Max Pohlenz (1872-1962) – Mai i Greci avrebbero tollerato l’idea che gli uomini fossero soltanto marionette guidate da un destino cieco. Il Socrate platonico sa che l’unica cosa che importi è dar prova nella vita della propria validità. La sua natura non gli consente una soggezione fatalistica al destino.

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«L’insegnamento essenziale dell’uomo greco è l’impulso ad autodeterminarsi, lo stimolo a forgiare la vita secondo una propria misura. L’avvedersi, quindi, che se la sua volontà può subire interferenze improvvise dall’esterno, rappresenta per lui un’esperienza particolarmente viva e inquietante. Egli parla allora di una “parte” di una moira che gli viene assegnata. […] Certo i Greci possiedono una forte tendenza a universalizzare […]. Dappertutto, nel mondo come nel proprio essere, essi sentono la vita, e vi ravvisano qualcosa di divino, la contemplano in un gran numero di forme plastiche di cui l’uomo è incessantemente circondato» (p. 19).

«Anche di fronte agli dèi, come dinanzi al destino, l’uomo greco avverte la propria deficienza, ma si pone di fronte ad essi in un atteggiamento del tutto diverso da quello dell’ebreo o del cristiano dinanzi al suo Dio trascendente. Certo gli dèi possono distruggerlo, ma sono soltanto “i più forti”, vivono nel suo stesso mondo e provengono dalla medesima sorgente da cui egli proviene. […] Non vi è “prodigio”, ossia rottura delle leggi naturali da parte di una forza superiore, poiché i Greci conoscono il soprasensibile, ma per esprimere il “soprannaturale” la loro lingua non ha termini adeguati. Conoscono sì l’orrore e la reverenza dinanzi al numinoso, ma il brivido e la paura degli spiriti s’incontrano solo negli strati inferiori; così come estranea ai Greci è quella segreta irritazione dei nervi che il moderno uomo “illuminato” avverte quando abbandona la sua fede nelle forme concrete sovrasensibili, per rifugiarsi nel mondo dell’irrazionale e del “demonico”» (pp. 19-20),

«Mai i Greci avrebbero tollerato l’idea che gli uomini fossero soltanto marionette guidate da un destino cieco o da una divinità capricciosa. Seguivano il loro impulso ad autodeterminarsi; non v’era riflessione che potesse infiacchire in loro tale istinto. […] Il Socrate platonico […] sa che l’unica cosa che importi è dar prova nella vita della propria validità» (p. 21).

«La sua natura non gli consente una soggezione fatalistica al destino, l’umile accettazione di una volontà divina, ma esige l’affermazione e la libera determinazione di lui stesso. […] I Greci non erano tali da appagarsi di sensazioni istintive: la loro aspirazione a conseguire chiarezza in tutto quanto riguardava la loro vita, li condusse infine alla filosofia socratica. Ma ancor prima che questa si desse a risolvere i problemi della vita umana avvalendosi del puro intelletto, già s’era sviluppata quella forma artistica che associando mytos e logos affrontava e rappresentava la problematica della esistenza» (p. 22).

«L’anima della tragedia è il logos: interiormente come virtù spirituale che determina l’azione, ed esteriormente, come parola, idonea ad esprimere tutti i sentimenti umani, i più disparati atteggiamenti dell’animo e i pensieri profondi. Non soltanto in se stesso l’uomo greco avverte la presenza del logos. È un’esigenza radicata in lui rintracciarlo anche nel mondo che lo circonda, intende il “senso” delle cose. Ciò vale a svelarci il valore incomparabile e insostituibile del coro nella tragedia greca» (p. 31).

«Non v’è lode, che la tragedia potesse tributare, più alta di quella di possedere una mente nobile. […] Il poeta non parlava al suo ceto, ma al suo popolo. Parlava come cittadino ai cittadini, ma questi cittadini erano abbastanza lungimiranti e magnanimi per interessarsi di chi non era cittadino, e per riconoscere il valore dell’animo umano anche nella donna, nello straniero, nello schiavo. Si allargava così l’orizzonte; lo sguardo spaziava all’universale umano» (p. 42).

 

Max Pohlenz, La tragedia greca, Paideia, 1978.

 


Vedi anche:

 

Max Pohlenz (1872-1962)  – Il cammino del dell’uomo greco è illuminato da tre guide ideali: il vero, il bello, il bene. Il sentimento dell’incondizionata sudditanza gli è affatto sconosciuto. Nel suo intimo possiede la forza di resistere a tutti i rovesci del destino e plasmare la sua vita a proprio modo, nella consapevolezza di essere personalmente responsabile delle proprie azioni

Max Pohlenz (1872-1962) – La Grecia classica ci ha indicato la via verso la libertà interiore, in cui unico criterio direttivo è il vero bene comune. La libertà ha un limite solo, ma inviolabile. Esso è implicito nelle leggi stesse dello spirito, che può volere soltanto il vero e il bene.


Luca Grecchi

Perché non possiamo non dirci Greci
In Appendice: In difesa di Socrate, Platone ed Aristotele

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Luca Grecchi

La filosofia della storia nella Grecia classica

coperta 165

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Luca Grecchi – Quando il più non è meglio. Pochi insegnamenti, ma buoni: avere chiari i fondamenti, ovvero quei contenuti culturali cardinali che faranno dei nostri giovani degli uomini, in grado di avere rispetto e cura di se stessi e del mondo.

Luca Grecchi – A cosa non servono le “riforme” di stampo renziano e qual è la vera riforma da realizzare

Luca Grecchi – Cosa direbbe oggi Aristotele a un elettore (deluso) del PD

Luca Grecchi – Platone e il piacere: la felicità nell’era del consumismo

Luca Grecchi – Un mondo migliore è possibile. Ma per immaginarlo ci vuole filosofia

Luca Grecchi – «L’umanesimo nella cultura medioevale» (IV-XIII secolo) e «L’umanesimo nella cultura rinascimentale» (XIV-XV secolo), Diogene Multimedia.

Luca Grecchi – Il mito del “fare esperienza”: sulla alternanza scuola-lavoro.

Luca Grecchi – In filosofia parlate o scrivete, purché tocchiate l’anima.

Luca Grecchi – L’assoluto di Platone? Sostituito dal mercato e dalle sue leggi.

Luca Grecchi – L’Italia che corre di Renzi, ed il «Motore immobile» di Aristotele

Luca Grecchi – La natura politica della filosofia, tra verità e felicità

Luca Grecchi – Socrate in Tv. Quando il “sapere di non sapere” diventa un alibi per il disimpegno

Luca Grecchi – Scienza, religione (e filosofia) alle scuole elementari.

