scienziato», passando per «Stelle, atomi e velieri» con il forte riferimento a «Euclide».


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Lucio Russo,
Matematica politicamente corretta

Recensione a:
George Geheverghese Joseph, C’era una volta un numero. La vera storia della matematica [1991], Il Saggiatore, 2000, pp. 444.


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 Notizie sugli autori


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Koinè – Per un pensiero forte

Per un pensiero forte blog copia

Una rivista ha bisogno di tempo per nascere e per crescere. Ha bisogno soprattutto di un particolare complesso di elementi spirituali, culturali, sociali nel cui seno l’idea stessa possa germinare e trovare alimento per il suo sviluppo.


Koinè, Periodico culturale, Anno XIX, NN° 1-4, Gennaio-Dicembre 2012, Reg. Trib. di Pistoia n° 2/93 del 16/2/93. Direttore responsabile: Carmine Fiorillo.

Direttori: Luca GrecchiDiego Fusaro

Hanno contribuito e reso possibile la pubblicazione di questo numero di Koinè:

Olivia Campana, Francisco Canepa, Gianluca Cavallo, Andrea Cavazzini,
Linda Cesana, Stella Maria Congiu, Valentina Cordero, Lorenzo Dorato,
Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Luca Grecchi,
Michele Marolla, Alessandro Monchietto, Giacomo Pezzano,
Giancarlo Paciello, Costanzo Preve, Ilaria Rabatti, Emilia Savi,
Franco Toscani, Daniele Trematore, Francesco Valagussa, Carmelo Vigna.

 

Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo,
che dunque vogliano pure pensare da sé.

Karl Marx

 

Coperta 192

 

Gianluca Cavallo, Andrea Cavazzini, Linda Cesana, Valentina Cordero,
Lorenzo Dorato, Diego Fusaro, Luca Grecchi,  Michele Marolla,
Giacomo Pezzano, Costanzo Preve, Franco Toscani, Daniele Trematore,
Francesco Valagussa, Carmelo Vigna

Per un pensiero forte

indicepresentazioneautoresintesi

 

Questo numero di Koinè, in continuità con i precedenti e, più in generale, con lo spirito della rivista, che nel 2013 festeggerà il suo ventesimo anniversario, è dedicato a un’appassionata difesa del pensiero veritativo. Si tratta, in termini generalissimi, di quel pensiero che ritiene tuttora filosoficamente necessario continuare a porre, come riferimenti onto-assiologici primari, la Verità ed il Bene (scritti con la maiuscola proprio per sottolineare il loro carattere universale). Questi riferimenti sono necessari soprattutto in quanto indicano ciò che l’uomo deve pensare, e deve fare, per vivere realmente da uomo, ossia per esprimere nel modo più compiuto le proprie potenzialità ontologiche; essi sono particolarmente necessari anche in quanto ci troviamo oggi a vivere all’interno di un modo di produzione sociale che nega strutturalmente, nei pensieri e nei fatti, questi contenuti di compiuta umanità. Nichilismo, relativismo e scetticismo formano, infatti, una costellazione unitaria che, nell’attuale congiuntura, maschera il fondamentalismo integralistico del capitale, rendendo impossibile, per chi ne accetti l’ideologia, una critica radicale di ciò che siamo.
La filosofia come sapere forte in grado di proporre fondamenti “altri” del vivere sociale e comunitario, e dunque di sottoporre a critica radicale l’esistente, è sempre più spesso oggetto di derisione ad opera delle nuove formazioni ideologiche affini alla riproduzione simbolica del cosmo a morfologia capitalistica: dal pensiero debole alla filosofia analitica, fino ai realismi vecchi e nuovi, la filosofia come pratica veritativa in grado di conoscere ontologicamente l’intero e di valutarlo assiologicamente è puntualmente squalificata, delegittimata, vuoi anche derisa. Di qui, appunto, la necessità di un ritorno al pensiero forte come sola via per reagire alla crisi – non solo economica – che stiamo attraversando a livello globale.
Il titolo, Per un pensiero forte, richiama dunque, volutamente, la critica maggiore che viene rivolta al pensiero filosofico veritativo, ovvero a quello metafisico, umanistico, classico, o comunque lo si voglia definire: questa critica sarebbe, appunto, quella di una presunta “violenza” che lo stesso albergherebbe. In realtà, la tesi secondo cui ogni pensiero che cerca di porsi con verità, ossia in modo argomentato e fondato, sarebbe per ciò stesso “dogmatico” e “prevaricatore”, è già stata ampiamente mostrata come infondata, per non dire risibile.
È semmai, al contrario, ogni pensiero che afferma di non porsi con verità, e che dunque non fonda in modo argomentato le proprie affermazioni, ad essere pericoloso: esso lascia essere le cose come sono, e dunque scoraggia preventivamente ogni critica e ogni prassi diretta contro il regno animale dello spirito di cui siamo oggi abitatori. Un simile pensiero è tanto più pericoloso, quanto più le sue affermazioni sono basate sulla effettualità, ossia su ciò che costoro ritengono essere “i fatti”, e che sovente altro non sono se non il semplice “senso comune”, oggi appunto antimetafisico ed antiumanistico proprio in quanto la metafisica e l’umanesimo costituiscono i due maggiori supporti teorici di ogni progettualità alternativa sulla totalità sociale. La “forza” di un pensiero filosofico “forte”, sta dunque solo nel carattere fondatamente veritativo ed umanistico di tale pensiero. Tanto più che solo un pensiero forte, nel senso appena delineato, può permettere una critica radicale del mondo storico in cui siamo proiettati, mostrandone le contraddizioni e la falsità.
Come è consuetudine della rivista negli ultimi anni, accanto a una serie di saggi (sostanzialmente i primi, presenti in numero maggiore) in cui questa tesi è in vario modo sostenuta, vi è un’altra serie di saggi (sostanzialmente i secondi, presenti in numero minore) in cui questa tesi, se non propriamente contestata, è comunque problematizzata; questo a riprova della “non chiusura” praticata anche da chi ritiene necessario un “pensiero forte”, il quale appunto si rivela “forte” proprio resistendo dialetticamente alle argomentazioni avversarie. Il pensiero forte, anima della filosofia, è tale perché mira alla verità e, insieme, si regge sull’idea che la sola via per raggiungerla sia quella del dialogo, del confronto socratico delle posizioni più diverse.
La resistenza maggiore da porre in campo, oggi, è quella contro l’attuale totalità sociale, che nega sempre più nella vita, alle persone, la possibilità di realizzare la propria umanità, costringendole ad abitare uno spazio sociale ridotto alla sola dimensione alienata della produzione e dello scambio delle merci. L’odierna congiuntura segna, di conseguenza, il massimo allontanamento dalla realizzazione delle potenzialità ontologiche del genere umano: essa è, pertanto, l’apice dell’alienazione, e come tale dev’essere connotata, criticata e trasformata a partire da un pensiero che non abbia paura a riconoscersi come “forte”.
Questa “resistenza”, sul piano culturale, è ciò che caratterizza da sempre lo spirito di fondo della rivista Koinè.

Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Luca Grecchi, Giancarlo Paciello

 

 

I testi

 

Lorenzo Dorato,
Verità, ontologia umana e capitalismo

Costanzo Preve,
Questioni di filosofia, di verità, di storia, di comunità

Luca Grecchi,
Ancora sul pensiero di Emanuele Severino

Diego Fusaro,
Il realismo, fase suprema del postmodernismo?
Note su «New Realism», postmodernità e idealismo

Giacomo Pezzano,
Per un’antropologia del «metron». Brevi considerazioni preliminari

Gianluca Cavallo,
Potere e natura umana. Paradigmi a confronto

Linda Cesana,
Karel Kosík- Praxis e verità. «L’uomo si realizza, cioè si umanizza nella storia»

Michele Marolla,
Ratzinger- fasi e natura del relativismo contemporaneo

Franco Toscani,
L’anima e la morte nel Fedone di Platone. Sugli inizi della metafisica occidentale

Daniele Trematore,
Un parricidio postmoderno

Valentina Cordero,
La metafisica è ancora viva

Francesco Valagussa,
Nietzsche. Il Senso come “poiesi” del Pensiero. «Sostenersi senza appoggio»

Giacomo Pezzano,
Note critiche intorno a Gianluigi Pasquale, La ragione della storia. Per una filosofia della storia come scienza

Andrea Cavazzini,
Note critiche intorno a Cristian Lo Iacono, Althusser in Italia. Saggio bibliografico (1959-2009)

Michele Marolla,
Note critiche intorno a Calogero Caltagirone, La misura dell’uomo. La questione veritativa dell’antropologia

Giacomo Pezzano,
Note critiche intorno a Claudio Lucchini,
Il bene come processo possibile concreto. Natura umana e ontologia sociale

Costanzo Preve,
Nel labirinto delle scuole filosofiche contemporanee. A partire dalla bussola di Luca Grecchi

Carmelo Vigna,
Sull’Europa

***

 

 

 


Immagine in evidenza:
V. Kandinsky, Accento in rosa, 1926. Parigi, Musée national d’Art moderne.



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Koinè – Senso e valore della filosofia. Tre domande, alcune risposte

Senso e valore della filosofia_blog copia

Una rivista ha bisogno di tempo per nascere e per crescere. Ha bisogno soprattutto di un particolare complesso di elementi spirituali, culturali, sociali nel cui seno l’idea stessa possa germinare e trovare alimento per il suo sviluppo.


Koinè, Periodico culturale, Anno XX, NN° 1-4, Gennaio-Dicembre 2013, Reg. Trib. di Pistoia n° 2/93 del 16/2/93. Direttore responsabile: Carmine Fiorillo.

Direttori: Luca GrecchiDiego Fusaro

Hanno contribuito e reso possibile la pubblicazione di questo numero di Koinè:

Alberto Giovanni Biuso, Olivia Campana, Francisco Canepa, Augusto Cavadi,  Stella Maria Congiu, Lorenzo Dorato, Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Luca Grecchi, Alessandro Monchietto, Giacomo Pezzano,  Giancarlo Paciello, Costanzo Preve, Ilaria Rabatti, Emilia Savi, Franco Toscani.

 

Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo,
che dunque vogliano pure pensare da sé.

Karl Marx

 

Coperta 210

Costanzo Preve, Luca Grecchi, Lorenzo Dorato, Giovanni Stelli, Augusto Cavadi, Franco Toscani, Alberto Giovanni Biuso, Giacomo Pezzano

Senso e valore della filosofia.
Tre domande, alcune risposte

indicepresentazioneautoresintesi

 

In questo numero di Koinè abbiamo deciso di porre tre domande rilevanti circa il senso ed il valore della attività filosofica, che è attività non solo di comprensione dell’intero, ma anche di valutazione della totalità sociale; dunque, se necessario, anche di progettualità alternativa. La filosofia, in Grecia, nacque infatti politica.  La proposta è stata rivolta ad un discreto numero di studiosi i quali, pur accettando inizialmente l’invito ed apprezzando la rilevanza della proposta, si sono poi in ultimo ritirati. Crediamo che questa serie di defezioni sia stata dovuta non solo ai numerosi impegni, che pure sappiamo essere molti, quanto ad una reale difficoltà, presente nella maggior parte degli accademici, ad attribuire un senso ed un valore generale alla propria attività filosofica; oggi infatti, in università, l’attività filosofica è svolta in modo specialistico, spesso con un eccessivo riferimento a singole tematiche, sicché la filosofia ha progressivamente smarrito la propria capacità di rivolgersi direttamente all’intero, alla progettualità, alla fondazione onto-assiologica. Di questo ci rammarichiamo, ma tentiamo, nei limiti delle nostre possibilità, di portare la riflessione proprio su questi temi.  Koinè desidera ringraziare, oltre a tutti coloro che hanno partecipato alla definizione di questo volume, anche i giovani studiosi che, pur non sentendosi ancora pronti per rispondere a queste domande, le hanno comunque incoraggiate e sentite proprie. Un ringraziamento particolare spetta infine a Costanzo Preve che, nonostante le sue gravi condizioni di salute, poche settimane prima della sua scomparsa (avvenuta il 23 novembre 2013), volle comunque contribuire a questo numero rispondendo a voce alle tre domande, per non fare mancare la propria vicinanza a noi ed a Koinè. Anche per questo il numero inizia riportando le sue parole.