Luca Grecchi – La virtù è nell’esempio, non nelle parole. Chi ha contenuti filosofici importanti da trasmettere, che potrebbero favorire la realizzazione di buoni progetti comunitari, li rende credibili solo vivendo coerentemente in modo conforme a quei contenuti: ogni scissione tra il “detto” e il “vissuto” pregiudica l’affidabilità della comunicazione e non contribuisce in nulla alla persuasione.


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Max Pohlenz (1872-1962) – La Grecia classica ci ha indicato la via verso la libertà interiore, in cui unico criterio direttivo è il vero bene comune. La libertà ha un limite solo, ma inviolabile. Esso è implicito nelle leggi stesse dello spirito, che può volere soltanto il vero e il bene.

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La libertà greca

«Caratteristica fondamentale dell’uomo ellenico è il forte impulso ad autodeterminarsi, che lo induce a formulare un suo personale giudizio sulle cose da cui si trova circondato, e a configurare, di conseguenza, la propria vita secondo un criterio proprio.
Egli non disconosce gli ostacoli contro cui viene ad urtare, ed ha un senso profondo dei limiti che, in quanto uomo, gli sono imposti. È’ ben consapevole di trovarsi in una collettività, nella quale, per poter esistere, si deve inserire, anche a costo di sacrificare desideri propri. Ben sovente egli è anche costretto a sperimentare che la sua volontà è frustrata da accadimenti imprevedibili […]. Gli è pure estranea l’angoscia cosmica che, conseguenza delle più dure esperienze, grava sugli uomini di oggi […].
L’uomo greco possiede il senso della realtà, dell’esistenza riconosce appieno ed avverte, oltre agli aspetti buoni, anche la durezza; vede i pericoli che lo minacciano, ma il suo atteggiamento fondamentale non è il timore, l’ansia di difendersi, bensl una positiva volontà di vita, che lo spinge, entro i limiti che nell’ordinamento cosmico gli sono stati tracciati, a configurare la sua esistenza in modo adeguato alla propria natura e conforme alla sua volontà. In Eschilo Eteocle rimprovera aspramente alle fanciulle tebane la loro paura inconsulta […]. E già in Omero Ettore assurge a piena grandezza umana proprio nell’attimo in cui si vede dinanzi la morte sicura e s’avvede d’essere ingannato e tradito da tutti gli dei. Non lo vince la paura, ma ecco qual è il suo unico pensiero:
                     ch’io non senza lotta, non privo di gloria termini la vita,
         no, ch’io compia ancora qualcosa di grande, novella alle generazioni future.

Ecco il fondamento psicologico su cui poté svilupparsi il concetto greco di libertà»

Max Pohlenz, La libertà greca, Paideia, 1963, pp. 5-6.

«Socrate […] impegnò  tutte le sue energie per convincere gli uomini che non dovevano affidarsi a opinioni soggettive, ma aspirare con tutte le forze alla conoscenza del bene oggettivo, l’unica sicura stella polare nella loro attività pratica. Solo questo ‘bene’ l’uomo, per sua natura, poteva davvero ‘volere’ e la desiderata libertà poteva consistere solo nell’orientare a questo fine il proprio agire, senza lasciarsi turbare da influenze estrinseche. […] Socrate  […] nei suoi dialoghi andava traendo sempre maggiore conferma alla convinzione che l’uomo fosse creato per vivere nella società e suo primo compito dovesse essere di inserirsi in essa mediante una condotta etica.
[…] Socrate è  consapevole che l’individuo deve tutta la sua esistenza fisica e spirituale alla società, e può vivere solo in essa. Alla società egli è quindi per sua natura esternamente legato e anche interiormente vincolato. Non possiede quindi una libertà assoluta, ma si trova in un vincolo oggettivo che non può sciogliere senza perdersi. Può renderlo più spontaneo se vi assente da sé, riconoscendo il bene etico come suo autentico bene e agendo di conseguenza. La subordinazione volontaria al tutto, che Peride sognava come ideale mentalità politica, raggiunge la sua espressione piena quando Socrate, ingiustamente condannato, preferisce rimanere in carcere piuttosto che compromettere per parte sua l’ordinamento giuridico e la stabilità dello stato. L’atteggiamento fondato sulla intuizione sentimentale s’è però trasformato in chiara scelta che l’uomo attua basandosi sulla conoscenza del vero bene. E se nella tragedia Antigone sacrificava la sua vita per una grande causa obbedendo alla propria sensibilità etica, anche la sua azione si caricava ora d’un significato più profondo per la certezza che non la vita importava, ma la vita buona, e con il sacrificio volontario della sua esistenza fisica l’uomo poteva salvare la sua parte migliore, la sua persona etica.
In tal modo Socrate diede agli uomini il sicuro sostegno di cui avevano bisogno, e indicò loro la via verso la libertà interiore, in cui unico criterio direttivo è il vero bene. Tale libertà del resto poteva trovare attuazione solo salva restando la consapevolezza dei suoi limiti, e anche la libertà personale presupponeva dei vincoli.
Per la massa quest’ideale era troppo alto, e la democrazia non sopportò chi incitava alla libertà etica dell’individuo. Fra i discepoli stessi di Socrate non potevano capire appieno il maestro quelli che non erano penetrati del suo stesso senso della polis».

Max Pohlenz, La libertà greca, Paideia, 1963, pp. 217-218.

«Socrate aveva indicato agli uomini la via per la libertà interiore, mostrando loro che i veri valori si trovavano nella loro stessa anima. […] Platone fu indotto […] a riconoscere chiaramente che la vera libertà poteva consistere solo nel dominio assoluto dello spirito sugli istinti inferiori. Il dominio di sé, che anche la sensibilità popolare esigeva, era la libertà dello spirito, che rappresenta il vero io dell’uomo. Aristotele, guidato dalla sua personale inclinazione, modificò tale concetto, affermando che lo spirito adempiva alla sua natura ‘divina’ nel pensiero teoretico, per il quale l’uomo è sollevato al disopra della vita quotidiana.
Sia Platone sia Aristotele usarono solo con ritegno il termine di ‘libertà’, perché aveva suono troppo politico. In realtà però hanno sviluppato il concetto conferendogli chiarezza filosofica: la libertà interiore giunge a pienezza nella libertà dello spirito, che non solo garantisce all’uomo l’indipendenza dall’esterno, ma gli dà anche la possibilità di sviluppare liberamente la sua vera natura.
La libertà ha un limite solo, ma inviolabile. Esso è implicito nelle leggi stesse dello spirito, che può volere soltanto il vero e il bene».

Max Pohlenz, La libertà greca, Paideia, 1963, pp. 134-135.