Le tre domande

Ritiene che la attività filosofica consista, nella sua essenza, in una attribuzione di senso e di valore alla vita umana nell’intero (o, in alternativa, in cosa ritiene consista l‘attività filosofica)?

In quale modo ritiene che la Sua attività filosofica abbia contribuito alla comprensione ed al conseguente miglioramento della realtà (o, in alternativa, quali descriverebbe essere i fini della Sua attività filosofica)?

Quali sono i contenuti di critica della attuale totalità sociale che ritiene più rilevanti, e soprattutto quali progetti di miglioramento della stessa ritiene più opportuno porre in essere (o, in alternativa, per quale motivo ritiene più opportuno non trattare della totalità sociale, o non porre ad essa delle critiche)?

Alcune risposte

Risponde Costanzo Preve
Risponde Luca Grecchi
Risponde Lorenzo Dorato
Risponde Giovanni Stelli
Risponde Augusto Cavadi
Risponde Franco Toscani
Risponde Alberto Giovanni Biuso
***
Costanzo Preve,
Recensione a Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”

Immagine in evidenza:
Jacques-Louis David, La morte di Socrate, 1786-1787.
New York, The Metropolitan Museum of Art.



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Giovanni Stelli – Tre lezioni sulla politica di Aristotele: Etica-politica come scienza unitaria – L’originaria costituzione intersoggettiva dell’uomo: amicizia e giustizia – La comunità politica e la teoria delle costituzioni

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«Aristotele […] è comprensivo e speculativo come nessun altro filosofo, sebbene non proceda in modo sistematico. […] Nessun altro filosofo è stato altrettanto dimenticato dai moderni, e a nessun altro degli antichi siamo perciò altrettanto debitori di riparazione. […] Se la filosofia venisse presa sul serio,  non vi sarebbe cosa più degna che tenere un corso di lezioni su Aristotele, il più degno di essere studiato, fra gli antichi  filosofi».
Georg W.F. Hegel

Processione panatenaica, blocco VI, rilievo del fregio est del Partenone (Museo dell'Acropoli di Atene) - Fidia (bottega) - 442-438 a.C.

Coperta Tre lezioni sulla politica di Aristotele

Govanni Stelli
Tre lezioni sulla politicadi Aristotele

ISBN 978-88-7588-169-6, 2016, Editrice Petite Plaisance,
pp. 112, Euro 13, Collana “il giogo” [66].

Lezione I
Etica-politica come scienza unitaria: problemi di fondazione

Lezione II
L’originaria costituzione intersoggettiva dell’uomo:
amicizia e giustizia 

Lezione III
La comunità politica e la teoria delle costituzioni

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Per Aristotele la politica è la scienza unitaria della prassi, delle relazioni interumane, e comprende quindi tanto l’etica quanto la politica in senso specifico. In queste lezioni l’autore si propone di mostrare l’attualità teoretica del pensiero aristotelico, un’attualità che si evidenzia alla luce di un continuo confronto critico delle categorie del pensiero dello Stagirita con quelle del pensiero moderno, spesso ed erroneamente considerate “superiori”. Sul fondamento della sua impostazione teleologica, ben più consistente di quanto comunemente non si ritenga, Aristotele intende l’etica-politica come scienza descrittiva e insieme valutativa, evitando così l’antinomia tra fatti e valori tipica della modernità, e comprende l’uomo come un ente nella sua essenza sociale, sfuggendo all’altra antinomia, anch’essa tipicamente moderna, tra individualismo e organicismo. In questa visione l’uomo è in grado di attuare compiutamente la sua essenza e sviluppare le virtù individuali solo in una comunità bene ordinata, in cui insieme agli altri può e deve cercare di realizzare la vita buona.


Giovanni Stelli ha insegnato filosofia e storia nei licei e pedagogia generale e didattica della filosofia all’Università. Svolge da anni attività di ricerca con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, occupandosi soprattutto di idealismo tedesco e di filosofia contemporanea. Tra i suoi libri: La ricerca del fondamento. Il programma dell’idealismo nello scritto fichtiano “Sul concetto della dottrina della scienza” (Milano, 1995), Il labirinto e l’orizzonte. Strutture filosofiche del postmoderno (Milano, 1998), Percorsi della filosofia del Novecento [cura] (Perugia, 2001), Il filo di Arianna. Relativismi postmoderni e verità della ragione (Napoli 2007). Ha curato l’antologia  Aristotele. La scienza della prassi  (Roma, 2009) e la traduzione dei due volumi di Vittorio Hösle, Il sistema di Hegel (Napoli 2012). Per le edizioni “petite plaisance”, oltre ad alcuni saggi su “Koiné”, ha pubblicato con Luca Grecchi, La musa metafisica. Lettere su filosofia e università (Pistoia 2013).