 


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Luca Grecchi

Perché non possiamo non dirci Greci
In Appendice: In difesa di Socrate, Platone ed Aristotele

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La filosofia della storia nella Grecia classica

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Luca Grecchi – La virtù è nell’esempio, non nelle parole. Chi ha contenuti filosofici importanti da trasmettere, che potrebbero favorire la realizzazione di buoni progetti comunitari, li rende credibili solo vivendo coerentemente in modo conforme a quei contenuti: ogni scissione tra il “detto” e il “vissuto” pregiudica l’affidabilità della comunicazione e non contribuisce in nulla alla persuasione.


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«Prenderemo le mosse dal problema della misura in cui l’uomo greco, a prescindere da ogni altra considerazione, ha sicura coscienza della propria personalità e un chiaro sentimento dell’Io. Indagheremo quindi come questo Io impara a muoversi di fronte al Tu, in che rapporti si pone con le potenze soprasensibili, col destino e con la divinità, e poi con la comunità umana, nella quale soltanto l’individuo può esistere e svilupparsi compiutamente sia in senso fisico che spirituale. Vedremo allora come il cammino del Greco è illuminato da tre guide ideali: il vero, il bello, il bene; come egli, fondando la scienza e la filosofia, sottomette a sé teoreticamente il mondo che lo circonda; come, con la sua sensibilità estetica, organizza artisticamente quel mondo; come infine, sul piano pratico, cerca di realizzare in esso il destino che gli è additato dalla propria natura. La nostra indagine potrà concludersi ponendo questa domanda: che cosa significa per gli uomini questa civiltà greca, che cosa ha da dirci ancora oggi?

Il sentimento dell’incondizionata sudditanza gli è affatto sconosciuto.

L’uomo greco giunge alla dolorosa certezza che nessuno può sfuggire al fato specialmente in faccia alla morte. Tuttavia la morte non paralizza in lui la volontà e la forza di vivere. Fino all’ultimo respiro egli combatte per la sua vita, non c’è momento in cui smarrisca la consapevolezza di possedere nel suo intimo la forza di resistere a tutti i rovesci del destino e di avere il dovere di plasmare la sua vita a proprio modo, anche se il successo dei suoi sforzi potrà essere frustrato dall’esterno.
Rivolge preghiere agli dèi affinché lo assistano; ma nel caso che lo abbandonino, proprio ciò lo sprona a tendere al massimo le sue energie, mentre d’altro lato la persuasione di subire l’influenza degli dèi, un’influenza che arriva fin dentro la sua anima, non gli toglie la consapevolezza di essere personalmente responsabile delle proprie azioni. Per questo non si dà per lui un problema della libertà del volere, e quando i fondatori della Stoa, che erano di stirpe non greca, individuarono tale problema, erano già tanto profondamente compenetrati dallo spirito ellenico che cercarono di salvare ad ogni costo, nell’uomo, la libera decisione, la quale costituisce la sua specifica prerogativa e il presupposto per ogni azione e per ogni giudizio morale […]». [Continua a leggere]

 

Max Pohlenz, L’uomo greco, Saggio introduttivo di Giovanni reale, Bompiani, 2006, pp. 9, 831-833, 868-869.

 

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Max Pohlenz, L’uomo greco

 


 

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Autori, e loro scritti

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Giancarlo Paciello – Ci risiamo: ancora l’infame riproposizione “Processo di pace” e “Due popoli, due Stati!”.

Giancarlo Paciello – La Costituzione tradita. Intervista a cura di Luigi Tedeschi.

Giancarlo Paciello – Ministoria della Rivoluzione cubana.

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Giancarlo Paciello – Ascesa e caduta del nuovo secolo “americano” (Potremo approfittarne? Sapremo approfittarne?)

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Luigi Pareyson (1918-1991) – L’uomo deve scegliere se essere storia o avere storia, se identificarsi con la propria situazione o farne un tramite per attingere l’origine, se rinunciare alla verità o darne una rivelazione irripetibile.

Parmenide di Elea (544 a.C./541 a.C. – 450 a.C.) – Diciamo che c’è un giusto e diciamo che c’è un bello e poi anche diciamo che c’è un vero; e nessuna mai di queste cose vedemmo con gli occhi, ma solo con la mente.

Claudio Parmiggiani – Occorre proteggere, salvare tutto ciò che resta, tutto ciò che resiste del mondo spirituale. La memoria non significa passato, ma pensiero. Nessuna opera regge se dentro di sé non ha tutto il pathos e tutta la sofferenza dell’autore.

Nicanor Parra (1914-2018) – Cos’è l’uomo si domanda Pascal: una potenza di esponente zero. Nulla paragonato al tutto. Tutto se si paragona al nulla …

Blaise Pascal (1623-1662) – Tutta la nostra dignità sta nel pensiero. Mentre l’universo non ne sa nulla. Lavoriamo, quindi, a ben pensare: ecco il principio della morale.

Fernando Pascual – Questo libro di Maurizio Migliori è importante per approfondire questioni fondamentali della riflessione umana, offrendoci nuove strade per avvicinarci alla verità.

Pier Paolo Pasolini – Amo la vita.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Marilyn. Quella bellezza l’avevi addosso umilmente.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Il potere di oggi manipola i corpi in un modo orribile. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, con valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – Nel teatro la parola vive di una doppia gloria, mai essa è così glorificata.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – La società dei consumi ha profondamente trasformato i giovani. Non si tratta più, come all’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione scenografica, ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima. Questa ‘civiltà dei consumi’ è una civiltà dittatoriale.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – La forma della città. Sì, ho scelto come tema la forma di una città, il profilo di una città, la massa architettonica della città che è incrinata, è rovinata, è deturpata da qualcosa di estraneo.

Giorgio Pasquali (1885-1952) – La parola è come acqua di rivo che riunisce in sé i sapori della roccia dalla quale sgorga e dei terreni per i quali è passata. Chi non ricorda non vive.

Boris Pasternak (1890-1960) – Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, che non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.

Michel Pastoureau – Il rosso per millenni è stato dominante sia nella cultura materiale, che nei codici sociali e nei sistemi di pensiero.

Raj Patel – La polIzIa, da sempre agente del capitale, protegge gli affari di coloro che hanno sempre perpetuato la crisi ecologica e che l’hanno scritta sui corpi dei poveri, dei discendenti degli schiavi.

Jan Patočka (1907-1977) – Chi può rispondere alla domanda se il conflitto di Socrate sia solo un conflitto dei tempi, oppure se si tratti di uno scontro fondamentale irriducibile ed eterno? Socrate non ha una risposta a portata di mano, ma solo una domanda.

Titos Patrikios – Abbiamo la grande responsabilità di donare la parola come atto che può cambiare la vita nostra e le vite degli altri. Sono le parole a stanarci dalle nostre presunte certezze, ad aprire strade dentro di noi.

Cesare Pavese – Leggendo cerchiamo pensieri già da noi pensati.