Il labirinto e l'orizzonte

Il labirinto e l’orizzonte


 

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Giovanni Stelli – Senso e valore della filosofia. Tre domande, alcune risposte

Giovanni Stelli

Giovanni Stelli

Cercherò di rispondere alle domande con alcune considerazioni teoretiche che riflettono, a grandi linee e in modo schematico, il mio itinerario speculativo degli ultimi trent’anni. Ho indicato nelle note alcuni lavori in cui ho trattato i temi qui illustrati analiticamente e con i necessari passaggi argomentativi, che nei limiti di questo contributo sono stati omessi.
La definizione dell’attività filosofica contenuta nella prima domanda mi trova sostanzialmente d’accordo con alcune precisazioni. In primo luogo, direi che l’attività filosofica consiste non tanto nell’“attribuire” quanto nel “riconoscere e precisare il senso e il valore della vita umana nell’intero” per le ragioni che cercherò di esporre più avanti. In secondo luogo, credo che l’essenza dell’attività filosofica o della filosofia vada ulteriormente determinata. La definizione proposta potrebbe infatti riferirsi anche alla religione, che ha certamente un nesso profondo con la filosofia, ma che da essa va chiaramente distinta.
È stato Aristotele ad individuare con chiarezza ciò che costituisce lo specifico della filosofia rispetto alle scienze particolari: queste ultime studiano l’ente in quanto determinato in un modo o in un altro (come numero, come movimento, come vita, ecc.), mentre la filosofia studia l’ente in quanto tale, l’ente in quanto ente. Da ciò segue che la filosofia (più precisamente: la “filosofia prima”, che è quella che qui ci interessa) riguarda appunto sempre l’intero (tutti gli enti nelle loro connotazioni universali) e costituisce pertanto il fondamento di tutte le scienze particolari…

Leggi tutto il saggio di Giovanni Stelli
aprendo l’impaginato in PDF
.

Già pubblicato in: Koiné Periodico culturale
Anno XX  –  NN° 1-4 – Gennaio-Dicembre 2013, , pp. 41-60
Direttore responsabile: Carmine Fiorillo – Direttori: Luca Grecchi, Diego Fusaro.

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Autori, e loro scritti

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Nelly Sachs (1891-1970) – Non distruggete l’universo delle parole, lasciate alla fonte le parole che loro sole fanno avanzare gli orizzonti.

Oliver Sacks (1933-2015) – Sono riuscito a considerare la mia vita come da una grande altezza quasi fosse una sorta di paesaggio, e con una percezione sempre più profonda della connessione fra tutte le sue parti.

Éric Sadin – Esiste una forma di messa al bando dell’essenza di noi stessi. Operazioni automatizzate si sostituiscono al contatto umano, all’azione condotta in comune, comportando l’abolizione progressiva delle relazioni interpersonali, dell’accordo, del disaccordo, del conflitto, persino dell’amicizia.

Saffo (VII-VI sec. a.C.)  – La vera dolcezza di quella mela rosseggiante Saffo ci dice che può essere colta solo se raggiunta nell’alto della sua dimensione eidetica.

Saffo ( VII-VI sec. a.C. )  – «Chi è bello è bello solo per il tempo che lo si guarda, ma chi è virtuoso sarà subito anche bello».

Edward W. Saïd (1935-2003) – L’essenza dell’umanesimo coincide con la comprensione della storia umana come un processo continuo di autocomprensione e autorealizzazione: un mezzo per interrogare, mettere in discussione e riformulare ciò che ci viene presentato sotto forma di certezze già mercificate, impacchettate, epurate da ogni elemento controverso e acriticamente codificate.

Antoine Sanguinetti (1917-2004). Rileggendo «Corrispondenza internazionale»: Un mito pericoloso: la “sicurezza”.

Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944) – AMORE E POSSESSO. L’amore non fa soffrire. Quello che fa soffrire è l’istinto della proprietà, che è il contrario dell’amore.

Antoine De Saint-Exupéry (1900-1944) – Rispetto dell’Uomo! Rispetto dell’Uomo! … Ecco la pietra di paragone! Una civiltà si fonda prima di tutto nella sostanza.

Jean Salem (1952-2018) – Scegli la strada in salita, è quella che ti porterà alla felicità.

Jerome David Salinger (1919-2010) – Ciò che distingue l’uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l’uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa.

Gaio Sallustio Crispo (I secolo a.C.) – L’avidità di denaro è sempre infinita.

Gaio Sallustio Crispo (86-35 a.C.) – Alla natura umana manca la volontà di agire più che la forza o il tempo. Ma è lo spirito a guidare e dominare la vita degli uomini. Soltanto pochi desiderano la libertà. I più non cercano che buoni padroni.

Gaetano Salvemini (1873-1957) – Siate non conformisti di fronte alla cultura ufficiale.

Gaetano Salvemini (1873-1957) – Le riforme scolastiche benefiche non producono i loro effetti benefici che a lunga scadenza; le situazioni malefiche producono risultati immediati: rendere meno efficiente che sia possibile la scuola pubblica, e creare sulle sue rovine un sistema di scuole private.

Raffaele Salvi – Per Mauro Peroni la felicità è possibile eclissando le dinamiche capitaliste che, nell’offerta di infiniti oggetti, rendono illimitato il desiderio. Occorre impegnarsi in una vita ricolma di senso, in cui lo scopo da raggiungere è la vita stessa.

Adolfo Sánchez Vázquez (1915-2011) – Il lavoro può avere una prorpia natura artistica solo se si avvicina a un’attività attraverso la quale l’uomo realizza e oggettiva la sua essenza umana.

George Sand (1804-1876) – La fonte più viva e più profonda del progresso dello spirito umano è la nozione di solidarietà. La mollezza delle abitudini ci invecchia e finisce con l’ucciderci.

Nancy Sandars (1914-2015) – Nell’epopea di Gilgamesh, essere umani significava abbandonare lo stato animale, in un processo continuo di maturazione, non onnipotenti ma capaci di conoscenza, non immortali, ma consapevoli della propria mortalità. L’uomo è «colui che apprese e che fu saggio in tutte le cose».

Luigi Sandri – Recensione al libro di Mauro Magini, «Il mio amico Platone».

Thomas Isidore Noël Sankara (1949-1987) – Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d’inventare l’avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l’avvenire.

Stefano Santasilia – «Introduzione alla filosofia latinoamericana». Espressione di un’alterità sempre in atto, essa si presenta come un ineludibile momento critico del pensiero occidentale.

Josè Saramago (1922-2010) – Mi lascia indifferente il concetto di felicità, ritengo più importanti la serenità e l’armonia.