Cesare Pavese – Ritorno all’uomo: la carne e il sangue da cui nascono i libri. Una cosa si salva sull’orrorre: l’apertura dell’uomo verso l’uomo.

Cesare Pavese (1908-1950) – C’è una vita da vivere, ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere. La Natura insomma ci chiama.

Cesare Pavese (1908-1950) – Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo. Amore è desiderio di conoscenza. Maturità è questo: non più cercare fuori ma lasciare che parli con il suo ritmo, che solo conta, la vita intima.

Cesare Pavese (1908-1950) – Quando ci lasciavamo non ci pareva di separarci, ma di andare ad attenderci altrove.

Fabio Pecoraro – Salvatore Satta nei suoi «Soliloqui e colloqui di un giurista». Riconoscere che la scienza nasce dalla vita e non la vita dalla scienza.

Charles Péguy (1873-1914) – «Il denaro è tutto, domina tutto nel mondo moderno». L’indifferenza è la riduzione di tutto a denaro. La dimenticanza consiste nell’incapacità di vivere la cultura come parte integrante dell’esistenza, come impegno quotidiano. Ecco il mondo delle persone che non credono più a niente.

Pelagio (354 d.C. – 420 d.C.) – La ricchezza ha forse un’altra origine che non sia, in primo luogo, l’ingiustizia e la rapina? Vediamo che soprattutto i malvagi hanno ricchezze in abbondanza. Nell’essere capace di distinguere la duplice via del bene e del male, nella libertà di scegliere l’una o l’altra sta il vanto dell’uomo di essere razionale.

Daniel Pennac – Amare vuol dire far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo: la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire.

Daniel Pennac – Ogni lettura è un atto di resistenza.

Francesca Pentassuglio – Eschine sembra sia stato il primo ad associare direttamente l’«eros» e la conoscenza e il primo, dunque, a sviluppare la nozione socratica di «eros» come impulso al miglioramento morale e intellettuale.

Giorgio Penzo – Recensione a «DUEL» di Steven Spielberg, U.S.A., 1971.

Giorgio Penzo – Recensione a «Il ponte delle spie».

Giorgio Penzo – Ingmar Bergman: «Sorrisi di una notte d’estate», Svezia, 1955

Giorgo Penzo – Ingmar Bergman, Il Settimo Sigillo, Svezia, 1957.

Marco Penzo – Alle origini del concetto di “comunismo”.

Marco Penzo – Una particolare idea di “comunismo” nel Simposio.

Marco Penzo – «Attimi». Poesie. Sei la misura del mio cuore, l’attimo della mia passione.

Georges Perec (1936-1982) – La moda è totalmente dalla parte della violenza della conformità, dell’adesione ai modelli, violenza del consenso sociale.

Tito Perlini (1931-2013) – «ATTRAVERSO IL NICHILISMO Saggi di teoria critica, estetica e critica letteraria», Aragno editore, 2015.

Tito Perlini (1933-2013) – La rivoluzione non è Negazione del passato, ma ciò cui essa s’oppone: Il capitalismo, che è antitetico allo sviluppo della civiltà e che mira solo a conservare sé stesso. Vero conservatore non è chi difende un cattivo presente, ma chi insorge contro tale falsa conservazione.

Tito Perlini (1933-2013) – Il pensiero di Marcuse ha una lucidità impareggiabile nel denunciare gli aspetti letali della totalità integrata e nel prospettare la vitale necessità di spezzarne il cerchio fatato, ma arranca quando cerca di indicare in positivo le modalità da adottare per conferire al movimento teso verso la liberazione la forza capace di incidere efficacemente sulla realtà al fine di una trasformazione di fondo.

Tito Perlini (1931-2013) – È alla tecnica quale sostituto dell’arte che si conferisce la dignità estetica per eccellenza, nella spettacolarizzazione totale della vita, promuovendo l’esteticità trionfante del nichilismo che si gloria del crollo di qualsivoglia sistema di valori.

Tonino Perna – Schiavi della visibilità. Pensiamo di esistere, di valere, di avere un ruolo nel mondo o nella storia, solo quando siamo “visibili”.

Mauro Peroni – Felicità possibile. Esercizi filosofici su sofferenza, desiderio e tempo

Marco Perroni – … il libro è finito … l’angelo se n’è andato promettendomi un ritorno: «Non barattarlo mai, l’incanto che …».

Fernando Pessoa (1888-1935) – Quello che distingue le persone le une dalle altre è la forza di farcela, o di lasciare che sia il destino a farla a noi. Chi sogna di più? Chi è più distante dalla verità? Chi vede la verità in ombra o chi vede il sogno illuminato?

Michèle Petit – Il nostro essere è tatuato di parole: è fatto di parole. Molte le abbiamo trovate nei libri.

Petite Plaisance – Cerchiamo insieme nuovi orizzonti di senso! Ciò che molti dicono essere «impossibile» è invece il possibile cammino verso la realtà, verso la vera umanità dell’uomo, e la vera sapienza.

Petite Plaisance – Il nostro invito augurale: A COSA SIAMO CHIAMATI ?

Petite Plaisance – Χαρις. «Karis» è grazia, bellezza, leggiadria, incanto, amabilità, delicatezza, dolcezza, benevolenza, benignità, gratitudine, riconoscenza, rispetto, considerazione, segno di riguardo, segno di affabilità, perfino dono oblativo, e dunque: senso della comunanza.

Petite Plaisance – La «buona utopia» oggi è necessaria per l’indispensabile pianificazione comunitaria e per realizzare una umanità felice. Finché la proprietà privata dei mezzi della produzione sociale continuerà ad avere un ruolo centrale, la parte migliore della umanità rimarrà schiacciata. La «buona utopia» si oppone e guarda «oltre» il sistema privatistico e la sua ideologia, e pertanto agisce come forza dialettica all’interno del processo storico.

Petite Plaisance – Una nuova progettualità comunitaria può essere costruita solo sulla base dell’umanesimo filosofico, mettendo in opera prove di concreta e buona utopia

Petite Plaisance – Le Tre Grazie (Charites) nell’arte. Una galleria delle opere dedicate nel corso dei secoli.

Petite Plaisance – Per descrivere il “comunismo” Marx si rifugia spesso dietro la vaghezza del «sogno di una cosa» e banalizza la coscienza utopica che desidera il sorriso delle stelle (“de-sidera”) per l’armonia comunitaria di cui avverte la mancanza. Non dice che il comunismo è conforme alla natura umana, che è realizzabile in atto poiché è in potenza presente nella natura umana. La stella polare è nella Fondata progettualità della buona utopia per una buona vita, e Non nelle «ricette per la trattoria dell’avvenire». Eppure aveva ben chiaro il rapporto tra l’ape e l’architetto.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Gloria effimera è cercar fama solo nel barbaglio delle parole: il mio lettore, almeno finché legge, voglio che sia con me. Non voglio che apprenda senza fatica ciò che senza fatica non ho scritto.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Frugati dentro severamente. Anche il conoscere molte cose, che mai rileva se siete ignoti a voi stessi?