José Saramago (1922-2010) – Quanti anni ho, io? Ho l’età in cui le cose si osservano con più calma, ma con l’intento di continuare a crescere. Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò che voglio e sento. Per continuare senza timore il mio cammino, perché porto con me l’esperienza acquisita e la forza dei miei sogni.

Josè Saramago (1922-2010) – Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono.

Josè Saramago (1922-2010) – Marx ed Engels hanno scritto nella “Sacra famiglia”: «Se l’uomo è formato dalle circostanze, allora bisogna formare le circostanze umanamente». Il comunismo è per me uno stato dello spirito.

Josè Saramago (1922-2010) – Ecco cos’hanno di simpatico le parole semplici, non sanno ingannare.

Josè Saramago (1922-2010) – Oggi gli ideali socialisti stanno attraversando il deserto, ma dire che l’idea socialista è morta significa cadere in una tentazione molto comune all’uomo che, avendo una vita breve, tende sempre a pensare che qualche altra cosa muoia prima di lui. Io sono ancora comunista. Certo che lo sono e non riesco a immaginare me stesso essere qualcosa di diverso.

Albertine Sarrazin (1937-1967) – Un fiammifero controvento. Non conoscevo Albertine. Ho letto «L’astragalo», seguendo il consiglio di Patti Smith, che ne firma la prefazione.

Jean-Paul Sartre (1905-1980) – Il desiderio si esprime con la carezza come il pensiero col linguaggio. Il desiderio è coscienza. Nel desiderio e nella carezza che l’esprime, mi incarno per realizzare l’incarnazione dell’altro. Così, nel desiderio, c’è il tentativo di incarnazione della coscienza.

Jean-Paul Sartre (1905-1980) – L’essere umano non è nulla al di là del suo proprio progetto. Egli esiste solo nella misura in cui realizza se stesso.

Jean-Paul Sartre (1905-1980) – Penso che la speranza faccia parte dell’uomo. Non è un’illusione lirica. Appartenendo alla natura stessa dell’azione non può essere di principio destinata a uno scacco assoluto e inevitabile.

Jean-Paul Sartre (1905-1980) – Il punto di vista della conoscenza pura è contraddittorio, infatti sarebbe conoscenza senza punto di vista, quindi conoscenza del mondo posta per principio al di fuori del mondo. C’è solo il punto di vista della conoscenza impegnata.

Fernando Savater – Una vita autenticamente umana nessuno se la trova in regalo, nessuno arriva a quello che è giusto per lui senza coraggio e senza sforzo.

Fernando Savater – Quello che mi interessa non è se c’è la vita dopo la morte, ma che ci sia vita prima.

Adam Schaff (1913-2006) – L’uomo, nella filogenesi e nell’ontogenesi, conosce agendo, trasformando la realtà. La lingua si è formata socialmente in base a una determinata prassi sociale. Il linguaggio, in quanto struttura astratta di pensiero, è ex definitione pensiero in potenza.

Friedrich Schlegel (1772-1829) – Il vero amore dovrebbe, per la sua origine, essere interamente arbitrario, e interamente casuale, e nello stesso tempo essere necessario e libero, per il suo carattere dovrebbe essere insieme determinazione e virtù, ed essere un intero e un miracolo.

Maurizio Schoepflin – «Presocratici»: e fu l’aurora. il libro di Luca Grecchi è un utile strumento per studiare gli albori dell’affascinante cammino della filosofia occidentale.

Maurizio Schoepflin – Il problema della filosofia moderna secondo Marino Gentile.

Arnold Schönberg – Compito della teoria è risvegliare l’amore per il passato e aprire lo sguardo verso il futuro.

Arnold Schönberg (1874-1961) – Tendiamo al futuro: ci dev’essere nel nostro futuro una perfezione sovrana. Uno dei compiti più nobili della teoria è di risvegliare l’amore per il passato e di aprire, nello stesso tempo, lo sguardo verso il futuro.

Arnold Schönberg (1874-1961) – La nostra coscienza, in virtù della forza immaginativa, può percepire le cose in ogni posizione, così la coscienza del compositore può operare spontaneamente con una serie di suoni.

Arthur Schopenhauer (1788-1860) – Non solo la filosofia, ma anche le arti belle mirano a risolvere il problema dell’esistenza.

Arthur Schopenhauer (1788-1860) – Perché si riconosca e si apprezzi spontaneamente il valore altrui, bisogna possederne del proprio.

Arthur Schopenhauer (1788-1860) – La musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, è infatti oggettivazione e immagine dell’intera volontà, tanto immediata quanto il mondo anzi, quanto le idee.

Philip Schultz – La vita di un artista è simile a quella di un dislessico. La lettura contiua a essere per me una sfida.

Robert Schumann (1810-1856) – Consigli ai giovani musicisti: «Suonate sempre con l’anima. Fate del “Clavicembalo bel temperato” di Bach il vostro pane quotidiano. Le leggi della morale sono anche le leggi dell’arte. Nulla di grande si può compiere senza entusiasmo. Non si è mai finito di imparare …».

Albert Schweitzer (1875-1965) – Nella maturità dobbiamo lottare per continuare a pensare liberamente e a sentire così profondamente come facemmo in gioventù.

Albert Schweitzer (1875-1965) – L’ideale è per noi quello che è una stella per il marinaio. Non può essere raggiunto, ma rimane una guida.

Michele Federico Sciacca (1908-1975) – La nostra epoca rumorosa è senza silenzi, senza armonie. Povera di parole, ricca di voci. Viviamo dispersi nella dispersione di mille cose inessenziali, incapaci di un minuto di silenzioso raccoglimento e arriviamo sempre in ritardo all’appuntamento con noi stessi.

Ghiorgos Seféris (1900-1971) – La poesia nutrila di quella terra e di quella roccia che hai.

Domenico Segna – L’assurdo e la felicità: Albert Camus.

Domenico Segna – Un caso di coscienza. Giuseppe Gangale e “La Rivoluzione protestante”.