Francesco Petrarca – Nei libri c’è un fascino particolare. L’oro, l’argento, le pietre preziose, le vesti di porpora, i palazzi di marmo … danno un piacere muto e superficiale, mentre i libri ci offrono un godimento molto profondo: ci parlano.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Questi uomini rozzi si meravigliano ch’io osi disprezzare le delizie ch’essi considerano beni supremi, e non comprendono né la mia felicità né quel piacere che mi danno alcuni amici segreti.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Ricerco libri pronti a insegnarti i segreti delle cose, le norme di vita, il disprezzo della morte, la moderazione nella buona fortuna, la forza nell’avversa, l’imperturbabilità e la costanza nel comportamento.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Non è il clamore ma la riflessione che rende l’uomo più colto. Se preferiamo essere piuttosto che apparire, allora non tanto ci importerà dello sciocco plauso della folla, quanto della verità nel silenzio.

Francesco Petrarca (1304-1374) – Resistere saldamente all’accidia, che soffoca, come un’ombra funestissima, il seme delle virtù e il frutto dell’intelletto.

Gaio Petronio Arbitro (27-66) – Quando gli uomini amavano ancora la verità senza orpelli, allora le arti fiorivano veramente. Ora è l’avidità del guadagno che …

Armando Petrucci (1932-2018) – Le scritture ultime. Ideologia della morte e strategie dello scrivere nella tradizione occidentale. pratiche scrittorie e prodotti scritti adoperati dagli uomini per ricordare in modo pubblico i defunti.

Giacomo Pezzano – Contributo alla critica della giuridsizione umanitaria del bene comune a partire dal diritto romano.

Giacomo Pezzano / Luca Grecchi – «Commenti» [Commento all’articolo di Luca Grecchi, Sulla progettualità – Commento all’articolo di Luca Grecchi, Perché la progettualità?].

Giovanni Piana (1940-2019) – È possibile fare riferimento al nuovo in un senso più ampio, più ricco e profondo di quanto lo sia quello che vincola la parola alla pura dimensione temporale. L’apertura al nuovo si rivela così fin dall’inizio essere un’apertura al molteplice. Afferrare tutto ciò che si chiama realmente in causa chiamando in causa il nuovo: è nuovo ciò che non appartiene alla cerchia delle cose familiari e note. Novità vuol dire anche estraneità, differenza, sradicamento e viaggio.

Giuseppe Cambiano, Cesare Pianciola – Esistenza, ragione, storia. Pietro Chiodi (1915-1970)

Cesare Pianciola – Il colloquio di Costanzo Preve con Norberto Bobbio.

Cesare Pianciola – Gobetti editore, a 120 anni dalla nascita.

Max Picard (1888-1965) – Il silenzio emerge dal frastuono del mondo attuale perché sta al di fuori della dimensione dell’utile. La parola non avrebbe profondità, se le mancasse lo sfondo del silenzio. La parola sorge dal silenzio.

Max Picard (1888-1965) – L’uomo contemporaneo accosta tutte le cose in un arruffio incoerente e questo dimostra che anche la sua interiorità è un coacervo privo di qualsiasi connessione.

Pablo Ruiz y Picasso (1881-1973) – Il senso della vita è quello di trovare il vosto dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo.

Pablo Ruiz y Picasso (1881-1973) – Lettera a un giovane artista spagnolo. Il vostro posto, giovane pittore, è dalla parte del popolo che difende la libertà e, al tempo stesso, il patrimonio artistico e culturale della Spagna. Nessuna causa, per la nuova generazione intellettuale, può essere più nobile.

Francesco Piccioni – L’incubo del Mes sul nostro prossimo futuro.

Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) – Dignità dell’uomo e dignità della filosofia. La filosofia mi ha insegnato di dipender piuttosto dalla mia coscienza che dai giudizi altrui, e di pensar sempre non tanto a non esser giudicato male quanto a non dire o fare male io stesso.

Silvia Gastaldi, Fulvia de Luise, Gherardo Ugolini, Giusto Picone – ** MARIO VEGETTI e DIEGO LANZA **, In ricordo di una amicizia filosofica.

Josef Pieper (1904-1997) – La contemplazione preserva la verità, dando significato ad ogni atto pratico della vita.

Josef Pieper (1904-1997) – Il tempo libero è alla base della cultura (Musse und Kult and Was heisst Philosophieren – Leisure, the Basis of Culture). Lo diceva anche Aristotele: «si ritiene che la felicità risieda nel tempo libero».

Josef Pieper (1904-1997) – La filosofia rinuncia a se stessa nello stesso momento in cui si considera una disciplina accademica. Il filosofo non si caratterizza per il fatto di interessarsi alla «filosofia» in quanto disciplina. A lui importa la totalità della realtà e la totalità della saggezza. La «dignità» della filosofia si fonda sul fatto che essa sola riesce ad evocare la necessaria inquietudine rispetto alla domanda: «in cosa consiste la vita autenticamente umana?».

Margherita Pieracci Harwell – In lode della lettura: si legge per veder meglio in sé, riflessi in un altro.

Margherita Guidacci, Margherita Pieracci Harvell – «Specularmente. Lettere, studi, recensioni». A cura di Ilaria Rabatti.

Margherita Pieracci Harwell – Si apriva il balcone sull’amata Parigi. Lettere e memoria dalla madre di Simone Weil.

Margherita Pieracci Harwell – I tentativi di certezza di Maura Del Serra

Enrico Piergiacomi – Il prisma della natura. Nota critica sul libro di L. Grecchi, «Natura»

Ricardo Piglia (1941-2017) – Ernesto Che Guevara è colui che persevera nella decifrazione dei segni, è la pura espressione della costruzione del senso, sostenitore della pedagogia sempre, fino all’ultimo respiro: “Yo sé leer”, “Io so leggere”.

Giangiuseppe Pili – Anche Kant amava Arancia meccanica. La filosofia del cinema di Stanley Kubrick.

Pindaro (518-438 a.C.) – Agire secondo dolcezza e tuttavia indirizzare le proprie azioni con saldo procedere, precipitando «hybris», la tracotanza, nell’abisso, e rendere dolce la vita con la fulgida luce della saggezza.

Luigi Pirandello (1867-1936) – Vorrei saper la musica per esprimere tutto questo tumulto di vita che mi gonfia l’anima e il cuore.

Luigi Pirandello (1867-1936) – “Guarda le cose anche con gli occhi di quelli che non le vedono più! Ne avrai un rammarico, figlio, che te le renderà più sane e più belle”.