Domenico Segna – Intervista a Luca Grecchi: La metafisica umanistica, tra le vie di Atene.

Domenico Segna – Provvidenza e capitalismo.

Brian Selznick – Le bugie sono un abuso del linguaggio. Le bugie uccidono la bellezza. Le bugie uccidono il significato.

Giovanni Semerano (1911-2005) – Vi sono parole fatte fluitare dalle onde di secoli remoti; occorre auscultarle acutamente per sentirvi dentro il loro segreto, come in una conchiglia si ascolta l’eco di oceani abissali.

Seneca – De brevitate vitae. Non è breve la vita, ma tale la rendiamo.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Da quando il denaro ha iniziato a venire in onore, il reale valore delle cose è caduto in discredito. Gli uomini consacrano il denaro come espressione massima delle cose umane.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Quale è la natura specifica dell’uomo? La ragione, che quando è retta e perfetta dà all’uomo la pienezza della felicità. Una tale ragione perfetta prende il nome di virtù, e altro non è che la coerenza morale.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – La filosofia non è un’arte di cui si possa fare ostentazione: essa non consiste nelle parole, ma nelle azioni. La filosofia forma e foggia l’animo, regola la vita, governa le azioni, insegna ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare, sta al timone e dirige il corso delle navi.

Seneca (4 a.C. – 65) – La filosofia si divide in sapere e disposizione d’animo. chi ha imparato e compreso che cosa si deve fare e che cosa si deve evitare non è ancora saggio, se il suo animo non si è trasformato in base a quanto ha appreso

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Insistere su certi scrittori e nutrirsi di loro, per ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi è dappertutto, non è da nessuna parte. Quando uno passa la vita a vagabondare, avrà molte relazioni ospitali, ma nessun amico.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Le letture sono necessarie anzitutto perché io non sia pago di me stesso. Poi perché, quando avrò conosciuto ciò che altri hanno trovato, allora possa riflettere su ciò che essi hanno scoperto e rifletta su ciò che ancora devo imparare.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Il medico si è preoccupato non per la sua reputazione di medico ma per me, è accorso nei momenti critici, nessun servizio gli è stato di peso o lo ha infastidito.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – La vita non sarà incompiuta, se è virtuosa: dovunque tu la concluda, se la conduci bene, è completa.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Negli scontenti di sé si insinua l’agitazione sterile di un animo che non trova sbocco insieme all’esitazione di una vita che non riesce a svilupparsi e alla frustrazione di un animo intorpidito tra le delusioni. Le passioni, chiuse in un angusto spazio senza uscita, si strangolano da sé. Bisogna perseverare e rinvigorire il nostro spirito con una assidua applicazione, finchè la tendenza al bene diventi saggezza.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Disprezzo la ricchezza non perché è superflua, ma perché è cosa di poco conto.

Senofonte (430/425–355 a.C.) – «Apologia di Socrate». Introduzione, traduzione e note di Francesca Pentassuglio.

Tulio Seppilli (1928-2017) – Tulio Seppilli, antropologo e comunista, come voleva essere definito. Praticava e insegnava «una antropologia come ricerca nel cuore stesso della società, dei suoi problemi e delle sue ingiustizie. Un’antropologia per ‘capire’, ma anche per ‘agire’, per ‘impegnarsi’».

Pierangelo Sequeri – Agorà / Oltre il dialogo. Sfida congiunta alle passioni tristi: seguirei la stella, non il satellite.

Luis Sepúlveda – La lettura possiede l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia.

Luis Sepúlveda (1949-2020) – La memoria è la pietra angolare che sostiene tutta la mia architettura di uomo e scrittore. L’ultima rivoluzione rimasta in sospeso è quella dell’immaginario: dobbiamo essere capaci di immaginare in società vogliamo vivere, e se vogliamo essere cittadini o consumatori. Impariamo dalla lumaca che scoprì l’importanza della lentezza.

Daniele Serafini – Vengono da vecchi album questi fremiti di vita virati seppia, volti fieri di donne senza ansia di esistere, tornano a salutarci queste donne antiche con la fragranza di un fiore che non si rassegna al tempo né al nostro troppo facile oblio.

Carlo Serra – Come suono di natura. Metafisica della melodia nella Prima Sinfonia di Gustav Mahler. Un percorso di filosofia della musica. Ogni volta che la musica mette in scena un testo, ne condensa le immagini, ne riarticola il senso, il piano semantico delle parole si modifica, si amplia, riverbera.

Sesto Empirico (160– 210) – L’uomo si distingue dagli animali privi di ragione non per il discorso espresso dalla voce, ma per quello interiore, non per la semplice fantasia, ma per quella fantasia che trascorre da un termine all’altro e che associa.

Emanuele Severino – Il capitalismo compera la tecnica per realizzare quella forma di incremento indefinito della capacità di realizzare scopi. Che è costituito dall’incremento del profitto e del denaro. Lo scopo cioè è il controllo del mezzo universale.

William Shakespeare (1564-1616) – «Cesare non potrebbe fare il lupo se non fossero pecore, e nient’altro che pecore, i romani».

William Shakespeare (1564-1616) – La sua lezione di regia: «Tenetevi misurati, dovete ottenere e conservare quella sobrietà che consente morbidezza di toni. Accordate l’azione alla parola, la parola al gesto: lo strafare è contrario alla vocazione dell’arte teatrale. Il gigioneggiare quanto il recitarsi addosso non può che disgustare l’intenditore».

William Shakespeare (1564-1616) – L’uomo che non ha musica in se stesso, che l’armonia dei suoni non commuove, sa il tradimento e la perfida frode. Le sue emozioni sono una notte cupa. I suoi pensieri un Erebo nero. Alla musica credi, non a lui.

William Shakespeare (1564-1616) – Date parole al dolore. La sofferenza interiore che non parla, sussurra al cuore troppo gonfio fino a quando si spezza.

William Shakespeare (1564-1616) – Se la musica è l’alimento dell’amore, seguitate a suonare, datemene senza risparmio. Oh, spirito d’amore, quanto sei vivo e fresco! Così multiforme si presenta amore, da esser, lui solo, il trionfo della fantasia.