Andrea Pizzorno – Noi consumatori, che abitiamo nei Paesi ricchi, siamo i veri mandanti di questi orrori. Più ci estraniamo più nostre mani si sporcano di di sangue.

Max Plank (1858-1947) – Il fisico deve presupporre che il mondo reale obbedisca a certe leggi a noi comprensibili. La ricerca delle leggi che si applicano a questo assoluto mi parve lo scopo scientifico più alto della vita.

Platone, «Filebo» – Senza possedere né intelletto né memoria né scienza né opinione vera, tu saresti vuoto di ogni elemento di coscienza.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Coloro che sono privi della conoscenza di ogni cosa che è, e che non hanno nell’anima alcun chiaro modello, non possono rivolgere lo sguardo verso ciò che è più vero e non possono istituire norme relative alle cose belle e giuste e buone.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Le relazioni con gli stranieri sono atti di particolare sacralità. Lo straniero si trova ad essere privo di amici e parenti, e quindi è affidato in modo particolare alla solidarietà degli dei e degli uomini. Non c’è colpa peggiore per un uomo che un torto fatto ai supplici.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non esiste male maggiore che un uomo possa patire che prendere in odio i ragionamenti. L’odio contro i ragionamenti, e quello contro gli uomini, nascono nella stessa maniera.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È questo il momento nella vita che più di ogni altro è degno di essere vissuto da un essere umano: quando contempla il bello in sé. La misura e la proporzione risultano essere dappertutto bellezza e virtù.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – L’educazione è l’orientamento dell’anima alla virtù. La virtù è il piacere verso ciò che bisogna amare e l’avversione verso ciò che bisogna odiare.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non il vivere è da tenere in massimo conto, ma il vivere bene. E il vivere bene è lo stesso che vivere con virtù e con giustizia. Per nessuna ragione si deve commettere ingiustizia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È infatti la costituzione dello Stato che forma gli uomini, buoni, se essa è buona, malvagi in caso contrario.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Cosa di più bello avrei potuto fare nella mia vita se non affidare alla scrittura ciò che è di grande utilità per gli uomini e portare alla luce per tutti la vera natura delle cose?

Platone & Aristotele – Il principio della filosofia non è altro che esser pieni di meraviglia, perché si comincia a filosofare a causa della meraviglia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È infatti la costituzione dello Stato che forma gli uomini, buoni, se essa è buona, malvagi in caso contrario.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Cosa di più bello avrei potuto fare nella mia vita se non affidare alla scrittura ciò che è di grande utilità per gli uomini e portare alla luce per tutti la vera natura delle cose?

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – La musica dà anima all’universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose.  Essa è l’essenza dell’ordine, ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui è la forma invisibile ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Le forme di educazione al retto orientamento del piacere e del dolore vengono meno in gran parte agli uomini e si corrompono troppe volte nella vita. le opinioni vere e stabili è fortunato chi le possiede sulla soglia della vecchiaia.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – il sogno raccomandava di creare musica, e siccome la filosofia è la musica massima, dunque io la facevo.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – Non ti vergogni a darti pensiero delle ricchezze e invece della intelligenza e della verità e della tua anima non ti dai affatto né pensiero né cura? Non dalle ricchezze nasce virtù, ma dalla virtù nascono ricchezze e tutte le altre cose che sono beni per gli uomini.

Platone (428/427–348/347 a.C.) – Nell’uomo che ha imparato a contemplare l’infinito universo della bellezza, le sue parole e i suoi pensieri saranno pieni del fascino che dà l’amore per il sapere, per la filosofia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non dimentichiamo che l’unica moneta autentica, quella con la quale bisogna scambiare tutte le cose, non sia piuttosto la saggezza, e che solo ciò che si compera e si vende a questo prezzo sia veramente fortezza, temperanza, giustizia.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Bisogna che l’uomo comprenda ciò che si chiama Idea, passando da una molteplicità di sensazioni ad una unità organizzata dal ragionamento.

Platone (428/427– 348/347 a.C.) – Chi, pur possedendo molte conoscenze, e pur avendo particolare abilità in molte tecniche, se è privo della scienza di ciò che è meglio per l’uomo, si fa trascinare di volta in volta da ciascuna delle altre e così finisce per trovarsi travolto dai flutti.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – Tutto congiura per distogliere dalla filosofia. Pochissimi restano coloro che vi si applicano in maniera degna. Ma coloro che hanno gustato quanto sia dolce e beatifico il possesso della filosofia, vedono bene la pazzia dei più. Vedono che nessuno, per così dire, compie azioni sane nella vita politica.

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – Per noi, carissimo amico, il filosofare è ben lungi dal consistere nell’erudizione.

Platone (428/427-348/347 a.C.) – Chi si è impegnato nella ricerca del sapere e in pensieri veri e soprattutto questa parte di sé ha esercitato, è assolutamente necessario che, quando attinge alla verità, abbia dei pensieri immortali e divini e che, nella misura in cui alla natura umana è stato dato di partecipare all’immortalità, non ne trascuri alcuna parte e sia perciò straordinariamente felice».

Platone (428/427 – 348/347 a.C.) – I filosofi prediligano la scienza relativa alla sostanza, abbiano il carattere della sincerità, senza mai cedere alla menzogna, per amore della verità. Siano temperanti e per nulla attratti dalle ricchezze. Non siano di natura meschina, ad una natura vile e meschina non è dato di partecipare alla vera filosofia.

Plinio il Giovane (61 d.C.-112 d.C.) – Felici coloro cui è dato compiere cose che meritano d’essere scritte.

Plotino (203-270 d.C.) – Cominciamo col fare del bello e del bene un solo e identico principio. Togli il superfluo, raddrizza ciò che è storto, lucida ciò che è opaco perché sia brillante, e non cessare mai di scolpire la tua statua, finché alla tua vista interiore appaia la temperanza.

Plotino (203-270 d.C.) – Realizzando una vita più nobile siamo parte di una sorte più elevata.

Plutarco (45 d.C.-120 d.C.) – Lo sguardo ininterrotto sui soli nostri pensieri, specie se in preda all’ira, impedendoci di guadagnare una distanza prospettica, può nascondere alla vista errori e discordanze.

Plutarco (46/48 d.C. – 125/127 d.C.) – Occorre un’educazione seria e un’istruzione corretta. La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma di una scintilla, che la accenda, che vi infonda l’impulso alla ricerca e il desiderio della verità. Bisogna assegnare un ruolo preminente alla filosofia.

Plutarco (46/48 d.C. – 125/127 d.C.) – Quanti hanno assennatezza devono preoccuparsi di tutte quelle ragioni che recano conforto contro le sofferenze, prima che le sofferenze stesse si manifestino.