William Shakespeare (1564-1616) – Beati son coloro i cui impulsi e il cui giudizio non assomigliano per nulla a una zampogna su cui le dita della Fortuna possan suonare il tasto che le aggrada.

William Shakespeare (1564-1616) – C’è un momento in cui l’uomo è padrone del suo destino: la colpa non è nella nostra stella, ma in noi stessi, che ci lasciamo sottomettere

Roberto Signorini – Arte del fotografico. I confini della fotografia e la riflessione teorica degli ultimi venti anni.

Ignazio Silone (1900-1978) – Il primo dovere di uno scrittore è la sincerità, ha il dovere morale di conoscere i problemi della propria epoca e di farsene un’opinione. Io sono dalla parte dell’uomo e non dell’ingranaggio.

Georg Simmel (1858-1918) – Ciò che dobbiamo avere per poterlo godere, prima o poi, lo distruggiamo attraverso il possesso. Ecco la linea di separazione tra la bassezza e la nobiltà dei valori: gli uni possiamo averli senza che ci rendano appagati, mentre gli altri ci rendono felici anche se non li possediamo.

Georg Simmel (1858-1918) – Nell’essenza del denaro si percepisce qualche cosa dell’essenza della prostituzione.

Georg Simmel (1858-1918) – Platone comprese che l’amore è una potenza assoluta della vita, e che perciò dev’esserci un cammino conoscitivo che conduca da esso alle ultime potenze ideali e metafisiche.

Georg Simmel (1858-1918) – La cultura è il perfezionamento degli individui ottenuto mediante lo spirito oggettivato nel lavoro storico della specie. La cultura è dunque una sintesi peculiare di spirito soggettivo e spirito oggettivo.

Georg Simmel (1858-1918) – Nella pedagogia, ogni sapere è un mezzo che mira alla formazione dell’uomo. La lezione non è un semplice trapianto di contenuti conoscitivi, ma una funzione che porta in sé il contenuto. Non si dovrebbe mai pronunciare la parola stupidità di fronte a uno scolaro. Partire dalla vita è una condizione fondamentale.

John Sargent Singer (1856-1925) – La passione della lettura nel ritratto.

Burrhus Frederic Skinner (1904-1990) – Se non facciamo nulla permettiamo che un futuro deprimente e probabilmente catastrofico abbia il sopravvento su di noi.

Viktor Borisovič Šklovskij (1893-1984) – Se la vita passa inconsciamente allora è come se non ci fosse mai stata: scompare trasformandosi in nulla. Per restiuire il senso della vita esiste ciò che si chiama arte.

Peter Sloterdijk – Devi cambiare la tua vita! Questo è il comando metanoico per eccellenza. Esso fornisce la parola chiave per la rivoluzione. È soggetto chi si dedica a un programma per eliminare da se stesso la passività e passa dal mero essere-formato al versante del darsi-forma.

Peter Sloterdijk – L’arte come baluardo di messa in crisi dell’attuale in favore di un possibile ancora non realizzato.

Socrate (470 a.C.-399 a.C.) – Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

Sofocle (496 – 406 a.C.) – Non cresce nulla di così brutto come il denaro per gli uomini: istruisce deviandole le menti oneste a intraprendere turpi imprese, indica agli uomini l’uso di ogni crimine e la conoscenza di ogni empietà.

Fernando Ezequiel Solanas (1936-2020) – “L’Ora dei forni” è dedicato a Che Guevara e all’esperienza sociale e rivoluzionaria latino-americana in atto alla fine degli Anni Sessanta. Fu realizzato tra il 1966 e il 1968 come un atto di resistenza contro la dittatura del Generale Onganía.

Leonardo Soldati – «Lo Spettro della Rosa». Il teatro di Maura Del Serra tradotto in Messico.

Mario Soldati (1906-1999) – Il denaro, in qualunque modo lo si possieda od ottenga, è sempre ed esattamente pagato con la perdita di qualche cosa di vivo.

Antonio Soldi – La figura del finto artista (il fake) e la copertura ideologica necessaria alla sua ascesa sociale.

Antonio Soldi – I lupi di Liu Ruowang, «Wolves Coming», rappresentano forse la mostruosa deriva che sta prendendo la società cinese attuale, dove l’ircocervo liberal-socialista sta mutando in una pericolosa chimera, immagine spettrale di un angosciante futuro.

Giovanni Sollima – La musica, il violoncello, è senza frontiere. Il canto popolare è una musica che nasce viaggiando, è un linguaggio che si sviluppa nel tempo ma che mantiene un’identità forte: non c’è un autore ma ce ne sono milioni. «Violoncelles, vibrez!».

Solone (638-558 a.C.) – Armonizzerò le leggi con i bisogni dei cittadini in maniera tale che tutti vedano chiaramente come meglio giovi vivere nella giustizia che trasgredire le leggi.

Georges Sorel (1847-1922) – La filosofia non è che un riconoscimento degli abissi entro i quali si svolge il sentiero che la gente volgare segue con la serenità dei sonnambuli. Nell’anima di ogni uomo vi è un fuoco metafisico che riposa nascosto sotto la cenere. L’evocatore è colui che rimuove le ceneri e fa sprigionare la fiamma.

Natsume Sōseki (1867-1916) – Lo studio è cosa diversa dal funambolismo e dai giochi di destrezza. Apprendere le conoscenze tecniche è marginale. Lo scopo vero è la costruzione dell’uomo, distinguere le cose grandi dalle inezie, conoscere la differenza tra ciò che conta e ciò che non significa niente, riconoscere il confine tra il bene e il male.

Robert Spaemann (1927-2018) – Perché una vita possa realizzarsi compiutamente occorre “spendersi” senza risparmiarsi, dato che la felicità, la riuscita della vita, non può in alcun modo avere un prezzo troppo alto.

Donato Sperduto – Agire o lasciar fluire? Emanuele Severino e Carlo Levi a confronto.

Baruch Spinoza (1632-1677) – La via che conduce al vero compiacimento dell’animo sembra estremamente difficile, può tuttavia essere trovata. E arduo, in verità, deve essere ciò che tanto raramente si trova. Ma tutte le cose eccellenti sono tanto difficili quanto rare.

Baruch Spinoza (1632-1677) – All’uomo niente è più utile dell’uomo. Da questo segue che gli uomini, che siano guidati dalla ragione, cioè quelli che ricercano il proprio utile con la guida della ragione, non bramino per sé niente che non desiderino anche per gli altri, e perciò sono giusti, onesti e fedeli.

Baruch Spinoza (1632-1677) – La Letizia è il passaggio dell’uomo da una minore ad una maggiore perfezione. La Tristezza è l’atto del passare ad una minore perfezione, cioè l’atto dal quale la potenza di agire dell’uomo viene diminuita o ostacolata.

Baruch Spinoza (1632-1677) – Di che cosa sia capace il Corpo, non è stato ancora definito da nessuno. Non sanno di che cosa il Corpo sia capace, e ciò che si possa dedurre dalla sola osservazione della sua propria natura.

Baruch Spinoza (1632-1677) – In quanto concepisce le cose secondo il dettame della ragione, la mente risente egualmente della sua idea tanto se questa sia l’idea di una cosa futura o passata, quanto se sia l’idea di una cosa presente

Baruch Spinoza (1632-1677) – Agire per virtù è agire sotto la guida della ragione. Tutto ciò che ci sforziamo di fare con la ragione è comprendere. Il sommo bene dell’uomo è comune a tutti, proprio perché ciò si deduce dalla stessa essenza umana.

Baruch Spinoza (1632-1677) – Il fine dello Stato non è di dominare gli uomini né di costringerli col timore a sottomettersi, né di convertire in automi esseri dotati di ragione, ma al contrario di far sì che la loro mente e il loro corpo possano con sicurezza  esercitare le loro funzioni, ed essi possano servirsi della libera ragione. Il vero fine dello Stato è, dunque, la libertà.

Konstantin S. Stanislavskij (1863-1938) – Chi, durante uno spettacolo, non “recita”, non forza ma agisce veramente in modo produttivo e si mantiene in una costante atmosfera di vita, di verità, di convinzione, di “io sono”, costui vive sulla scena il “vero”.

Jean Starobinski (1920-2019) – Quando la speranza vira al nero, quando più niente ci porta al futuro, la realtà presente si disloca, i suoi elementi non posseggono più il potere di tenere insieme. Ma l’inchiostro della malinconia ha la possibilità del bagliore, dello splendore fulgido per sempre.

Jean Starobinski (1920-2019) – Le malattie umane non sono mere specie naturali. Il medico osserva la malattia come un fenomeno biologico, ma, isolandolo, nominandolo, classificandolo, ne fa un’astrazione. Sia dalla prospettiva del malato che da quella del medico, la malattia è un fatto di cultura e muta al mutare delle condizioni culturali.

Rudolf Steiner (1861–1925) – Se si vorrà realizzare un ordinamento economico comunitario, lo si potrà fare solo animandolo a partire da una vita culturale autonoma. Solo così sarà possibile creare un futuro fecondo.

Massimo Stella – «Madreparola. Risorgenze della Musa tra modernismo europeo e antichità classica». Il dono materno della parola e della voce poetiche è l’onda di una lunga memoria che, dall’Antico al primo Novecento europeo, continua a spirare.

Massimo Stella – Scritti per onorare la memoria di Diego Lanza e Mario Vegetti.

Giovanni Stelli – Senso e valore della filosofia. Tre domande, alcune risposte.

Giovanni Stelli – Tre lezioni sulla politica di Aristotele: Etica-politica come scienza unitaria – L’originaria costituzione intersoggettiva dell’uomo: amicizia e giustizia – La comunità politica e la teoria delle costituzioni.

Giovanni Stelli – Il problema del relativismo filosofico riveste una grande importanza teoretica ed etica. Una filosofia che non voglia ridursi a dossografia o a un mero esercizio formalistico deve cercare di misurarsi con esso.

Marie-Henri Beyle, Stendhal (1783-1842) – Le azioni ispirate da una vera passione mancano raramente di produrre il loro effetto.

Julius Stenzel (1883-1935) – La frammentarietà di ogni nostro sapere ed agire è un pensiero a noi ben familiare. Occorre una comunità integratrice, che nulla deneghi agli altri di ciò che uno porta in sé o da sé può ricavare, e che altrettanto dagli altri si aspetti, e dove si lavori in “filosofia che non conosce invidia”.

Laurence Sterne (1713-1768) – Esistono mille orifizi attraverso i quali un occhio indagatore può vedere al primo sguardo quel che avviene in un’anima.

Annalisa Strada – Dove inizia e dove finisce un posto? I libri sono una forza …

Igor Stravinsky (1882-1971) – I quartetti di Beethoven sono una carta dei diritti umani.

Davide Susanetti – La relazione con l’antico è e deve essere, ogni volta, l’accadere di un “dislocamento”, l’occasione per interrompere quel flusso che ci stordisce senza che nemmeno più se ne abbia consapevolezza. È e deve essere vera esperienza che nutre la vita, offrendole possibilità “nuove” proprio perché, paradossalmente, “antiche”.

Wislawa Szymborska – «SULLA MORTE SENZA ESAGERARE». Non c’è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale. La morte è sempre in ritardo di quell’attimo.

Wisława Szymborska (1923-2012) – La poesia non tollera né il superfluo, né il vano.

Wisława Szymborska (1923-2012) – Utopia è l’isola dove tutto si chiarisce. Qui ci si può fondare su prove. Qui cresce l’albero della Giusta Ipotesi. Dalla sua cima si spazia sull’Essenza delle Cose. Malgrado le sue attrattive l’isola è deserta, e le tenui orme visibili sulle rive sono tutte dirette verso il mare.

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