Plutarco (46/48 – 125/127 d.C.) – Più insidiosa è la tempesta che impedisce di rientrare in porto di quella che non consente la navigazione, così sono più gravi le tempeste dell’anima.

Max Pohlenz (1872-1962)  – Il cammino del dell’uomo greco è illuminato da tre guide ideali: il vero, il bello, il bene. Il sentimento dell’incondizionata sudditanza gli è affatto sconosciuto. Nel suo intimo possiede la forza di resistere a tutti i rovesci del destino e plasmare la sua vita a proprio modo, nella consapevolezza di essere personalmente responsabile delle proprie azioni.

Edgar Allan Poe (1809-1849) – Così totale è la mia fiducia nel potere delle parole che, a volte, ho creduto possibile dar corpo persino a fantasie evanescenti

Max Pohlenz (1872-1962) – La Grecia classica ci ha indicato la via verso la libertà interiore, in cui unico criterio direttivo è il vero bene comune. La libertà ha un limite solo, ma inviolabile. Esso è implicito nelle leggi stesse dello spirito, che può volere soltanto il vero e il bene.

Max Pohlenz (1872-1962) – Mai i Greci avrebbero tollerato l’idea che gli uomini fossero soltanto marionette guidate da un destino cieco. Il Socrate platonico sa che l’unica cosa che importi è dar prova nella vita della propria validità. La sua natura non gli consente una soggezione fatalistica al destino.

Henri Poincaré (1854-1912) – La matematica e la logica.

Henri Poincaré (1854-1912) – L’utile è unicamente ciò che può rendere l’uomo migliore. L’uomo di scienza non studia la natura perché ciò è utile; la studia perché ci prova gusto, e ci prova gusto perché la natura è bella. Chi lavora soltanto in vista di applicazioni immediate non lascia niente dietro di sé.

Karl Polanyi (1886-1964) – La tesi della naturale inclinazione dell’uomo primitivo per le attività lucrose sostenuta da Smith è priva di fondamento. La causa della degradazione è la disgregazione dell’ambiente culturale, la perdita del rispetto di sé e dei valori.

Politéia – B. Spinoza ad Arezzo: dialogo con A. Pallassini – Il fine della politica e la libertà umana: «Nulla di più utile all’uomo che l’uomo stesso. Gli uomini che sono guidati dalla ragione non appetiscono nulla per sé che non desiderino per gli altri uomini, e perciò sono giusti, fedeli e onesti».

Politéia – Abbiamo difeso la Costituzione da chi l’ha asservita al proprio interesse facendola divenire motivo di divisione invece che di unità.

Giovanni Pozzi (1923-2002) – Per ascoltare occorre tacere. Il libro, deposito della memoria, antidoto al caos dell’oblio, dove la parola giace, ma insonne, pronta a farsi incontro con passo silenzioso a chi la sollecita, è amico discretissimo. Colmo di parole, tace.

Siegbert Salomon Prawer (1925-2012) – Pochissimi hanno letto tanto e, devo aggiungere, così intelligentemente come Karl Marx. Per lui i libri erano strumenti di lavoro, non oggetti di lusso.

Antonio Prete – Leggere è far respirare, insieme, l’immaginazione e il pensiero, è custodia dell’interiorità, è un ascolto silenzioso, è fare esperienza del tempo, contro la dissipazione, la distrazione, la spettacolarizzazione.

Antonio Prete – Solitudine vuol dire resistere all’opera di distrazione – distrazione da sé – messa in campo da tutto quello che è intorno: immagini, seduzioni, attrazioni. Solitario non è solo chi si rifugia nel deserto, ma anche chi, pratico del mondo, sa isolarsi nel cuore del tumulto.

Antonio Prete – “Interiorità” è parola che designa e non definisce, che indica e non recinge. Come la parola “amore”. O la parola “infinito”. Parole senza confini.

Antonio Prete – La compassione: una passione condivisa. Ma anche un patire in comune, un patire insieme. Una prossimità all’altro, alla sua ferita. La compassione muove anzitutto dal riconoscimento dell’altro in quanto corpo e linguaggio, pensiero e desiderio.

Maria Rita Prette – «La guerra che fingiamo non ci sia». Il capitalismo, meglio se bianco e ricco, può impunemente compiere atti di guerra: sono semplicemente crimini e se guardiamo fra le pieghe della nostra sonnolenta coscienza potremmo scoprire di esserci anche noi fra quei criminali.

Costanzo Preve – Recensione a: Carmine Fiorillo – Luca Grecchi, «Il necessario fondamento umanistico del “comunismo”», Petite Plaisance, Pistoia, 2013.

Costanzo Preve – Introduzione ai «Manoscritti economico-filosofici del 1844» di Karl Marx.

Costanzo Preve – Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia.

Costanzo Preve – Nel labirinto delle scuole filosofiche contemporanee. A partire dalla bussola di Luca Grecchi.

Costanzo Preve – Questioni di filosofia, di verità, di storia, di comunità. INTERVISTA A COSTANZO PREVE a cura di Saša Hrnjez.

Costanzo Preve – Capitalismo senza classi e società neofeudale. Ipotesi a partire da una interpretazione originale della teoria di Marx.

Costanzo Preve – Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante.

Costanzo Preve – Religione Politica Dualista Destra/Sinistra. Considerazioni preliminari sulla genesi storica passata, sulla funzionalità sistemica presente e sulle prospettive future di questa moderna Religione.

Costanzo Preve – Invito allo Straniamento 2° • Costanzo Preve marxiano ci invita ad un riorientamento, ad uno “scuotimento” associato a un mutamento radicale di prospettiva, alla trasformazione dello sguardo con cui ci si accosta al mondo.

Costanzo Preve – Marx lettore di Hegel e … Hegel lettore di Marx. Considerazioni sull’idealismo, il materialismo e la dialettica.

Costanzo Preve (1943-2013) – Prefazione di Costanzo Preve alla traduzione greca (luglio 2012) de “Il Bombardamento Etico”. Un libro che è ancora più attuale di quando fu scritto, sedici anni or sono.

Costanzo Preve (1943 – 2013) – «Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi». La ricerca della visibilità a tutti i costi è illusoria. L’impegno intellettuale e morale, conoscitivo e pratico, deve essere esercitato direttamente. Saremo giudicati solo dalle nostre opere.

Costanzo Preve (1943-2013) – Il Sessantotto è una costellazione di eventi eterogenei impropriamente unificati. Il mettere in comune questi eventi eterogenei è un falso storiografico.

Costanzo Preve (1943-2013) – «Il convitato di pietra». Il nichilismo è una pratica, è la condizione del quotidiano senza la mediazione della coscienza, senza la fatica del concettualizzare.

Costanzo Preve (1943-2013) – Teniamo la barra del timone diritta in una prospettiva di lunga durata. La “passione durevole” per il comunismo coincide certo con il percorso della nostra vita concreta fatalmente breve, ma essa è anche ideale, nel senso che va al di là della nostra stessa vita.

Costanzo Preve (1943-2013) – Telling the truth about capitalism and about communism. The dialectic of limitlessness and the dialectic of corruption. Dire la verità sul capitalismo e sul comunismo. Dialettica dell’ illimitatezza, dialettica della corruzione.

Costanzo Preve (1943-2013) – Su laicismo, verità, relativismo e nichilismo

Costanzo Preve (1943-2013) – Gesù tra i dottori. Esperienza religiosa e pensiero filosofico nella costituzione del legame sociale capitalistico.

Costanzo Preve (1943-2013) – Il Kant della fondazione individualistica della morale ed il rifiuto dell’etica comunitaria come eteronomia.

Costanzo Preve (1943-2013) – Cultura non significa solo “alta cultura”, ma significa paideia, cioè educazione globale, accrescimento (e autoaccrescimento) della coscienza umana che dura tutta la vita.

Per non dimenticare Costanzo Preve (1943-2013) – Il politicamente corretto è il dispositivo interdittivo del capitalismo. Non indossate l’abito del «Politically correct». Serve a necrotizzare il concetto e sostituirlo con la chiacchiera.

Costanzo Preve – Il Bombardamento Etico. Saggio sull’Interventismo Umanitario, sull’Embargo Terapeutico e sulla Menzogna Evidente. II Edizione.

Proclo Licio Diadoco (412-485) – La ricerca muove l’occhio dell’anima verso l’alto e lo esercita alla visione della verità.

Adriano Prosperi – Siamo la prima generazione umana che abbia fatto tutta insieme un’esperienza collettiva del paradigma di Hobbes. Scopriamo dentro di noi una paura nuova: la paura della libertà … e la spontanea rinunzia alla libertà – a tante, diverse forme di libertà. In primo luogo alla libertà dei rapporti umani.

Marcel Proust – La lettura ci insegna ad accrescere il valore della vita.

Marcel Proust – «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso».

Marcel Proust (1871-1922) – Il libro essenziale esiste già in ciascuno di noi.

Marcel Proust (1871-1922) – Leggere è comunicare.

Marcel Proust (1871-1922) – La lettura diventa perniciosa quando, al posto di risvegliarci alla vita dello spirito, tende a sostituirsi ad essa.

Marcel Proust (1871-1922) – La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci.

Marcel Proust (1871-1922) – La lettura è una forma di amicizia sgombra da tutto ciò che fa la bruttezza delle altre e riportata alla sua primitiva purezza.

Antonietta Provenza – La musica è la medicina delle muse e agisce come catarsi già nella Grecia antica influenzando i comportamenti individuali. È un «incantesimo cantato».

Pseudo-Longino – L’amore per il denaro è un malattia che rimpicciolisce l’animo. Genera insolenza, illegalità, spudoratezza.

Ptolémée « al-Gharib » – Épître à Gallus sur la vie, le testament et les écrits d’Aristote. Texte établi et traduit par : Marwan Rashed.

Elena Pulcini – La bellezza è tale solo se riflette la singolarità della persona e la sua prismatica complessità. Essa viene uccisa dalla mimesi e dalla serialità, e fiorisce invece laddove si sottrae al confronto narcisistico imponendosi con la regale dignità della bellezza senza specchio.

Francesco Bastiani/ Luigi Pulcini – Storia delle poco conosciute macchine fotografiche italiane.

Punti Critici N° 1 (Maggio 1999) – Scritti di Fabio Acerbi, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Giovanni Lombardi, Paolo Radiciotti, Lucio Russo, Maria Sepe, Giovanni Stelli.

Punti Critici N° 2 (Settembre/Dicembre 1999) – Scritti di Paolo Maddalena, Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Gallavotti, Sandro Graffi, Lucio Russo, Stefano Isola, Marco Mamone Capria, Angela Martini.

Punti Critici N° 3 (Maggio 2000) – Scritti di Vladimir I. Arnold, Laura Catastini, Franco Ghione, Sandro Graffi, Pietro Greco, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Emanuele Narducci, Lucio Russo.

Punti Critici N° 4 (Febbraio 2001) – Scritti di Fabio Acerbi, Piero Brunori, Giovanni Lombardi, Angela Martini, Paolo Maddalena, Lucio Russo, Ledo Stefanini, Mauro Zennaro.

Punti Critici N° 5/6 (Dicembre 2001) – Scritti di A.G. Biuso, A. Martini, R.E. Proctor, L. Stefanini, G. Stelli, F. Vieri, L. Russo.

Punti Critici N° 7 (Novembre 2002) – Scritti di M. Badiale – S. Graffi – D.F. Labaree – A. Martini – P. Radiciotti – F. Senatore.

Punti Critici N° 8 (Ottobre 2003) – Scritti di F. Acerbi – A.G. Biuso – L. Catastini – F. Ghione – C. Gini – S. Graffi – G. Lolli – Piero della Francesca.

Punti Critici N° 9 (Marzo 2004) – Scritti di M. Badiale – A.G. Biuso – F. Ghione – A. Martini – G. Stelli – M. Tei – G. Salvemini.

Punti Critici N° 10-11 (Dicembre 2004) – Scritti di M. Badiale – P. Francini – R. Sartori – P. Sensi – G. Stelli – T. Tonietti

Henry Purcell (1659-1695) – Se la musica è cibo d’amore Canta fino a che io sarò colmo di gioia. I tuoi occhi, il tuo aspetto, la tua lingua proclamano Che tu sei musica in ogni parte.

Aleksandr Sergeevič Puškin (1799-1837) – Di tutti i godimenti della vita la musica cede solamente all’amore. Ma anche l’amore è una melodia.

Gabriella Putignano – Quel che resta di Raoul Vaneigem.

Gabriella Putignano – In Carlo Michelstaedter c’è una potente richiesta di parresìa, una autentica serietà teoretica ed esistenziale, l’esortazione ad una purissima coerenza etica.

Gabriella Putignano (a cura di) – Cantautorato & Filosofia. Un (In)Canto possibile. Contributi di: Stefano Daniele, Corrado De Benedittis, Gianluca Gatti, Federico Limongelli, Francesco Malizia, Raffaele Pellegrino, Giacomo Pisani, Gabriella Putignano.

Gabriella Putignano – «Flash di poesia, dipinti di versi». Poesie nomadi che attraversano i binari di distacchi e ferite aperte, che sembrano – per dirla con De André – «scordarsi le rotaie verso casa», che patiscono l’erosione del senso e l’asfissia del capitale, ma che nel contempo ci regalano la luce del mare, il bisogno dell’amicizia e della prossimità.